domenica 7 giugno 2015

I giovani raccontano Expo 2015


Siamo quello che mangiamo, non c’è alcun dubbio. Il cibo è cultura, arte, creatività. È espressione dell’unicità di ogni Popolo, come dimostra l’importanza mondiale di Expo 2015 che si sta tenendo a Milano e sarà visitabile da tutti fino a ottobre. Ma cosa vedono realmente i giovanissimi quando si affacciano su questo mondo complesso e affascinante? La parola d’ordine è fantasia e il racconto che segue ne è una prova particolarmente interessante. Il suo autore è Alessandro De Iesu, un allievo al quarto anno del Liceo Scientifico Sant’Anna Falletti di Barolo di Roma, al quale, visto il talento, auguriamo una lunga carriera da scrittore in un prossimo futuro. Nel suo racconto Alessandro ha deciso di lasciar perdere chef stellati e ristoratori multimilionari e si è calato in panni decisamente insoliti, facendoci scoprire, con grande delicatezza e sensibilità, che in ogni piccola cosa si cela una storia degna di essere raccontata. Persino nel cassetto di una cucina…

Io ero un cucchiaio di Alessandro De Iesu



Io ero un cucchiaio e a causa della mia essenza ho viaggiato per anni visitando case diverse, famiglie diverse, stili di vita diversi e stati sociali diversi. Alla mia creazione ero un nobile utensile destinato alle famiglie più ricche della mia città di nascita. Ero fiero e gioivo della mia bellezza e del privilegio di assistere a numerosi banchetti pieni di ricchezza e di cultura. Durante i numerosi pasti potevo assistere silenziosamente a scambi commerciali, discussioni filosofiche, strategie militari e molte altre attività che esprimevano tutta la potenza della famiglia a cui appartenevo. Non c'erano preoccupazioni sul futuro, duro lavoro o preoccupazioni verso persone al di fuori della famiglia, come vidi successivamente durante il mio pellegrinaggio. Dopo molti anni, infatti, la nobile casata si interessò a nuovi oggetti e mi reputò un oggetto vecchio e inutile e fui venduto. In quel momento il mio orgoglio vacillò ed iniziò il mio lungo viaggio.
Diventai il cucchiaio di una famiglia di commercianti.                                             
Le cene erano meno fastose e le discussioni a tavola cambiarono. I miei nuovi proprietari parlavano di ingiustizia, di diritti e di uguaglianze. Non avevo mai sentito quelle parole prima d'ora e non conoscevo neanche l'esistenza dei problemi a cui si riferivano. Davanti a me si aprì un mondo nuovo da cui ero incuriosito, un mondo semplice in cui per ottenere qualcosa bisognava lavorare e un mondo di contraddizioni in cui gli uomini che criticavano le famiglie più ricche, predicando uguaglianza, mostravano invece un profondo e velato desiderio di essere al posto delle persone verso cui mostravano odio in pubblico. Questo mondo nuovo, portatore di novità, portò anche una particolare attenzione verso l'antico e io da cucchiaio vecchio diventai un cucchiaio da antiquariato. Per decenni rimasi in questo ambiente diventando spettatore del progresso, ma un giorno mi ruppi. Non venivo più usato da molto tempo poiché considerato troppo prezioso se non nelle serate più importanti e nell'ultima a cui partecipai, divenuto col tempo fragile, mi bucai. Un oggetto rotto perde la sua importanza e un cucchiaio bucato perde la sua funzione, cosi fui gettato via. 
Mi ritrovai in mezzo alla strada, inutile, immobile, finché non mi vide un bambino con i vestiti più sporchi che abbia mai visto. Mi raccolse e mi portò nella sua casa dove osservai una povertà che mai avrei potuto immaginare. In quella immensa povertà ero visto come un oggetto magnifico e a nessuno importava del mio buco. Non venni più utilizzato come cucchiaio ma come portafortuna da passare da generazione in generazione. Dalla mia posizione potevo osservare la gentilezza, l'amore, la rabbia l'odio e la fame. 

In quel momento cambiai. Io per colpa o grazie al buco che portavo con me non ero più un cucchiaio ma la rappresentazione vivente della contraddizione dell'essere umano. Ero un oggetto ricco in una casa povera, ciò che mi veniva versato scivolava via dal buco, mostrando spreco e povertà. Io ero un cucchiaio. Ora sono una metafora.   

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