lunedì 22 giugno 2015

Caterina Catalano: aspettando Fabrizio, mio figlio


Quando Fabrizio Catalano scompare, il 21 luglio di dieci anni fa, da Assisi, non ha ancora vent’anni. Si sta affacciando a una nuova vita, guidato dal sogno di fare della sua musica una cura per chiunque ne abbia bisogno. Una volta diplomato, Fabrizio non ha voluto fare una scelta. Non riesce a scegliere tra la passione per la musica, un talento che lo può portare in giro per il mondo, tra concerti e palcoscenici, e la predisposizione verso le persone in difficoltà, che vorrebbe trasformare in un mestiere al servizio di chi soffre. La sua scelta è la musicoterapia: sarà il suo futuro e non si sente affatto pioniere, ma solo una goccia in un mare di entusiasmo per un avvenire al quale guarda con fiducia.
Fabrizio scompare nel nulla proprio assieme alla sua chitarra e il pensiero che abbia voluto allontanarsi intenzionalmente, per portare la propria musica in giro per il mondo, ci sfiora, ma solo per poco. Quando la sua chitarra viene ritrovata molti mesi dopo la sua scomparsa, abbandonata sul sentiero dove si sono perse le sue tracce, qualcosa stride. Una dissonanza in una melodia. Se mai Fabrizio avesse voluto allontanarsi da tutto e tutti, non si sarebbe mai potuto separare dalla sua chitarra. La sua compagna, la sua confidente, quel prolungamento di sé, grazie al quale faceva risuonare le corde dell’anima.
Caterina Catalano, la mamma di Fabrizio, lo aspetta da dieci anni, non potendosi arrendere al fatto che l’unica testimone di ciò che è accaduto a suo figlio sia proprio quella chitarra. L’attesa di Caterina non è, però, affatto statica e immobile. L’amore verso Fabrizio l’ha guidata in un percorso di dolore e speranza che non ha nella resa il suo punto d’arrivo e, sebbene la meta sia sconosciuta, è il viaggio ciò che conta davvero. Dalla stesura di un libro che racconta la storia di Fabrizio, alla creazione di un’Associazione a lui dedicata: Caterina segue un cammino fatto di solidarietà e unione, dove l’unica cura è la musica del cuore.


Chi è Fabrizio? Raccontaci la sua storia.

Fabrizio è il mio primogenito: un ragazzo come tanti, ma con una forte predisposizione verso l’altro. Si è sempre impegnato nel volontariato e si prodigava per aiutare gli altri in tutti i modi. Dopo la maturità aveva intrapreso un nuovo corso di studi che rappresentava il sogno della sua vita: la musicoterapia, che coniugava le sue due grandi passioni, la musica e la voglia di aiutare il prossimo. Aveva iniziato molto presto a suonare il violino e pian piano, come dicevano i suoi compagni di orchestra, questo violino era cresciuto insieme a lui e si era trasformato in una chitarra, perché era più maneggevole e una buona compagna di viaggio. Insieme al corso di musicoterapia, aveva iniziato con entusiasmo un tirocinio presso una residenza per anziani ai quali, prima di scomparire, aveva lasciato in pegno una delle sue chitarre, con la promessa che presto avrebbero suonato di nuovo insieme.
A luglio del 2005 Fabrizio si reca ad Assisi per motivi di studio e dopo qualche giorno, il 21 luglio, di lui si perdono le tracce. Sul Sentiero Francescano della Pace che va da Assisi a Gubbio è stata ritrovata prima la sua sacca e, dopo sette mesi, la sua chitarra, ma di lui nulla: sembra quasi che sia stato inghiottito da questo sentiero. Fabrizio si trovava ad Assisi assieme a dei compagni di corso che lo hanno visto suonare in Piazza fino a un giorno prima della scomparsa. Quando scompare, Fabrizio lascia il telefono cellulare sotto carica nella sua stanza assieme agli occhiali da vista, cosa davvero strana, visto che, essendo molto miope, non si muoveva mai senza. A volte usava anche le lenti a contatto, ma se mai avesse voluto allontanarsi volontariamente per un lungo periodo, avrebbe di sicuro portato con sé i suoi occhiali. Questo, per noi, è stato il primo segnale che l’allontanamento di Fabrizio non poteva essere volontario, come invece hanno creduto le forze dell’ordine sin dal primo momento e questo forse ci ha fatto perdere del tempo prezioso.


Cosa è accaduto il giorno della scomparsa e, dopo aver dato l’allarme, come si sono svolte le prime ricerche?

Purtroppo Fabrizio scompare il 21 luglio e sappiamo come l’estate non sia un momento facile: persino in Caserma, dove abbiamo presentato la denuncia, ogni volta che ci recavamo a chiedere notizie parlavamo con una persona diversa, a causa delle ferie. La nostra prima denuncia ai Carabinieri, di fatto, è rimasta abbandonata in un cassetto per sette mesi, finché non è stata ritrovata la chitarra di Fabrizio e il fascicolo è stato tirato fuori di nuovo. La sacca di Fabrizio, invece, era stata ritrovata pochi giorni dopo la scomparsa, suscitando in noi grande angoscia, poiché dentro c’erano tutti i suoi oggetti personali, inclusi i soldi, ma neppure quel dato è servito nell’immediatezza. Il verbale di ritrovamento, infatti, non è stato redatto immediatamente, a causa di una serie di assurde perdite di tempo e le indagini vere e proprie stentavano a partire. Ricordo che, in occasione della prima battuta di ricerca, gli elicotteri non poterono alzarsi in volo a causa del maltempo. Io avevo consegnato, piena di speranza, gli indumenti che Fabrizio aveva indossato nei giorni precedenti, ma, stranamente, sono andati perduti e anche questo è stato un dolore che ancora adesso brucia. Anche i mezzi televisivi, impegnati col gossip dell’estate, hanno parlato molto poco di Fabrizio nell’immediatezza. Nei giornali la notizia si limitava a un trafiletto, con foto minuscole di ben poca utilità per le ricerche.
Quando, nel mese di agosto, tutti erano presi dalle feste di paese e dalle ferie imminenti, gli inquirenti ci hanno quasi congedato, dicendoci che, a settembre, si sarebbe aperta la caccia e sarebbe iniziata la stagione dei funghi: trovare un cadavere durante l’estate o di lì a pochi mesi non avrebbe fatto differenza. Queste sono parole che feriscono e le cui cicatrici restano per sempre, accanto al dolore, sempre vivo, per la scomparsa di un figlio. Nessuno dovrebbe mai sentirsi dire qualcosa di così inconcepibile. Purtroppo abbiamo potuto constatare che si è tutti impreparati di fronte a queste vicende: così come sono impreparati i genitori, sono impreparate le forze dell’ordine.



In questi anni chi vi è stato più accanto concretamente e quotidianamente, sostenendovi nelle ricerche?

Il coordinamento durante le ricerche è difficile: la chitarra di Fabrizio, ad esempio, è stata ritrovata il gennaio successivo alla scomparsa, in un luogo molto visibile e battuto dai cacciatori ed è stata consegnata alla Polizia, che ci ha chiamati per restituircela. Di fronte alle nostre richieste che venisse sottoposta a un’indagine scientifica, gli inquirenti hanno deciso di aprire un fascicolo e finalmente un Magistrato ha iniziato a occuparsi del caso cercando di ricostruire i fatti, nonostante i tanti buchi e i lunghi mesi passati. Molti testimoni, tra cui gli artisti di strada che avevano conosciuto Fabrizio ad Assisi, non erano stati ascoltati subito dopo la scomparsa, anche se, forse, poteva essere importante sentirli, come ci siamo resi conto successivamente.
Solo noi della famiglia siamo riusciti a ricostruire, dopo oltre due anni, una piantina di tutti gli avvistamenti, andando a chiedere informazioni di nostra iniziativa a chi poteva avere notizie. Nella zona in cui è scomparso Fabrizio ci sono molte comunità di tipo religioso e non solo, alle quali abbiamo provato a rivolgerci per sapere se avessero informazioni utili: alcune hanno provato ad aiutarci, ma altrettante ci hanno chiuso la porta in faccia, senza neppure ascoltarci.
Abbiamo fatto davvero di tutto e, nonostante i tanti errori compiuti nelle indagini, la solidarietà dei volontari che ci hanno aiutato nelle ricerche nel corso degli anni è stata tanta e da tutta Italia: da Collegno, in provincia di Torino, dove noi viviamo, fino alla Calabria, la mia regione d’origine. La prima battuta vera e propria del sentiero dove è stata ritrovata la chitarra c’è stata ventisette mesi dopo la scomparsa di Fabrizio. Abbiamo cercato di scandagliare minuziosamente ogni punto, in particolar modo i luoghi in cui Fabrizio era passato, secondo le testimonianze, ma non abbiamo trovato nulla. Le forze dell’ordine erano con noi, ma ciò che ci siamo sentiti dire è che le speranze erano esigue data la presenza di un gran numero di cinghiali che non lasciano nemmeno i lacci delle scarpe. Quelle parole sono state l’ennesimo boccone amaro da ingoiare, tra rimpianti, rimorsi e la paura che il tempo perduto ci avrebbe segnati per sempre, ma la nostra risposta fu che il non trovare nulla significava alimentare ancor di più la nostra speranza che Fabrizio fosse vivo da qualche parte e non ci siamo persi d’animo. Questa è la forza che ci rende ancora attivi nel continuare la nostra attesa senza resa, come raccontiamo nel libro dedicato a Fabrizio.


La storia di Fabrizio è raccontata in un libro dal titolo “Cercando Fabrizio – Storia di un’attesa senza resa”, scritto a quattro mani con Marilù Tomaciello. Da dove nasce l’esigenza di scrivere e di fare di questa attesa un momento costruttivo, tanto da creare anche un’Associazione dedicata a Fabrizio e a tanti altri di cui si sono perse le tracce?

L’idea del libro è nata per fare un tentativo nuovo di ritrovare Fabrizio attraverso il racconto della sua e della nostra storia. Dopo ricerche, concerti, tornei, fiaccolate, abbiamo sentito l’esigenza di mettere nero su bianco tutto ciò che avevamo vissuto e di raccontarlo agli altri, anche per smuovere le coscienze. Noi siamo convinti che tutte le storie vadano raccontate, perché solo raccontandole si può arrivare a una verità. Se nessuno si preoccupa di far conoscere le storie di queste persone di cui si sono perse le tracce, costoro scompaiono di nuovo. E noi non vogliamo che Fabrizio scompaia una seconda volta, perché di lui nessuno parla più. Inoltre noi vogliamo mettere a servizio degli altri la nostra esperienza, affinché gli errori e le mancanze che abbiamo subito noi non vengano vissuti anche da altre famiglie, giacché tutti riflettano sulla loro condotta.
Il libro, tuttavia, mette in luce anche molti sentimenti positivi: dall’amicizia di Marilù, che mi accompagna in questa attesa senza resa sin dall’inizio, al sostegno e alla solidarietà di tutti i volontari che ci sono stati accanto, rispondendo al mio urlo di mamma che non può e non vuole arrendersi. Vogliamo che la nostra testimonianza incoraggi le persone che, come noi, vivono questa angoscia, invitandole ad avere il coraggio di non fermarsi davanti a nulla. Le forze dell’ordine e i magistrati devono aiutarci perché questo è il loro compito e noi non dobbiamo intimorirci di fronte a loro, dobbiamo chiedere e pretendere aiuto e dare loro spazio e fiducia.
Noi speriamo che questo libro, passando di mano in mano, giunga a Fabrizio o a qualcuno che conosce il mistero della sua scomparsa: in quelle pagine c’è tutto il nostro amore e la nostra speranza che vanno conosciuti da tutti. Ecco perché stiamo portando questo progetto anche nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzi e trasmettere loro tutti questi sentimenti positivi e di speranza, oltre che per far conoscere il dolore che c’è nel fenomeno degli scomparsi. L’informazione è innanzitutto prevenzione e i giovani, con la loro consapevolezza possono aiutarci in tutti gli aspetti che ci sono dietro un caso di scomparsa che non è solo la questione legata alla ricerca vera e propria, ma anche l’aspetto legale, psicologico, sociale, che possono coinvolgere chiunque.
L’Associazione “Cercando Fabrizio e…” nasce per gli stessi motivi: mettere la nostra esperienza a disposizione degli altri, cercando di sostenerli. Nelle sue poesie Fabrizio scriveva che la vita può essere un sentiero tortuoso a volte, ma è comunque un viaggio verso l’amore e io credo che è in queste parole che è racchiuso ciò che noi facciamo attraverso l’Associazione. Io spero che, prima o poi, il mio viaggio mi porti a riabbracciare Fabrizio, ma nel frattempo, grazie a lui, sto conoscendo tante storie come la nostra e sto abbracciando tante persone che, come noi, vivono nella speranza di ritrovare i loro cari.



Che ruolo svolgono, o potrebbero svolgere, l’opinione pubblica e tutti i mezzi d’informazione di fronte a un caso di scomparsa? Che cosa diresti a Fabrizio se sapessi che sta leggendo le tue parole?

Io penso che gli organi d’informazione siano fondamentali nei casi di scomparsa, ma vanno usati bene. A volte si leggono titoli che sono solo titoli e pagine che sono solo parole inutili. Tante volte abbiamo subito il trauma di allarmismi inutili, senza il minimo tatto verso il nostro già precario equilibrio familiare e tante altre volte siamo stati vittima dell’indifferenza più totale, solo perché senza novità succulente non c’è notizia e Fabrizio sembrava dimenticato. Ecco che i media possono fare tanto bene, ma anche tanto male. L’informazione, quindi, è fondamentale se usata correttamente e solo così si può arrivare a qualcosa di concreto. Tutte le storie hanno diritto di essere raccontate e di essere ascoltate, ma senza morbosità, solo pensando che occorre l’aiuto di tutti. Se nessuno ne parla è difficile avere segnalazioni e testimonianze e per noi familiari è importante parlare dei nostri cari e continuare a tenere viva la speranza, anche grazie alla solidarietà di chi ci ascolta.
Ormai sono passati dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio e ho paura che non possa leggere queste parole, perché so che, se fosse cosciente o avesse la libertà di potersi muovere, non potrebbe stare così tanto tempo senza farsi vivo con noi, sono convinta di questo. Spero solo che qualcuno che sa cosa sia successo a Fabrizio possa sentirsi toccato leggendo queste parole e abbia voglia di farsi avanti per raccontare la verità. Io penso che se Fabrizio ancora non si è fatto sentire è perché, forse, può aver trovato asilo in uno di questi eremi dove si vive come in un’altra dimensione e dove, magari, è stato plagiato, oppure è in grosse difficoltà, forse ha perso la memoria, sta ai margini della società e la cosa mi spaventa molto. Ci sono tanti invisibili che affollano le strade delle nostre città, ne abbiamo molte segnalazioni. Fabrizio non ci avrebbe mai negato il piacere di sapere che lui sta bene: il legame che aveva con la famiglia e con gli amici, in particolar modo col fratello di poco più piccolo, era così grande, da non poter sparire volontariamente in questo modo. Quindi io mi rivolgo a tutti coloro che ci leggono: qualunque cosa, anche un minimo indizio è importante per arrivare alla verità. Chiamateci, segnalatecelo anche sul sito dedicato a Fabrizio. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla di intentato e continueremo a provarle tutte!

www.fabriziocatalano.it

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