Quando
Fabrizio Catalano scompare, il 21 luglio di dieci anni fa, da Assisi, non ha
ancora vent’anni. Si sta affacciando a una nuova vita, guidato dal sogno di
fare della sua musica una cura per
chiunque ne abbia bisogno. Una volta diplomato, Fabrizio non ha voluto fare una
scelta. Non riesce a scegliere tra la passione per la musica, un talento che lo
può portare in giro per il mondo, tra concerti e palcoscenici, e la
predisposizione verso le persone in difficoltà, che vorrebbe trasformare in un
mestiere al servizio di chi soffre. La sua scelta è la musicoterapia: sarà il suo futuro e non si sente affatto pioniere,
ma solo una goccia in un mare di entusiasmo per un avvenire al quale guarda con
fiducia.
Fabrizio
scompare nel nulla proprio assieme alla sua chitarra e il pensiero che abbia
voluto allontanarsi intenzionalmente, per portare la propria musica in giro per
il mondo, ci sfiora, ma solo per poco. Quando la sua chitarra viene ritrovata molti
mesi dopo la sua scomparsa, abbandonata sul sentiero dove si sono perse le sue
tracce, qualcosa stride. Una dissonanza in una melodia. Se mai Fabrizio avesse
voluto allontanarsi da tutto e tutti, non si sarebbe mai potuto separare dalla
sua chitarra. La sua compagna, la sua confidente, quel prolungamento di sé,
grazie al quale faceva risuonare le corde dell’anima.
Caterina
Catalano, la mamma di Fabrizio, lo aspetta da dieci anni, non potendosi
arrendere al fatto che l’unica testimone di ciò che è accaduto a suo figlio sia
proprio quella chitarra. L’attesa di Caterina non è, però, affatto statica e
immobile. L’amore verso Fabrizio l’ha guidata in un percorso di dolore e
speranza che non ha nella resa il suo punto d’arrivo e, sebbene la meta sia
sconosciuta, è il viaggio ciò che
conta davvero. Dalla stesura di un libro che racconta la storia di Fabrizio,
alla creazione di un’Associazione a lui dedicata: Caterina segue un cammino
fatto di solidarietà e unione, dove l’unica cura
è la musica del cuore.
Chi è Fabrizio? Raccontaci
la sua storia.
Fabrizio
è il mio primogenito: un ragazzo come tanti, ma con una forte predisposizione
verso l’altro. Si è sempre impegnato nel volontariato e si prodigava per
aiutare gli altri in tutti i modi. Dopo la maturità aveva intrapreso un nuovo
corso di studi che rappresentava il sogno della sua vita: la musicoterapia, che
coniugava le sue due grandi passioni, la musica e la voglia di aiutare il
prossimo. Aveva iniziato molto presto a suonare il violino e pian piano, come
dicevano i suoi compagni di orchestra, questo violino era cresciuto insieme a lui e si era trasformato in una chitarra,
perché era più maneggevole e una buona compagna di viaggio. Insieme al corso di
musicoterapia, aveva iniziato con entusiasmo un tirocinio presso una residenza
per anziani ai quali, prima di scomparire, aveva lasciato in pegno una delle
sue chitarre, con la promessa che presto avrebbero suonato di nuovo insieme.
A
luglio del 2005 Fabrizio si reca ad Assisi per motivi di studio e dopo qualche
giorno, il 21 luglio, di lui si perdono le tracce. Sul Sentiero Francescano
della Pace che va da Assisi a Gubbio è stata ritrovata prima la sua sacca e, dopo
sette mesi, la sua chitarra, ma di lui nulla: sembra quasi che sia stato
inghiottito da questo sentiero. Fabrizio si trovava ad Assisi assieme a dei
compagni di corso che lo hanno visto suonare in Piazza fino a un giorno prima
della scomparsa. Quando scompare, Fabrizio lascia il telefono cellulare sotto
carica nella sua stanza assieme agli occhiali da vista, cosa davvero strana,
visto che, essendo molto miope, non si muoveva mai senza. A volte usava anche
le lenti a contatto, ma se mai avesse voluto allontanarsi volontariamente per
un lungo periodo, avrebbe di sicuro portato con sé i suoi occhiali. Questo, per
noi, è stato il primo segnale che l’allontanamento di Fabrizio non poteva
essere volontario, come invece hanno creduto le forze dell’ordine sin dal primo
momento e questo forse ci ha fatto perdere del tempo prezioso.
Cosa è accaduto il giorno
della scomparsa e, dopo aver dato l’allarme, come si sono svolte le prime
ricerche?
Purtroppo
Fabrizio scompare il 21 luglio e sappiamo come l’estate non sia un momento
facile: persino in Caserma, dove abbiamo presentato la denuncia, ogni volta che
ci recavamo a chiedere notizie parlavamo con una persona diversa, a causa delle
ferie. La nostra prima denuncia ai Carabinieri, di fatto, è rimasta abbandonata
in un cassetto per sette mesi, finché non è stata ritrovata la chitarra di
Fabrizio e il fascicolo è stato tirato fuori di nuovo. La sacca di Fabrizio,
invece, era stata ritrovata pochi giorni dopo la scomparsa, suscitando in noi
grande angoscia, poiché dentro c’erano tutti i suoi oggetti personali, inclusi
i soldi, ma neppure quel dato è servito nell’immediatezza. Il verbale di
ritrovamento, infatti, non è stato redatto immediatamente, a causa di una serie
di assurde perdite di tempo e le indagini vere e proprie stentavano a partire.
Ricordo che, in occasione della prima battuta di ricerca, gli elicotteri non
poterono alzarsi in volo a causa del maltempo. Io avevo consegnato, piena di
speranza, gli indumenti che Fabrizio aveva indossato nei giorni precedenti, ma,
stranamente, sono andati perduti e anche questo è stato un dolore che ancora
adesso brucia. Anche i mezzi televisivi, impegnati col gossip dell’estate,
hanno parlato molto poco di Fabrizio nell’immediatezza. Nei giornali la notizia
si limitava a un trafiletto, con foto minuscole di ben poca utilità per le
ricerche.
Quando,
nel mese di agosto, tutti erano presi dalle feste di paese e dalle ferie
imminenti, gli inquirenti ci hanno quasi congedato, dicendoci che, a settembre,
si sarebbe aperta la caccia e sarebbe iniziata la stagione dei funghi: trovare
un cadavere durante l’estate o di lì a pochi mesi non avrebbe fatto differenza.
Queste sono parole che feriscono e le cui cicatrici restano per sempre, accanto
al dolore, sempre vivo, per la scomparsa di un figlio. Nessuno dovrebbe mai
sentirsi dire qualcosa di così inconcepibile. Purtroppo abbiamo potuto
constatare che si è tutti impreparati di fronte a queste vicende: così come
sono impreparati i genitori, sono impreparate le forze dell’ordine.
In questi anni chi vi è
stato più accanto concretamente e quotidianamente, sostenendovi nelle ricerche?
Il
coordinamento durante le ricerche è difficile: la chitarra di Fabrizio, ad
esempio, è stata ritrovata il gennaio successivo alla scomparsa, in un luogo
molto visibile e battuto dai cacciatori ed è stata consegnata alla Polizia, che
ci ha chiamati per restituircela. Di fronte alle nostre richieste che venisse
sottoposta a un’indagine scientifica, gli inquirenti hanno deciso di aprire un
fascicolo e finalmente un Magistrato ha iniziato a occuparsi del caso cercando
di ricostruire i fatti, nonostante i tanti buchi e i lunghi mesi passati. Molti
testimoni, tra cui gli artisti di strada che avevano conosciuto Fabrizio ad
Assisi, non erano stati ascoltati subito dopo la scomparsa, anche se, forse,
poteva essere importante sentirli, come ci siamo resi conto successivamente.
Solo
noi della famiglia siamo riusciti a ricostruire, dopo oltre due anni, una
piantina di tutti gli avvistamenti, andando a chiedere informazioni di nostra
iniziativa a chi poteva avere notizie. Nella zona in cui è scomparso Fabrizio
ci sono molte comunità di tipo religioso e non solo, alle quali abbiamo provato
a rivolgerci per sapere se avessero informazioni utili: alcune hanno provato ad
aiutarci, ma altrettante ci hanno chiuso la porta in faccia, senza neppure
ascoltarci.
Abbiamo
fatto davvero di tutto e, nonostante i tanti errori compiuti nelle indagini, la
solidarietà dei volontari che ci hanno aiutato nelle ricerche nel corso degli
anni è stata tanta e da tutta Italia: da Collegno, in provincia di Torino, dove
noi viviamo, fino alla Calabria, la mia regione d’origine. La prima battuta
vera e propria del sentiero dove è stata ritrovata la chitarra c’è stata
ventisette mesi dopo la scomparsa di Fabrizio. Abbiamo cercato di scandagliare
minuziosamente ogni punto, in particolar modo i luoghi in cui Fabrizio era
passato, secondo le testimonianze, ma non abbiamo trovato nulla. Le forze
dell’ordine erano con noi, ma ciò che ci siamo sentiti dire è che le speranze
erano esigue data la presenza di un gran numero di cinghiali che non lasciano nemmeno i lacci delle
scarpe. Quelle parole sono state l’ennesimo boccone amaro da ingoiare, tra
rimpianti, rimorsi e la paura che il tempo perduto ci avrebbe segnati per
sempre, ma la nostra risposta fu che il non trovare nulla significava
alimentare ancor di più la nostra speranza che Fabrizio fosse vivo da qualche
parte e non ci siamo persi d’animo. Questa è la forza che ci rende ancora
attivi nel continuare la nostra attesa
senza resa, come raccontiamo nel libro dedicato a Fabrizio.
La storia di Fabrizio è raccontata in un libro dal titolo “Cercando Fabrizio – Storia di un’attesa senza resa”, scritto a quattro mani con Marilù Tomaciello. Da dove nasce l’esigenza di scrivere e di fare di questa attesa un momento costruttivo, tanto da creare anche un’Associazione dedicata a Fabrizio e a tanti altri di cui si sono perse le tracce?
L’idea
del libro è nata per fare un tentativo nuovo di ritrovare Fabrizio attraverso
il racconto della sua e della nostra storia. Dopo ricerche, concerti, tornei,
fiaccolate, abbiamo sentito l’esigenza di mettere nero su bianco tutto ciò che
avevamo vissuto e di raccontarlo agli altri, anche per smuovere le coscienze.
Noi siamo convinti che tutte le storie vadano raccontate, perché solo
raccontandole si può arrivare a una verità. Se nessuno si preoccupa di far
conoscere le storie di queste persone di cui si sono perse le tracce, costoro scompaiono di nuovo. E noi non vogliamo che Fabrizio scompaia una seconda
volta, perché di lui nessuno parla più. Inoltre noi vogliamo mettere a servizio
degli altri la nostra esperienza, affinché gli errori e le mancanze che abbiamo
subito noi non vengano vissuti anche da altre famiglie, giacché tutti
riflettano sulla loro condotta.
Il
libro, tuttavia, mette in luce anche molti sentimenti positivi: dall’amicizia
di Marilù, che mi accompagna in questa attesa senza resa sin dall’inizio, al
sostegno e alla solidarietà di tutti i volontari che ci sono stati accanto,
rispondendo al mio urlo di mamma che non può e non vuole arrendersi. Vogliamo
che la nostra testimonianza incoraggi le persone che, come noi, vivono questa
angoscia, invitandole ad avere il coraggio di non fermarsi davanti a nulla. Le
forze dell’ordine e i magistrati devono aiutarci perché questo è il loro
compito e noi non dobbiamo intimorirci di fronte a loro, dobbiamo chiedere e
pretendere aiuto e dare loro spazio e fiducia.
Noi
speriamo che questo libro, passando di mano in mano, giunga a Fabrizio o a
qualcuno che conosce il mistero della sua scomparsa: in quelle pagine c’è tutto
il nostro amore e la nostra speranza che vanno conosciuti da tutti. Ecco perché
stiamo portando questo progetto anche nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzi
e trasmettere loro tutti questi sentimenti positivi e di speranza, oltre che
per far conoscere il dolore che c’è nel fenomeno degli scomparsi.
L’informazione è innanzitutto prevenzione e i giovani, con la loro
consapevolezza possono aiutarci in tutti gli aspetti che ci sono dietro un caso
di scomparsa che non è solo la questione legata alla ricerca vera e propria, ma
anche l’aspetto legale, psicologico, sociale, che possono coinvolgere chiunque.
L’Associazione “Cercando Fabrizio e…”
nasce per gli stessi motivi: mettere la nostra esperienza a disposizione degli
altri, cercando di sostenerli. Nelle sue poesie Fabrizio scriveva che la vita
può essere un sentiero tortuoso a volte, ma è comunque un viaggio verso l’amore
e io credo che è in queste parole che è racchiuso ciò che noi facciamo
attraverso l’Associazione. Io spero che, prima o poi, il mio viaggio mi porti a
riabbracciare Fabrizio, ma nel frattempo, grazie a lui, sto conoscendo tante
storie come la nostra e sto abbracciando tante persone che, come noi, vivono
nella speranza di ritrovare i loro cari.
Che ruolo svolgono, o
potrebbero svolgere, l’opinione pubblica e tutti i mezzi d’informazione di
fronte a un caso di scomparsa? Che cosa diresti a Fabrizio se sapessi che sta
leggendo le tue parole?
Io
penso che gli organi d’informazione siano fondamentali nei casi di scomparsa,
ma vanno usati bene. A volte si leggono titoli che sono solo titoli e pagine che sono solo
parole inutili. Tante volte abbiamo subito il trauma di allarmismi inutili,
senza il minimo tatto verso il nostro già precario equilibrio familiare e tante
altre volte siamo stati vittima dell’indifferenza più totale, solo perché senza
novità succulente non c’è notizia e Fabrizio sembrava dimenticato. Ecco che i
media possono fare tanto bene, ma
anche tanto male. L’informazione,
quindi, è fondamentale se usata correttamente e solo così si può arrivare a
qualcosa di concreto. Tutte le storie hanno diritto di essere raccontate e di
essere ascoltate, ma senza morbosità, solo pensando che occorre l’aiuto di
tutti. Se nessuno ne parla è difficile avere segnalazioni e testimonianze e per
noi familiari è importante parlare dei nostri cari e continuare a tenere viva
la speranza, anche grazie alla solidarietà di chi ci ascolta.
Ormai
sono passati dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio e ho paura che non possa
leggere queste parole, perché so che, se fosse cosciente o avesse la libertà di
potersi muovere, non potrebbe stare così tanto tempo senza farsi vivo con noi,
sono convinta di questo. Spero solo che qualcuno che sa cosa sia successo a
Fabrizio possa sentirsi toccato leggendo queste parole e abbia voglia di farsi
avanti per raccontare la verità. Io penso che se Fabrizio ancora non si è fatto
sentire è perché, forse, può aver trovato asilo in uno di questi eremi dove si vive come in un’altra
dimensione e dove, magari, è stato plagiato, oppure è in grosse difficoltà,
forse ha perso la memoria, sta ai margini della società e la cosa mi spaventa
molto. Ci sono tanti invisibili che affollano le strade delle nostre città, ne
abbiamo molte segnalazioni. Fabrizio non ci avrebbe mai negato il piacere di
sapere che lui sta bene: il legame che aveva con la famiglia e con gli amici,
in particolar modo col fratello di poco più piccolo, era così grande, da non
poter sparire volontariamente in questo modo. Quindi io mi rivolgo a tutti
coloro che ci leggono: qualunque cosa, anche un minimo indizio è importante per
arrivare alla verità. Chiamateci, segnalatecelo anche sul sito dedicato a
Fabrizio. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla di intentato e
continueremo a provarle tutte!
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