Se pensi che i sogni non
si avverino mai, ricorda che a New York tutto può succedere! Cassandra Rocca
ne era profondamente convinta quando, spinta dalla passione e dall’esigenza di
scrivere, ha iniziato la prima stesura di “Tutta
colpa di New York”, l’indimenticabile commedia romantica che racconta la
storia di Clover, la dolce personal shopper innamorata dell’atmosfera
natalizia, e di Cade, il divo hollywoodiano apparentemente imperturbabile in
cerca di normalità. A questo primo romanzo che l’ha resa famosa, garantendole
il suo primo contratto con la Casa Editrice Newton Compton, ne sono seguiti altri che hanno dato vita a una
serie che ha fatto battere il cuore di tutte le lettrici e i lettori, tra
emozioni e risate.
Per
scrivere, infatti, occorrono coraggio, talento e dedizione, oltre a un pizzico
di incoscienza e a tanta fortuna. Le delusioni sono sempre dietro l’angolo, ma,
come Cassandra Rocca ci ha insegnato, grazie al suo stile fresco e scorrevole e
alle sue storie piene di ottimismo e fantasia, non ci si può arrendere, se
scrivere è un bisogno primario, nato dalle radici del nostro cuore. Dal self
publishing, al contratto con un grande editore, la spontaneità e l’entusiasmo
di quest’autrice, in grado di farci viaggiare in tutto il mondo solo attraverso
carta e inchiostro, non sono cambiati. La sua capacità di coniugare l’intensità
dell’amore alla leggerezza del sorriso è cresciuta, sviluppandosi in trame
sempre più articolate e credibili e facendo sì che la genuinità delle prime
opere lasciasse il passo a una penna più sicura e metodica, ma non per questo
meno vera e originale.
Un’autrice
italiana tutta da scoprire, per chi ancora non avesse letto le sue fiabe moderne, e da tenere d’occhio perché,
prima della fine dell’anno, tornerà in libreria con una nuova divertente e
appassionata storia d’amore e di sogni da realizzare.
Con la serie “Tutta colpa di New York” sei entrata nel cuore di tutti i lettori e le lettrici. Raccontaci la genesi di questi romanzi così fortunati: cosa ti ha ispirato?
Dopo
metà della vita passata a sognare di vedere un mio libro in libreria, quattro
anni fa mi sono decisa a inviare un manoscritto ad alcune case editrici. Ho
scelto il mio romanzo migliore, secondo il mio guato, scritto a vent'anni e
rivisto miliardi di volte, e mi sono messa ad aspettare una risposta... che non
è mai arrivata.
Naturalmente
quel rifiuto implicito mi ha bloccata, credevo fosse inutile continuare. Il
sogno si era infranto e io non riuscivo più a scrivere.
Ma
chi ha questa passione non può fare a meno di scrivere per troppo tempo e così,
dopo otto mesi esatti dall'invio del manoscritto, ho ripreso in mano la penna,
solo per il gusto di farlo. Ho deciso di iniziare con qualcosa di poco
impegnativo: un semplice racconto natalizio, visto che era novembre e iniziavo
già a respirare il clima delle feste, che adoro. Più scrivevo e più avevo
voglia di farlo e la protagonista mi somigliava sempre di più a ogni pagina,
con quella sua voglia di continuare a credere, nonostante tutto.
Dopo
neanche un mese, “Tutta colpa di New York” era concluso e gli altri due romanzi
erano già chiari nella mia mente.
A
quel punto in me è nato il desiderio di capire se ero stata rifiutata dalle
case editrici perché realmente credevano che non avessi la stoffa per questo
lavoro, o se ero stata solo ignorata. Così ho provato la strada del self publishing. Voleva essere un
esperimento, non mi conosceva nessuno, non ne ho parlato nemmeno alla mia
famiglia, né mi sono fatta pubblicità sul web. Ho messo online il file del
romanzo appena scritto e ho aspettato un riscontro, senza farmi troppe illusioni.
Dopo
poche settimane ero inspiegabilmente prima in classifica su Amazon e nel giro
di un mese ho firmato il contratto con la Newton Compton per l'intera trilogia.
Il resto è storia e per me ha ancora dell'incredibile!
Che scrittrice sei: segui
l’ispirazione a qualunque ora del giorno o hai un metodo collaudato al quale
non puoi rinunciare? Quando e da dove nasce la tua esigenza di scrivere?
Non
avendo avuto un'infanzia felice, né un'adolescenza normale, rifugiarmi in
realtà migliori era l'unico modo che avevo per andare avanti. I libri mi
facevano stare bene, ma non erano sempre a disposizione. Così ho iniziato a scrivermeli da sola più o meno all'età
di dodici anni: potevo evadere ogni volta che volevo, dovunque mi trovassi e mi
bastavano solo un quaderno e una penna.
Seguivo
l'ispirazione del momento, scuola permettendo, non pianificavo nulla, scrivevo
e basta, tutte le volte che potevo. Del resto, lo facevo solo per me o per un
pugno di amiche, il giudizio della gente non mi importava: una storia doveva
solo farmi stare bene e distrarmi, nulla più.
Ora
che scrivo per professione, cerco di impostare le cose in modo più razionale:
faccio moltissime ricerche, soprattutto dal momento che adoro ambientare i miei
romanzi all'estero. Sto attenta alla trama, a far sì che la storia non abbia
buchi, che sia di facile lettura, coinvolgente e che sia verosimile, pur
scrivendo commedie romantiche un po' fiabesche. Ma una volta iniziato a
scrivere, finisco comunque per farmi trascinare dai personaggi. Se una storia
non emoziona me per prima, non emozionerà nemmeno i lettori. Non riesco a
scrivere a comando, devo sentire ogni parola e apprezzarla prima di tutto come
lettrice.
Quanto
al tempo, se ispirata scrivo ogni volta che ho un momento libero, anche a costo
di appuntare frasi o idee sulle note del telefonino!
Come si struttura un
perfetto romanzo d’amore? Quanto contano un buon incipit e un’efficace
scansione dei capitoli? Svelaci i tuoi segreti…
Non
ho segreti, né così tanta esperienza da poter dettare regole. So quel che ho
imparato negli ultimi anni, anche grazie alle mie editor: un romanzo d'amore deve
seguire uno schema preciso, deve avere una protagonista femminile in cui le
lettrici si possano identificare, un protagonista maschile da favola, un amore
appassionato ma anche travagliato – per mantenere vivo l'interesse – e il
sospirato lieto fine. Quest'ultimo punto è tassativo, altrimenti non si
tratta di un romanzo rosa!
L'incipit
è fondamentale, serve a far entrare immediatamente un lettore nella storia:
troppe disgressioni stancano, i dettagli e le pause vanno dosati nel corso
della stesura. Il risultato deve essere equilibrato, dare l'impressione di
essere stato scritto di getto nonostante
l'attenta pianificazione. Bisogna “mostrare”, più che raccontare... Insomma,
non è facile come sembra!
Ma,
tecnica a parte, credo che la vera perfezione di un romanzo la decreti il
lettore, non l'autore.
È ancora possibile oggi,
secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Con l’avvento
del digitale, cosa è cambiato per gli autori
2.0?
Si
spera sempre di poter vivere della propria passione, anche se in Italia le cose
sono più complicate che in altri paesi. Un po' per via di tasse e obblighi
burocratici assurdi che dimezzano i guadagni, ma anche per una ingiustificata
reticenza dei lettori a dare fiducia agli scrittori italiani: vige questa
convinzione che gli stranieri lo fanno
meglio, chissà perché!
Il
digitale ha decisamente contribuito a far conoscere nuove voci: è alla portata
di tutti, soprattutto dei più giovani – molto più portati alla tecnologia – e
ha convinto più persone a leggere, a provare autori e generi diversi, anche
grazie ai prezzi bassi e alla grande varietà di titoli in commercio. Il
rovescio della medaglia, secondo me, è dato dalla pirateria, che di certo non
aiuta gli autori a vivere di scrittura, dal momento che li priva di parte dei
guadagni. Senza dimenticare che tenere un libro in mano, fatto di carta e
inchiostro, ha sempre il suo fascino, non paragonabile a un file anonimo su un
computer e sono ancora molti coloro che preferiscono sfogliare le pagine,
piuttosto che toccare uno schermo.
Da
autrice, sono contenta di essere presente sul mercato in entrambi i formati e
accontentare, così, tutte le tipologie di lettori.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
Sto
per iniziare la stesura del prossimo romanzo, ma la trama è ancora in
lavorazione e non posso anticipare nulla. Ciò che posso dire è che si tratterà
ancora di una commedia romantica, che credo ormai sia il mio marchio di
fabbrica, sperando di offrire a chi mi segue un prodotto piacevole. Se la
stesura procederà senza intoppi, potrei tornare in libreria entro la fine
dell'anno.