Ne
è passato di tempo da quando chi si prendeva cura degli animali operava per lo
più al di fuori delle grandi città, dove il legame tra uomo e animali è più
stretto, un po’ per vocazione, un po’ per necessità. Oggi, infatti, la
circostanza che in moltissime famiglie metropolitane almeno un componente abbia
quattro zampe ha reso la professione
del veterinario un mestiere d’eccellenza che richiede studio, titoli e
formazione continua, ma anche sensibilità e sacrifici, tanto che, proprio come
a qualsiasi altro medico, anche al veterinario è richiesta sempre più spesso
una reperibilità ininterrotta nell’arco delle ventiquattro ore della giornata e
un rapporto di simbiotica fiducia non solo con l’animale, ma anche e
soprattutto col suo proprietario. È nata così l’esigenza, soprattutto nelle
grandi città, di vere e proprie cliniche veterinarie aperte anche la notte e in
grado di far fronte non solo alle esigenze di routine, ma anche a casi di
emergenza sempre più delicati per salvare la vita di animali che oggi sono
considerati componenti della famiglia accuditi e amati come tutti gli altri.
Ma
cosa significa intraprendere la professione del medico veterinario al giorno
d’oggi? Qual è il suo ruolo in qualità di operatore medico, scienziato e
persona di fiducia e supporto a chi vuole prendersi cura di un animale anche in
un contesto cittadino? Ci sono nuove leggi che tutelano le nuove esigenze degli
animali e dei loro proprietari, insieme ai professionisti del settore? E come
si può far fronte sempre più efficacemente a piaghe metropolitane come
abbandono e randagismo? A rispondere a queste e a molte altre domande,
spiegandoci meglio tutti i risvolti di questo mestiere sempre più
all’avanguardia, ci ha pensato la Dottoressa
Francesca Mandetta, tra le colonne della nuova Clinica Vetetrinaria
Spinaceto di Roma che, nell’intervista che segue, ci ha raccontato la sua
storia, dai primi passi, fino a oggi, e quanto l’empatia e la preparazione
siano ugualmente importanti per chi volesse intraprendere la professione di
medico veterinario.
Empatia, sensibilità e
tanto studio e impegno: prendersi cura degli animali, pazienti non in grado di
comunicare a parole il disagio e il dolore, è una professione che richiede un
profondo senso di responsabilità. Quando e come si è resa conto di avere la vocazione per questo mestiere?
Sin
da piccola ho sempre voluto diventare un medico veterinario. Quando a scuola si
cercava di immaginare cosa fare da grandi, io non avevo nessun dubbio: il
veterinario era il mio sogno che, fortunatamente, è diventato realtà. Ho sempre
pensato che questo fosse il mestiere più bello del mondo ed è tra i miei primi
ricordi di bambina. Da piccola ammiravo il nostro veterinario che, all’epoca,
era il cosiddetto veterinario di campagna e coltivare questo obiettivo, nei
lunghi anni di studio, mi ha permesso di coniugare le mie due grandi passioni:
la medicina e gli animali.
Un numero sempre maggiore
di famiglie nel nostro Paese ha uno o più componenti a quattro zampe: quanto è importante instaurare un corretto
rapporto di fiducia col proprio medico veterinario per comprendere al meglio i
bisogni dei nostri fratelli animali?
In cosa consiste la prevenzione in questo senso e quali comportamenti sarebbe
bene mettere in atto?
Il
rapporto col medico veterinario è fondamentale per chi possiede un animale,
perché egli svolge il ruolo che, per noi umani,
è svolto dal cosiddetto medico di famiglia. Deve essere un punto di riferimento
che conosce il nostro animale, sia da un punto di vista clinico, sia
comportamentale e che, quindi, è in grado di fare diagnosi in modo puntuale e
il più velocemente possibile, quando necessario, mantenendo la giusta lucidità
nella cura e nella gestione sia del paziente, sia della sua famiglia umana. Il rapporto, quindi, da parte
nostra non è solo lavorativo, ma anche, in un certo senso, di amicizia, al di
là delle patologie e delle necessità contingenti. È proprio questo rapporto di
fiducia di fondo che permette al veterinario di supportare e guidare il
proprietario nelle scelte migliori per il proprio animale anche dal punto di
vista clinico. Oltre alla professionalità di noi medici, infatti, credo sia
importante che i padroni dei nostri pazienti si affidino a noi anche come
persone, sviluppando un’empatia davvero molto utile per svolgere con competenza
e dedizione il nostro mestiere. In fondo l’atteggiamento che caratterizza la
maggior parte dei proprietari dei nostri pazienti non è molto diverso da quello
che hanno i genitori quando scelgono il pediatra per il proprio bambino: al di
là delle capacità del medico apprezzano anche l’atteggiamento empatico e il
modo di porsi della persona nei confronti dell’intero contesto familiare, oltre
che del bambino. Trattare l’animale come se fosse nostro rappresenta una marcia in più nella nostra professione di
veterinari. Questa combinazione di fattori caratterizza, a mio avviso, quello
che oggi potremmo definire il veterinario
2.0.
È
proprio costruendo questo rapporto di profonda e reciproca fiducia che si
comprende l’importanza del concetto di prevenzione. La disinformazione che a
volte c’è nei confronti del ruolo del medico veterinario sta proprio nel fatto
che ancora molti proprietari di animali si rivolgono a noi solo quando emerge
una patologia, ritrovandosi a prendere decisioni difficili di fronte a medici
che considerano professionisti e in cui hanno fiducia, ma che, umanamente, sono
degli estranei. Se invece si instaurasse il giusto rapporto col medico
veterinario, fatto di visite di controllo e di prevenzione a seconda dell’età e
delle condizioni del proprio animale, tutto sarebbe più semplice e naturale,
per quanto possibile, anche in caso di malattia o emergenza, proprio come
accade con un pediatra per il proprio bambino o con un medico di famiglia che
ci conosce più di chiunque altro. La prevenzione è indispensabile anche per i
nostri animali, così come lo sono, nello specifico, i vaccini e i trattamenti
antiparassitari, oltre a una buona e sana alimentazione, da valutare per il
singolo animale, in base allo stile di vita.
La Clinica Veterinaria
Spinaceto, oggi in una nuova sede completamente ristrutturata e sempre più a
misura dei pazienti, è diventata un’eccellenza del settore, grazie a un’equipe
di medici di grande esperienza. Cosa significa offrire al pubblico un servizio
ventiquattro ore su ventiquattro? Ci spieghi l’importanza di proporre ai
proprietari degli animali un supporto che spesso va oltre le esigenze mediche,
sostenendoli anche nelle fasi dell’adozione e dell’adattamento in casa,
cercando di far fronte a eventuali difficoltà comportamentali.
Avere
a disposizione una struttura e un medico veterinario ventiquattro ore su ventiquattro
oggi è fondamentale. I nostri animali, infatti, hanno bisogno di assistenza
continuativa, non solo per le urgenze, ma anche per la possibilità di
consigliare i proprietari sulle cure preventive e future per i loro animali e
anche sul primo ingresso in famiglia in seguito all’adozione di un nuovo
animaletto, oltre all’adattamento in casa e coi suoi abitanti, nel rispetto di
tutti. Il ruolo del medico veterinario, infatti, è anche questo e spesso oggi i
futuri proprietari vengono a trovarci ancor prima di adottare un animale per
essere indirizzati verso la scelta giusta, sia per loro, sia per il futuro
componente della famiglia, per capire come prendersene cura, preparando la casa
al meglio per accoglierlo, e vogliono essere supportati in caso di problemi
comportamentali o difficoltà di adattamento. Quindi il nostro compito non è
solo strettamente medico di cura delle patologie, ma anche di supporto dei
proprietari nelle loro scelte.
Randagismo e abbandono
sono ancora oggi, soprattutto nelle grandi città, delle piaghe alle quali è
difficile far fronte e troppo spesso ignorate. Quali sono in merito i consigli
del veterinario, sia verso le famiglie, sia verso le istituzioni?
La
crisi economica di questi anni non ha aiutato ad affrontare in modo sistematico
queste piaghe, anche se, sia per il randagismo, sia per l’abbandono, è stato
fatto molto ultimamente, in termini legislativi, ma soprattutto di
sensibilizzazione. La microchippatura obbligatoria per i cani, oltre a multe
salate per chi li abbandona, e il tentativo di costruzione dell’anagrafe felina
sono esempi della rinnovata attenzione verso i nostri animali, ma senza dubbio
c’è ancora molta strada da fare, perché è stato fatto molto per quanto riguarda
i cani, ma poco per le specie non convenzionali, come pesci e tartarughe, e
ancor meno per i gatti che restano comunque il primo e preferito tra i nostri
animali domestici, tanto in termini di numero di adozioni, quando di abbandoni,
purtroppo. Il nostro primo compito come medici veterinari, dunque, è quello di
sensibilizzare sempre più i cittadini spiegando loro che gli animali non sono
oggetti e non si può pensare di adottare un gatto, un cane o magari un
coniglietto per poi liberarsene senza pensare alle conseguenze. Bisogna
spiegare chiaramente le responsabilità che derivano da un’adozione e anche
sollecitare le istituzioni a fare sempre di più. Obbligare alla microchippatura
di tutti gli animali domestici, non solo dei cani, potrebbe essere un primo
passo, magari agevolando dal punto di vista fiscale le famiglie, riducendo il
più possibile le spese, soprattutto per le persone meno fortunate, visto che
possedere un animale in molti casi è ancora considerato alla stregua del
possesso di un bene di lusso, ma questa è una classificazione ormai
anacronistica. Le istituzioni dovrebbero offrire dei servizi gratuiti per
permettere ai cittadini di registrare i propri animali, facendo maggiori
controlli e dando anche dei vantaggi ai proprietari concedendo la possibilità
di detrarre maggiormente le spese mediche e farmaceutiche. Qualche passo in
avanti nell’inclusione degli animali all’interno della famiglia come veri e
propri componenti si sta facendo, ma, a mio avviso, si dovrebbe aspirare a
rendere l’azione di un animale controllata e sicura dal punto di vista
legislativo come quella di un bambino.
In tutti questi anni di
esperienza e pratica della professione si sarà presa cura anche di pazienti
particolari e insoliti. Ci racconti
un episodio, un aneddoto, una storia che è rimasta particolarmente impressa nel
suo cuore, sia come medico, sia come donna.
In
tanti anni di professione ho avuto moltissimi pazienti e ho seguito le loro
famiglie e le loro storie, accompagnandoli per un pezzo di vita, quindi mi
sembrerebbe quasi di fare un torto a qualcuno di loro, scegliendone solo uno.
Ognuno è stato speciale e ha lasciato un segno dentro di me, come medico e come
persona, e ho avuto tante soddisfazioni che conservo nel cuore, ma anche tante
sconfitte, visto che la medicina ha dei limiti. Devo, però, ammettere che i
pazienti che mi hanno segnato più profondamente sono stati proprio i miei animali, quelli per cui, oltre al
ruolo di medico, ho rivestito anche quello di proprietario e, perché no, in un
certo senso di “mamma” umana. Loro mi hanno insegnato molto, perché mi hanno
fatto comprendere cosa provano i nostri clienti quando si affidano a noi
veterinari e, proprio per questo, penso che il rapporto di empatia e di fiducia
medico-paziente sia importantissimo. Essere un buon medico veterinario non è
solo studio e aggiornamento, ma anche la capacità di mettersi nei panni del
proprietario e di considerare il paziente come se fosse un nostro animaletto.