Quando
una ragazza è timida, insicura e anche un po’ accomodante, è davvero difficile
farsi notare dal principe azzurro. Lo sa bene Sam, una promettente redattrice
dalle grandi potenzialità nascoste sotto qualche chilo di troppo e un
abbigliamento decisamente fuori moda, la quale, da quando ha iniziato a
lavorare al “Chronicle”, ha un debole per Dave, lo sfacciato e presuntuoso
vicedirettore del giornale, che ama il lusso e il divertimento e non la
considera affatto. Sono quattro anni che Sam sogna a occhi aperti il giorno in
cui Dave si accorgerà di lei e imparerà a guardare oltre le apparenze, ma il
momento giusto sembra non arrivare mai e Sam perde definitivamente le speranze
quando vede Dave in TV accanto all’ennesima bellissima donna che non ha nulla a
che vedere con lei. Meglio mettere da parte i sogni irrealizzabili e
concentrarsi sul lavoro, si convince Sam, e non c’è occasione migliore per
mettersi alla prova della settimana della moda di San Francisco, uno degli
eventi più importanti per tutti i giornalisti che, come lei, si occupano di life style. Ma, si sa, le cose più
strane e imprevedibili accadono sempre quando meno ce lo aspettiamo e chissà che
proprio nella settimana più intensa dell’anno Dave non inizi ad aprire gli
occhi e a rendersi conto che, dietro a una ragazza come tante, può nascondersi
una perla dal valore inestimabile, complice la comparsa di Al, un imprevedibile
rivale che ha tutte le carte in regola per scalzare Dave dal cuore di Sam.
Dopo
i grandi riscontri ottenuti da “Tutto ma non il mio tailleur” e “Non mi piaci
ma ti amo”, Cecile Bertod è appena
tornata sugli scaffali di tutte le librerie col suo ultimo romanzo, “Ti amo ma non posso”, Newton Compton, una nuova commedia
romantica che scalderà il cuore di tutte le lettrici e di tutti i lettori che
hanno sentito la mancanza dello stile ironico e brioso di quest’autrice di
grande talento. Dimenticate, dunque, le protagoniste tutte palestra e
parrucchiere che vi squadrano dall’alto dei loro tacchi dodici: Sam è una come
tante, piena di dubbi e insicurezze, proprio come tutte noi e che, per questo,
ci farà sorridere ed emozionare ancor di più, fino all’ultima pagina.
Dopo il successo di
“Tutto ma non il mio tailleur” e “Non mi piaci ma ti amo”, è appena arrivato in
libreria “Ti amo ma non posso”, Newton Compton, una nuova commedia romantica
ambientata nel mondo del giornalismo e della moda. Raccontaci la genesi di questo romanzo: cosa ti ha
ispirato durante la stesura?
Ogni
libro che ho scritto parla di un pezzo della mia vita che per qualche motivo
non andava, o tutt’ora non va e del macabro, inutile, sconsiderato tentativo di
rimetterlo dove avrei voluto che fosse. Ricucitura dell’insieme, ripristino
degli angoli del puzzle, sperando che quella maledetta natura morta in bianco e
nero si trasformasse in un’esplosione di colori. Ecco anche il perché di
personaggi femminili sempre un po’ sopra le righe. Io, d’altronde, le righe le
ho perse da parecchio, sostituite da menù ad alto tasso di carboidrati e coupon
dell’erboristeria. Detto ciò, per una volta, invece, è stato un po’ il senso di
ingiustizia a muovermi, perché per una volta volevo lanciare un messaggio che
poi è ciò che penso nel profondo. Quest’idea che le persone normali non siano
speciali, che per essere al centro del mondo bisogna rispettare canoni e misure
preordinate… Facciamoci caso, se leggiamo un rosa cosa troviamo il più delle
volte? Donne innaturalmente belle che, spesso e volentieri, sono distanti anni
luce dalla nostra vita e solo loro possono aspirare a quel genere di amore travolgente
e assoluto che sogniamo un po’ tutte. E intanto noi, dall’altro lato delle
pagine, ci trasciniamo nelle nostre insicurezze, ci abbandoniamo alla
malinconia, a volte gettiamo la spugna. Smettiamo, insomma, di credere di poter
diventare le persone che vorremmo, senza renderci conto che intanto realizziamo
cose che persone come quelle descritte nei libri non riuscirebbero mai neanche
a immaginare. Normali, ma inconsapevolmente straordinarie, ci barcameniamo in
vite difficili, dure e senza mezzi, se non la forza di volontà. Sam,
protagonista di questo libro, è il mio piccolo, modestissimo tentativo per dire
a tutte che non c’è nulla di più bello di quello che è già nelle nostre mani,
se solo riuscissimo a rendercene conto.
Da dove e quando nasce il
tuo bisogno di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione in qualunque
momento della giornata o hai un metodo collaudato al quale non sai rinunciare?
Metodo,
sì. Ma subentra dopo. Quando decido di rendere un piccolo input qualcosa di
concreto. Prima sono solo immagini confuse, spezzoni di musica che mi
suggeriscono singole scene, idee del momento. È qualcosa che non saprei
descrivere, perché non c’è nulla di programmato, è un continuo avere idee differenti
che si accumulano sul desktop del mio computer, quasi sempre destinate a
rimanere incompiute, e che mi fissano con cattiveria sperando che prima o poi
mi decida a metterci un punto. Che autrice sono? Boh, quella che divora
biscotti in pigiama con due occhiaie che le arrivano alle ginocchia,
accavallando parole, briciole e pensieri su un foglio bianco. Direi un’autrice
come tutte le altre, solo meno gnocca,
meno ricca e meno conosciuta!
Come definiresti Sam e
Dave, i protagonisti della tua storia, così diversi eppure tanto uniti da un
destino comune? In generale come delinei i personaggi dei tuoi romanzi e le
vicende che li coinvolgono?
Di
norma prima c’è una storia. L’idea di quello che in generale vorrei far
accadere, poi ci rifletto e “creo” personalità. Non sempre limitandomi a
rifletterci, ma elaborando schemi, appunti, seguendo fili logici. A volte anche
solo mettendo le mani sulla tastiera e vedendo cosa viene fuori. Poi, certo,
dopo delineo più concretamente i profili. In linea di massima qui abbiamo tre
personaggi, o meglio, personalità differenti e mi piaceva l’idea perché volevo
mettere davanti a un bivio qualcuno come Sam. Esserino insicuro, timido,
incapace di dire no, sempre pronto a buttarsi giù. Qualcuno che, pur di
ottenere l’approvazione degli altri, accetterebbe di rinunciare alla sua vita.
Ecco, una come Sam volevo che avesse la possibilità di scegliere. Di mettere a
confronto un sogno irrealizzabile come Dave (egocentrico, un po’ maschilista,
abituato ad averla sempre vinta, circondato da lusso, bellezza e tanto altro)
con qualcosa di totalmente diverso. E allora Al. L’amico, il “bravo ragazzo”,
quello sempre disponibile a scarrozzarti ovunque quando ne hai bisogno. E
volevo vedere cosa avrebbe fatto, chi dei due avrebbe scelto quando si
sarebbero accorti entrambi che tutto sommato Sam non è solo Sam, ma qualcosa
più, qualcosa di infinitamente più complesso e meraviglioso di una ragazzina
avvolta in una tuta di pile troppo larga.
In un mondo dell’editoria
segnato da crisi e transizioni, tra autopubblicazioni e digitale, come può
barcamenarsi un autore emergente per non passare inosservato? È ancora
possibile, secondo te, fare della scrittura un mestiere a tempo pieno? Dai un
suggerimento a chi volesse intraprendere questo percorso.
Le
cose si stanno evolvendo a una velocità impressionante. Il mondo sembrava a un
passo dalla svolta quando ho iniziato, oggi subisce rivoluzioni ogni venti
minuti! La cosa a cui prestare più attenzione, almeno secondo il mio punto di
vista, è che prima, cioè quattro anni fa, quando una qualunque come me ha detto “e se provassi?”, il self publishing
semplicemente non esisteva. Noi non eravamo scrittori (e tutt’ora non lo siamo).
Noi non eravamo considerati. Gli autori italiani in generale avevano un mercato
quasi inesistente in Italia, soprattutto nel rosa. E in quel clima di velata
indifferenza, io mi sono buttata in un’impresa che appariva epica. Oggi
chiunque pubblichi ha la possibilità di farsi notare. Prezzi bassi, far parte
di gruppi di lettura, aprirsi un blog. Insomma, se non si hanno grandi
possibilità la nostra forza è Facebook. Alla portata di tutti. Poco i siti web.
Ancora meno il marketing “tradizionale”. E, paradossalmente, le case editrici
sono diventate quasi un limite per l’autore. Perché le case editrici vivono
ancora del vecchio concetto di editoria che purtroppo poco comprende il nuovo
modo di leggere, di scambiarsi informazioni, di vivere la lettura. Farne un
lavoro a tempo pieno è diverso, perché poi la cosa si fa più complessa.
Attirare un nugolo di curiosi non indica che li si riuscirà a tenere legati ai
propri lavori nel tempo. A quel punto subentrano crescita personale,
preparazione, idee sempre in linea con le tendenze del momento. E non si può
neanche prevedere una formula matematica infallibile. Quindi è tutto un enorme
punto interrogativo. Se sapessi rispondere a questa domanda ora sarei una
persona molto meno insicura. Ma non è così.
A cosa stai lavorando
attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Per
ora, oltre “Ti amo ma non posso”, ho altri tre inediti sotto contratto con la
Newton Compton, dopodiché chissà cosa accadrà. Vedremo! Io intanto non sto mai
ferma e, come una formichina, immagazzino storie chiedendomi se un giorno le
leggerà mai qualcuno. Sto lavorando a un romanzo che avevo iniziato a
pubblicare a puntate su Wattpad, poi lasciato lì per mancanza di tempo. Una
storia un po’ cupa, amori difficili, travagliati. Molto diverso da quello che
chi mi legge è abituato a trovare nelle mie storie. Vedremo a breve se verrà
fuori un buon lavoro. Spero proprio di sì.