Chi ama gli animali lo sa: negli occhi di un gatto o di un cane domestico traspare tutto l’amore che esso prova per l’essere umano che lo ha accolto in casa, facendolo entrare a far parte, a tutti gli effetti, della propria famiglia. Dunque, così come ci prendiamo cura di ogni singolo componente del nostro nucleo familiare, riconoscendo a ciascuno la propria personalità e il proprio spazio, è necessario fare altrettanto coi nostri amici a quattro zampe, cercando di conoscerli fino in fondo, per far sì che i rapporti tra animali ed esseri umani non siano sbilanciati. A tal proposito, negli ultimi anni, sta crescendo l’interesse per una nuova professione dedicata al mondo degli animali domestici: quella del Comportamentalista, un vero e proprio esperto del comportamento degli animali, in grado di analizzare ogni singolo caso anomalo che gli venga sottoposto e di confezionare una soluzione su misura per ciascun problema che emerga nel rapporto tra proprietario e animale, suggerendo tecniche utili a ripristinare l’equilibrio perso. Ma chi è il Comportamentalista e di cosa si occupa esattamente? Di sicuro non è un mago, né un indovino in grado di leggere nella mente di cani e gatti, ma di sensibilità, intuito e passione ne ha da vendere, oltre ad anni di studio ed esperienza sul campo, come ci ha raccontato Costanza De Palma, Etologa e Comportamentalista di grande competenza, con alle spalle oltre un decennio di studio e di professione, caso dopo caso. Rispetto a molti altri esperti che giungono a questa professione in qualità di Veterinari, Costanza De Palma è un’Etologa e il suo approccio verso gli animali non contempla l’uso di farmaci spesso invasivi e dalle conseguenze ancor più devastanti dei disagi che hanno richiesto la presenza del Comportamentalista. Come ci ha spiegato la Dottoressa De Palma, ogni caso è a sé e va studiato nella sua unicità per poter giungere a una risoluzione soddisfacente dei problemi di partenza. Come tutti i professionisti che devono calarsi nell’equilibrio di un nucleo familiare, ogni Comportamentalista dovrebbe entrare in punta di piedi in casa dell’animale che ha bisogno del proprio aiuto e concentrarsi su ogni singolo componente della famiglia che forma un fragile e magnifico mosaico d’amore da preservare a ogni costo.
Dopo
il successo del Seminario sul comportamento del gatto domestico, Costanza De
Palma ha organizzato un nuovo incontro sul comportamento del cane che si terrà
il prossimo 18 settembre, a partire dalle ore 16, presso la Casa della Cultura
di Villa De Sanctis a Roma.
Sempre più famiglie in
tutto il Mondo hanno uno o più componenti a
quattro zampe che è importante conoscere e comprendere: in cosa consiste il
tuo mestiere? Di cosa si occupa un’etologa comportamentalista di grande
esperienza come te?
Al
giorno d’oggi il numero degli animali di affezione, in particolar modo cani e
gatti, è in aumento in tutti i nuclei familiari. Sembra che la quantità di
gatti di casa, negli ultimi anni, abbia addirittura superato quella dei cani,
ma è difficile dirlo, dato che si tratta di una razza meno censita rispetto ai
cani. Il mio lavoro, in qualità di Etologa, consiste proprio nell’osservare e
nel leggere il comportamento di questi animali, interpretandolo a seconda della
specie. In questo modo riesco ad accorgermi della presenza di anomalie nel
comportamento del singolo animale o dell’intera famiglia, in base all’ambiente
in cui vivono tutti i componenti. Di solito vengo contattata direttamente dai
proprietari degli animali, i quali si rendono conto che qualcosa non va, perché
hanno notato comportamenti insoliti da parte dei loro cuccioli e sono desiderosi di ricevere consigli efficaci per
risolvere i problemi che, di fatto, vanno a minare tutta l’armonia del nucleo
familiare. A questo punto, in qualità di Comportamentalista non veterinaria, ma
comunque qualificata a livello universitario, osservo le anomalie che mi
vengono segnalate e cerco di andare alla radice del problema suggerendo delle
tecniche specifiche da adottare per risolvere i casi e non prescrivendo farmaci
che, in questi casi, non considero necessari. Al massimo utilizzo ferormoni o
integratori nutrizionali del tutto naturali che diminuiscono lo stress degli
animali andando ad agire sui disequilibri in atto. Come comportamentalista,
infatti, sono in grado di diagnosticare eventuali patologie comportamentali e
quindi di istruire non l’animale, come farebbe un addestratore o un educatore,
ma il proprietario, assieme a tutta la famiglia, sui metodi da adottare per
risolvere il problema specifico. Le mie visite sono sempre domiciliari, perché
è fondamentale osservare l’animale nel proprio ambiente quotidiano dato che è
lì che c’è il cuore del problema e suggerisco al proprietario cose deve e cosa
non deve fare, rendendolo più sicuro di sé nella gestione del proprio animale e
nella convivenza a sei zampe.
Cosa ti ha spinto a
intraprendere questo percorso professionale? Quanto sono importanti l’intuito,
la preparazione e la formazione continua nel tuo mestiere?
Sin
da piccola ho iniziato ad amare la natura e gli animali e questa passione mi ha
portato a laurearmi in Scienze Naturali. L’etologia e, in particolare, lo
studio del comportamento delle varie specie animali mi ha sempre interessata. La
mia prima grande esperienza è stata la tesi sperimentale che è durata tre anni
e che mi ha condotto alla pubblicazione su una nota rivista del settore. Il
progetto consisteva in uno studio pilota sulle varie personalità dei cani di
canile per migliorare la qualità delle adozioni, associando i profili degli
aspiranti proprietari col cane ideale. Questo studio di etologia prettamente
classica mi ha fatto comprendere che molti cani che vivono in condizioni di
stress hanno dei comportamenti in comune che ripetono al fine di abbassare il
livello di tensione alla quale li porta l’ambiente circostante. Per migliorare
queste circostanze, quindi, mi sono resa conto che avevo bisogno di andare
oltre l’etologia e mi sono concentrata sullo studio delle tecniche utili per
risolvere questo tipo di problemi, decidendo così di intraprendere il percorso
per diventare comportamentalista. A tale scopo ho dovuto conseguire un Master
di Secondo Livello alla Normale di Pisa nella facoltà di Medicina Veterinaria
nell’unico anno in cui era consentito l’accesso anche ai non veterinari e ho
realizzato il mio sogno. Ho, dunque, acquisito le basi per aiutare i
proprietari a migliorare i rapporti coi propri animali in caso di necessità,
iniziando a lavorare in proprio.
Successivamente
ho collaborato anche con l’E.N.P.A., Ente Nazionale Protezione Animali, aprendo
una rubrica online sul loro sito, grazie alla quale potevo rispondere
gratuitamente a tutti coloro che mi scrivevano per chiedere consigli sui
comportamenti da adottare coi loro animali. La rubrica ha avuto, fin da subito,
un grande successo, perché all’epoca, nei primi anni duemila, c’era la tendenza,
da parte di molti veterinari, a somministrare psicofarmaci nel caso in cui gli
animali manifestassero strani comportamenti, apparentemente inspiegabili,
oppure ad affidarsi ad addestratori che utilizzavano metodi coercitivi, mentre
io, contraria a queste tecniche, ho iniziato a fornire delle alternative più
che valide, cercando di aprire gli occhi ai proprietari degli animali. Questa è
stata la mia grande battaglia: cercare di far comprendere che il danno
collaterale causato dall’uso prolungato di uno psicofarmaco su un animale
rischia di portare a conseguenze ben peggiori dei problemi comportamentali per
i quali se ne è fatto uso. Ciò che bisognerebbe sempre fare, invece, è lavorare
sulla relazione tra proprietario e animale, intervenendo là dove si innescano
meccanismi sbagliati.
Oltre
a questa esperienza davvero molto formativa ho continuato ad aggiornarmi,
collaborando con altre riviste del settore e anche portando alcune iniziative
presso le scuole, per sensibilizzare i bambini ad avere un comportamento
corretto coi propri animali, ma il modo migliore per tenersi sempre al passo in
questo mestiere è continuare con le visite domiciliari, perché ogni caso è a sé
e ogni animale ha racchiuso al proprio interno un mondo che deve essere esplorato con cura e con rispetto da parte di
chiunque lo circondi, così come ogni famiglia ha la propria storia. Non si
possono proporre terapie preconfezionate perché, in questi casi, le variabili
sono praticamente infinite.
Questo
settore è in crescita, soprattutto in Italia, e tenersi aggiornati è importante,
perché ci sono sempre nuovi studi che è interessante approfondire, sia per
acquisire sempre maggiore professionalità, sia per avere risultati sempre più
soddisfacenti. Si tratta di un mestiere che mi appassiona a tal punto, che non
credo che potrei farne un altro!
Tra pubblicazioni e
seminari, sei sempre in prima linea per promuovere la divulgazione a beneficio
sia degli animali, sia delle loro famiglie. Diffondere la cultura del rispetto
per i nostri amici a quattro zampe potrebbe aiutare, secondo te, a sconfiggere
fenomeni odiosi come l’abbandono, il randagismo e i maltrattamenti? E in che
modo?
La
divulgazione è fondamentale per garantire che il rispetto e la dignità siano
sempre alla base dei rapporti che intrecciamo coi nostri animali. Tuttavia ci
sono anche alcuni accorgimenti pratici che sarebbero utili per sconfiggere
alcuni tra questi fenomeni dilaganti. Molti veterinari, ad esempio, sono
concordi nell’affermare che, per combattere il randagismo, la sterilizzazione è
fondamentale. Al randagismo, infatti, è strettamente legato il fenomeno degli
abbandoni, soprattutto di cucciolate, cosa che innesca circoli viziosi
destinati a ripetersi all’infinito se non vi poniamo un freno sterilizzando i
nostri cuccioli.
Oggi
le persone che amano gli animali sono la maggioranza e la sensibilità verso i
nostri amici a quattro zampe è in crescita. Lo dimostrano tutte le Associazioni
e le strutture che mirano a facilitare i rapporti tra animali e proprietari
nella vita quotidiana e che sono in aumento. Le persone si informano,
frequentano corsi e seminari e sono solidali tra loro contro coloro che,
invece, ancora disprezzano gli animali e vorrebbero far loro del male.
Raccontaci un episodio,
un aneddoto, una storia che è rimasta particolarmente impressa nella tua
memoria di professionista e nel tuo cuore di donna.
Ci
sono stati tantissimi casi che mi hanno colpito nel profondo e che ancora mi
porto dentro. Ogni storia è a sé e mi ha trasmesso qualcosa che mi ha fatto
crescere, ma una di quelle che ricordo con maggiore affetto è la storia di una
gatta che è stata la prima ad essere adottata da una famiglia e che, in seguito
all’arrivo di altri gatti in casa, ha iniziato a distaccarsi dalla proprietaria
la quale, pur affannandosi in tutti i modi, non riusciva a recuperare la
situazione. La gattina aveva perfino smesso di mangiare a aveva cominciato a
strapparsi il pelo, manifestando così tutto il suo disagio. La proprietaria era
davvero addolorata, ma, presa com’era, non riusciva a venire a capo del
problema, così, osservando il tutto con occhio esterno, le ho suggerito come
dare più attenzione alla gatta che soffriva la presenza degli altri e, pian
piano, sono riuscita ad aiutarla, riportando la serenità in casa. Il rapporto
tra un proprietario e il proprio animale è di fatto un rapporto d’amore
paragonabile a quello che si può avere con un figlio, quindi, a volte, è
necessario che qualcuno ci suggerisca come affrontare determinate situazioni di
difficoltà quando noi stessi siamo così coinvolti, da non riuscire a vedere la
via giusta da percorrere.
A cosa stai lavorando
attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Visto
il grande successo del Seminario che ho organizzato lo scorso aprile sul
comportamento del gatto domestico, ho deciso di preparare un nuovo incontro sul
comportamento del cane che si terrà il prossimo 18 settembre, alle ore 16, alla
Casa della Cultura di Villa De Sanctis a Roma. Spero,
inoltre, di riuscire a concludere un libro che sto scrivendo, il quale
raccoglierà una serie di casi dei quali mi sono occupata in tanti anni di
professione, in modo da fare luce su ogni singola problematica con suggerimenti
e accortezze a beneficio dei proprietari di cani e gatti.