lunedì 15 giugno 2015

Igor Vitale: Comunicazione e Riconoscimento della Menzogna


La capacità di entrare in empatia con le persone che ci circondano, tanto da imparare a capire se ciò che dicono corrisponde realmente a ciò che pensano, è una delle massime aspirazioni di ciascuno di noi. Sia nel lavoro, sia nella vita, infatti, è importante riuscire a comprendere la vera natura di chi abbiamo di fronte, perché, per quanto le bugie abbiano le gambe corte, è fondamentale saper intuire e individuare prontamente gli indicatori della menzogna, per poter prendere con maggior consapevolezza le nostre decisioni, in ogni ambito. Ma a che punto sono lo studio e la ricerca circa la comunicazione verbale e non verbale e le tecniche di riconoscimento e rilevamento della menzogna? Che applicazione stanno avendo, nel nostro Paese e all’estero, i metodi scientificamente verificati in ambito clinico, giuridico e lavorativo? E che uso possiamo farne anche noi nel nostro piccolo quotidiano? A rispondere alle nostre domande sul tema, facendo chiarezza su tanti aspetti di queste interessanti discipline, sarà Igor Vitale, Psicologo clinico e del lavoro di grande professionalità e esperienza, docente internazionale esperto di ipnosi, coaching e tecniche di rilevamento della menzogna e Vicepresidente dell’Università Popolare Europea.

Saper interpretare i pensieri di una persona sulla base tanto della comunicazione verbale, quanto di quella non verbale è un’abilità importante nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. Ma davvero, con studio e allenamento, è possibile capire cosa prova chi abbiamo di fronte da una semplice espressione facciale, soprattutto se ci sta mentendo? Molti sono scettici…

L’obiettivo di chi studia comunicazione non verbale nel settore del lavoro e nella vita quotidiana è quello di incrementare la comprensione delle emozioni degli altri per migliorare la propria comunicazione. Lo studio delle espressioni facciali ci permette di capire molto sulle emozioni provate dal nostro interlocutore, ma ci spiega poco del perché una persona provi una certa emozione e del suo sistema di regolazione delle emozioni. Un’interpretazione più completa delle persone fa grande tesoro della comunicazione non verbale, ma non bisogna mai dimenticare la grande importanza del sistema del linguaggio, che ad oggi fornisce una grande quantità di informazioni.
La propria sensibilità nella comprensione degli altri può essere allenata notevolmente, anche perché lo studio di strumenti standardizzati è uno dei pochi modi per ridurre gli errori di valutazione.
La Psicologia Cognitiva e delle Decisioni ci insegna che la maggioranza delle persone mette in atto il cosiddetto errore di overconfidence, ovvero, sovrastima le proprie capacità di valutazione delle persone. La overconfidence può essere un grande pericolo per chi prende delle decisioni in azienda (selezione del personale, valutazione degli accordi commerciali), in ambito giuridico (valutazione dell’attendibilità di una persona), clinico (diagnosi, valutazione di un paziente) e anche personale (valutazione delle persone che ci circondano). Sono solitamente le tecniche standardizzate di analisi del comportamento a ridurre questo tipo di errori.
Gli studi confermano che tramite l’analisi delle incongruenze tra comunicazione verbale e non verbale è possibile essere più attendibili nel riconoscimento delle menzogne, specialmente se il racconto falso ha un connotato emotivo; lo studio delle microespressioni facciali diventa invece meno utile se la menzogna da riconoscere ha un connotato puramente cognitivo.
Proprio per questo motivo, assumono particolare importanza le tecniche di intervista e di interrogatorio, che, se finalizzate ad aumentare il carico cognitivo e/o emotivo, aiutano la lettura della comunicazione non verbale ad essere più informativa.

In cosa consiste il metodo F. A. C. S. ideato da Paul Ekman e di cosa può occuparsi concretamente in Italia chi ha studiato e approfondito questo tema?

Il Metodo F.A.C.S. può essere definito come un sistema di osservazione e classificazione di tutti i movimenti facciali, anche minimi, in riferimento alle componenti anatomiche del viso. Attualmente è considerato il sistema più completo ed utilizzato, in quanto considera il volto come un sistema multidimensionale e multimessaggio, convoglia in sé più messaggi ed informazioni allo stesso tempo. Chi utilizza questo metodo può dunque classificare e misurare le espressioni facciali tramite un atto di codifica, e, pertanto, decodificarle in un significato emozionale in un secondo momento, tramite un atto di decodifica. L’analisi delle microespressioni facciali è molto utile in questi settori:
-          Clinica: la relazione col paziente passa solo in minima parte tramite la comunicazione verbale, capire le emozioni del paziente può incrementare notevolmente il livello di empatia, una delle determinanti principali della riuscita di una terapia;
-          Criminologia, Giuridica e Investigazione: sebbene non sia una pratica molto diffusa in Italia, una valutazione attenta della comunicazione non verbale può essere utilizzata a fini investigativi per valutare l’attendibilità di una persona o comunque per ottenere maggiori informazioni su ciò che dichiarano le persone nei contesti giuridici;
-          Negoziazione e Selezione del Personale: sono due situazioni in cui c’è uno scarto tra ciò che la persona pensa e ciò che la persona dice. L’analisi della comunicazione non verbale è molto utile durante le negoziazioni per riconoscere eventuali menzogne o anche per identificare eventuali obiezioni nascoste che potrebbero minare l’accordo finale. Durante la Selezione del Personale accade qualcosa di simile: il candidato pone in atto, solitamente, tutta una serie di strategie di impression management, strategie con le quali il candidato punta a mostrarsi nel modo migliore possibile. Il buon selezionatore, può valutare l’attendibilità della persona selezionata tramite l’analisi di una serie di microdettagli.


Quali sono le regole d’oro per capire se la comunicazione verbale e non verbale di un soggetto non sono in sintonia tra loro e quindi, probabilmente, sta mentendo?

La prima regola d’oro è certamente la conoscenza del significato di dettaglio di ogni possibile movimento del corpo al fine di confrontarlo con la comunicazione verbale ed identificarne l’eventuale incongruenza. Una seconda regola d’oro è certamente lo studio della baseline del soggetto, ovvero, di quei comportamenti e stili non verbali abituali del soggetto; conoscere la baseline ci permette infatti di valutare eventuali variazioni del comportamento del soggetto. La terza regola d’oro è la considerazione dei fattori culturali che possono incidere sul comportamento non verbale del soggetto.
Occorre sempre ricordare che non esistono movimenti del corpo che indicano univocamente menzogna, ma che è opportuno ogni volta confrontare il significato del comportamento non verbale con quello strettamente linguistico.

Approfondiamo la questione dal punto di vista criminologico: quanto sono tenute in considerazione queste tecniche di rilevamento della menzogna in Italia e all’estero? Si usano in fase di indagini e sono valide in sede processuale?

Le Tecniche di Rilevamento della Menzogna sono considerate in modo diverso in Italia e all’Estero. Ad esempio, in Italia, come nella maggior parte delle giurisdizioni moderne, non è possibile usare strumenti quali il poligrafo (la cosiddetta macchina della verità), ma in alcune nazioni (ad esempio negli USA) il poligrafo è tuttora accettato come prova facoltativa. Lo studio della Comunicazione Non Verbale nei contesti criminologici può essere di grande aiuto nelle fasi di indagine e di ricostruzione della rete sociale della vittima in quanto ci fornisce dati ulteriori sulle dichiarazioni delle persone interrogate, tuttavia non è oggi accettabile come prova in fase processuale, in quanto, come accade per tutti gli strumenti di riconoscimento della menzogna, essa non ha un’attendibilità totale. Nella valutazione della credibilità, in Italia, sono largamente più usati strumenti di analisi della comunicazione verbale (Criteria Based Content Analysis, Reality Monitoring), sebbene anch’essi non abbiano un’attendibilità significativamente più alta. Alcune ricerche mostrano tuttavia che la soluzione ideale sarebbe costituita dalla triangolazione dei dati, ovvero, dall’utilizzo simultaneo di più metodi di rilevamento della menzogna.

Cosa consiglieresti a chi, in ambito psicologico, volesse intraprendere questi studi e specializzarsi in tali tecniche, tanto da farne una professione?


Il mio consiglio è quello di formarsi con training specialistici e soprattutto di tenere d’occhio la ricerca scientifica sull’argomento nelle banche dati di riviste scientifiche riconosciute, in quanto si tratta di un tema in costante aggiornamento. Sono recenti le tecniche di neuroimaging per comprendere il funzionamento del cervello durante la menzogna. Solo il costante aggiornamento scientifico può consentire al professionista di essere sempre preparato sulle novità e ad approssimarsi ad una valutazione corretta. L’esperienza sul campo completa, però, veramente la formazione di una persona che voglia utilizzare tali tecniche nei contesti professionali.

www.igorvitale.org

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