Dopo un’intera estate di promo che ce
l’hanno mostrata appollaiata sul suo galleggiante gonfiabile a forma di ananas
nel mezzo di un mare calmo e turchese, lo scorso 22 settembre ha fatto il suo
esordio Imma Tataranni – Sostituto Procuratore, la nuova fiction targata
Rai Uno che ha ufficialmente aperto l’autunno delle prime serate del servizio
pubblico dedicate alla serialità nostrana.
Sarà stata la recente scomparsa di Andrea
Camilleri, seguita, poco dopo, da quella di Alberto Sironi, fatto sta che,
neanche erano finiti i titoli di testa della prima puntata, gran parte della
critica e dei telespettatori hanno sentito il bisogno di accostare la rossa dal
tacco dodici al commissario più amato dagli italiani (ma un po’ meno da certi
Direttori).
Prima di farci un’idea tutta nostra, abbiamo
voluto seguire le avventure della Tataranni televisiva per qualche settimana e,
soffermandoci unicamente sulle trasposizioni Tv, siamo giunti alla conclusione
che la Tataranni non è un Montalbano al femminile, né, tantomeno, femminista. E,
probabilmente, sia Camilleri, sia Sironi, se potessero, si farebbero una bella
risata su tutta questa faccenda.
Che per affezionare e affezionarsi sia utile
fare accostamenti di cuore e di pancia, ne siamo abbastanza certi, ma, almeno
in seconda battuta, è bene fare riflessioni più profonde. Innanzitutto la
Tataranni è donna. E non è una semplice evidenza, ma una piacevole novità
anche per la rete ammiraglia della Rai che, nella sua fiction degli ultimi anni,
non ha donne per protagoniste (se escludiamo quelle col velo e i voti
perpetui), ma sono come comprimarie, spalle o gregarie atte al lancio di ruoli
maschili. La Tataranni è donna, lavoratrice (e che lavoratrice!), moglie, madre
e… faticosamente nuora. Tutti ruoli che spiccano a trecentosessanta gradi,
alternandosi tra i ritmi della narrazione, che passa piacevolmente dal mistero
da risolvere, alle esilaranti peripezie della vita quotidiana. Montalbano non
solo è un uomo, ma è interamente circondato da una squadra di collaboratori
uomini. Inoltre, come accade generalmente, in molte storie del Maestro le donne
hanno ruoli e personalità quasi favolistiche, dalla femme fatale che mette
tutti al tappeto, alla giovane innocente siciliana di una volta, col
vestitino a fiori e i boccoli neri. Imma, dal canto suo, è moderna, testarda,
meticolosa, con una memoria di ferro e un’abilità unica nel seguire e far
seguire le regole, senza mai abbassare il capo di fronte alle gerarchie e ai
potenti. Mariolina Venezia, la sua mamma letteraria, che, dopo i
romanzi, ha contribuito a scrivere anche la sceneggiatura della fiction, si è
battuta affinché la trasposizione televisiva della sua Tataranni non la
trasformasse in una macchietta, più isteria che intelletto e ci è riuscita alla
grande, perché la Tataranni tiene incollati allo schermo. Fa ridere, fa
commuovere, fa riflettere. E se te ne perdi qualche dettaglio, hai persino
voglia di riguardarla in streaming, perché quel sottile filo conduttore che lega
ogni episodio al successivo, praticamente impercettibile in Montalbano, è
intrigante e stimolante. Tra un caso e l’altro, Imma sa di essere una madre
ingombrante, ma ciò non le impedisce di restare se stessa, invadente, ma anche
protettiva. E le occhiate che riserva al giovane e bel carabiniere Calogiuri
sono spassose tanto quanto la tenera sintonia che la lega a quel tesoro di
marito che ha, Pietro, sempre pronto a mettere pace e freno, ma solo quando
serve, alla sua esuberanza.
Imma Tataranni – Sostituto Procuratore è
un raffinato e divertente gioco di equilibri, sullo sfondo di una Matera
scintillante e cupa nello stesso tempo, e, a coronare questo gran lavoro di
fino, c’è il talento di Vanessa Scalera, un volto poco noto sul
piccolo schermo Rai che ha decisamente bisogno di facce nuove in questo senso.
Se c’è una cosa che accomuna Salvo
Montalbano e Immacolata Tataranni è il senso del dovere e dello Stato, che si
può e si deve trasmettere a chi guarda la Tv, anche attraverso le narrazioni di
fantasia, e la capacità di entrambi questi personaggi, prestati dalla carta, di
aprire uno spaccato sulla complessa e complicata giustizia italiana.
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