mercoledì 17 aprile 2019

Daniele Botti: il quartiere Coppedè si tinge di giallo


Se fosse possibile sfogliare un quartiere come si fa con una rivista, restando colpiti, pagina dopo pagine, dagli scorci, le vie e gli incroci disegnati dai palazzi e dalle strade, questo sarebbe il Coppedè della nostra Capitale. Ma, se volessimo renderlo vero e proprio protagonista di una storia in carne, ossa cemento e architetture stravaganti e audaci, non ci resterebbe che affidarci a Daniele Botti e, in particolare, alla lettura del suo ultimo romanzo, “Forno Inferno”, Alter Ego Edizioni.
Non è la prima volta, infatti, che l’autore si lascia sedurre dal quartiere Coppedè, mettendolo al centro di una delle sue narrazioni e facendocene scoprire e riscoprire curiosità nascoste e verità più note, oltre che immaginari abitanti e frequentatori, così vividi e vivaci, da saltare letteralmente fuori dalle pagine delle sue storie.
Disturbante come uno splatter e frastornante come un pulp, ma anche avvincente come un mistery di altissimo livello e grottesco come la più graffiante delle satire: “Forno Inferno” è un giallo dalla struttura e dallo stile sorprendenti e originali che, talvolta si tinge di nero, talvolta di rosso, a seconda degli umori e delle piste seguite dal protagonista, il Commissario Tinca, un uomo di legge così bizzarro e sopra le righe, da stringere quasi un patto di sangue col lettore, rapito fin da subito da tanta faccia tosta tipica del “buono”, che ha messo la corazza del “cattivo”, come certi animali esotici che tentano di spiazzare gli avversari, ben più forti di loro, con veri e propri “giochi di prestigio”, pur di sopravvivere.
La storia inizia con l’omicidio di Ermete Lucifero, un anziano Professore dedito all’occultismo, che viene ritrovato morto in seguito a una oscura cerimonia rituale proprio nella sua abitazione al Coppedè. Le indagini di Tinca, sempre al soldo della setta dei Neri, lo condurranno alla scoperta dell’“Enigma dei petali di rosa”, di cui è cosparsa la scena del crimine, un mistero che risale al Medioevo e che lo trascinerà in un vortice ai confini del tempo e della realtà, tra Satanismo e Massoneria, dal quale sarà difficile uscire e distinguere il vero dal falso. Il tutto tra un’irruzione e l’altra proprio nel Forno Inferno, la caratteristica pizzeria che ha rimpiazzato il vecchio Caffè Coppedè, ridisegnando le geometrie e gli equilibri del quartiere.


Un misterioso omicidio rituale, una setta satanica e un enigma che risale al Medioevo infiammano le vie della Capitale, dal pittoresco quartiere Coppedè, fino ai Castelli Romani: raccontaci la genesi di questa nuova indagine del Commissario Tinca, “Forno Inferno”, Alter Ego Edizioni. Cosa ti ha ispirato durante la stesura e cosa volevi suscitare nei lettori?

L’ispirazione è stata un romanzo trash, Il settimo esorcista, Piemme Edizioni. Non so cosa volessi suscitare, è una domanda da fare ai lettori a posteriori, dopo che hanno letto il libro. Io volevo dare sfogo a certe pulsioni che mi agitavano.

La città di Roma e il quartiere Coppedè, in particolare, sembrano essere un importante filo conduttore della tua carriera di autore. Spiegaci le ragioni di questa scelta e come si fa a rendere un luogo tanto importante quanto un vero e proprio personaggio all’interno di una narrazione.

Ho ambientato il primo dei miei gialli al Coppedè perché nessuno ci aveva mai pensato, il motivo è molto semplice. Poi il Coppedè è un personaggio vero e proprio, è vero, perché oltre a dettare lo stile del romanzo detta anche i modi e i tempi narrativi: mescola i generi architettonici, i miei gialli mescolano gli stili narrativi (pulp, splatter, satira, trash, mistery, poliziesco, poliziottesco ecc); inoltre il quartiere è pieno di trovate e colpi di scena che hanno il fine di stordire e frastornare il visitatore, proprio come i miei romanzi.

Il Commissario Saverio Tinca, protagonista delle tue storie, rappresenta tutto ciò che un “eroe” non dovrebbe essere per farsi strada nel cuore dei lettori. Eppure, complice il tuo stile graffiante, Tinca è entrato a gamba tesa nell’immaginario degli amanti del genere. Come lo definiresti? In generale, come delinei i personaggi, sia principali, sia secondari, delle tue storie e le vicende che li coinvolgono?

Hai detto bene: Tinca è l’esatto opposto di come dovrebbe essere un commissario. Credo che risulti simpatico perché, nonostante il suo essere folle, violento, depravato e sopra le righe, in realtà è vittima di una società che poi è la vera realtà criminale. È una piccola tinca, con un gioco di parole, che nuota tra le piovre e gli squali di Roma e tenta di stare a galla.
Per delineare gli altri personaggi rubo dalla vita reale, mettendo attributi di amici e conoscenti, ovvero da film, serie tv ecc. Ad esempio Santoponte (l’usciere obeso del commissariato), è ispirato allo sportellista della mia banca, che di cognome fa proprio Santoponte.

Per saper scrivere bene, occorre, senza dubbio leggere molto, perché, in fin dei conti, anche una pungente parodia può essere considerata un omaggio sui generis verso una storia raccontata da qualcun altro. Che libro non può mancare sul tuo comodino e quale, invece, preferisti usare come fermaporta?

Sul mio comodino c’è di tutto, dalla Trilogia della spada di ghiaccio di Topolino, firmata da Massimo de Vita, alle opere di San Giovanni della Croce. Mi interessano molti i libri sull’alimentazione (ad es. Berrino, 21 giorni per rinascere, Shelton, Il digiuno può salvarti la vita). Ultimamente sul fronte della narrativa mi hanno catturato due libri eccezionali: Avviso ai naviganti, di Annie Proulx, e Non devi dirmi che mi ami, di Sherman Alexie, un autore notevole che non conoscevo. Non ho preclusioni, leggo di tutto, e anzi la maggior parte delle volte sono i libri considerati trash a ispirarmi (vedi la prima risposta).

A cosa stai lavorando attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il futuro e quanto dovremo aspettare per la prossima irresistibile indagine di Tinca…

Ultimamente, per riagganciarmi alla domanda precedente, ho solo voglia di leggere, leggere e leggere. Cosa scaturirà fuori da questo, non lo so.


mercoledì 3 aprile 2019

Andrea Gasparini: la storia di “Coràio!”


Durante è un giovane laureato bolognese che, per sbarcare il lunario, tutti i giorni salta sulla sua bicicletta e fa consegne a domicilio per un ristorante di dubbio gusto per il quale lavora come tuttofare. Una pedalata dopo l’altra, consegna dopo consegna, Durante racconta e riflette sulla quotidianità della propria città, testimone per nulla oggettivo di una vita a velocità sempre più accelerata, in cui relazioni ed esperienze si consumano ormai troppo in fretta. Accanto a lui ci sono Libera, la sorella maggiore, sognatrice e ottimista e i genitori, ben lontani dall’essere i perfetti e imbattibili supereroi che ogni figlio vorrebbe, e una gran quantità di amici, nemici, vicini, conoscenti, tutti alla ricerca della propria felicità. Inizia così “Coràio!”, Augh! Edizioni, il secondo romanzo di Andrea Gasparini.
Evocativo e poetico, ma anche originale e diretto, graffiante e satirico, lo stile di Andrea Gasparini è sorprendentemente ricco di spirito critico e ironia, proprio come il carattere di Durante, il testardo protagonista della storia, a tratti surreale, a tratti bizzarra, che apre una finestra sulla routine di tutti noi, attraverso i punti di vista dei vari personaggi. Con questa fiaba moderna, così simile e, allo stesso tempo, così diversa dalla vita di ciascun lettore, Andrea Gasparini sa essere divertente, ma fa anche ragionare e riflettere, senza essere didascalico, né saccente. Il suo Durante vive un’esistenza stravagante e ai limiti del grottesco, nonostante abbia tanti punti in comune con molti suoi coetanei in carne e ossa, eppure è testimone fedele di una realtà alla quale siamo talmente assuefatti, da non comprenderne le bislacche assurdità. Questo romanzo, infatti, pur avendo dei protagonisti forti e delineati a tutto tondo, è, per certi aspetti, corale, perché è arricchito da un caleidoscopio di personaggi nient’affatto secondari la cui vite si intrecciano, ma non mancano di far percepire al lettore la profonda solitudine di ciascuno di loro. Un senso di emarginazione che accomuna tutti e forse è caratteristico dei nostri tempi, nei quali siamo tutti sempre connessi, ma anche sempre più isolati.


“Coràio!”, Augh! Edizioni, è un romanzo emozionante e attuale, evocativo e coinvolgente, che parla di famiglia, emancipazione, integrazione e tradizione, mettendo tutto in discussione con la voglia di costruire qualcosa di nuovo. Raccontaci la genesi di questa storia: cosa ti ha ispirato durante la stesura? E cosa intendevi trasmettere ai lettori?

Ho scelto di scrivere una commedia grottesca perché volevo divertimi e far divertire, ma soprattutto invitare i lettori a porsi delle domande relativamente alle vicende narrate. Desideravo essere didattico senza annoiare, per questo mi sono ispirato alla tradizione della commedia all’italiana e al post-modernismo americano, trovando in un rider porta-pizze una figura emblematica per il ruolo di protagonista, gli occhi perfetti per mostrare le brutture e la bellezza che percepisco. Ai lettori, in particolar modo ai disillusi, volevo quindi dare per iscritto una spinta propulsiva.

Quando e da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che scrittore sei: segui l’ispirazione in ogni momento della giornata o hai un metodo ben preciso al quale non puoi rinunciare?

Ho iniziato a dedicarmi alla scrittura creativa durante l’adolescenza, volevo trasmettere dei messaggi che si avvicinassero il più possibile alla forma dei miei pensieri, e visto che non so né dipingere né tantomeno scolpire, sono diventato romanziere. Appunto le ispirazioni su una Moleskine o dove capita, anche sui biglietti dell’autobus per esempio, e nei fine settimana o quando ho abbastanza energia per farlo, le strutturo in un racconto.  

Durante, Libera, i loro genitori e tutti i variopinti personaggi che ruotano attorno alla loro esistenza costituiscono un vivace mosaico di personalità che rendono questa opera decisamente corale. Presentaceli ciascuno con un aggettivo che li caratterizza al meglio. In generale come delinei i personaggi, sia principali, sia secondari, delle tue storie e le vicende che li coinvolgono?

L’aggettivo che più si confà a Durante è caparbio, Libera è invece sognante, Anselmo sbarazzino, Serena stoica, Orcocan simpatica, il Rabbino acuto, il Visciola sensibile e il Moro furbo. E poi ci sono gli altri, a cui delego a voi l’aggettivazione. I miei personaggi sono il risultato di una miscela delle persone e personalità che conosco: Durante ha il mio carattere e il fisico di Mark Zuckerberg, Libera ha i capelli di un’amica ed è speranzosa come una mia ex collega e via discorrendo. Per quanto riguarda le vicende, racconto ciò che accade attorno a me con onestà, dando risalto alle situazioni che credo siano maggiormente significative per un motivo o per l’altro, vedi il racconto dello sgombero o quello della coda davanti all’Apple store.    

Nella storia che racconti ogni personaggio cerca il proprio posto nel Mondo. C’è ancora posto nel Mondo e, in particolare, nel nostro Paese, per gli scrittori, sia come professionisti, sia come custodi della memoria di un popolo? Che suggerimento daresti ai tuoi aspiranti colleghi scrittori, coetanei o più giovani, che volessero intraprendere un percorso simile al tuo? Facciamo un bilancio della tua esperienza fino a oggi.

La perdita di memoria individuale e collettiva è uno dei temi che tratto nel romanzo: in una società dove tutto si consuma rapidamente, quindi anche la memoria, c’è assoluto bisogno di scrittori e scrittrici che verbalizzino ciò che credono sia giusto permanga. L’invito che rivolgo ai miei colleghi di oggi e domani è: non mollate, anche in un anfratto di mondo deve tuonare la vostra voce. 

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro e se stai già lavorando a un terzo attesissimo romanzo.

Al momento sto lavorando ad un thriller ambientato nella mia valle trentina di origine (Primiero S. Martino di Castrozza) e continuo a portare a spasso per l’Italia il reading tratto dal romanzo. Se volete maggiori informazioni a riguardo, venite a uno degli spettacoli!