Per Tom Hazard il tempo è un concetto relativo. Non è un supereroe
invincibile, né un vampiro immortale. Ma ha quasi cinquecento anni e ne
dimostra circa quaranta. È decisamente vecchio,
anche se non sembra. Inizia così “Come
fermare il tempo” il nuovo romanzo di Matt
Haig edito da E/O.
Quella di Tom è semplicemente una strana e
per lo più sconosciuta malattia che hanno poche decine di persone al mondo e
per la quale non c’è cura, né studi scientifici a dare risposte. Si tratta di
una sindrome, o meglio di una sorta di disfunzione probabilmente genetica, il
cui unico sintomo è un invecchiamento incredibilmente lento. Tutti coloro che
ne soffrono, incluso Tom, prima o poi moriranno, ma, a differenza della gente
“normale” che invecchia e, in un certo senso, si consuma in media nell’arco di ottant’anni, essi ci impiegheranno
secoli e secoli, cosa che è molto difficile da spiegare e da comprendere, non
solo dal punto di vista scientifico, ma anche da quello antropologico e
sociale. Motivo per cui i pochi affetti da questa malattia sono costretti a
cambiare frequentemente vita, viaggiando per il mondo, prima che qualcuno si
accorga del fatto che non invecchiano, e, in questo, sono supportati da
un’organizzazione segreta, chiamata Società degli Albatros, che ne garantisce
l’anonimato e la possibilità di spostarsi senza difficoltà.
A quella che apparentemente sembra una
vita avventurosa e piena di fascino c’è da affiancare l’altra faccia della
medaglia: il dolore di vedere invecchiare e morire le persone che si amano e,
di conseguenza, di non poter mai stringere rapporti profondi, passando
letteralmente da una vita all’altra, senza un attimo di pace e di serenità.
A Tom che ormai da secoli ha perso il suo
grande amore, Rose, questo stile di vita inizia ad andare stretto e per questo comincia
a entrare in conflitto con la Società degli Albatros e con Hendrich, uno dei
suoi più alti e anziani rappresentati, per conto del quale Tom ha anche commesso
azioni che avrebbe preferito evitare. È per questo che Tom, alla continua
ricerca di Marion, un misterioso personaggio di cui si comprenderanno identità
e destino nel corso della lettura, chiede di poter condurre una vita più
normale possibile come Professore di Storia in una scuola inglese, tornando nel
suo Paese d’origine, dove ha vissuto gli anni della sua infanzia e giovinezza,
accanto al suo unico vero amore. In questa ennesima “nuova vita” Tom cerca
disperatamente la semplicità, tentando di non lasciarsi andare alla malinconia
dei ricordi, ma soprattutto di non innamorarsi di nuovo.
Narrata in prima persona, dal punto di
vista del protagonista, questa storia seducente come un thriller psicologico,
ma anche brillante come un chick-lit e arricchita da una prosa profonda e
introspettiva, colma di riflessioni impregnate di attualità, ha il pregio di saltare
da un secolo all’altro senza mai confondere il lettore. Le avventure di Tom,
tra segreti inconfessabili e sentimenti forti, sono avvincenti e coinvolgenti,
in ogni secolo. Il lettore, infatti, viene trascinato sempre più lontano, nel
tempo e nello spazio, con la consapevolezza che la natura umana è solo
apparentemente diversa di epoca in epoca, conservando in se stessa un nucleo
che ci rende tutti più simili di quel che crediamo e preda di forze che ci
condizionano anche più delle malattie stesse e del tempo come costante
universale.
Lo stile dell’autore è scorrevole e, a
tratti, lirico. Tom, il protagonista della storia, esteriormente così
incorruttibile, è, in realtà, schiavo del tempo molto più di tutti gli altri e
nasconde in sé una fragilità che ce lo fa amare, sin dalle prime pagine, con
grande tenerezza.
In un mondo in cui la vecchiaia è sempre
meno considerata come fonte di saggezza, ma solo di debolezza, e il tempo è
come un boomerang che torna indietro lasciandoci ben poco oltre a fugaci
sensazioni, Matt Haig riesce a far riflettere anche raccontando una storia
impregnata di fantasia, di voglia di sognare e di fermare il tempo a quei pochi
intimi istanti di vita che, solo dopo averli vissuti, abbiamo capito essere di
pura felicità, cristallizzata solo nella memoria del nostro cuore.