Oltremanica lo considerano uno degli autori più
importanti dell’età vittoriana, nel Bel Paese lo si studia a malapena a scuola
e solo recentemente è stato ritradotto e ripubblicato, in particolare da Fazi: si tratta di Wilkie Collins, classe 1824, Londinese
DOC e uno degli scrittori più prolifici dell’Ottocento, tanto che è considerato
uno dei padri del poliziesco moderno,
assieme a Edgar Allan Poe e a Sir Arthur Conan Doyle. Il giovane Collins è un
ragazzo brillante che si distacca decisamente dalle orme del padre, un noto
paesaggista dell’epoca, laureandosi in legge e diventando avvocato, professione
che non eserciterà mai, ma la cui conoscenza sarà fondamentale nella sua
carriera letteraria.
Wilkie Collins scrive venticinque romanzi, più di
cinquanta racconti e circa quindici opere teatrali. La grandezza di questo
autore sta nell’aver contribuito a fondare alcuni generi letterari di intrattenimento
molto amati anche oggi, dal sensation al crime novel, dall’horror
con contaminazioni gotiche e romantiche, fino al poliziesco classico a tratti
arricchito anche da elementi paranormali. La capacità di Collins di
caratterizzare sottilmente i personaggi, attraverso un ritratto psicologico realistico
e credibile, unita alla creazione di intrecci originali e ingegnosi, tra
sentimento e mistero, non ha uguali nell’Ottocento, fatta eccezione,
naturalmente, per il suo grande amico Charles Dickens, che appoggiò fortemente
il giovane Wilkie, pubblicando molte delle sue opere a puntate nelle riviste da
lui gestite e dando vita a un sodalizio letterario di grande fascino.
I titoli di maggior successo, soprattutto di
pubblico, ma meno di critica, sono La
donna in bianco, Senza nome
e La pietra di luna, romanzi
avvincenti, dalle strutture solide e che utilizzano tecniche narrative
estremamente moderne, come il continuo alternarsi dei punti di vista dei vari
personaggi e la puntualità delle descrizioni, mai fini a se stesse,
caratteristiche che rendono queste opere quanto mai attuali. L’unica
circostanza che ha contribuito a frenare la grande produzione di Collins è
stata la sua salute precaria, la sua dipendenza da oppio e da laudano e la sua vita
sentimentale travagliata e intensa, che lo ha portato a mantenere praticamente
due famiglie, generando grande curiosità per la sua figura.
Dopo la sua morte, il successo di Wilkie Collins
diminuisce, lasciando spazio a Dickens e agli altri autori dell’epoca. Solo
ultimamente, anche in Italia, grazie a una rivalutazione della critica, Collins
sta vivendo una nuova epoca d’oro ed è preso ad esempio da molti giovani
autori, desiderosi di seguire le sue orme, soprattutto nel poliziesco. E noi
siamo certi che ogni aspirante autore di gialli, e non solo, debba saggiamente
prendere confidenza con le opere di Collins e studiarne attentamente la struttura,
sperando di carpirne i segreti. Perché, una volta iniziato, è impossibile smettere
di leggere Wilkie Collins.
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