mercoledì 22 maggio 2019

“Per Interposta Persona” di Monica Bartolini


Lo stile pulito, scorrevole e vivace, ma soprattutto la capacità di esplorare il punto di vista di tutti i personaggi coinvolti nella storia, pur tenendo salde le redini della voce narrante attraverso i pensieri del protagonista: sono queste le peculiarità che fanno dei romanzi di Monica Bartolini delle storie di grande qualità, che lasciano profonda nostalgia nei lettori più voraci, destinati a terminarle sempre troppo in fretta. E anche “Per Interposta Persona”, I Buoni Cugini Editori, l’ultimo romanzo in ordine di tempo della Rossa che Scrive Gialli, non fa eccezione e non delude, riportandoci alle atmosfere dense di mistero, ma mai prive di umanità, che caratterizzano il modo di condurre le indagini del nostro Maresciallo Nunzio Piscopo, ormai “maturo” e a un passo dalla pensione, ma mai sufficientemente “distaccato”, nonostante i numerosi casi della sua carriera.


In questa nuova avventura la trama gialla, così sapientemente intessuta da Monica Bartolini, ruota attorno all’assassinio dell’ambiguo gioielliere Greco che ha tutta l’aria di essere un regolamento di conti, ma, in realtà, attraversa l’intimità di tante famiglie unite non solo da legami di sangue, ma anche di lavoro e amicizia, avvolgendo lo stesso Piscopo in una morsa che lo serra nella difficoltà di mantenere più di una promessa, senza che nessuna confligga con l’altra. Sì, perché quando a essere sospettato è proprio il suo superiore, il Maggiore Spada, a causa della presenza della sua pistola sulla scena del crimine, Piscopo fa il possibile per mantenere lucidità e fiducia in se stesso e nella divisa che porta, facendosi forza della sua capacità di intuizione e interazione con tutte le complesse personalità con le quali verrà a contatto nel corso dell’indagine. Ma la situazione si rivelerà più intricata e dolorosa del previsto.
In un dipanarsi incalzante di indizi apparentemente contraddittori, lasciati come briciole dall’autrice, pagina dopo pagina, Piscopo accompagna i lettori e si lascia guidare dalla sua umana sensibilità più che da tutti gli altri mezzi investigativi che possiede, per cercare, da un lato di far luce sugli eventi, dall’altro di svelare la realtà dietro alle apparenze di un caso più scomodo di quel che sembra.


Non solo mafia, provincia e fatti di sangue, Monica Bartolini attraversa e approfondisce tutte le sfaccettature dell’amore, soffermandosi con grande dolcezza e delicatezza su quello genitoriale e filiale e analizzando mancanze, debolezze e imperfezioni che caratterizzano proprio tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda. Fin dove sarà costretto a spingersi Piscopo per far luce su tutta la faccenda? Metterà in gioco se stesso e i suoi legami più cari fino in fondo? A chi e in cosa potrà credere oltre che nelle sue sole forze?
Tra frustrazione, delusione, amarezza e incertezza per il futuro, il nostro eroe dovrà far fronte a sorprese e continui colpi di scena, verso un epilogo inaspettato e nuovi panni da vestire in cui sentirsi un “uomo nuovo”.


mercoledì 8 maggio 2019

“La cospirazione dell’Inquisitore” di Giulia Abbate



Giulia Abbate, romana, classe 1983, non è un’autrice qualsiasi, ma una che ha studiato e tanto. Se in un vero e proprio ‘oceano’ di romance di tutti i tipi, ne state cercando uno che vi rimanga dentro anche dopo aver ultimato la lettura, non solo per la storia d’amore, ma soprattutto per lo stile e la capacità di rievocare le ambientazioni medievali e il senso di precarietà che la vita dell’epoca doveva suscitare, soprattutto per le donne, “La cospirazione dell’Inquisitore”, Leggereditore, è ciò che fa per voi.
Dopo un paio di interessanti incursioni nella fantascienza, infatti, Giulia Abbate riesce a impadronirsi delle regole e delle atmosfere del romance storico con una destrezza e un’abilità, che fanno scorrere la lettura della storia d’amore fin troppo velocemente, tra avvincenti colpi di scena e ricostruzioni puntuali, ma mai prolisse.
Il romanzo racconta la storia di Elisa, bella e indomita vedova poco più che ventenne che, all’alba del XIV secolo, è rimasta vedova del signore del feudo degli Altoviti, nell’Italia centrale, caduto in una crociata, e ha dato alla luce una bimba già orfana che ha chiamato Matilde. Sono passati quasi dieci anni da quell’evento tragico che ha segnato per sempre la vita di Elisa, la quale, secondo le usanze del tempo, avrebbe fatto bene ad affidare la figlia ai cognati, i nuovi signori, e a ritirarsi in convento. Ma Elisa, donna determinata e anche un po’ ribelle, non si è mai sottomessa a questa tradizione e continua a occuparsi della figlia, coperta dal suo velo nero e dalle vesti perennemente in lutto.
Tutto sembra destinato a ripetersi sempre uguale in quel piccolo borgo di un’Italia lontana nel tempo, finché Gisella, la più cara amica di Elisa, una donna dall’indole forse troppo libera per l’epoca, esperta di erbe e di rimedi naturali, viene arrestata con l’accusa di stregoneria e un affascinante e misterioso inquisitore, di nome Riccardo, giunge al castello per indagare e decidere se dovrà svolgersi un processo. Nonostante Riccardo sia un monaco e un predicatore ammaliante, non nasconde affatto il suo passato di cavaliere e veste spesso con gli abiti del mondo. Elisa ne resta subito misteriosamente affascinata e turbata allo stesso tempo e Riccardo sembra ricambiare la sua attrazione, ma la giovane ha la sensazione che ci sia molto altro che l’uomo le sta tenendo nascosto. Tra passioni proibite, banchetti, agguati, duelli e fughe, solo una cosa è certa: la vita di Elisa e Riccardo sembra destinata a cambiare per sempre.
La narrazione occupa uno spazio temporale di nove giorni, che coincidono con la novena che Elisa decide di dedicare alla Madonna all’inizio del romanzo, pregando per la salvezza dell’amica Gisella, ma anche per la sua stessa vita che sente sempre più appesa a un filo e per un futuro migliore per se stessa e per sua figlia. Questa scansione temporale ricostruisce al meglio l’atmosfera medievale, un periodo difficile per le donne, nel quale il tempo sembrava scorrere sempre uguale a se stesso, ma in cui, ugualmente, era possibile perdere tutto da un momento all’altro, a causa delle continue faide e lotte per il potere maschile, per cui le donne erano spesso solo semplici pedine. All’interno di questo contesto raccontato in modo credibile e piacevole, la storia d’amore tra Elisa e Riccardo è incastonata come una perla che brilla per la passione e la semplicità, ma, non oscura tutto il resto, inserendosi come ‘protagonista’, senza essere ingombrante, in un romance storico che, a tutti gli effetti, per lo stile, l’apparato descrittivo, la costruzione dei personaggi e dei dialoghi, non ha nulla da invidiare a quei romanzi storici in cui l’amore è lasciato solo sullo sfondo.