Inizi Ottocento, l’Inghilterra, in guerra
con la Francia di Napoleone, sembra sull’orlo della sconfitta e l’economia
industriale del Paese, dilaniato dalle lotte operaie, ne risente. Shirley Keeldar,
una giovane e caparbia ereditiera, si trasferisce in un villaggio dello
Yorkshire dove ha ricevuto un cospicuo lascito che l’ha resa una donna ricca e,
ben presto, fa amicizia con l’orfana Caroline Helston, timida e dolce,
praticamente il suo opposto. Caroline, che vive con un dispotico zio, è
innamorata di Robert Moore, un imprenditore indebitato fino al collo, burbero e
spietato coi suoi dipendenti, pur di rimettere in sesto le finanze della sua
famiglia. E così, mentre Caroline, riservata e con poca fiducia in sé stessa,
cerca di mettere da parte i suoi sentimenti per Robert, Shirley, fiera e
brillante, deve difendersi da chi la vorrebbe in sposa solo per il suo
patrimonio, fino a un epilogo piuttosto sorprendente.
Secondo romanzo, dopo “Jane Eyre”, “Shirley” eleva definitivamente Charlotte Brontë fino all’Olimpo delle
giovani autrici inglesi più amate dal grande pubblico anche oggi, accanto a
scrittrici come la Austen o la Gaskell, con le quali, di certo, non teme il
confronto. Questo romanzo, poco conosciuto in Italia, dove è stato ripubblicato
da Fazi Editore, è, in realtà, da
sempre molto apprezzato in ambito anglosassone, non solo per la capacità
dell’autrice di intrecciare le vicende umane, che coinvolgono i protagonisti,
con una raffinata ricostruzione storico sociale, che è vivida e molto sentita
dai vari personaggi, ma anche per la spontaneità dei dialoghi e lo spessore
delle due eroine protagoniste. In effetti è difficile comprendere come mai, tra
le due, la Brontë abbia deciso di omaggiare solo Shirley, utilizzando il suo
nome come titolo, visto che la delicata e pura Caroline è protagonista tanto
quanto lei, soprattutto nella prima metà del romanzo. Solo alla fine, infatti,
si comprende l’importanza del personaggio di Shriley, apparentemente forte e
imperturbabile, femminista ante litteram,
eppure libera da ogni pregiudizio e limpida nell’esprimere i propri sentimenti,
dall’amicizia, all’amore.
Bisogna ammettere che la lettura, per
quanto emozionante e scorrevole, subisce delle battute d’arresto in alcuni
punti, ma, a tenere sempre vivo l’interesse del lettore è soprattutto il
rapporto tra le due protagoniste, sinceramente amiche e confidenti, nonostante
siano così diverse, il riflesso l’una dell’altra, in un mondo pieno di uomini
spesso incapaci di ascoltare il proprio cuore. Del resto è proprio grazie a
questo romanzo che il nome Shirley
passa definitivamente, dall’essere un nome esclusivamente maschile, a
tipicamente femminile. Un motivo deve pur esserci.
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