venerdì 29 giugno 2018

“Muori con me” di Karen Sander. Il thriller che ha scalato le classifiche tedesche



Un presunto serial killer, spaventosamente violento, terrorizza Düsseldorf. Georg Stadler, commissario di grande esperienza, è deciso a catturarlo e, contro il parere dei superiori, chiede l’aiuto di Elisabeth Montario, giovane psicologa criminale, nota per aver risolto, grazie ai suoi profili, una serie di omicidi in cui la polizia brancolava nel buio. Tra i due nasce un rapporto di forte complicità che li condurrà nell’abisso della mente di un killer che sembra non volersi fermare davanti a nulla. Inizia così “Muori con me”, edito da Giunti, un thriller di Karen Sander.
Quando il doloroso passato di Elisabeth Montario tornerà a galla, mettendo in pericolo le indagini e la sua stessa vita, Georg Stadler dovrà mantenere tutta la lucidità necessaria per risolvere un caso che lo metterà profondamente in discussione, in un crescendo di tensione e colpi di scena.
“Muori con me” è il primo di una serie di romanzi che ha per protagonisti la coppia Stadler-Montario e che sta entusiasmando il pubblico tedesco e non solo. Scorrevole, emozionante e coinvolgente, il romanzo è molto ben costruito, sia per quel che riguarda il mistero da risolvere, sia per il rapporto tra i protagonisti, profondo e mai banale. Lo stile di Karen Sander è pulito e semplice, lasciando al lettore lo spazio necessario per entrare in empatia coi protagonisti, che mostrano un aspetto umano interessante tanto quanto la soluzione dei delitti. Al contrario di tanti personaggi solitamente presenti nei thriller, così perfetti da sembrare invincibili, Georg ed Elisabeth subiscono profonde trasformazioni all’interno della narrazione: commettono errori, prendono abbagli e si mettono in dubbio, dimostrando che sono talento, intuito e passione a fare la differenza anche nel loro duro lavoro.
In attesa che, anche in Italia, vengano tradotti tutti i successivi libri della serie, non si fatica a immaginare che un romanzo così avvincente potrebbe facilmente essere adattato per il cinema o per la tv, con grande soddisfazione di noi lettori che, dopo aver letto i libri, amiamo anche vedere sullo schermo le storie che ci hanno fatto emozionare.


giovedì 28 giugno 2018

“Magic in the Moonlight” di Woody Allen. Amore e Magia in Costa Azzurra



Anni Venti, Stanley Crawford è un cinico e insopportabile gentiluomo inglese, il cui sarcasmo è superato solo dalla sua abilità nei giochi di prestigio, che lo ha portato a girare il mondo vestendo i panni del grande illusionista cinese Wei Ling Soo. In una società affascinata dall’aldilà e in cui lo Spiritismo è di gran moda, Stanley è fermamente convinto che, dopo la morte, non ci sia proprio nulla e viene invitato da un vecchio amico a smascherare la giovane Sophie Baker, una presunta medium di origini americane che si trova in Costa Azzurra, ospite di una ricca famiglia che ha chiesto i suoi servigi. Stanley, incuriosito e diffidente, decide di accettare l’incarico e incontra Sophie sotto la falsa identità di un uomo d’affari, cercando di scoprire i suoi trucchi. Ma, complici i tramonti sulla riviera, i consigli della zia Vanessa e un improvviso temporale estivo, Stanley si renderà conto che avere fiducia nel prossimo fa assaporare la vita con un’intensità tutta nuova, che non aveva mai provato prima. Sophie è brillante, ironica, decisamente naïve e dotata di un fascino irresistibile, ma sarà una vera medium? Una cosa è certa: il soprannaturale esiste e non c’è nessun trucco nella magia dei sentimenti.


Woody e l’amore? Ci si potrebbe davvero scrivere un libro. Ma se avete amato “Midnight in Paris”, non potrete che emozionarvi anche di fronte a “Magic in the Moonlight” una fiaba moderna diretta da Woody Allen di nuovo in stile belle époque, dove tutto, dalla sceneggiatura, alla fotografia, passando per le musiche e le splendide interpretazioni di Colin Firth ed Emma Stone, ci coinvolge in un’atmosfera davvero unica. Non sarà il solito Allen impegnato e introspettivo, ma, pur trattandosi di una piacevole commedia romantica, i dialoghi non deludono affatto in quanto a profondità e coinvolgimento, e i personaggi sono messi a fuoco alla perfezione, ottenendo, nell’insieme, un risultato davvero gradevole. In un’Europa che si prepara agli anni della dominazione Nazista, Stanley Crawford è il perfetto esempio dell’uomo moderno che crede solo a ciò che vede. Quando egli si rende conto che anche un imperturbabile razionale come lui può essere toccato dalla magia dell’amore, sceglie di assecondare la sua imperfetta umanità, non smettendo di farsi domande, ma preferendo rispondere solo a quelle che sono davvero alla sua portata. Ciò fa della sua tanto celata fragilità qualcosa da condividere con chi non avrebbe mai immaginato al suo fianco. Sophie, infatti, è tutto ciò da cui è sempre fuggito, nascondendosi dietro un carattere intollerabile. E se è vero che gli opposti si attraggono è bello constatare che al chiaro di luna tutto può succedere.


mercoledì 27 giugno 2018

“Le sette sorelle. La storia di Maia” di Lucinda Riley. Una saga tra magia e famiglia



Maia è una ragazza dalla bellezza radiosa, eppure enormemente timida. Si trova a Londra da un’amica quando una notizia tristissima la sconvolge: il suo amato padre adottivo, Pa’ Salt, è morto. Inizia così “Le sette sorelle. La storia di Maia”, Giunti, il primo volume della saga romantica di Lucinda Riley.
Maia fa immediatamente ritorno a Ginevra nello splendido castello di Atlantis, dove viveva col padre e con l’affezionata governante Marina, pronta a starle accanto. Ben presto la raggiungeranno le sue cinque sorelle: tutte orfane provenienti da ogni angolo del mondo e adottate bambine da quel padre carismatico e generoso che ha dato a ciascuna il nome di una stella. Ad attenderle, però, c’è un curioso testamento: una sfera armillare i cui anelli hanno incise alcune coordinate misteriose. Maia sarà la prima a riuscire a decifrarle e a voler partire alla ricerca delle sue origini, in un viaggio colmo di peripezie che la condurrà fino in Brasile, alla scoperta delle avventure di Izabela, una sua antenata dalla quale ha ereditato tutta la sua bellezza. Con l’aiuto del misterioso e affascinante scrittore Floriano, Maia porterà alla luce una serie di segreti che sconvolgeranno per sempre la sua vita. Quest’incantevole ed emozionante fiaba moderna, è solo una delle fatiche di Lucinda Riley, una scrittrice di grande talento, il cui stile, delicato e sobrio, è in grado di ammaliare davvero chiunque. In particolare “Le sette sorelle. La storia di Maia” è il primo capitolo di una saga di sette libri che ci stanno tenendo col fiato sospeso, raccontandoci, ciascuno, la storia di una delle sorelle adottive coi nomi delle stelle e svelandoci i misteri del castello di Atlantis, tra romanticismo e magia. Ogni sorella, infatti, si troverà di fronte a un percorso che la condurrà verso il proprio destino, attraverso tante avventure che quasi strizzano l’occhio alla letteratura fantastica, non trascurando però gli aspetti storici dei fatti, né l’introspezione dei personaggi, tratteggiati in modo intimo e coinvolgente. Una serie che si è dimostrata in grado appassionare tutti, a tutte le età e in tutto il mondo, fino all’ultima avventura.


martedì 26 giugno 2018

“Dolores Claiborne. L’ultima eclissi”: un thriller psicologico tratto da Stephen King



“Qualche volta fare la carogna è la sola cosa che resta a una donna”. A pronunciare queste parole è la pluripremiata attrice Kathy Bates, che veste i panni di Dolores Claiborne nell’omonimo film del 1995, diretto da Taylor Hackford e tratto da un romanzo di Stephen King. Dolores è una donna forte e robusta, dai modi semplici e diretti. Quando viene accusata dell’omicidio dell’anziana e ricchissima Vera Donovan, per la quale lavora come domestica da oltre vent’anni, una parte del suo doloroso passato torna a bussare alla sua porta. Molti anni prima, infatti, la donna è stata accusata dell’assassinio del marito Joe, un alcolista violento e senza scrupoli. Dolores viene ben presto prosciolta dall’accusa e la morte di Joe, avvenuta in circostanze misteriose durante una spettacolare eclissi, viene archiviata come un incidente, ma l’episodio mina irrimediabilmente il rapporto della donna con la figlia Selena, interpretata dall’attrice Jennifer Jason Leigh. La ragazza, ormai diventata una brillante giornalista, ha ben pochi ricordi della sua infanzia e, costretta a tornare dalla madre per difenderla dalla nuova accusa di omicidio, si scontra con le tristi vicende dell’adolescenza, che credeva di aver sepolto per sempre. Ma la morte di Joe è stata davvero un incidente? E chi ha ucciso Vera Donovan? Per scoprirlo non ci resta che affidarci ai ricordi più segreti di Dolores Claiborne.


Si sa, durante le eclissi accadono le cose più strane. Sembra che abbiano una strana influenza tanto su ciò che ci circonda, quanto su noi stessi. Lo sanno bene Stephen King e lo sceneggiatore Tony Gilroy, che hanno dato vita a un film straordinario, coinvolgente e terrificante nello stesso tempo, emozionante e unico, come un’eclissi. Infatti, grazie anche alla toccante interpretazione di Kathy Bates, già premiata per il ruolo di Misery nell’omonimo film, sempre tratto da King, nessun appassionato del genere può sottrarsi alla visione di questa pellicola. Le vicende drammatiche, magistralmente narrate, ruotano, attorno a un’eclissi, sorprendente e raro spettacolo della natura, ma si tratta soltanto di un affascinante pretesto. 


In un continuo susseguirsi di flashback, Dolores e Selena, ripercorrono le dolorose tappe del loro rapporto madre-figlia, il vero tema centrale del film, tra ricordi tragici e reciproche accuse, tentando di gettare le basi per una nuova, ma difficile relazione. Il ritmo è lento, le atmosfere oscure, ma il tutto è sostenuto e cadenzato dai dialoghi incalzanti tra le protagoniste, donne ferite in un mondo di uomini crudeli, ma anche donne che non intendono rinunciare alle loro personalità forti. Lo stesso personaggio di Vera Donovan, la ricca vedova che muore all’inizio del film, ha un forte ascendente su Dolores, come si percepisce dai suoi stessi racconti, che parlano di un rapporto di amore e odio, suggellato da un grande segreto che ha tenuto unite le due donne per anni. E forse hanno ragione entrambe: qualche volta fare la carogna è la sola cosa che resta a una donna. Ma state tranquilli, uomini, la prossima eclissi ci sarà solo nel 2081: avete tutto il tempo di godervi questo splendido thriller psicologico e magari prendere qualche appunto per la sopravvivenza…


lunedì 25 giugno 2018

“Altrimenti muori” di James Patterson, l’autore più venduto nel mondo



Nick Daniels è un giornalista vecchio stampo, di quelli che le storie buone le riconoscono dall’odore. Quando l’ex campione di baseball, Dwayne Robinson, deciderà di concedergli un’intervista esclusiva per il Citizen, la rivista per cui lavora, Nick non se lo farà ripetere due volte. Ma il giorno del colloquio, in uno dei ristoranti più in voga di Manhattan, Nick non fa in tempo a accendere il registratore, che al tavolo accanto si consuma un brutale omicidio: Vincent Marcozza, un avvocato noto per essere il difensore dei più potenti capimafia della città, viene trucidato da un sicario che riesce a far perdere le sue tracce. E questo è solo l’inizio per il povero Nick, malcapitato testimone chiave di un’inchiesta che si rivelerà piena di imprevisti e colpi di scena. Riuscirà Nick a risolvere il caso, scrivere un pezzo decente e a salvare Courtney, suo capo e donna di cui è perdutamente innamorato? Lo scopriremo solo leggendo “Altrimenti muori”, un thriller di James Patterson edito da Longanesi.
Il segreto di James Patterson? Bella domanda! Se sapessimo come è riuscito a vendere oltre trecento milioni di copie in tutto il mondo, diventando l’autore di thriller più amato degli ultimi anni, di certo non saremmo qui a scriverlo. Ma Patterson è molto di più, per cui andiamo con ordine.


Uno stile graffiante e scorrevole, capitoli brevi, continui colpi di scena e grande acume nella descrizione dei personaggi sono solo alcuni dei pregi che fanno leggere questo libro tutto d’un fiato e che ormai hanno reso questo autore una vera garanzia per ogni lettore appassionato, facendogli perdonare perfino lo scivolone sul luogo comune dei soliti italiani mafiosi a New York. Una volta letto un libro di Patterson, viene voglia di collezionarli tutti: dai numerosi romanzi della serie di Alex Cross, a quelli che hanno per protagoniste le donne del Club Omicidi, passando per i thriller di Michael Bennet e dell’Agenzia Private International, fino ai cosiddetti romanzi singoli, come il nostro “Altrimenti muori”, tutti editi da Longanesi e Tea. Vista la sua prolificità, Patterson non ha mai fatto mistero di avvalersi di numerosi e fidati co-autori, i cui nomi sono sempre accanto al suo nelle copertine dei romanzi, come Howard Roughan, che, in questo caso, ha collaborato con lui nella stesura delle avventure di Nick Daniels.
Ma la vera grandezza di Patterson, quasi difficile da credere, soprattutto se guardiamo all’editoria italiana, è la sua capacità di essere un autore più che poliedrico, assolutamente trasversale. Dal giallo, di cui è maestro, al rosa, passando per i libri per bambini e le sceneggiature per il cinema e la televisione, nulla sembra poter sfuggire alla sua penna, con gran successo di vendita e pubblico. Non c’è lettore che James Patterson non sia in grado di soddisfare: provare per credere!


venerdì 22 giugno 2018

“Missing. New York” di Don Winslow. Alla ricerca di persone scomparse



Lincoln, Nebraska. Frank Decker è un detective tenace, con un profondo senso della giustizia e abile nel suo lavoro, tanto che tutti lo credono vicino a una promozione: sarà lui il prossimo capo della polizia. Finché un giorno, da un tranquillo sobborgo della città, scompare una bambina di nome Hailey Hansen e tutto cambia. Le prime indagini sembrano non portare a nulla e le statistiche sono spietate: se una persona scomparsa non viene ritrovata entro le prime ventiquattro ore le probabilità che sia stata uccisa sono altissime. Ma Frank è disposto a tutto pur di salvarla: anche a mettere in discussione il suo matrimonio con Laura, lasciare il suo lavoro e una carriera ormai avviata e iniziare un lungo viaggio fino a New York su tracce che sembrano sempre più labili e inseguendo verità sempre più scomode. Riuscirà Frank a mantenere la promessa fatta a Cheryl, la mamma di Hailey, e a riportare la bambina a casa sana e salva?
“Missing. New York” di Don Winslow, edito da Einaudi, è solo il primo capitolo di una serie poliziesca che promette di tenerci col fiato sospeso grazie a una serie di elementi decisamente positivi. Innanzitutto la capacità dell’autore di mettere in piedi una storia credibile, su un argomento molto attuale e non troppo esplorato come la ricerca degli scomparsi, utilizzando un registro scorrevole, ma estremamente puntuale. I dialoghi sono veloci e la descrizione delle indagini e delle procedure di ricerca, man mano che il tempo passa inesorabile, è molto dettagliata e nello stesso tempo incalzante. Il personaggio di Frank Decker, inoltre, è, in assoluto, l’eroe in cui tutti vorremmo imbatterci: coraggioso e infaticabile, eppure profondamente sensibile e coscienzioso. La sua psicologia riserverà senz’altro molte sorprese nelle avventure che seguiranno, perché è un personaggio complesso, indiscutibilmente a tutto tondo.
Un romanzo piuttosto breve, perfino troppo, da leggere tutto d’un fiato e che non lascia affatto insoddisfatti, ma impazienti di leggere i casi futuri.


giovedì 21 giugno 2018

“Storia Erotica d’Italia” di Cinzia Giorgio. L’Italia è una Repubblica fondata sul piacere



A cosa serve la Storia? Bella domanda, vero? Chissà quante volte ce lo siamo chiesti, da bambini, sui banchi di scuola, forse un po’ confusi e annoiati, tra cronologie, battaglie ed eventi da ricordare. Fortunatamente ormai siamo abbastanza grandi per prenderci una rivincita e iniziare a leggere una Storia d’Italia decisamente insolita grazie a Cinzia Giorgio che, con la sua “Storia Erotica d’Italia”,
edita da Newton & Compton, ci farà vedere le cose da un punto di vista completamente nuovo.
Che le doti amatorie degli Italiani siano leggendarie è risaputo in tutto il Mondo, ma quanto sarà vero che sono così imbattibili? L’autrice non pretende certo di rispondere in modo assoluto a questa domanda, ma compie un’operazione decisamente intelligente: mette da parte le dicerie e affonda il naso nelle fonti storiche, facendo rivivere personaggi che tutti siamo convinti essere stati solo, re, dame, generali, artisti o politici e invece, proprio come noi, spesso sono stati guidati dalle passioni, generando intrighi e scandali che nessuno aveva mai osato raccontare prima.
Così dall’Antica Roma, agli scandali sessuali di Berlusconi e Marrazzo, passando per il Medioevo di Boccaccio, le cortigiane rinascimentali e gli amori ai tempi del Fascismo, pagina dopo pagina, scopriamo una sorprendente Storia di relazioni intrecciate come e, perfino, meglio che in un romanzo, in cui uomini e donne, contribuiscono equamente ad arricchire un quadro assai intrigante.
Lo stile è limpido, scorrevole e accattivante, col chiaro intento di divulgare e far riflettere, non solo attraverso figure chiave, assolutamente esemplari dei periodi storici presi in esame, ma anche grazie a ricostruzioni storiche impeccabili e fondamentali per inquadrare ogni fatto. Un saggio in piena regola, col pregio di riuscire a informare e approfondire, ma tenendo più che alta l’attenzione, quasi come quando si legge un romanzo avvincente e non si vede l’ora di sapere come va a finire.
Deliziosamente evocativo e divertente, sorprendente e mai banale, semplice ma estremamente accurato, questo libro è scritto un’autrice di talento, che è stata in grado di rendere alla portata di tutti, con innata eleganza, un tema spinoso e delicato, con la giusta dose di irriverenza e compostezza, non scivolando mai in facili ovvietà. Del resto dal passato c’è sempre da imparare…


mercoledì 20 giugno 2018

“La Monaca” di Denis Diderot. Un classico da riscoprire



Chi di noi non è assalito da numerose reminiscenze scolastiche al solo sentire il nome di Denis Diderot? Illuminista, filosofo, letterato, fautore dell’ambizioso progetto dell' Encyclopédie assieme al collega D'alembert e intimo amico di giganti del pensiero moderno quali, Voltaire, Rousseau e Grimm, non tutti sanno, però, che, tra le numerose opere di Diderot, c’è anche un’interessante incursione nel mondo del romanzo con “La monaca”, un grande classico decisamente sottovalutato, edito in Italia da varie case editrici, tra cui Garzanti.
La protagonista delle vicende narrate è Suzanne Simonin, figlia adulterina appartenente a un’importante famiglia aristocratica che, in età da marito, è costretta a chiudersi in convento, abbracciando la vita monastica. All’inizio della sua permanenza a Longchamp Suzanne è quasi sollevata da quella che ritiene un’inaspettata serenità, dopo un’infanzia di angherie e soprusi da parte di una famiglia che la considerava inutile e scomoda, ma si rende ben presto conto che, dietro a rapporti di apparente tranquillità, si nasconde una terribile scia di violenza fisica e psicologica nei confronti delle incolpevoli recluse come lei. Suzanne, allora, decide di tornare in seno alla famiglia, ma l’astio e la freddezza con cui viene accolta la riportano ben presto in convento, dove torna a essere vittima dell’istituzione che la imprigiona e che non le ha perdonato l’iniziale ribellione alle sue regole ferree. Nonostante la presenza di alcune compagne leali e degne di fiducia, il fragile equilibrio di Suzanne si spezza di nuovo, dopo anni di reclusione e la donna decide di fuggire, rifugiandosi a Parigi, dove morirà poco dopo, rifiutata da tutti, sola e consapevole che non potrebbe esserci altra via d’uscita alla sua condizione, se non la morte.
A lungo si è dibattuto se “La monaca” potesse davvero appartenere al genere del romanzo, abbracciandone i canoni così come delineati dai primi autori, e ciò che ci convince di più in tal senso, tralasciando struttura dell’opera e stile dell’autore, è proprio la sottile introspezione dei personaggi, in particolar modo della protagonista. La conclusione alla quale ci porta questo romanzo è che gli individui non sono liberi, ma, di fronte ai condizionamenti naturali e sociali, hanno una sola via da percorrere: la conoscenza della realtà e della propria coscienza, l’unica forza umana in grado di produrre genuini atti di libertà. Del resto questo non è altro che il risultato dello stesso pensiero filosofico di Diderot, improntato, in quegli anni, verso la fondazione di un metodo materialistico dialettico. Anche la struttura e lo stile dell’opera, quindi, riflettono il metodo di analisi del filosofo illuminista, il quale, pagina dopo pagina, esamina, con lucida e spietata delicatezza, i comportamenti dei personaggi, facendone, solo in questo modo, emergere personalità e condizionamenti: dalla freddezza dei genitori di Suzanne, all’omosessualità della Superiora di Arpajon, alle contraddizioni tra i dettami religiosi e i fatti che muovono i protagonisti verso il loro destino, il più delle volte tragico e ineluttabile.


Di sicuro di fronte alla grande produzione di un filosofo come Diderot il rischio di perdere di vista un’opera da molti considerata secondaria come “La monaca” è piuttosto serio, ma ci piace pensare come anche un romanzo, che per definizione ha il solo compito di intrattenere, possa in realtà racchiudere, se attentamente analizzato, il cuore pulsante del pensiero dell’autore. La tragicità della condizione femminile, la forza dell’Illuminismo rivoluzionario, la ribellione verso i condizionamenti sociali come la religione e la famiglia, la volontà di innalzare il proprio libero arbitrio a solo e unico fautore delle nostre decisioni, sono sia i temi fondamentali che si analizzano e snodano nelle vicende del romanzo, sia alcune tra le più importanti questioni sulle quali Diderot ha incentrato tutta la sua ricerca filosofica, divenendo esponente di un movimento le cui conseguenze rivoluzionarie ci influenzano ancora oggi. Queste sono, senza dubbio, le principali motivazioni per cui è necessario riscoprire quest’opera purtroppo sottovalutata, ma non possiamo dimenticare anche l’aspetto più squisitamente ludico e ricreativo che deve accompagnare la lettura di ogni romanzo e, anche in questo, Diderot non delude, delineando personaggi che ci sorprendono e ci fanno riflettere, allo stesso tempo, e scavando, con squisita sensibilità, nell’animo femminile attraverso le considerazioni della protagonista, pur mantenendo sempre fedele a una scrittura lucida e composta. Potrebbe sembrare che in Diderot manchi la forza drammatica e quasi lirica di eroine accomunate dalla stessa condizione monacale di Suzanne, come la Capinera di Verga, o la Signora di Manzoni, ma, considerando i differenti periodi storici e gli approcci quasi agli antipodi degli autori, ci sentiamo, soprattutto nell’ottica dello studio del monachesimo femminile, di consigliare di leggere e studiare parallelamente questi tre autori e i loro personaggi, così da comporre un interessantissimo mosaico di quella che fu una assai comune condizione femminile per molti secoli in tutta Europa.



“Infine giunse il momento terribile. Allorché dovetti entrare nel luogo in cui dovevo pronunciare i voti, le gambe non mi ressero; due delle mie compagne mi presero sotto le braccia. La mia testa era reclinata su una di loro ed esse mi trascinavano a fatica. Non so che cosa accadesse nell’animo dei presenti, ma ciò che vedevano era una giovane vittima morente che si portava all’altare e da ogni petto sfuggivano sospiri e singhiozzi tra i quali sono certa che non si udivano quelli di mio padre e di mia madre.” (La monaca, Denis Diderot, Garzanti,1983).


martedì 19 giugno 2018

“I diavoli di Loudun” di Aldous Huxley. Storia di un caso di possessione di massa, tra letteratura e cinema



Francia, anno del Signore 1631: sotto il regno di Luigi XIII il cardinale Richelieu è determinato a distruggere l’indipendenza delle piccole città di provincia di estrazione Ugonotta e ordina di farne demolire le mura, segno tangibile di autonomia e autogoverno. Inizia così “I diavoli di Loudun” di Aldous Huxley, Cavallo di Ferro Editore, ispirato a una storia realmente accaduta e resa famosa dal film di Ken Russel, “I Diavoli”, con Vanessa Redgrave e Oliver Reed.
Nel piccolo centro di Loudun, il barone di Laubardemont, incaricato di eseguire l’ordine del Cardinale Richelieu, trova un aspro oppositore in Urbain Grandier, un prete che, pur mostrando un sincero senso di religiosità, conduce una licenziosa vita privata, circondato da numerose amanti di vari ceti sociali. Grandier si fa portavoce del malcontento popolare verso la controversa figura di Richelieu e, in seguito alla morte del Governatore della città, ne assume i poteri, opponendosi a qualsiasi decisione volta a fiaccare l’indipendenza del popolo di fronte al re. La notorietà del giovane prelato cresce a dismisura, complici il suo grande fascino e carisma e i numerosi pettegolezzi, affatto infondati, che si raccontano sul suo conto. Anche suor Jeanne des Anges, frustrata e deforme superiora delle Orsoline, si lascia sedurre dalla figura di Grandier, che ha suscitato in lei un interesse non del tutto spirituale. La suora infatuata, nel tentativo di stabilire un concreto rapporto con lui, lo invita a ricoprire il posto di direttore spirituale del suo convento di clausura, ma viene bruscamente rifiutata. È l’inizio di un furore isterico per la donna che, convinta di essere posseduta dal demonio per mano dell’ignaro Grandier, trasmetterà ben presto il suo malessere alle malcapitate consorelle, dando un pretesto ai nemici politici del prelato per sbarazzarsi di lui con la complicità dell’Inquisizione e di conniventi esorcisti.


Questo romanzo storico, ispirato a una vicenda realmente accaduta che riguarda il più famoso caso di possessione demoniaca di massa della storia, a tratti cronaca lucida di un periodo oscuro della storia di una Francia ancora lontana dalla Rivoluzione, è uno degli ultimi lavori di uno dei più grandi intellettuali inglesi del nostro tempo, Aldous Huxley. Dopo una carriera dedicata alla fantascienza e alla continua ricerca di nuovi mondi, Aldous Huxley fa un tuffo nella storia più torbida della nostra Europa, raccontando con dovizia di particolari vicende politiche e religiose di un mondo che non sembra essere uscito affatto dai secoli bui. Lo stile è limpido, diretto, scorrevole, erudito e ricco di vitalità, nonostante alcune descrizioni siano più vicine a ciò che si potrebbe leggere in un saggio, piuttosto che in un romanzo. I personaggi annaspano nei propri ruoli, come avvolti dalla fitta nebbia di una società immobile, eppure sono delineati a tutto tondo in modo magistrale, in particolare il protagonista Grandier, ecclesiastico convinto, ma anche uomo dalla profonda carnalità, così libero da dover essere eliminato a ogni costo, scomodando perfino il Diavolo.


Un libro che si divora, nonostante la complessità della struttura e che, recentemente ristampato dalla Casa Editrice Cavallo di Ferro in un’elegante e colorata versione pocket, consigliamo a tutti gli studenti che conoscono Huxley solo come visionario creatore di dimensioni parallele, col monito che nulla di nuovo si può immaginare senza affondare le radici negli incubi, spesso dimenticati, della storia passata.
Memorabile rimane la versione cinematografica del 1971 diretta da Ken Russel e magistralmente interpretata da Vanessa Redgrave, nei panni di suor Jeanne, e Oliver Reed, nel ruolo di Grandier, dal titolo “I Diavoli”. Onirica eppure incalzante: un raro e assai poco noto esempio di film in grado di sostenere il confronto con un romanzo di altissimo livello, perché tenta di interpretarlo, senza imitarlo pedissequamente.
Una vicenda ispirata alla realtà che, nella sua drammaticità annunciata e palpabile, non è poi così lontana dalla nostra società mediatica, dove, dalla politica, alla cronaca, la continua ricerca del colpevole è pari solo all’irrefrenabile necessità di distruggere chi non si è in grado di comprendere.


lunedì 18 giugno 2018

“Di Ilde ce n’è una sola” di Andrea Vitali, inesauribile tessitore di trame



Il ritrovamento fortuito di una Carta d’Identità, un marito sospettoso e una giovane moglie dal caratterino spigoloso: ecco i principali ingredienti dell’ultimo romanzo di Andrea Vitali, “Di Ilde ce n’è una sola”, edito da Garzanti e disponibile anche in formato e-book.
È l’estate del 1970 e fa particolarmente caldo, quando Oscar, operaio in cassa integrazione, viene informato che qualcuno ha ritrovato la Carta d’Identità della giovane e stravagante moglie, dalla personalità piuttosto volubile: Ilde Ratti. E sarà proprio per evitare discussioni con la Ilde che il povero Oscar, assai diffidente, inizierà a indagare sulla faccenda, forse anche per ammazzare il tempo, suo malgrado, nelle lunghissime giornate di calura estiva che sembrano non dare tregua nemmeno a un incolpevole cassintegrato come lui, costretto in casa tutto il giorno.


La vicenda, che giungerà a un epilogo inaspettato, è narrata con la maestria e l’umorismo sagace che gli affezionati lettori del pluripremiato Andrea Vitali ormai conoscono bene: lo stile è scorrevole e discorsivo, i personaggi esilaranti e incredibilmente realistici e le vicende fin troppo quotidiane, ma, forse proprio per questo, ancor più in grado di catturare la curiosità del lettore. Vitali non ha bisogno di scomodare brutali assassini o avventurosi amanti per attirare l’attenzione dei suoi ammiratori: vera protagonista di tutti i suoi romanzi è la vita lacustre della piccola provincia italiana e il brulicare di personaggi unici e di vicende ai limiti dell’incredibile che vi gravitano attorno. Non per questo, però, possiamo dire che i romanzi di Andrea Vitali siano tutti uguali. Questo, più che prolifico, inesauribile tessitore di trame sa stupirci ogni volta con una trovata diversa. Complice lo stile squisitamente narrativo, unito alla brevità dei capitoli dal ritmo incalzante, l’autore ci porta per mano in quello che si vede essere un mondo che ama e che, per quanto possa sembrar stretto, non deve essere poi così male se è una tale fonte di ispirazione.


venerdì 15 giugno 2018

“Doctor Sleep” di Stephen King. Il sequel di “Shining”



Ho il forte presentimento che molti di noi abbiano atteso questo momento con ansia per giorni, mesi, addirittura anni. Ebbene, l’attesa è finita: il magico potere della luccicanza è tornato a popolare i nostri incubi di insaziabili lettori con “Doctor Sleep”, l’attesissimo seguito di “Shining” di Stephen King, edito in Italia da Sperling & Kupfer. Dopo più di trent’anni dalla pubblicazione del suo capolavoro, il re del brivido firma uno dei sequel più attesi degli ultimi decenni, lasciando ancora una volta il suo pubblico senza fiato.
Come abbiamo letto in numerose interviste rilasciate per la promozione del romanzo, i personaggi inquietanti che popolavano l’Overlook Hotel, magistralmente reso sullo schermo dal film capolavoro di Stanley Kubrick interpretato dall’indimenticabile Jack Nicholson, hanno tormentato le notti del maestro dell’horror per molti anni dopo la pubblicazione di “Shining”, tanto da spingerlo a riportarli in vita in questo romanzo che inizia esattamente dove si era interrotto il precedente, dopo l’incendio del lugubre hotel.


A quella tragedia sono scampati Richard Hallorann, cuoco dell’albergo, Wendy Torrance, moglie del custode invernale Jack Torrance, morto nel vano tentativo di fermare le fiamme, e il loro figlioletto, Danny Torrance, rimasto miracolosamente illeso nel corpo, ma non nell’anima. Il protagonista del romanzo è proprio un Dan ormai cresciuto, ma ancora profondamente segnato da ciò che accadde all’Overlock. Dan, dopo anni passati allo sbando in giro per l’America, cercando di combattere contro un’eredità paterna fatta di alcolismo, violenza e depressione, ha finalmente messo radici in una piccola città del New Hampshire, trovando lavoro in un ospizio. Aiutato da un gatto in grado di prevedere il futuro, Dan cerca di accompagnare i vecchietti nell’ultima parte della loro vita, donandogli il conforto che solo il potere della luccicanza è in grado di dare, diventando Doctor Sleep, il Dottor Sonno.
Sarà l’incontro con la misteriosa Abra Stone, dotata di un potere ancor più abbagliante del suo, a sconvolgere di nuovo la fragile esistenza di Dan, riportando in superficie l’orrore di demoni spaventosi che credeva ormai sepolti da tempo, ma che in realtà sono cresciuti con lui.


King ricostruisce e approfondisce un mondo demoniaco di presenze oscure che sono più vicine di quel che noi tutti vorremmo credere, senza rinunciare al suo stile asciutto e diretto, spesso sarcastico e distaccato, ma a tratti emozionante e perfino commovente. La capacità dell’autore di farci entrare in una dimensione parallela, fatta di mostri all’apparenza assolutamente inoffensivi e nascosti dietro facce comuni, ma in realtà potenzialmente distruttivi e capaci di annientare la nostra volontà, è a dir poco unica e la tensione è sempre palpabile anche mettendosi nei panni dei personaggi che, nonostante le loro potenti capacità soprannaturali, sembrano essere anche più vulnerabili di noi semplici esseri umani.
“Doctor Sleep” è un romanzo emozionante e coinvolgente sin dalla prima pagina, irrinunciabile per gli appassionati ammiratori di King, nonostante non tutti ne siano rimasti soddisfatti, ma ugualmente avvincente e interessante anche per i più scettici che credono sia tutta fantasia. O, meglio, vogliono credere. Buona lettura e sogni d’oro!


giovedì 14 giugno 2018

“Il diario di Mr. Darcy” di Amanda Grange. I segreti dell’‘orgoglioso’ più amato di sempre



Dopo oltre duecento anni dalla realizzazione del romanzo più noto della scrittrice inglese, la personalità e le opere di Jane Austen continuano a influenzare le autrici de nostri tempi, come abbiamo potuto già constatare analizzando la trilogia di Pamela Aidan. L’esperimento condotto con “Il diario di Mr. Darcy”, Tre60 Edizioni, da Amanda Grange, prolifica scrittrice inglese, specializzata nell’interpretazione creativa dei classici della letteratura, è simile, ma racconta in modo fluido e piacevole i pensieri del nostro Darcy attraverso le intense pagine del suo diario personale.
La vicenda inizia circa un anno prima rispetto alla versione originale, ripercorrendo le tappe salienti del tradimento di Wickham, che cerca di plagiare Georgiana Darcy, e si conclude un anno dopo il matrimonio tra Darcy e Elizabeth, ormai felici e affiatati nella rinnovata tenuta di Pemberly. Le vicende intermedie sono proprio le stesse che tutti conosciamo alla perfezione, vissute nei panni di Darcy: il primo incontro al ballo, la permanenza con Jane a Netherfield Park, il grande rifiuto di Lizzie, il nuovo incontro a Pemberly, la disgrazia di Lydia a causa del solito Wickham e il tentativo disperato di rimettere a posto le cose, fino allo splendido lieto fine, il tutto raccontato in modo fedele e appassionato, facendo risaltare quella sensibilità profonda del temperamento di Darcy che egli stesso cela agli occhi di Elizabeth, ostentando orgoglio e superbia.


Lo stile della Grange è pulito, gradevole e credibile e denota una profonda conoscenza del romanzo e dello stile di Jane Austen, tanto che è in grado di ricreare, col giusto tocco di modernità, le squisite atmosfere di tempi e luoghi che hanno fatto sognare a occhi aperti milioni di lettrici e lettori in tutto il mondo.
Tutti i personaggi, compresi quelli minori, mantengono la propria personalità, così come erano stati magistralmente delineati dalla stessa Jane, nonostante cambi il punto di vista degli eventi. L’intero romanzo, disponibile anche in versione e-book, scorre velocemente, grazie anche alla veridicità dei dialoghi e delle descrizioni, forse insuperata in questo filone di autrici che si ispirano ai personaggi della Austen, reinventandoli nelle loro opere. Anche l’acume e l’ironia del personaggio di Elizabeth, di solito paradossalmente trascurato in questi casi, non passano affatto in secondo piano e sono resi alla perfezione attraverso gli occhi di Darcy che, sebbene spiazzato, in un primo momento, dallo spirito allegro e gioioso della ragazza, ne rimane catturato, pagina dopo pagina, arrendendosi al nuovo sentimento che sta nascendo dentro il suo cuore.
Nessun appassionato ammiratore di Jane Austen riuscirà a resistere alla tentazione di leggere quest’incantevole rivisitazione di una delle, ormai longeve, storie d’amore più belle di tutti i tempi.


mercoledì 13 giugno 2018

“Bridget Jones. Un amore di ragazzo” di Helen Fielding. Il romanzo che ha ispirato “Bridget Jones’s baby”



A chi non è mai capitato di ritrovarsi in una imbarazzante situazione alla Bridget Jones? E chi di noi donne, almeno una volta nella vita, non ha tenuto un diario, provando a emulare l’eroina inglese, alla quale sembra succedere proprio di tutto? L’abbiamo lasciata, ormai qualche anno fa, felice e pazzamente innamorata del suo Mark Darcy, dopo pagine e pagine di risate, passate tra strategie per accalappiare l’uomo perfetto, l’incessante lotta ai chili di troppo e la scelta delle mutandine giuste per ogni occasione, e l’abbiamo recentemente ritrovata in tutte le librerie e poi in tutti i cinema alle prese con nuove e spassosissime avventure dai risvolti davvero inaspettati. Ma andiamo con ordine.
In “Bridget Jones. Un amore di ragazzo”, edito da Rizzoli, la scrittrice Helen Fielding infatti, vera pioniera del chick lit, ha sconvolto i milioni di fans in tutto il mondo con una mossa davvero audace: Bridget è di nuovo sola e nel modo peggiore possibile, è rimasta vedova e con due figli piccoli, Billy e Mabel. Lo sconcerto è stato grande, me ne rendo conto, ma, ragazze, dobbiamo farci coraggio!
Anche io sono stata tentata di chiudere il libro e di lanciarlo disgustata contro il muro, ma non l’ho fatto, e non solo perché lo stavo leggendo sul mio affezionato lettore, in versione e-book. A Bridget bisogna sempre concedere una possibilità. E Bridget, infatti, non mi ha delusa neppure stavolta.


Alle soglie dei cinquanta, disperata, depressa e con due figli piccoli, Bridget è la stessa pasticciona di sempre, che ne combina una al minuto, manda a fuoco la cucina per fare le salsicce, fa mille buoni propositi e poi non ne mantiene nemmeno uno, e ha un pessimo rapporto con la tecnologia, dal telecomando della TV, allo smartphone di ultima generazione. Dopo un lungo periodo di lutto però, la nostra amata Jones decide di darsi una mossa: si mette a dieta e finalmente riesce a perdere tutti i chili di troppo, smette definitivamente di fumare e si iscrive a Twitter, lasciandosi prendere dal vortice dei Social Network. Circondata dagli amici di sempre, Tom, Jude, Talitha e Daniel, il solito marpione che al cinema era stato interpretato da Hugh Grant, e ora è il padrino di Billy e Mabel, ma non sembra essere cambiato più di tanto, Bridget cerca di essere una madre migliore possibile per i suoi figli e, nello stesso tempo, decide di tentare una nuova carriera come sceneggiatrice di soggetti cinematografici, riscoprendo il talento per la scrittura.
Il risultato è una miscela esplosiva di esilaranti episodi di vita quotidiana, tra il comico e il grottesco, che vi faranno ridere a crepapelle e vi strapperanno anche qualche lacrima, facendovi spesso riflettere su voi stesse e sul vostro modo di affrontare il futuro anche nelle difficoltà.


Gli spunti di critica ironica verso la nostra routine giornaliera sono sempre più acuti e spassosi, pagina dopo pagina: lo scorrere del tempo, la capacità di superare le avversità più imprevedibili, lo sforzo di essere buoni genitori, alle prese con una scuola sempre più esigente e con giochi elettronici di ogni tipo, che sembrano venir fuori come funghi dopo la pioggia e, last, but not least, la volontà di coltivare la propria femminilità, cercando di non cedere troppo agli stereotipi o ai sensi di colpa o, magari, a qualche bottiglia di vino. Brigdet è tutto questo e molto di più. È uno specchio della donna di oggi, fragile e spesso disorientata, ma coraggiosa e incosciente quanto basta per sopravvivere a qualsiasi cosa. Ed ecco che la nostra inarrestabile beniamina si barcamena tra improbabili appuntamenti, un toy boy davvero travolgente di nome Roxster, imbarazzanti avventure, tra sbronze e pidocchi, e i sempre più numerosi scontri con un arrogante, quanto affascinante, insegnante di Billy, Mr. Wallaker.
Questo libro scorre che è una bellezza, frizzante e divertente, non deludendoci nemmeno nel finale, che potrebbe essere, addirittura, l’inizio di nuove avventure che, ancora una volta, non sapremo lasciarci sfuggire.


Non molto tempo dopo l’uscita del romanzo, i cinefili appassionati di sequel hanno iniziato a scalpitare in attesa di capire come si sarebbero sviluppate sullo schermo le avventure della Jones interpretata da Renée Zellweger. La trama di “Bridget Jones’s baby” è decisamente diversa da quella del romanzo e vede la nostra eroina, ormai più adulta, che, dopo ave rotto con Mark Darcy, immancabile e sempre più affascinante Colin Firth, si butta sul lavoro di produttrice e conosce Jack, uno spericolato americano che ha il sorriso irresistibile di Patrick Dempsey, e intreccia con lui una relazione. Dopo poco Bridget scopre di essere incinta, ma non sa chi dei due uomini della sua vita sia il padre del bambino. Questo è solo l’inizio di una gravidanza davvero esilarante, complice anche una spassosa ginecologa interpretata da Emma Thompson, verso un epilogo in cui non si può far altro che seguire il cuore. Insomma, neppure la Fielding, che ha firmato il soggetto del film e poi un nuovo romanzo sotto forma di diario che segue le vicende della pellicola, “Bridget Jones’s baby. I diari”, edito da Rizzoli, sembra aver avuto il coraggio di far fuori il nostro amato Darcy-Firth, colonna portante di quella che anche al cinema si sta trasformando in una vera e propria serie. Chissà cosa riserverà il futuro per Bridget e per la sua nuova famiglia…


martedì 12 giugno 2018

“Gatti molto speciali” di Doris Lessing. La biografia felina della vincitrice del Nobel



Tra le commoventi pagine sulla sua amata Africa e le taglienti storie di donne, è stato affascinante scoprire come nella vita di Doris Lessing, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2007 scomparsa nel 2013, i gatti abbiano sempre occupato un posto speciale. Tutto viene raccontato in “Gatti molto speciali”, edito da Feltrinelli.
Il primo gatto la Lessing lo accarezzò quando viveva ancora in Persia, con la famiglia, all’età di soli tre anni e, a quanto pare, fu amore a prima vista, nella convinzione che ogni gatto sia unico e irripetibile. Nonostante i numerosi viaggi, dall’Africa, all’Inghilterra, Doris Lessing non volle mai privarsi della compagnia di molti gatti, spesso ritenuti più sensibili e comunicativi di tanti esseri umani e, fino alla fine, nel tranquillo quartiere inglese dove viveva, non è stata considerata come la scrittrice di fama mondiale, vincitrice del Nobel, ma semplicemente come la gattara del circondario, tanto la sua casa era rifugio sicuro per tutti i felini dei dintorni. In questo splendido libro, dedicato alla figlia, la Lessing racconta la sua vita e quella delle persone che ha amato attraverso gli occhi dei gatti che ha incontrato, tra aneddoti divertenti ed episodi malinconici, capaci di commuovere per la limpidezza dello stile e la disarmante purezza con cui sono narrati.


Dall’Africa, dove i gatti domestici andavano tenuti separati da quelli selvatici, nonostante tutti subissero il richiamo della natura, alla città di Londra, nella quale ha avuto a che fare con felini ormai abituati a convivere con gli esseri umani e per questo più avvezzi alla città, ma a volte non meno provati dalle difficoltà della vita randagia, il rapporto di confidenza della scrittrice coi gatti che l’hanno circondata è sempre stato molto intenso, a tratti felice, a tratti persino drammatico. I gatti della Lessing assumono quasi connotazioni umane, alcuni dotati di personalità forti e socievoli, altri vittime della paura e delle esperienze negative, alcuni longevi e sani, altri condannati a lunghe trafile tra un veterinario e l’altro, ma tutti di sicuro hanno avuto la fortuna di sedere accanto alla macchina da scrivere di una delle autrici più intense del secolo appena passato e di assistere alla creazione dei suoi capolavori.
Nulla meglio delle parole della stessa Lessing può descrivere esaustivamente il suo attaccamento ai suoi compagni felini. Augurandovi dunque, come sempre, buona lettura, riportiamo qui di seguito le ultime commoventi righe del racconto che conclude l’edizione italiana di “Gatti molto speciali”, dedicato a Rufus, un randagio che l’autrice ha curato e accolto in casa per alcuni anni, accompagnandolo verso la fine della vita con la stessa premura che avrebbe avuto verso un essere
umano.
“Quando si conoscono i gatti, quando si è passata una vita insieme ai gatti, quel che rimane è un fondo di sofferenza, un sentimento del tutto diverso di quello che si deve agli esseri umani: un misto di dolore per la loro incapacità di difendersi, e di senso di colpa a nome di tutti noi.”