mercoledì 28 marzo 2018

Alessandro Maurizi: il mio giallo su Roma e le ombre della Chiesa



Ci sono autori, personaggi, storie che folgorano il lettore fin dalle prime righe. Proprio come i lampi che scuotono le mura della chiesa che fa da sfondo alle iniziali pagine insanguinate di “Roma e i figli del male”, Fratelli Frilli Editori, il nuovo romanzo di Alessandro Maurizi che sta già riscuotendo un grande successo di pubblico e critica.
Tra i protagonisti di questa storia più torbida che mai, infatti, ci sono proprio la Capitale, la Chiesa e alcuni dei suoi uomini che hanno fatto degli interessi personali e delle loro perversioni il loro credo. A cercare di far luce sulle vicende che vedono come vittime tanti innocenti, c’è il commissario Manuel Castigliego, un poliziotto dall’indole indomita e talvolta ribelle, che è in forza alla Squadra Mobile di Roma e ha sangue spagnolo nelle vene. Castigliego è un tipo apparentemente irrequieto e istintivo che prende tutto a cuore, anche se fatica ad ammetterlo e a lasciarsi andare completamente. Questa indagine, ricca di inaspettati colpi di scena, metterà profondamente in discussione alcune sue certezze. Tra vescovi corrotti, esorcismi e bambini abusati, infatti, è a rischio perfino la rispettabilità del papato e la sua successione, in un intreccio che coniuga sapientemente gli elementi caratterizzante del thriller e del noir con il filo rosso dell’attualità e della cronaca nera.
Col suo stile fluido e diretto, Alessandro Maurizi ci porta nel cuore delle indagini di una Squadra Mobile che è un tutt’uno con la città, assecondandone i ritmi e le logiche, ma anche forzandone i meccanismi a volte oscuri. Castigliego è solo l’irresistibile punta di diamante dello spirito di un gruppo che sa quando deve lasciargli lo spazio per agire da solo e quando, invece, è il momento di unire le forze, senza dubbi o esitazioni. Del resto lo stesso Alessandro Maurizi, col garbo e l’eleganza che lo contraddistinguono, ha fatto della sua esperienza professionale in Polizia una fonte di ispirazione, per quanto sia ormai un autore affermato, sempre in prima linea nell’organizzazione di eventi culturali soprattutto nella sua provincia di Viterbo, tra cui Ombre Festival, e Presidente dell’Associazione Letteraria Mariano Romiti, promotrice dell’omonimo e prestigioso premio.


Un brillante commissario italo-spagnolo si ritrova a indagare su un caso che mostra tutte le ombre oscure del Vaticano di oggi, tra vescovi corrotti, complotti e trame che poco hanno a che vedere con la religione e la religiosità. Inizia così “Roma e i figli del male”, Fratelli Frilli Editori, un romanzo che corre sul filo dell’attualità e della cronaca. Raccontaci la genesi di queste storia: cosa ti ha ispirato durante la stesura? Che scrittore sei e cosa vuoi comunicare?

Lo spunto mi è venuto da una storia realmente accaduta, anche se la narrazione è di fantasia. È un’indagine fatta da miei colleghi della Squadra Mobile e da questo episodio di cronaca, ho tratto il romanzo. Mi sono chiesto come una persona di Chiesa possa dilatare così tanto la coscienza da compiere abusi su una minore e praticare esorcismi. È da queste suggestioni che nasce “Roma e i figli del male”. Sono un poliziotto che ama il suo lavoro e anche un ascoltatore seriale. Pertanto posso dire di avere un occhio privilegiato sulla società che mi consente di comunicare attraverso la scrittura, riflessioni e considerazioni forse più attente e veritiere.

Chi è il commissario Manuel Castigliego, il protagonista di questa storia più nera che mai? Come lo definiresti? In generale, come delinei i personaggi dei tuoi romanzi e le vicende che li coinvolgono e che ruolo hanno le ambientazioni nella trama?

Il commissario Manuel Castigliego è un poliziotto della Squadra Mobile di Roma che si ritrova tra le mani un’indagine delicata perché si muove nei meandri del Vaticano. Abita con un gatto nero di nome Salgado in un loft, si muove per Roma con una Triumph o una Bmw, ha trentadue anni, è italo spagnolo ed è un bell’uomo. Lui vorrebbe innamorarsi di una donna, ma poi teme che qualcuno possa chiamarlo: Amore. I miei personaggi amo tracciarli in profondità così come le ambientazioni. Dei primi studio l’aspetto umano e psicologico, dei secondi gli odori e le suggestioni che emanano.
 
Come concili il tuo ruolo attivo presso la Polizia di Stato, con la tua prolifica attività letteraria, fatta non solo di scrittura sul campo, ma anche di organizzazione e partecipazione a numerosi eventi e premi letterari che ti hanno visto sempre protagonista negli ultimi anni?

La passione, Alessandra, è solo questione di… passione. Soprattutto ritengo la cultura un collante straordinario, un ponte tra le innumerevoli isole della nostra società. La cultura è bellezza che dona un’inesauribile energia per raggiungere qualsiasi obiettivo ci si proponga di perseguire.

Facciamo un bilancio della tua esperienza presso l’Associazione Letteraria Mariano Romiti, di cui sei Presidente dal 2011. Raccontaci un episodio, un aneddoto, una storia legata all’omonimo e prestigioso premio dedicato alla letteratura gialla che ti è rimasta particolarmente impressa come scrittore e come uomo.

Il bilancio è senza dubbio positivo, non lo dico io, ma le centinaia di cose fatte in questi anni. Abbiamo affrontato gli eventi legando due aspetti: la serietà e la leggerezza. Ci siamo resi conto che si può parlare di temi importanti con spirito leggero, senza doversi per forza incensare o auto fustigarsi. Soprattutto è nella piazza e nell’estate, la soluzione migliore. Un aneddoto? Sono tanti, però ricordo che nella V Edizione del Premio Romiti mi sono ritrovato a presentare l’edizione in piazza di fronte a seicento persone senza che mi fossi preparato una sola cosa da dire perché impegnato in altre situazioni e per un problema occorso all’ultimo momento al vero presentatore. Ho chiuso gli occhi e sono andato. È stata una grande serata, per chi avesse curiosità, le foto sono sul web o sulle nostre pagine.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.

Sto per terminare un altro romanzo senza Castigliego e a breve inizierò il seguito di “Roma e i figli del male”. A proposito, chiedo ai lettori del tuo blog di fidarsi di me perché è un romanzo intrigante e sono sicuro che piacerà. Poi c’è la terza edizione di Ombre Festival, la VII del Premio Romiti, Caffeina Festival e altro ancora ma è un segreto, per il momento.


mercoledì 14 marzo 2018

Alessandra Angelini: i miei ‘ragazzacci’ dal cuore tenero



Chi di noi non ha mai desiderato, almeno una volta nella vita, di incontrare il proprio cantante preferito? Quando, poi, si tratta di una band composta da ragazzacci irresistibili che si raccontano, senza riserve, attraverso la musica, il desiderio diventa un vero e proprio sogno a occhi aperti, che si realizza attraverso i romanzi di Alessandra Angelini, editi da Newton Compton. I protagonisti della Bad Attitude Series, infatti, sono proprio i tormentati e ribelli musicisti dei Bad Attitude, ragazzi come tanti che hanno in comune la bruciante passione per la musica, ai quali il destino riserva storie d’amore talvolta tenere, talvolta complicate, con interessanti eroine femminili 3.0.
Dopo il successo di “Non dirgli che ti manca”, inizialmente autopubblicato, la pazienza dei lettori è stata recentemente premiata dall’uscita di “Nati sotto la stessa stella” e, come ci ha svelato la stessa Alessandra Angelini, è già in programma la pubblicazione del terzo capitolo della serie, oltre ad alcune imperdibili novità in formato digitale.
Per Alessandra Angelini, laureata in chimica industriale, ma attualmente autrice molto amata dal pubblico, il passaggio dall’analisi delle molecole, allo studio dei cuori è venuto naturale, tanto quanto la sua predisposizione a raccontare storie in grado di farci volare lontano con la fantasia. Le dinamiche tra i due romanzi finora pubblicati sono differenti: se tra Isabella e il batterista Denis la scintilla è immediata e le peripezie sono molteplici, tra Amelia e il bassista Nico il sentimento sboccia più lentamente da un’amicizia che tortura il musicista pagina dopo pagina.
Aspettando di scoprire cosa accadrà al cuore di Julian, il frontman del gruppo, probabile protagonista del prossimo capitolo della serie, per ingannare il tempo non ci resta che leggere e rileggere le storie che già abbiamo amato così tanto grazie allo stile semplice e leggero di un’autrice che ha ancora molto da dare ai suoi lettori.


Dalla chimica studiata in laboratorio, a quella che si accende tra due innamorati, il passo è stato veramente breve per te, chimica di professione, ma anche autrice di successo, e lo dimostra il clima di grande attesa che c’è stato tra i lettori prima dell’uscita del secondo volume della Bad Attitude Series. Raccontaci la genesi di queste storie: cosa ti ha ispirato durante la stesura? Cosa vuoi comunicare?

Sei troppo buona, mi auguro di non deludere nessuno con questo secondo capitolo della serie dei Bad Attitude. Guardiamo sempre oltreoceano per cercare storie capaci di farci volare lontano con la fantasia. Con questi libri mi auguro di riuscire a raccontare qualcosa in grado di intrattenere i lettori, strappare loro un sorriso e, perché no, farli sognare perché con l’impegno si posso realizzare anche quei sogni che sembravano irraggiungibili. Volevo raccontare le storie di un gruppo di ragazzi che amano, vivono, sbagliano e non hanno paura di ammettere i loro errori. Sono persone come noi, che cercano la felicità e per raggiungerla affrontano le sfide della vita, quelle con il lavoro e la famiglia. Sono persone determinate che si guadagnano una seconda possibilità. Se possibile con questi libri vorrei passare questo messaggio, un messaggio di speranza.

Che autrice sei? Da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Segui l’ispirazione in qualunque momento della giornata o hai un metodo collaudato al quale non riesci a rinunciare?

Sono un’autrice istintiva, scrivo quando sento il ‘bisogno’ di raccontare una storia. Purtroppo questo si traduce, tra il lavoro e gli impegni con la famiglia, in tempi di gestazione di ogni libro piuttosto lunghi. Sono una scrittrice che ama i personaggi sfaccettati e le storie tormentate, mi piace inserire storie di fantasia in un contesto reale. Di solito scrivo la sera nella tranquillità del mio soggiorno, sotto lo sguardo vigile del mio gatto. Posso scrivere ovunque, ma non posso fare a meno di una cosa: la musica è la mia compagna, è la mia musa immancabile.



Isabella e Amelia: due moderne eroine alle quali ispirarsi per trovare sempre il coraggio di inseguire i propri sogni. Come le definiresti? In generale, come delinei i personaggi dei tuoi romanzi e le vicende che li coinvolgono?

Isabella e Amelia sono due personaggi molto diversi tra loro, sono due ragazze moderne, hanno grandi aspirazioni e già un bagaglio di esperienze a pesare sulle loro spalle. Isabella è introversa quanto Amelia è comunicativa, vengono da famiglie con estrazioni sociali molto diverse, eppure hanno in comune due cose: la passione per la musica, una band in particolare, e la volontà di non arrendersi mai davanti alle difficoltà. Sono donne di carattere, che è il motivo che me le ha fatte amare, anche quando hanno preso decisioni controverse. Entrambe hanno dei demoni interiori da affrontare: nel caso di Isabella sono legati alla famiglia, per Amelia sono le sue paure. Loro sono due donne forti e fragili allo stesso tempo, protagoniste che decidono di combattere, di mettersi in gioco, per inseguire i loro sogni e la felicità.
Quando costruisco una trama i personaggi sono già delineati nella storia, nella loro evoluzione e nel carattere. I personaggi costituiscono un ‘pacchetto unico’ con la storia, che poi viene arricchita di sfumature e particolari in stesura.

Dal successo sul Web, a una collaborazione collaudata con un grande editore: facciamo un bilancio del tuo percorso d’autrice tra difficoltà e obiettivi raggiunti. Che consigli daresti a un giovane aspirante esordiente? Si può ancora vivere di scrittura oggi?

È ancora presto per me per fare dei bilanci. Ho frequentato il mondo del self publishing solo per qualche mese e sono al mio secondo libro con un grande editore, ho ancora tutto da imparare. Posso però dirti che ogni tappa mi ha insegnato qualcosa, per ora cerco di procedere un passo per volta e migliorare sempre.
Per chi inizia adesso posso solo dire di non mollare mai, di non lasciarsi scoraggiare e ricordare sempre cosa lo ha spinto a scrivere.

A cosa stai lavorando attualmente? Svelaci quali sono i tuoi programmi per il futuro e se già stai lavorando al terzo volume della Bad Attitude Series.

Il terzo volume della serie (#LMDA) è concluso, devo solo revisionarlo. Devo iniziare a lavorare alla novella della serie, ma prima mi vorrei dedicare a una storia che ho nel cassetto da qualche tempo. Questa è una storia a cui sono molto affezionata, si tratta di uno young adult sempre ambientato in Italia. In questo caso conoscerete una protagonista forte e battagliera, un ragazzo schivo che vorrebbe solo finire la scuola senza troppo affanno e una città che, suo malgrado, li metterà l’uno contro l’altro.

www.alessandraangelini.com




giovedì 8 marzo 2018

C’era una volta… “Manifesto della mamma imperfetta”

C’era una volta… l’attesa. Potrà sembrare strano, ma tra i personaggi di questa fiaba di carta c’è anche l’attesa. A volte è un’aiutante, altre una vera e propria antagonista, ma, in ogni caso, fa sempre sentire la propria presenza accanto all’autrice di questa storia nella storia che, in un certo senso ne è anche protagonista, come buona parte di chi l’ha letta, la sta leggendo o la leggerà.


È la notte di Natale di qualche anno fa, quando questa storia nella storia prende il volo e inizia il suo viaggio verso i lettori. Quando Giordana Ronci, con un passato da educatrice e madre di tre figli, spedisce il proprio manoscritto all’editore, non immagina che presto “Manifesto della mamma imperfetta”, Tlon Edizioni, con le poetiche illustrazioni di Maria Maddalena Monti, farà sorridere ed emozionare tante mamme come lei, e non solo, che, proprio perché non sono perfette, si ritrovano anche loro, la notte di Natale, a incartare gli ultimi pacchetti, valutandone la geometria migliore sotto un abete dalle decorazioni storiche, e rubacchiando un paio dei biscotti destinati a Babbo Natale.
“Questo libro è stato scritto di notte, rubando mezz’ore di sonno prezioso, perché era proprio un bisogno impellente a spingermi a scrivere,” ci ha confessato Giordana Ronci. “E ho inviato la stesura definitiva la notte di Natale, dopo essermi accertata che Babbo Natale avesse mangiato i biscotti e bevuto il latte che i bimbi avevano lasciato per lui e che tutti i pacchetti fossero in ordine sotto l’albero. Mentre premevo invio ho pensato: “Il più bel regalo di questo Natale me lo sto facendo da sola”.
Ma, in realtà, Giordana Ronci il regalo lo ha fatto a tutte noi. Questo libro è un antidoto contro tutti i ma chi te lo ha fatto fare, non te lo ha ordinato il medico, i figli si fanno con la testa, mi ha detto mia cugina, che le ha detto sua suocera, che le ha confermato sua nonna, che si fa così, quindi devi fare così, punto. Basta spider-mamme che si coricano la sera coi sensi di colpa per non essere riuscite a fare tutto, dice a gran voce l’autrice. Ogni mamma ha il suo personalissimo e speciale modo di essere mamma, quando e se vuole, ciascuno unico e stupendamente imperfetto.
“Questo libro si è scritto da solo,” ci ha raccontato Giordana. “È stato come una risata che esplode all’improvviso di fronte a una scena potenzialmente pericolosa, ma che poi si rivela solo estremamente buffa. E vuole comunicare proprio questo. Che se ci fermiamo a guardare quelle che ci sembrano le nostre più grandi difficoltà e i nostri più grandi errori come madri, in realtà ci accorgiamo che siamo solo piccoli esseri umani che hanno a che fare con un compito immenso. Quindi facciamo un ottimo lavoro, nonostante tutto.
Sicuramente il tema che mi è più caro è quello di poter essere mamme ognuno a modo suo. Di poterci inventare ognuno il proprio modo, quello che fa stare bene la nostra famiglia senza aver paura del “fanno tutti così”, quindi è giusto così. Se per noi non va bene, per noi non è giusto. E non significa che non lo possa essere per altri.
Nella mia ‘vita precedente’ ero un’educatrice, il mio mondo girava intorno alle piccole grandi conquiste dei bambini di cui mi prendevo cura, al dialogo con le loro famiglie, al percorso che stavamo facendo insieme. Da dieci anni sono soprattutto una mamma, per cui il tema dell’educazione e della relazione è sgorgato in maniera del tutto naturale”.


Ed è qui che torna in gioco l’attesa. Molte di noi credono che l’attesa inizi quando comincia la ricerca di un figlio, per alcune coppie più lunga e tortuosa che per altre. E che l’attesa si concluda nell’arco di quei nove mesi, splendidi per alcune donne, più faticosi per altre. Ma la vera attesa comincia dopo e chissà se finirà mai. Tra poppate, pannolini, primi passi. E poi la scuola, le amicizie, lo sviluppo. Le gioie e le illusioni di veder crescere qualcuno “a nostra immagine” e, nello stesso tempo, le difficoltà e le soddisfazioni di accettare che sia altro da noi, diverso, magari simile, ma pur sempre con la stessa grande necessità di affrancamento e autonomia rispetto a chi lo ha messo al mondo, conquista dopo conquista. È questa la “vera attesa”. L’attesa verso una realizzazione che non si può né vedere, né toccare. L’attesa che assume, di volta in volta, i colori della pazienza e dell’impazienza. Della cultura, della società, della quotidianità. Delle aspettative e del coraggio di superarle. Della capacità di osservare errori senza intervenire o di guidare nelle esperienze. L’attesa del momento e del modo opportuno per noi, per la nostra storia nella storia, che non significa affatto momento e modo giusto in assoluto. Ma l’importante è che non sia mai l’attesa del momento o del modo perfetto. Perché la perfezione non esiste, neppure nel cuore di una mamma.
E vissero tutti felici, imperfetti e in attesa della prossima storia nella storia