Ci
sono storie che hanno bisogno di tempo, prima di essere raccontante. Le vedi
crescere, sbocciare, proprio come i fiori che si schiudono per essere ammirati
solo nel momento giusto.
Quando
ho conosciuto Luigi Lima era un
bimbetto di non ancora dieci anni che mi arrivava all’altezza delle spalle, con
i capelli biondissimi e gli occhi cangianti e curiosi. Oggi mi supera in
altezza di parecchi centimetri e, diciotto anni appena compiuti, ha uno zaino di sogni sulle spalle di quelli
che, invece di appesantire, sollevano verso orizzonti sempre più lontani.
Quando
suo padre, Giuseppe Lima, Pilota del
nostro Esercito, è venuto a mancare in un incidente nei cieli dell’Iraq, in cui
si trovava in missione di pace, il 30 maggio 2005, Luigi era molto piccolo. I
ricordi che un bimbo di cinque anni conserva di un padre venuto a mancare
troppo presto sono il calore del suo abbraccio e il suono rassicurante della
sua voce, oltre alle passeggiate a cavallo sulle sue spalle che sembravano così
alte a forti da permettere di toccare il cielo con un dito. Ricordi
confortanti, ma anche dolorosi. Immagini spesso sfuocate che non possono
rispondere alla frustrazione che genera una mancanza così grande e ai tanti
interrogativi senza un perché.
In
questi anni non tutto è stato semplice. Io stessa posso testimoniarlo con tutta
la dedizione e la delicatezza con cui tanti amici sono stati accanto a Luigi e
alla sua famiglia in questi anni di costruzione e ricostruzione di loro stessi.
Ci è voluto coraggio e pazienza e ce ne vorrà per sempre, perché non c’è
rimedio definitivo per una perdita così grave, se non raccontare e condividere.
C’è
voluto del tempo prima che Luigi si sentisse predisposto a conoscere davvero la
storia di suo padre. Prima che i racconti di un nonno devoto e di una mamma
affettuosa diventassero un balsamo rigenerante. Prima che le foto e filmini gli
strappassero un sorriso e non solo lacrime e rabbia. Prima che il desiderio di
conoscere suo padre, attraverso le parole dei suoi cari, assumessero le
sembianze della rielaborazione, della progettualità e della speranza.
Non
un attimo prima, né un istante dopo, proprio come un fiore che sboccia, oggi
Luigi si è sentito pronto a raccontarmi la sua storia e i tanti progetti che lo
vedono impegnato a tenere viva la memoria di suo padre. E io che del fare le domande giuste cerco di fare una
missione e una professione, stavolta non ho avuto bisogno di farne e mi sono
limitata ad ascoltare una storia che già conoscevo dal suo personale e particolare
punto di vista.
Seguendo
le proprie aspirazioni e inclinazioni, Luigi sta crescendo, forte e fragile
come tutti noi, e una cosa è certa: qualunque traguardo raggiungerà nella vita,
all’amore di chi lo sostiene ogni giorno nel suo percorso, si aggiungerà sempre
uno speciale raggio di sole
proveniente da quei Cieli da cui suo padre, Giuseppe Lima, lo veglia e lo
protegge.
Chi è Giuseppe Lima, tuo
padre? Raccontaci la sua storia.
Mio
padre è il Tenente Colonnello Pilota Giuseppe Lima, Comandante del 25° Gruppo
Squadroni “Cigno” Aves di Rimini, caduto in Iraq il 30 maggio 2005.
La
carriera militare di mio padre è iniziata molto presto: dopo aver frequentato
l’Accademia di Modena, 167° Corso “Fermezza”, è diventato Pilota, guadagnando
una grande esperienza anche in ambito internazionale, grazie alle numerose di
ore di volo. Il suo primo incarico è stato Comandante di Plotone, Ten. 2°
Reggimento Pontieri di Piacenza nel 1990.
Dopo
aver conseguito la Laurea in Ingegneria Civile nel settore dei trasporti nel
1995 presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, si è specializzato
anche in Scienze Strategiche nel 1999 e in Scienze Internazionali e
Diplomatiche nel 2004 presso l’Università degli Studi di Torino e presso
l’Università degli Studi di Trieste.
Oltre
ai molteplici ruoli ricoperti in ambito nazionale, si è distinto per alcuni
incarichi in ambito internazionale, in particolare negli Stati Uniti, presso
l’Air Force Base di Tampa dove è stato due volte. Mio padre ha svolto anche
varie missioni di pace all’estero in Albania-Macedonia, Kosovo e Iraq, dove è
venuto a mancare prematuramente, lasciando un vuoto incolmabile nella nostra
famiglia.
È
difficile descrivere cosa si provi a crescere senza un padre come punto di
riferimento. Quello che è accaduto il giorno della scomparsa di mio padre lo so
grazie ai racconti di mia madre e dei miei nonni, perché all’epoca ero troppo
piccolo per capire, avevo solo cinque anni, mio fratello Federico ne aveva tre
e mia madre era incinta di Gabriele Giuseppe, il mio fratellino più piccolo.
Il
tragico incidente in cui ha perso la vita mio padre è accaduto di ritorno da
un’operazione assieme al suo equipaggio, denominato “Milan 63”, composto dal
Maggiore Marco Briganti, dal Maresciallo Capo Massimiliano Biondini e dal Maresciallo
Ordinario Marco Cirillo. L’elicottero AB-412, su cui si trovavano i quattro
militari ha incontrato una tempesta di sabbia che non ha lasciato scampo a
nessuno di loro. Una tempesta di sabbia, infatti, come mi hanno raccontato,
purtroppo è tra i peggiori nemici di un pilota, anche esperto, e a nulla sono
valse le centinaia di ore di volo accumulate di fronte alla violenza del
destino. Ricordo che mi hanno riferito che mio padre si trovava su
quell’elicottero per stare accanto a un collega in lutto che stava per tornare
in patria e mio padre aveva voluto accompagnarlo. La sua generosità e la sua
lealtà verso i compagni gli è stata fatale, ma sono proprio queste le qualità
che ricordo maggiormente di lui e che lo hanno reso un uomo speciale e un
militare di grande valore.
Mio
padre è stato insignito della Medaglia NATO, della Croce Commemorativa per le
Operazioni di Pace e della Croce Commemorativa per le attività di Soccorso
Internazionale. Inoltre gli sono state intitolate numerose vie, piazze e
giardini in tutta Italia, in particolare il “Giardino Giuseppe Lima” che si
trova a Fonte Laurentina, a Roma, il quartiere dove attualmente vivono i miei
nonni e dove anche io e i miei fratelli siamo cresciuti e abitiamo.
Ogni
anno, quando ricorre l’anniversario della scomparsa di mio padre, l’Aves si
stringe attorno a tutti noi come una vera e propria grande famiglia che, in
questi dodici anni, è stata sempre al nostro fianco. Sono orgoglioso di poter
dire che, oltre alle parole di mia madre e dei miei nonni, è grazie ai racconti
dei colleghi e amici dell’Aves che io e i miei fratelli, Federico e Gabriele
Giuseppe, abbiamo imparato a conoscere nostro padre.
Qual è il tuo ricordo più
vivo di tuo padre? Quante volte al giorno pensi a lui?
Penso
a lui ogni giorno, tante volte. Non dico che gli parlo, ma, in un certo senso è come se lo facessi, perché mio
padre è il mio esempio in ogni cosa che faccio. Ho tanti ricordi di mio padre,
nonostante fossi piccolo quando è morto. Ricordi speciali di un’infanzia felice
che si mescolano alle foto e ai filmini dell’epoca che, ancora oggi, ogni
tanto, guardiamo con mia madre e i miei fratelli. Ho capito in fretta che mio
padre faceva un lavoro importante che lo teneva spesso lontano dalla famiglia.
Rientrava la sera molto tardi, quando io ero già a letto e le volte che veniva
a prendermi a scuola era una festa! Mi riempiva di affetto e di attenzioni e,
quando si allontanava, non mi faceva mai sentire la sua mancanza. Come tutti i
bambini, al suo ritorno gli chiedevo sempre se mi avesse portato un regalo e
alcuni dei giocattoli dell’epoca li conservo ancora. Ricordo che la mattina
presto, quando era già pronto per uscire, io sgattaiolavo fuori dalla mia
stanza e correvo ad abbracciarlo di nascosto dalla mamma, chiedendogli di non
andare a lavorare, come fanno tutti i bambini che non vogliono staccarsi dal
papà. Per tanti anni è stato così doloroso pensare a lui, che facevo fatica a
parlarne con chiunque, ma adesso mi sto liberando di queste paure e sto cercando
di conoscere sempre meglio mio padre attraverso le parole di chi lo ha avuto
vicino nella vita e sono orgoglioso di lui e di me stesso.
Stai per prendere la
Maturità: quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che seguirai le orme
di tuo padre?
Mi
sto per diplomare in Sistemi Informativi Aziendali presso l’Istituto Leon
Battista Alberti di Roma e l’informatica è una delle mie passioni, tanto che,
per raccontare la storia di mio padre ho costruito vari siti e alcuni blog,
oltre ad alcune pagine e gruppi Social. Non sono uno scrittore, ma raccogliere
tutte le testimonianze di amici e parenti per scrivere la storia di mio padre è
stato un esercizio che mi ha trasmesso molte emozioni forti e positive. Proprio
in queste settimane sto completando le pratiche per la creazione
dell’Associazione Culturale Colonnello Giuseppe Lima, una Onlus senza scopo di
lucro, alla quale è possibile fare donazioni spontanee per il mantenimento
delle opere pubbliche commemorative dedicate a mio padre e per tutte le iniziative
di cui si farà portavoce l’Associazione stessa in futuro per non dimenticare.
Oggi
che mio padre si trova in quei Cieli che ha tanto amato, io sto diventando un
uomo e so che sono fiero di ciò che ha fatto per il suo Paese, anche se non mi
ha permesso di averlo fisicamente presente nella mia vita. Ho imparato che mio
padre è sempre al mio fianco e veglia su di me e sui miei fratelli. E voglio
seguire le sue orme, come lui ha fatto con suo padre prima di me.