Non è Dan Brown, ma, per chi ama i gialli
ambientati in Vaticano, è perfino meglio. Si tratta dell’ultimo romanzo di Alessandro
Maurizi, “Castigliego e i tormenti del Papa”, Fratelli Frilli
Editori, una nuova indagine del commissario italo-spagnolo nato dalla penna
dell’autore viterbese.
Dopo il successo di “Roma e figli delmale”, la prima indagine di Castigliego che si dipanava in ambienti
ecclesiastici sporchi e corrotti, Alessandro Maurizi è salito di livello e ha
catapultato il suo affascinante e irriverente commissario direttamente ai piani
alti della gerarchia ecclesiastica.
È proprio con gli ambienti pontifici che
Castigliego si ritrova ad avere a che fare questa volta, nel cuore pulsante del
Vaticano, durante un conclave segnato da omicidi e fatti di sangue che elegge
un pontefice terrorizzato da quanto sta accadendo e che prende il nome di
Celestino VI. Probabilmente un omaggio a Dante, per chi ricorda il Celestino V
collocato tra gli ignavi infernali dal Sommo Poeta, a causa del cosiddetto gran
rifiuto. Celestino VI si ritroverà invischiato nell’avvelenamento di un
cardinale durante il conclave, un misterioso incidente che solo
Castigliego potrà risolvere.
Il commissario inizierà la sua indagine
partendo dalla morte di Freitas, una giornalista indipendente che, grazie a un
appunto inquietante trovato tra le sue carte, lo metterà inconsapevolmente
sulla strada giusta. Si tratta di una sola misteriosa parola: Sheol.
Nell’Antico Testamento, come spiegherà a Castigliego l’amico arcivescovo Delfo Furesi,
Sheol è il luogo terrificante e oscuro in cui Dio minaccia di imprigionare gli
uomini, senza distinzione alcuna per le loro azioni, buone o cattive.
Un omicidio dopo l’altro, il commissario
Castigliego, sempre seguito dalla sua squadra e da un nuovo istrionico
aiutante, ma fondamentalmente solo e solitario, si inoltrerà in
un’indagine ancora più complessa della precedente, destinata a scoperchiare
porte che danno sull’abisso più oscuro, sul quale nessuno vorrebbe affacciarsi.
Alessandro Maurizi è tornato a deliziare i
lettori con una nuova avventura del commissario Castigliego che lo candida,
sempre più, a essere potenziale protagonista del piccolo schermo, magari con
una serie proprio a lui dedicata. Alcuni capitoli e alcune pagine di questo
nuovo noir, che strizza sempre più l’occhio al thriller, sembrano scritte
apposta per diventare le scene di una sceneggiatura. Lo stesso Castigliego,
protagonista indiscusso, ma non invadente sulla solidità della storia in sé, ha
decisamente il phisique du role per diventare un grande commissario
televisivo: ribelle, ma anche rigoroso. Lasciando da parte queste
considerazioni, Alessandro Maurizi ha la capacità di intrecciare reti di
personaggi e situazioni in modo magistrale e originale nello stesso tempo,
incontrando i gusti di più tipi di lettori e rendendo vividi e verosimili
ambienti che hanno fatto grandi altri autori, spesso meno ferrati di lui. Per
chi conosce Roma, il Vaticano, la storia e la cronaca di questi luoghi, è quasi
come sentirsi a casa. Mentre, per chi è lontano da questi ambienti, è come
entrare dalla porta di servizio e diventare protagonisti assoluti della scena,
semplicemente leggendo.
Il vero mistero, adesso, è dove si
svolgerà la prossima indagine di Castigliego? L’immancabile gatto Salgado, muto
testimone di tutte le avventure del commissario dal sangue ispanico e suo unico
vero amico, cosa ne penserà? Ma soprattutto, quanto durerà l’attesa per noi
lettori, ormai strettamente dipendenti?