Mettiamo
subito in chiaro una cosa: leggere è importante, sempre e comunque, a
prescindere da chi e cosa si stia leggendo. Libri in lingua
originale o tradotti, autori stranieri o italiani: leggere è uno stile di vita,
un modo di essere, una forma mentis
nel senso che contribuisce a dare forma alla nostra mente, sin da quando
impariamo l’A-B-C. Ma, una volta
esauriti i classici e identificati più precisamente i nostri gusti letterari, è
importante iniziare a guardarsi intorno e a selezionare, tra le nostre letture,
anche autori italiani contemporanei vivi
e vegeti. Ce ne sono tanti, infatti, più o meno conosciuti, che scrivono
davvero bene e pubblicano con piccoli e grandi editori o, persino, autonomamente,
ma che, prima di tutto, hanno molte storie da raccontare. Perché vale la pena
conoscerli e valorizzarli? Ecco le nostre tre
buone ragioni per leggere autori italiani e, perché no, “metterne uno in
valigia”, prima di andare in vacanza!
1.Lingua
è cultura. Oggi ci sentiamo tutti cittadini del mondo e la contaminazione
tra le tradizioni provenienti da ogni parte del globo è tale, da provocare
profonde modificazioni anche nel linguaggio di tutti i giorni, ma non bisogna
dimenticare che lingua è anche sinonimo di cultura. Leggere autori che
conoscono a fondo la lingua italiana e che raccontano storie nate e pensate in
lingua italiana fa aumentare, di riflesso, la nostra stessa padronanza della
lingua e, di conseguenza, il nostro vocabolario e la nostra capacità di
formulare pensieri e concetti, proprio come accadrebbe con altre lingue. Solo
con queste basi solide saremmo veramente pronti a lasciarci andare anche a
tutto il resto e lo scambio tra culture sarà equo.
2.Solo
i lettori possono rendere gli scrittori dei veri professionisti. Ormai
lo abbiamo imparato: scrivere, soprattutto nel nostro Paese, è sempre meno un
mestiere e sempre più un semplice passatempo, perché l’editoria è in crisi e si
legge così poco, da non permettere agli autori di vivere di scrittura. L’unico
insindacabile giudice del lavoro dello scrittore, per quanto influenzato dalla
pubblicità e dal marketing, è il lettore. Un lettore vorace, esigente,
informato e in grado di andare oltre le classifiche delle grandi catene di
librerie può trasformare un autore dilettante in un vero professionista, col
suo seguito e col suo dignitoso stipendio
per potersi dire tale, tra alti e bassi.
3.Agli
autori italiani potete “stringere la mano”. Ci lamentiamo
sempre più spesso di quanto sia “costoso” il tempo libero, ma, se siete in
cerca di un evento che potrebbe portarvi unicamente un guadagno a costo zero, dovete andare alla presentazione di un
libro! È lì, infatti, che potrete stringere la mano ai vostri autori preferiti,
in particolar modo italiani. Potrete fare loro domande, complimenti, critiche
e, in ogni caso, chiedere conto del loro operato in uno spazio neutro, messo a
disposizione da un libraio magari. E, solo se rimarrete soddisfatti di ciò che
gli autori vi risponderanno, eventualmente, potrete acquistare il loro libro,
dopo aver guardato negli occhi qualcuno che, come si dice, ci sta mettendo faccia, oltre che la penna. Nessun altro artista dà
così tanta fiducia al proprio pubblico.
Credete
nella magia dell’amore a prima pagina? Succede solo coi libri scritti col cuore di
iniziare a leggerli quasi per caso e ritrovarsi, qualche ora dopo, a sentirne
già la mancanza, perché li abbiamo divorati tutto d’un fiato. La magia è senza
dubbio un ingrediente importante delle storie di Viviana Leo, soprattutto nel suo ultimo libro, “Questo piccolo grande errore”, Newton Compton, perché è proprio da uno stravagante incantesimo che
tutto ha inizio. Ma, anche quando non è la magia a dare il via ai suoi romanzi,
Viviana Leo riesce a creare la giusta atmosfera per incantare i suoi lettori,
legandoli a sé con quello stesso invisibile filo rosso che lega Lucy e Steven,
i protagonisti del suo ultimo libro.
Lucy
è una ragazza come tante, piena di insicurezze e con qualche rotondità che,
però, non le impedisce di andare a divertirsi con le amiche. Ed è proprio dopo
una serata in discoteca che hanno inizio una serie di eventi così incredibili,
da sembrare solo frutto della fantasia. Lucy, infatti, si sveglia nel letto di
Steven Darrin, un famoso attore per il quale ha un debole da sempre e, come se
non bastasse, i due solo legati da un sottile filo rosso che solo loro sembrano
poter vedere e che non riescono a tagliare in nessun modo. Come è stato
possibile? E cosa fare per rimediare? Sembra proprio che neppure il mago al
quale Lucy ha fatto visita per gioco la sera precedente possa spezzare
l’incantesimo. Chissà che, tra una peripezia e l’altra, non sia l’occasione per
Lucy e Steven di scoprire lati inaspettati delle reciproche personalità, fino a
capire che l’amore è più imprevedibile della magia stessa.
Lucy
non è il solo personaggio del quale vi
innamorerete: Alice e Lisa, infatti, protagoniste rispettivamente di “Fammi dimenticare la pioggia” e “Sei solo mio”, entrambi editi da Newton Compton, sono molto diverse tra
loro, ma rispecchiano la crescita di un’autrice ormai pronta per affrontare
temi sempre più complessi, accanto all’amore e all’amicizia.
Eclettica,
romantica e determinata, Viviana Leo ha il pregio di saper mettere su carta
storie semplici che riescono a far sorridere, regalando quelle emozioni che si
provano solo quando un personaggio nel quale è facile immedesimarsi, realizza
un sogno, trova un amore o si rende conto che, anche nelle avversità, un
pizzico di dolcezza fa vedere tutto più
rosa.
Emozione, passione e un pizzico di magia: tre elementi che, in
modi diversi e sempre nuovi, contraddistinguono le tue storie. Da dove nasce la
tua esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione a qualunque ora
del giorno o hai un metodo ben preciso al quale non sai rinunciare?
La
mia esigenza di scrivere nasce da dentro ed è difficile da spiegare, è come un
fuoco che mi scorre nelle vene e ha bisogno di essere liberato attraverso la
tastiera del pc. Ecco, non riesco a trovare paragone migliore. Io di solito
seguo l’ispirazione, ovvero accendo il computer, apro il file Word e spero che
le parole vengano. Se non lo fanno, ascolto musica per un po’ e riprovo. Se
ancora non succede nulla, spengo il pc e faccio una passeggiata immersa nella
natura. Di solito questo metodo mi aiuta molto. Ma no, non ho degli schemi. La
scrittura è prima di tutto passione e credo che la passione non possa essere
imprigionata in qualcosa di rigido e schematico.
Di sicuro le storie
d’amore non passano mai di moda. A cosa è dovuto, secondo te, l’enorme successo
del rosa in tutte le sue
sfaccettature? Come mai hai deciso di dedicarti a questo genere così fortunato
e cosa ti caratterizza?
Credo
che la maggior parte di noi abbia bisogno di un pizzico di romanticismo che
colori le giornate, soprattutto perché si sente il bisogno di sognare. Non
ricordo chi ha detto la frase: “Gli uomini di carta sono migliori di quelli di
carne” e, anche se triste, temo sia vero. Nei libri possiamo cercare la
perfezione che nella realtà non troviamo o che speriamo di trovare, o
desiderare di essere qualcuno che non siamo. In fondo cosa c’è di male? Tanto
poi ci pensa la realtà a riportarci con i piedi per terra, ricordandoci che la
perfezione non esiste! A me il rosa è
sempre piaciuto, sia leggerlo che scriverlo, ecco perché ho deciso di trattare
questo genere. Quello che mi caratterizza? Non so, forse il fatto che i miei
protagonisti siano persone normali. Nessun miliardario, nessun super uomo o
super donna, solo ragazzi con i loro pregi e i loro difetti.
Lucy, Alice e Lisa: le
protagoniste dei tuoi romanzi sono ragazze molto diverse tra loro che, però,
hanno in comune la perseveranza nel voler realizzare i loro sogni. Come le
definiresti? In generale, come delinei i personaggi delle tue storie e le
vicende che li coinvolgono?
Le
definirei sicuramente testarde, perché tutte e tre sanno quello che vogliono,
sanno come sono e non hanno problemi a cacciare
le unghie quando serve.
I
miei personaggi di solito nascono nella mia testa da qualche episodio che mi
accade nella realtà o dai racconti della gente, la stessa cosa accade per
quanto riguarda le vicende che ruotano attorno a loro. Sono una che ama
ascoltare e mettere su carta…
Per saper scrivere bene
occorre, senza dubbio, leggere tanto. Quali sono i tuoi autori e autrici di
riferimento? Se avessi una macchina del tempo quale grande scrittore del
passato ti piacerebbe incontrare e perché?
Avendo
studiato Lettere sono partita dai classici, per poi arrivare ai contemporanei.
Tra questi adoro Gabriel García Márquez, Patricia Cornwell, L. Hamilton,
Amabile Giusti, Sara Pratesi, Laura Pellegrini, Fabiana Andreozzi, Alessia Cucé
e tantissimi altri. Leggo davvero molto, sarebbe impossibile citarli tutti!
Mi
piacerebbe tantissimo incontrare Dante, perché ho adorato la Divina Commedia e
amo il fiorentino, quindi sarei felice di parlare con lui di letteratura. Un
sogno!
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontati quali sono i tuoi programmi per il futuro.
Attualmente
sto lavorando a un libro molto più impegnativo rispetto ai miei precedenti,
perché tratta la violenza sulle donne, in particolare la violenza domestica.
Non so se vedrà mai la luce, ma lo sto scrivendo, poi si vedrà. I miei
programmi per il futuro sono uguali a quelli di qualche anno fa: scrivere,
scrivere e scrivere, impegnandomi a migliorare ogni giorno di più. Spero di
riuscirci, perché la scrittura è la mia vita e ho intenzione di proseguire
questa strada.
Il
connubio tra Storia dell’Arte e Narrativa è una delle forme di storytelling più interessanti e
sorprendenti che la letteratura di genere abbia sperimentato negli ultimi anni.
Può sembrare un’affermazione azzardata, visto che opere d’arte e monumenti sono
da sempre muti protagonisti di grandi
romanzi, attorno ai quali ruotano vicende che hanno fatto la Storia della
nostra Letteratura, ma la risonanza che questo espediente sta avendo sui grandi
numeri dei gruppi editoriali di tutto il mondo ha avuto un aumento vertiginoso,
almeno da quando un noto scrittore
statunitense ha deciso di mettersi a studiare le opere di Leonardo Da Vinci
e di costruirci attorno un mistero da risolvere. O meglio, da quando hanno
deciso di farci un film con un ancor più
noto attore statunitense.
Ma
lasciamo da parte paragoni audaci. Una cosa è certa: da sempre, quando un’opera
d’arte è protagonista di un intreccio di fantasia scritto con passione, è
impossibile non rimanerne stregati sin dalle prime pagine. Che si tratti di un mistery o di un romance poco importa. E quando a scrivere è qualcuno competente,
che di Arte ne capisce davvero e quindi ha tutte le carte in regola per mettere
la cultura a servizio della fantasia, questa unione magica è irresistibile.
È
esattamente questo che accade appena si inizia a leggere “Ma liberaci dal male”, Sperling
& Kupfer, il primo romanzo dello Storico dell’Arte Costantino D’Orazio.
Dopo
averci deliziati con le sue monografie dedicate a Caravaggio, Leonardo e
Raffaello, caratterizzate da uno stile semplice e colloquiale, ma puntuale e
attento, in grado di far entrare i lettori nel cuore della poetica più profonda di questi artisti così complessi, Costantino D’Orazio
si è cimentato con una storia di fantasia che, però, ruota attorno agli
affreschi della cosiddetta Aula Gotica dei Ss. Quattro Coronati, recentemente
scoperta. La protagonista della storia, l’ingenua, ma curiosa Virginia si rende conto che all’interno di questo ambiente così ricco di fascino,
accadono cose impensabili, che, pian piano sarà lei stessa a svelare al
lettore, in un crescendo di emozioni.
Chi,
oltre ad averne apprezzato i saggi e i programmi televisivi, abbia avuto il
piacere di ascoltare dal vivo
Costantino D’Orazio durante una delle sue lezioni o delle sue visite guidate,
sa bene la grande capacità dell’autore di trasmettere coinvolgimento e
interesse verso le storie che racconta e non faticherà a riconoscere anche in
questo romanzo l’entusiasmo che ne contraddistingue la penna, vibrante, ma
delicata, e la costruzione, solida, ma sufficientemente originale.
Virginia,
l’eroina protagonista del romanzo, è una giovane coraggiosa e determinata. Non
è una fede profonda a spingerla a ritirarsi in Convento, ma la ricerca del
proprio posto nel mondo, nel tentativo di mettere freno al suo stesso
temperamento tormentato. Tuttavia alcuni
strani segnali delle monache turbano la sua nuova vita all’interno delle mura
della Basilica, tra preghiera e silenzio. Solo la passione di Virginia per la
Storia dell’Arte continua a farla sentire viva e, quando grazie all’aiuto del
misterioso Andrea, un giovane in apparente ritiro spirituale, verrà a
conoscenza di una stanza affrescata celata all’interno del Convento, dove
accadono cose insolite, le vite di entrambi saranno destinate a cambiare per
sempre, in un crescendo di trepidazione, fino a un epilogo imprevedibile.
Uno Storico dell’Arte prestato alla Narrativa, anche se, in
fin dei conti, non sei riuscito a stare troppo lontano del tuo mondo neppure
questa volta! Come nasce l’esigenza di scrivere “Ma liberaci dal male”,
Sperling & Kupfer, un romanzo che ha tra i suoi protagonisti soprattutto gli affreschi dell’Aula Gotica dei Ss.
Quattro Coronati? Cosa ti ha ispirato durante la stesura?
Io
sono affascinato dal dubbio e dalla scoperta, due elementi che spesso convivono
nell'Arte. Direi che cerco soprattutto quelle opere che suscitano domande e non
danno risposte sempre chiare e definite. Una qualità che troviamo sia nell'arte
antica, che in quella contemporanea.
Gli
affreschi nascosti all'interno del Monastero dei Ss. Quattro Coronati sono
ancora oggi un vero enigma. Mi sono parsi subito un soggetto che non avrei
potuto esaurire con un saggio, perché avrei tradito il loro fascino e la loro
identità. Così ho pensato che un'avventura fosse il modo migliore per farli
conoscere.
Dopo numerosi saggi,
facciamo un bilancio di questa prima esperienza da romanziere: che autore sei?
Come definiresti Virginia, la protagonista della storia, e in che modo hai
costruito tutti gli altri personaggi di fantasia? Pensi che tornerai a
cimentarti con la narrativa in futuro?
Sono
un autore onnivoro, se così si può
dire. Credo di aver attinto da tanti generi per questo romanzo: il thriller, il
giallo, il romanzo di formazione, l'avventura, il dramma... la verità è che
credo che, per il momento, sia prematuro trarre un bilancio da questa
esperienza...
Virginia
mi ha permesso di mettermi nei panni di tutti quegli appassionati d'arte che
guardano le opere spinti dalle loro emozioni, senza avere il filtro, spesso
micidiale, della conoscenza. È attratta dagli affreschi, ma non sa come
collocarli nella storia. In lei rivedo tante persone a cui parlo tutti i
giorni, curiose, interessate e libere di interpretare l'arte con il proprio
cuore.
Se
tornerò a dedicarmi alla narrativa? Esiste già un'altra storia, ma non so se e
quando diventerà un libro.
L’arte in Tv: se ne parla
abbastanza e nel modo giusto? Essendo tra i divulgatori più amati del settore,
pensi che bisognerebbe dedicare più spazio a questi temi, soprattutto in un
Paese ricco di Storia come il nostro? E come?
Senza
dubbio bisognerebbe dedicare più spazio all’arte in televisione. Bisognerebbe
però investire in programmi culturali con mezzi adeguati, come quelli degli Angela.
Altrimenti, il rischio è sempre quello di proporre un'offerta poco competitiva
e attraente. La televisione è uno strumento con un proprio linguaggio, che non
può essere tradito.
In
Italia, purtroppo, sono ancora molto rare queste occasioni.
Raccontaci il tuo
percorso come Curatore del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma: c’è un
episodio, un aneddoto, una storia che è rimasta particolarmente impressa nel
tuo cuore di uomo, oltre che di studioso?
Ogni
volta che incontro Marisa Merz, eccezionale artista a cui abbiamo dedicato una
commovente mostra al Macro, per me è un'esperienza straordinaria. Il regalo più
prezioso che questo lavoro meraviglioso potesse farmi!
A
cosa stai lavorando attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il
futuro.
Sarà un'estate intensa:
dal 12 giugno curerò una rubrica quotidiana dedicata alle meraviglie d'Italia
su Uno Mattina (Raiuno) e dal 15 luglio torna su Radio2 il mio programma Bella
davvero (ogni sabato e domenica dalle ore 12 alle 14), che quest'anno condurrò
con Catia Donini. E poi, sto lavorando ad un nuovo saggio, ma ne riparleremo
presto, spero.