Ama definirsi
proprio così Amedeo Di Marco, classe
1954 e origini lucane: un artista
grigio-verde, grigio nei capelli, ma verde nello spirito, perché quella
passione per l’arte, nata sui banchi di scuola e rimasta sopita per una vita
intera, è sbocciata di nuovo e con rinata intensità, ora che i tempi gli
permettono di dedicarvisi anima e corpo, senza distrazioni. Non ha mai preso
parte a una mostra, né i suoi paesaggi e i suoi scorci a olio hanno mai varcato
la soglia di una galleria d’arte, ma la vitalità che esprimono è tale da
catturare il fruitore con la sola potenza dei colori e delle storie che narrano
e, grazie al passaparola della Rete, questo artista di grande talento ha
ricevuto numerosi apprezzamenti e altrettante soddisfazioni.
Di sicuro non c’è
un’età per emergere, né una data di
scadenza per esprimere se stessi al meglio e le pennellate decise di Amedeo
Di Marco, in continua tensione tra i ricordi dell’infanzia, la luce delle terre
natie e le aspettative di un futuro ancor più luminoso, riscaldano l’animo di
chi osserva le sue opere con grande energia. Non è la nostalgia ad animare
Amedeo Di Marco, ma la speranza e l’entusiasmo per il bagaglio di emozioni che
i ricordi di gioventù gli hanno lasciato e che è rimasto impresso sulla tela
senza difficoltà. La stessa freschezza che Amedeo Di Marco sta dando alle sue
poesie e ai suoi racconti, omaggio alle grandi tradizioni lucane e di prossima
pubblicazione.
Da dove nasce il tuo bisogno di dipingere: è
una passione che coltivi da sempre o si tratta di un talento che hai scoperto
recentemente? Che artista sei?
Cattedrale di Moliterno |
Da piccolo amavo disegnare e colorare come
tutti i bambini, ma più di tutti gli altri la mia era una vera passione.
Acquerelli e pastelli non mancavano mai nella mia cartella. Allo Scientifico
espressi il meglio della mia vena artistica giovanile, ma incontrai lo scoglio
di un Professore, bravissimo acquerellista, che bollò i miei lavori come farina di altro sacco, chissà perché, e
decisi di cimentarmi in altro. Per venticinque anni, dunque, percorsi strade
distanti dal mondo dell’arte finché, a metà degli anni Novanta, eventi casuali
mi portarono ad aprire una cartolibreria. Incoraggiata da tele e colori, la
passione sopita riesplose
più forte di prima. Scoprii la pittura a olio e me ne innamorai dando vita, così,
a tutti i miei attuali dipinti.
Che artista sono? Amo stimolare il bambino che alloggia in me e, credo, in
ognuno di noi, per cui oso definirmi artista grigio-verde, grigio nei
capelli, ma verde nello spirito!
Cosa vuoi comunicare e cosa ti ispira
maggiormente davanti a una tela bianca? Quali sono i soggetti che preferisci e
le tecniche che prediligi?
Dodici anni |
Sarà
perché il desiderio di esprimermi in giovane età non ebbe guida, né sfogo; sarà
perché sono molto legato a Marsicovetere, il paese nativo che lasciai a sedici
anni; o forse sarà perché, contento e sazio del poco che c’era, ho il ricordo di
una bellissima infanzia: per tutti questi motivi nel bianco di una tela ritrovo
semplicemente la mia gioventù. Una gioventù fatta di amicizia, di aria aperta,
di giochi e musica, di sano respiro della natura, di quella gioia di vivere e
di attaccamento alle radici che porto sempre con me e che sono felice di
condividere attraverso i miei dipinti. I soggetti preferiti nelle mie prime
opere furono, ovviamente, gli angoli ed i vicoli di Marsicovetere. Seguirono
paesi e paesaggi lucani, in rappresentanza dell’amore illimitato per la mia
terra, i fiori e le stagioni, espressione costante di una forte attrazione per
la natura, quella stessa natura che negli ultimi lavori ingloba e raffigura anche
gli stati d’animo dell’uomo.
La tecnica
pittorica che prediligo, soprattutto per la sua caratteristica brillantezza, è
la pittura a olio su tela. Ha lo svantaggio di una lunga essiccazione, ma mi consente
di ritoccare nel tempo il dipinto fino al pieno raggiungimento di quanto ho in
animo di esprimere e comunicare.
Cosa significa essere un artista nella società
di oggi? Che ruolo ha, o potrebbe avere, l’arte in un periodo di crisi come
quello che stiamo vivendo?
La casa di Melinda |
L’arte, in ogni sua espressione, subisce
l’influenza di quello che accade nella società. Compito dell’artista nella società di oggi è
quello di riuscire a gestire contemporaneamente lo stato creativo e quello commerciale.
Mentre lo stato creativo riesce ad
adattarsi a ogni nuova situazione, quello commerciale, in periodi di crisi, subisce
pesanti contraccolpi. Il danno economico colpisce soprattutto gli artisti che
già tanto hanno investito e che vedono aprirsi una voragine tra loro percorso e
il successo. Gli artisti di oggi,
inoltre, dovranno essere capaci di organizzarsi tecnologicamente, perché hanno
a loro disposizione potenti e innovativi mezzi di comunicazione e ignorarli
significherebbe morire ancor prima di nascere.
Dal punto di vista umano, nei momenti
difficili della vita, l’arte è il rifugio che ci accoglie, la mano tesa in cui
adagiamo i nostri sentimenti, soffiandoli verso l’eternità. È un potente
antidoto alla solitudine, alla sofferenza morale, alla depressione.
A quali movimenti artistici del passato ti
rifai? Quali sono i tuoi Maestri di riferimento?
Montagne nere |
Se mi si
concedesse un viaggio nel passato, il periodo artistico che visiterei sarebbe
quello a cavallo tra Ottocento e Novecento: dall’Impressionismo all’Espressionismo.
È in questi movimenti che mi perderei e ripercorrerei il cammino di Van Gogh e
di Cézanne, che sono i Maestri che più mi affascinano.
Ogni vero
pittore ha un suo stile personale, col quale marchia i propri lavori firmandone
l’originalità.
Che nei
miei dipinti la critica riesca a cogliere la mia mano e con essa la mia anima è
la cosa che più conta e che più gratifica, a prescindere dall’opera in se
stessa e da ogni collegamento col passato.
A cosa stai lavorando attualmente? Svelaci
quali sono i tuoi progetti per il futuro.
L'agitazione |
Il dipinto che sto per completare ha per titolo
“L’agitazione” ed è la rappresentazione pittorica dello stato d’animo di tanti
disperati in questo difficile periodo di crisi. Insieme alla pittura, sto
scrivendo dei racconti sui miei ricordi
d’infanzia, con l’aggiunta di poesie,
anche dialettali, che raccoglierò in un libro dal titolo “Il paese felice”,
a voler rappresentare, appunto, la bella gioventù che mai muore. La gioventù,
infatti, come ogni bel ricordo, non va mai letta con nostalgia, ma vissuta con
rinnovata gioia e con trasporto, proprio la stessa gioia di vivere che
tutt'oggi guida i miei pennelli. Parola di artista grigio-verde!