lunedì 4 giugno 2018

“Parola di cadavere” di Andrea Vitali. Storia di un’Italia dimenticata



Bellano, proprio sulle rive dell’ormai letterariamente noto lago di Como, Anemio Agrati conduce un’esistenza tranquilla, trasportando sul battello turisti e compaesani da una parte all’altra di quello specchio d’acqua che conosce alla perfezione. Solo un’insana passione, però, lo anima da sempre: costruire bare. Inizia così “Parola di cadavere”, un racconto lungo di Andrea Vitali edito, esclusivamente in formato e-book, da Garzanti.
Dopo aver abbandonato ben presto l’idea di fare concorrenza alla locale ditta di pompe funebri, si è rassegnato al fatto che il suo rimarrà per sempre un alquanto bizzarro hobby, che tuttavia non abbandonerà mai, fino all’ultimo respiro.
Ovviamente tutti in paese non mancano di prendersi gioco di lui per tutta la faccenda e a farne le spese sono la moglie Morosina Cargamucchi, soprannominata Polifema, e il figlio, detto appunto “Il cadavere”, anche a causa dell’aspetto pallido ed emaciato che ha sin da bambino.
Sembra infatti che lo si incontri solo al cimitero, durante la ricorrenza dei defunti, stanco, magro, sempre afflitto e perennemente avvolto da strane ombre e cattivi presagi, il che, oltre alle strane tendenze del padre, lo rende il bersaglio preferito per ogni scherzo.
A raccontarci la storia del cadavere, dalla fanciullezza all’età adulta, sono voci di paese e chiacchiere di piazza, riportate da un coetaneo incuriosito dalle vicende che lo riguardano a tal punto, da chiedere continuamente in giro circa le sorti del redivivo, fino a un epilogo tragicomico.
Un racconto lungo da leggere tutto d’un fiato, edito da Garzanti e disponibile solo in versione e-book su tutte le piattaforme.
Non fatevi ingannare dal titolo: non si tratta affatto di un giallo, ma semplicemente di una storia spassosa e drammatica allo stesso tempo, che riconferma il talento di Vitali nel dipingere un’Italia che ci sembra lontana, ma che in realtà è sempre lì, freneticamente immobile in un sottobosco di provincia dal quale molti fuggono a gambe levate e che invece sembra essere, per l’assai prolifico Vitali, motivo di continua ispirazione.
Una storia delicata e grottesca, talmente scorrevole che, invece di leggerla, sembra di sentirla raccontare dall’autore stesso, in un turbinio irresistibile di personaggi indimenticabili ed episodi curiosi, come chiunque di noi avrà sentito riferire, almeno una volta nella vita dal matto del villaggio, seduti al fresco di qualche uscio, in un vicoletto di paese.


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