giovedì 7 giugno 2018

“Joyland” di Stephen King. Amore e morte in un nostalgico Luna Park



Estate 1973, Heaven’s Bay, Carolina del Nord. Il giovane studente universitario Devin Jones, squattrinato e ingenuo, decide di accettare un incarico stagionale a Joyland, un Luna Park moltogrande, per guadagnare qualche dollaro e cercare di dimenticare Wendy Keegan, la ragazza che gli ha spezzato il cuore, tradendolo. Inizia così “Joyland”, Sperling & Kupfer, un romanzo tra i più atipici del re dell’horror, Stephen King.
All’interno del parco divertimenti Devin sembra trovarsi perfettamente a proprio agio, in una sorta di universo parallelo, che gli restituisce serenità e fiducia in se stesso. A circondarlo ci sono una serie di curiosi personaggi: la vedova Emmalina Showplaw, che gli affitta una stanza, Lane Hardy, il burbero responsabile della Ruota del Sud, Rozzie Gold, in arte Madame Fortuna, la sedicente zingara che predice il futuro e ogni tanto ci azzecca, il Signor Easterbrook, l’ultranovantenne proprietario del parco e i due coetanei Erin e Tom, studenti universitari come lui e ben presto inseparabili amici.
In questo colorato mosaico di figli del carrozzone, come si chiamano secondo la Parlata, il gergo usato da tutti i lavoranti del parco, si nasconde anche un terribile segreto: Devin scopre, infatti, che dentro al Castello del Brivido, una delle attrazioni del parco, sembra aggirarsi il fantasma di Linda Gray, una ragazza uccisa barbaramente proprio al suo interno quattro anni prima dal suo fidanzato, che non è stato mai catturato.
Devin vorrebbe vedere il fantasma di Linda a tutti i costi, ma il suo cuore puro, appena guarito, è scosso ben presto dalle emozioni provocate dalla bella e triste Annie Ross e dal suo figlioletto Mike, gravemente malato, ma pieno di vita e dotato di un potere speciale.
Riuscirà Devin a difendere Heaven’s Bay dal male oscuro che sembra minacciarla e a proteggere la donna della quale nel frattempo si sta innamorando? E chi è l’assassino di Linda Gray?
“Joyland”, edito solo in edizione cartacea, per espressa volontà dell’autore, è un romanzo anomalo per il re del brivido. Quello che scrive, infatti, è un King nostalgico e poetico, che sembra ricordare, a tratti, le pagine più commoventi de “Il Miglio Verde”, “Cuori in Atlantide” o “Le ali della libertà”, ma con le atmosfere più leggere di alcuni racconti come quelli presenti in “Stagioni diverse”, dai quali è stato tratto il film “Stand by me” di Rob Reiner.
A narrare i fatti in prima persona è lo stesso Devin, ormai adulto, che riesce a rileggere tutti gli avvenimenti di quel periodo con gli occhi di un uomo che ha avuto la fortuna di crescere e realizzare solo in parte le proprie aspirazioni, ma che nel suo cuore è rimasto legato alla purezza e all’autenticità del ragazzo che è stato, non vergognandosi di avere qualche rimpianto e rimorso.
Lo stile è come sempre scorrevole, ironico e asciutto, ma puntuale nelle descrizioni ed efficace nei dialoghi, senza risultare prolisso o monotono. Gli eventi che accadono hanno il ritmo della realtà: a tratti estremamente lenta, a volte così veloce e avvincente, da lasciare senza fiato, e al lettore sembra davvero di subire i cambiamenti che pian piano forgiano il carattere dello stesso Devin, in un’immedesimazione totale, pagina dopo pagina. Una storia coinvolgente e appassionante, i cui veri protagonisti sono i sentimenti unici, e spesso contrastanti, che caratterizzano il corso della vita di ognuno di noi, compresa la paura...


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