Francia,
anno del Signore 1631: sotto il regno di Luigi XIII il cardinale Richelieu è
determinato a distruggere l’indipendenza delle piccole città di provincia di
estrazione Ugonotta e ordina di farne demolire le mura, segno tangibile di
autonomia e autogoverno. Inizia così “I
diavoli di Loudun” di Aldous Huxley,
Cavallo di Ferro Editore, ispirato a
una storia realmente accaduta e resa famosa dal film di Ken Russel, “I Diavoli”,
con Vanessa Redgrave e Oliver Reed.
Nel
piccolo centro di Loudun, il barone di Laubardemont, incaricato di eseguire
l’ordine del Cardinale Richelieu, trova un aspro oppositore in Urbain Grandier,
un prete che, pur mostrando un sincero senso di religiosità, conduce una
licenziosa vita privata, circondato da numerose amanti di vari ceti sociali.
Grandier si fa portavoce del malcontento popolare verso la controversa figura
di Richelieu e, in seguito alla morte del Governatore della città, ne assume i
poteri, opponendosi a qualsiasi decisione volta a fiaccare l’indipendenza del
popolo di fronte al re. La notorietà del giovane prelato cresce a dismisura,
complici il suo grande fascino e carisma e i numerosi pettegolezzi, affatto infondati,
che si raccontano sul suo conto. Anche suor Jeanne des Anges, frustrata e deforme
superiora delle Orsoline, si lascia sedurre dalla figura di Grandier, che ha
suscitato in lei un interesse non del tutto spirituale. La suora infatuata, nel
tentativo di stabilire un concreto rapporto con lui, lo invita a ricoprire il
posto di direttore spirituale del suo convento di clausura, ma viene
bruscamente rifiutata. È l’inizio di un furore isterico per la donna che,
convinta di essere posseduta dal demonio per mano dell’ignaro Grandier,
trasmetterà ben presto il suo malessere alle malcapitate consorelle, dando un
pretesto ai nemici politici del prelato per sbarazzarsi di lui con la
complicità dell’Inquisizione e di conniventi esorcisti.
Questo
romanzo storico, ispirato a una vicenda realmente accaduta che riguarda il più
famoso caso di possessione demoniaca di massa della storia, a tratti cronaca
lucida di un periodo oscuro della storia di una Francia ancora lontana dalla
Rivoluzione, è uno degli ultimi lavori di uno dei più grandi intellettuali
inglesi del nostro tempo, Aldous Huxley. Dopo una carriera dedicata alla
fantascienza e alla continua ricerca di nuovi mondi, Aldous Huxley fa un tuffo
nella storia più torbida della nostra Europa, raccontando con dovizia di
particolari vicende politiche e religiose di un mondo che non sembra essere
uscito affatto dai secoli bui. Lo stile è limpido, diretto, scorrevole, erudito
e ricco di vitalità, nonostante alcune descrizioni siano più vicine a ciò che
si potrebbe leggere in un saggio, piuttosto che in un romanzo. I personaggi
annaspano nei propri ruoli, come avvolti dalla fitta nebbia di una società
immobile, eppure sono delineati a tutto tondo in modo magistrale, in
particolare il protagonista Grandier, ecclesiastico convinto, ma anche uomo
dalla profonda carnalità, così libero da dover essere eliminato a ogni costo,
scomodando perfino il Diavolo.
Un
libro che si divora, nonostante la complessità della struttura e che,
recentemente ristampato dalla Casa Editrice Cavallo di Ferro in un’elegante e
colorata versione pocket, consigliamo
a tutti gli studenti che conoscono Huxley solo come visionario creatore di
dimensioni parallele, col monito che nulla di nuovo si può immaginare senza
affondare le radici negli incubi, spesso dimenticati, della storia passata.
Memorabile
rimane la versione cinematografica del 1971 diretta da Ken Russel e
magistralmente interpretata da Vanessa Redgrave, nei panni di suor Jeanne, e
Oliver Reed, nel ruolo di Grandier, dal titolo “I Diavoli”. Onirica eppure
incalzante: un raro e assai poco noto esempio di film in grado di sostenere il
confronto con un romanzo di altissimo livello, perché tenta di interpretarlo,
senza imitarlo pedissequamente.
Una
vicenda ispirata alla realtà che, nella sua drammaticità annunciata e
palpabile, non è poi così lontana dalla nostra società mediatica, dove, dalla
politica, alla cronaca, la continua ricerca del colpevole è pari solo
all’irrefrenabile necessità di distruggere chi non si è in grado di
comprendere.
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