In un mondo sempre più frenetico, nel
quale chi non è continuamente “connesso”, impegnato e, possibilmente, felice ed
euforico, rischia di sentirsi isolato e messo da parte, quello di annoiarsi sta
diventando quasi un lusso senza prezzo.
Molti esperti, soprattutto per quanto
riguarda il mondo dell’infanzia, lo definiscono “diritto alla noia”,
affermando che in quel “niente da fare” è celata, in realtà, la scoperta di noi
stessi, grandi e piccini, sottratti all’iperstimolo della tecnologia. La “noia”,
inoltre, incoraggia la fantasia, la creatività, l’introspezione e, perfino, il problem
solving.
Ecco, dunque, le nostre tre buone
ragioni per annoiarsi una volta ogni tanto.
1. Noia
come solitudine. Stare soli è difficile e spesso spaventa
tutti per i “vuoti emotivi” che rischia di aprire. Ma cerchiamo di guardare il
lato positivo: la solitudine è tempo totalmente dedicato a noi stessi e può
significare riposo, relax, ma anche stimolo all’autonomia, all’indipendenza e
alla capacità di reinventarsi quando necessario.
2. Noia
come fantasia. Nulla come la noia ci permette di vivere
il “qui e ora”, lasciandoci trasportare dalla fantasia, senza perdere niente
della realtà del presente. E, si sa, l’immaginazione è portatrice di
creatività, di nuove idee e di nuovi obiettivi, oltre che di desiderio di
infrangere i propri limiti, uscendo dalla propria comfort zone.
3. Noia
come leadership. Chi pensa che annoiarsi sia da sfigati,
si prepari a cambiare idea. La prima regola per essere un buon leader è la
capacità di saper prendere decisioni e chi è in grado di “mettersi in moto dopo
essere stato fermo”, esercitando il proprio libero arbitrio senza timore, sarà
più pronto e più coraggioso nel fare altrettanto in contesti di gruppo in cui
prendere decisioni significa anche assumersi responsabilità per il benessere
altrui.
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