domenica 17 gennaio 2016

Luciano Garofano: una Vita sulla Scena del Crimine


Dedizione, diligenza, determinazione: quando possediamo queste qualità innate, il nostro percorso di vita non può che esserne scandito, in ogni ambito. Sono queste le caratteristiche che fanno di un grande uomo, un grande professionista, senza che sia possibile scindere l’uno dall’altro con una immaginaria linea di confine. Solo questo permette, a chi ci circonda, di percepire il nostro valore come persona, apprezzando ancor di più il nostro curriculum vitae alla maniera latina, nient’altro che percorso di vita. E quello di Luciano Garofano, ex Comandante dei R.I.S. di Parma, Generale dei Carabinieri in ausiliaria, docente universitario e consulente in numerosi programmi televisivi, è, senza dubbio, un percorso emblematico.
Oltre a essere un vero professionista, infatti, Luciano Garofano è un divulgatore di pregio, attento alla percezione che l’opinione pubblica ha del suo mestiere e impegnato nella formazione di nuove leve, anche e soprattutto attraverso la diffusione di una corretta informazione in merito. Il coraggio col quale ha condotto numerosi casi alla ribalta delle cronache, prima di congedarsi dall’Arma dei Carabinieri, è lo stesso col quale, oggi, affronta aule universitarie, corsi di formazione, studi televisivi, saggi e articoli. Una devozione autentica verso la verità e la giustizia, gli unici obiettivi che deve avere chi cerca di far luce su un crimine, tenendo come frecce al proprio arco l’amore per la conoscenza e per la trasmissione del sapere.
Dal brutale omicidio di Cogne, all’atroce delitto di Novi Ligure, sono tante le storie che hanno messo professionalmente ed emotivamente alla prova il Generale Garofano quando era al comando dei R.I.S. di Parma. E, anche oggi, che veste i panni di consulente tecnico, numerosi casi, ancora irrisolti, stanno richiedendo il suo impegno, come, ad esempio, l’assassinio di Serena Mollicone, la giovane di Arce che attende giustizia dal 2001.
Ma cosa si prova ad entrare nelle vite di tante vittime e delle loro famiglie? Quanti limiti ci è concesso superare per giungere alla verità? Dove finisce lo scienziato e dove inizia l’investigatore? A queste e a molte altre domande ha risposto Luciano Garofano, rivelandoci il cuore che batte sotto a una divisa.


Quindici anni al comando dei R.I.S. di Parma la rendono uno dei massimi esperti del nostro Paese in materia di investigazioni scientifiche. Cosa ha significato per lei rivestire un ruolo così importante? Cosa le resta di questa esperienza?

Mi ritengo un privilegiato, perché sono entrato nell’Arma dei Carabinieri nel 1978 e mi sono congedato nel 2009, quindi ho trascorso ben trentun anni in un settore che, in un arco temporale così ampio, ha veramente segnato una rivoluzione nell’uso della prova scientifica in ambito investigativo e processuale. È stata un’esperienza meravigliosa, della quale conservo grande soddisfazione per tutto ciò che di prezioso ne ho ricevuto. Sarò sempre grato all’Arma dei Carabinieri per avermi consentito di esprimermi come Biologo in un settore così particolare che, quando iniziai, era davvero agli albori. Aver assistito a questa evoluzione è stato stupendo, una continua emozione, progresso dopo progresso. Tuttavia rimane in me anche molta nostalgia, come se avessi voluto proseguire questo percorso all’infinito, perché comunque ha segnato la mia vita, sia professionale, sia personale. Tuttora, continuo ad occuparmi di casi criminali, sia per l’autorità giudiziaria, sia per la difesa, ma mi manca il mio particolare gruppo di lavoro dei R.I.S, l’atmosfera unica che vivevo, gli obiettivi che programmavamo insieme, i tanti interventi sulle scene del crimine e tutte le discussioni, i progetti fatti coi miei collaboratori. Il ricordo, a volte, mi crea un po’ di malinconia, ma sono consapevole che tutte le cose, anche le più esaltanti, sono destinate a finire e io sono soddisfatto del cammino che ho già percorso e di tutte le mie scelte. Inoltre, sono particolarmente contento di vedere che, anche oggi, il R.I.S., soprattutto quello di Parma, continua a essere protagonista nel settore delle indagini scientifiche, come vero reparto d’eccellenza e questo mi riempie di orgoglio, perché significa che il lavoro fatto insieme continua a dare i suoi frutti.


Dai primi studi di biologia, alle numerose esperienze come docente universitario: quanto è importante la formazione continua per chi voglia intraprendere la carriera di investigatore?

La formazione continua è fondamentale. Io vado frequentemente negli Stati Uniti dove, ogni anno, si tiene il Convegno dell’Accademia Americana di Scienze Forensi e quello della I.A.I. (International Association of Identification), associazioni entrambe che perseguono l’obiettivo di migliorare le tecniche di analisi, l’accesso sulla scena del crimine e altre metodiche estremamente importanti che riguardano le Scienze Forensi. A settembre scorso, inoltre, sono stato in Polonia per il Convegno del I.S.F.G. (Società Internazionale di Genetica Forense).
Sono quindi molto attento all’aggiornamento. Nel nostro settore, infatti, come in tutti quelli scientifici, è indispensabile rimanere sempre aggiornati. E nel nostro caso lo è ancora di più, poiché, analogamente ai medici che hanno a che fare con la salute fisica delle persone, noi abbiamo a che fare con un altro bene prezioso: la giustizia. Sono consapevole che noi esperti forensi possiamo contribuire moltissimo ad alimentare il senso di giustizia e di ricerca della verità richiesto dai cittadini, quindi è nostro dovere aggiornarci costantemente al fine di utilizzare al meglio ciò che la scienza e la tecnologia ci offrono. Mi dispiace constatare, quindi, che, negli ultimi anni, in un settore delicato come quello delle Scienze forensi, si sono affacciati pseudo esperti, molti dei quali hanno un’esperienza solo teorica che non è in grado di dare quel contributo di verità che molti casi criminali richiedono.


I suoi studi e la sua esperienza l’hanno resa anche un abile divulgatore della carta stampata. Come si sente nei panni di scrittore? Quali sono i suoi progetti per il futuro in merito?

A un certo punto ho sentito il naturale dovere di divulgare, perché ero cosciente che la prova scientifica poteva dare maggiori certezze ai cittadini, in virtù del fatto che la sua conoscenza si stava diffondendo in tutto il mondo, grazie anche alle serie televisive. Quindi ho deciso che era il momento di spiegare di cosa si trattasse, sempre in modo molto equilibrato e corretto, contrapponendomi anche alla tanta disinformazione che viene fatta nel settore. Fare informazione, infatti, significa raccontare chiaramente qual è l’ambito delle possibilità che la prova scientifica può offrire, evitando fantasiose interpretazioni che possono risultare addirittura fuorvianti.
La divulgazione, in questo senso, è importantissima e io ho cercato di parlare in modo semplice dei casi dei quali mi ero occupato a partire da quando ero al comando del R.I.S., assieme ai miei collaboratori, proprio per far comprendere alle persone in che cosa consisteva il mio lavoro. Ho iniziato a scrivere quando ancora si stavano svolgendo le indagini per l’omicidio di Cogne, una vicenda tristemente nota per un omicidio così efferato ed incomprensibile, ma anche a causa di attacchi poco corretti verso il mio lavoro da parte della difesa.  È stato questo che mi ha spinto ad utilizzare il potente mezzo della scrittura per difendermi e per raccontare cosa facessi realmente, dimostrando che la scienza può consentire di risolvere i casi con grande rigore.
Sto continuando a scrivere, proseguendo il percorso iniziato allora. Negli ultimi anni mi sono occupato di femminicidio col mio ultimo libro “I Labirinti del Male” (Infinito Edizioni), nel quale ho trattato una tematica importante che ci deve vedere tutti coinvolti nel tentare di contrastare questo esecrabile fenomeno.
È da poco uscito, inoltre, per Simone Editore, un Manuale, scritto con Cristina Brondoni, intitolato “Il Soccorritore sulla Scena del Crimine”. Abbiamo realizzato questo libro perché ci siamo resi conto che, tra tutti coloro che intervengono sul luogo del delitto, c’è una serie di soggetti, privi di una formazione specifica, che possono, loro malgrado, danneggiare le indagini, contaminando la scena del crimine, alterando o distruggendo prove e reperti. A questo Manuale abbiamo già associato un Corso di Formazione dedicato che, attraverso una serie di semplici linee guida, è in grado di fornire consigli e suggerimenti i quali, senza stravolgere i Protocolli ufficiali del Soccorso, permettono di preservare la scena del crimine.


L’interesse diffuso per la cronaca ha fatto di lei un ospite e un conduttore di interessanti programmi televisivi di approfondimento. Facciamo un bilancio di queste esperienze: che ruolo hanno, o potrebbero avere, i mezzi di informazione nella risoluzione dei crimini? Avendo indossato i panni di inquirente in numerosi casi di grande interesse mediatico, può svelarci come viene vissuta dalle forze dell’ordine l’ingerenza della televisione nelle indagini?

Se l’informazione televisiva è equilibrata, come a Quarto Grado, al quale partecipo come esperto da anni, essa può avere un ruolo importantissimo e questo è un mio pensiero da sempre. In molti casi, come ad esempio quello di Valentina Salamone, siamo riusciti, attraverso l’informazione televisiva, a sottolineare le lacune delle fasi iniziali dell’indagine e a modificarne, in un certo senso, la rotta. Quindi, se la comunicazione è corretta, cauta ed equilibrata, anche il mezzo televisivo può avere un gran ruolo, innanzitutto per permettere alle persone di conoscere lo stato delle indagini e per fornire, talvolta, consigli utili, come mi hanno testimoniato direttamente anche molti addetti ai lavori.


Che consigli darebbe a un giovane che, prendendo ad esempio la sua carriera, volesse seguire le sue orme?

Chi volesse approcciare a questa professione può scegliere due strade: quella di laurearsi in una disciplina scientifica, propriamente detta, studiando quindi Chimica, Biologia, Fisica o Informatica, oppure quella di laurearsi in Scienze Psicologiche. Rispetto al passato quest’ultima materia ha registrato una forte rivalutazione, soprattutto se pensiamo alla specializzazione in Psicologia Giuridica, la quale può contribuire moltissimo a migliorare i Protocolli oggi utilizzati nell’interrogatorio e per lo studio della vittima, per arrivare quindi più facilmente a ricostruire moventi e dinamiche delittuose.
Si diceva precedentemente dell’importanza della formazione continua, quindi, vedo con molto favore il fatto che, anche dopo il conseguimento di Lauree scientifiche, ci si possa ulteriormente preparare con dei Master specifici in Scienze Forensi, Criminologia ecc., non dimenticando mai che questa professione deve essere sempre affrontata con molta umiltà ed equilibrio.


Quale caso della sua carriera ha richiesto maggiori energie come investigatore? E quale storia, invece, è rimasta più impressa nella sua memoria e nel suo cuore come persona?   

Senza dubbio il caso che ha richiesto maggiori energie è stato l’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, avvenuto a Cogne, per tutto ciò che ha significato e per tutte le polemiche che sono nate nel corso delle indagini. Da un punto di vista scientifico non era un caso difficile, ma lo è diventato nel corso della gestione, a causa di tutti gli attacchi infondati mossi nei miei confronti e al R.I.S.

Il caso che invece, umanamente, mi è rimasto più impresso è stato il duplice omicidio di Novi Ligure, perché non ho mai saputo dare, dentro di me, una giustificazione al fatto che una ragazza di sedici anni potesse uccidere, non solo la madre, ma, soprattutto, il fratellino di dodici anni. Tra l’altro, all’epoca, i miei figli avevano le stesse età di Erika, l’assassina, e del fratellino, Gianluca, e quindi ho proiettato sui miei ragazzi questa ferocia inaudita e incomprensibile. Ricordo le forti emozioni che quel caso mi produsse e le difficoltà vissute nel constatare una mattanza davvero inspiegabile: è, quindi, il caso che è rimasto di più nel mio cuore. 






Nessun commento:

Posta un commento