lunedì 28 maggio 2018

“Trilogia di Fitzwilliam Darcy, Gentiluomo” di Pamela Aidan. “Orgoglio e Pregiudizio” dalla parte di Darcy


È fatto universalmente noto che un buon libro sarà sempre oggetto di imitazioni ed emulazioni di ogni tipo, in ogni tempo e luogo. Questo è, senza dubbio, il caso di “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen. Da qualche anno a questa parte, infatti, abbiamo assistito a una vera e propria riscoperta trasversale dell’autrice inglese e della sua opera più famosa, se mai è passata in secondo piano nell’immaginario delle lettrici e dei lettori, sempre presi da nuove mode. Da detective provetta a improbabile zombie, la nostra Jane è stata proiettata in una serie di mirabolanti avventure tra le più disparate, più o meno ben scritte da autori e autrici di tutto il mondo e la stessa sorte hanno subito i suoi personaggi più noti: Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy. Tra prequel e sequel della ormai più che universalmente nota storia d’amore tra i due, l’esperimento più interessante è quello compiuto da Pamela Aidan nella sua “Trilogia di Fitwilliam Darcy, Gentiluomo” composta da: “Per orgoglio o per amore”, “Tra dovere e desiderio” e “Quello che resta”, editi da Tea.



Dopo aver lavorato per trent’anni come bibliotecaria, Pamela Aidan riscopre la passione adolescenziale per la Austen, emulandola in modo più originale rispetto alle numerose colleghe, dando voce ai pensieri e alle sensazioni dell’orgoglioso, ma tanto amato Mr. Darcy. Chi di noi appassionate lettrici di Jane, non ha mai desiderato sapere, almeno una volta, cosa passasse nella mente di Darcy e cosa provasse intimamente? La Aidan dipinge un Darcy abbastanza bello da tentarci e tutti e tre i volumi scorrono più che piacevolmente, uno dopo l’altro.
Nel primo della trilogia, “Per orgoglio o per amore”, sono riprese puntualmente le prime vicende del romanzo: l’incontro tra Darcy e Elizabeth e le prime incomprensioni, balli e passeggiate, fino alla partenza di Bingley da Netherfield, dissuaso dallo stesso Darcy nei suoi propositi di corteggiare Jane, la sorella di Elizabeth.
Nel secondo volume, “Tra dovere e desiderio”, la Aidan dà prova di fantasia e capacità di ricostruzione storica degne di nota, raccontando le avventure di Darcy durante la sua assenza dalle pagine di “Orgoglio e pregiudizio”. Il povero Darcy, nel vano tentativo di dimenticare i begli occhi di Elizabeth, ormai lontana, accetta l’invito di un vecchio compagno di studi e si ritrova circondato da belle signore spudoratamente in cerca di marito, tra intrighi e macchinazioni dei presenti, fino alla capitolazione e al compromesso con sé stesso, ormai certo che nessun matrimonio possa salvarlo perché Elizabeth, pur non fisicamente presente, è ormai entrata nel suo cuore.



Nell’ultimo volume, “Quello che resta”, si riprendono le fila del romanzo originale, dalla prima sofferta dichiarazione a Elizabeth, che lo respinge, al disastro di Wickham, ai tentativi di Darcy di salvare la situazione, fino allo splendido lieto fine, anche tra Jane e Bingley.
Lettura godibile, tra alti e bassi, anche per i puristi più fedeli all’originale, il lavoro della Aidan resta tra i più apprezzabili tentativi di riscoperta della Austen degli ultimi anni. Fedele nei personaggi e preciso nelle ricostruzioni, incentra però tutto sulla storia d’amore tra i due protagonisti, perdendo quel tocco di piacevolissima ironia tipico di Jane e la sua capacità di cogliere le debolezze degli uomini del suo tempo anche nei personaggi secondari, in un continuo tentativo di sottile denuncia soprattutto del ruolo della donna, tristemente sottovalutata nella società.
La Aidan attinge a piene mani, specialmente per le vicende del secondo volume, dalle pagine delle autrici che hanno reso grande l’epoca Regency, a partire da Georgette Heyer, passando per Johanna Lindsey e Kathleen Woodiwiss, fino a Lucinda Brant, dando sicuramente all’intera trilogia una forte connotazione rosa, nonostante i fatti passino attraverso il filtro di occhi maschili.



Nell’insieme, però, non si può far torto all’autrice per questa scelta, né per quella di aver scorporato la vicenda in tre romanzi, indugiando a volte in modo un po’ monotono su certi passaggi trascurabili. Il prodotto finale resta piacevole e più che soddisfacente, senz’altro un primo suggerimento per deliziare i lunghi pomeriggi d’estate sotto l’ombrellone di coloro che preferiscono il rosa al giallo, senza mai abbassare la qualità delle letture, ricordando sempre, però, che Jane è… Jane.


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