In
un luogo volutamente imprecisato, ma caratterizzato da sole e mare, personaggi ben noti nei romanzi di Andrea Camilleri, si snodano le vicende
narrate ne “Il Tuttomio”, un romanzo
breve ma tra i più sorprendenti dello scrittore siciliano, edito da Mondadori.
Arianna,
la protagonista, ha da poco superato i trent’anni, ma ha conservato un’indole
infantile che le conferisce un fascino particolare, rendendola quasi
magicamente irresistibile. Quando sposa Giulio, stregato dalla sua sensuale
immaturità, Arianna entra nella sua vita portando una luce che egli non sperava
più di trovare, ma che tenta di restituirle viziandola in ogni modo possibile,
anche con quello che lui non potrà mai darle fino in fondo a causa di una
menomazione fisica. Giulio inizia così ad organizzarle una serie di
appuntamenti con uomini accuratamente selezionati, scandendo la loro
quotidianità sentimentale e sessuale attraverso poche ma inviolabili regole. In
questa trama di incontri, però, Arianna conserva i suoi spazi con tutta
l’ostinazione di una bambina, nascondendo gelosamente a tutti un luogo segreto
e misterioso, ricavato nel buio della mansarda di casa, nel quale esprime
completamente sé stessa, senza nessun filtro: il tuttomio, come lei stessa lo
chiama. Qui conserva i suoi piccoli tesori, come nella caverna dove si
rifugiava da bambina, e si confida con l’amica “immaginaria” Stefania, tra
gioco e realtà, seguendo un fin troppo labile confine della mente.
Quando
in questo stravagante equilibrio si inserisce Mario, un diciassettenne
impulsivo e passionale, alcune certezze di Arianna crollano e, in un viaggio
tra ricordi sconcertanti e incontri proibiti, molte regole verranno infrante,
riportando alla luce un passato torbido, tanto quanto il presente, fino ad un
epilogo terribile e sconvolgente.
In
questo giallo atipico, dalla forte carica erotica, Camilleri tratteggia, in un
italiano scorrevole e raffinato, personaggi che lasciano senza fiato, mostri moderni,
eppure retaggi, sia di un glorioso passato letterario, sia di vicende di
cronaca, in una fitta trama di rimandi e citazioni.
Asciutto,
ironico, crudo, senza bisogno di ricorrere al sangue, e magistralmente limpido
nello stile, tanto quanto torbido nelle vicende, il labirinto di Arianna ci
avvolge in un gioco spietato, privo di ogni inibizione, come solo la crudele
verità di una bambina mai cresciuta potrebbe fare.
Arianna,
apparentemente bambola in una vita costruita a misura dei suoi bisogni, è in
realtà una disarmante manipolatrice, capace di reinventarsi sempre e
sopravvivere, avvolta da un inquietante candore che, una volta letta l’ultima
riga, ci avrà reso tutti irrimediabilmente un
po’ più neri.
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