È
il 6 aprile 2012. Tutto è pronto a Cutro, un accogliente paesino della
provincia di Crotone, per celebrare la Santa Pasqua. Rosa Tirotta è una donna
di quarantanove anni, sensibile e riservata. Ha una cicatrice sul volto, sin da
bambina, a causa di una bruciatura e questo la mette a disagio, anche se non
vuole darlo a vedere alle persone che ama. Rosa, dalla provincia di Firenze,
dove vive e lavora, è appena arrivata in Calabria, nella casa paterna, per
passare le vacanze pasquali assieme a tutta la sua famiglia. Va a messa,
passeggia per il paese, poi, tornata a casa per disfare le valigie, avvisa i
fratelli che sarebbe andata a Crotone per delle spese, ma che non sarebbe
rimasta fuori fino a tardi. Le ore passano e, quando la sorella di Rosa,
Concetta Tirotta, e tutti i suoi familiari si accorgono che il cellulare di
Rosa risulta spento, si allarmano immediatamente. Rosa sembra essere sparita
nel nulla e, a parte loro che sono dilaniati dalla sua misteriosa assenza,
nessuno se ne preoccupa. Dove può essere andata Rosa? Cosa le è successo? Ma,
soprattutto, perché nessuno la cerca? Sono queste le domande che tormentano
Concetta da oltre tre anni e che, al momento, sembrano non avere risposta.
Chi è Rosa? Raccontaci la
sua storia?
Rosa
era una persona timida e tranquilla. Aveva un lavoro sicuro in Tribunale, non
aveva mai avuto problemi economici, né di nessun tipo e aveva un buon rapporto
con tutta la sua famiglia. Era una donna riservata, sensibile, persino fragile,
anche a causa di una brutta cicatrice sul volto che aveva fin da bambina, a
causa di una bruciatura e che la portava a nascondersi, manifestando di rado i
suoi disagi. E oggi tutti sembrano essersi dimenticati di lei.
Quando l’hai vista l’ultima
volta? Cosa è accaduto il giorno della scomparsa?
Rosa
viveva e lavorava vicino Firenze ed era molto credente. Il 6 aprile 2012 aveva
deciso di scendere in Calabria per la Pasqua con mia sorella Maria, perché le
piaceva assistere alle celebrazioni che spesso nei piccoli paesi come il nostro
sono più sentite. Appena arrivata a Cutro, il nostro paese natio, in provincia
di Crotone, si è recata subito a messa. Molti l’hanno vista passeggiare in
piazza prima e dopo la funzione. Successivamente è tornata a casa, si è data
una rinfrescata e ha sistemato i bagagli. Poco dopo ha avvisato tutti che
sarebbe andata a fare un giro a Crotone, ma che non sarebbe rimasta fuori
troppo a lungo. Le ore passavano e, quando ci siamo accorti che, oltre a non
aver fatto ritorno, il suo telefonino era staccato, siamo corsi a cercarla.
Come si sono svolte le
ricerche in questi anni? Chi vi sta più accanto concretamente e
quotidianamente?
Per
i primi nove mesi non è stato fatto praticamente nulla per cercare Rosa.
Successivamente si sono resi conto che c’era qualcosa di anomalo, ma le
superficiali ricerche che sono state fatte non hanno portato a nessun
risultato. All’inizio del 2013 sono stati coinvolti i Vigili del Fuoco, la
Protezione Civile, le Unità Cinofile e gli elicotteri, ma di Rosa non c’era più
traccia. Nessuno delle Istituzioni si preoccupa di informarci o di tenerci
aggiornati sulla faccenda. Tutti si sono dimenticati di Rosa e noi siamo molto
delusi da questo. Rosa viveva con mia madre che ormai ha superato gli
ottantacinque anni e tutto questo tempo senza notizie la sta consumando. Anche
le trasmissioni televisive, a esclusione di “Chi l’ha visto?”, non se ne sono
mai occupate e, anche se contattiamo le redazioni, pregandole di aiutarci a
tenere alta l’attenzione su Rosa, non riceviamo nessun aiuto.
Che ruolo svolgono o
potrebbero svolgere, secondo te, l’opinione pubblica e tutti i mezzi
d’informazione di fronte a un caso di scomparsa?
Le
trasmissioni che si occupano di queste storie dovrebbero dare lo stesso spazio
a tutti i familiari in cerca di aiuto e non solo ai casi che gli assicurano
maggiore audience. Mi rendo conto che la televisione ha le sue regole, ma tutti
abbiamo bisogno di sostegno, nessuno escluso! Mia sorella era una donna sola,
senza un marito o un compagno, che stava attraversando un momento difficile e
che non si è confidata neppure con noi familiari per ricevere un supporto,
anche se ne avrebbe avuto tanto bisogno, così come noi, oggi, abbiamo bisogno
dell’appoggio di più persone possibile per riuscire a ricostruire cosa può
esserle accaduto.
È il ricordo a mantenere
vive le persone di cui si sono perse le tracce e a dare alle famiglie la forza
di non smettere mai di cercare. Qual è il tuo ricordo più vivo di Rosa?
Eravamo
molto unite e ho tanti ricordi di Rosa. Il giorno della scomparsa le avevo
detto di telefonarmi prima di rientrare a casa, che sarei andata a prenderla
alla stazione per tornare insieme e lei mi era sembrata tranquilla. Ma da
allora non l’ho mai più rivista. E nessuno di noi della famiglia ha la minima
idea di cosa potrebbe esserle accaduto. Ci basterebbe una sua telefonata per
tranquillizzarci e per permettere a nostra madre, ormai anziana, di
rasserenarsi definitivamente, sapendola sana e felice. Vorremmo tanto che fosse
viva! Saremmo contenti di sapere che magari si è ritirata in qualche Convento e
che è soddisfatta della sua nuova vita, ma come potremmo mai saperlo con
certezza? Chi potrebbe aiutarci a scoprirlo? E se invece le fosse successo
qualcosa di brutto? O fosse in cerca di aiuto? È difficile convivere con queste
domande che, ancora oggi, dopo tanto tempo, non trovano risposta. Chiunque
sapesse qualcosa, ci contatti!
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