sabato 23 maggio 2015

Franco e Lucia Arcamone: torna a casa, Emanuele!


Caro Emanuele,
Oggi è il tuo ventiseiesimo compleanno. Lucia, tua madre, ha preparato la tua torta preferita, sperando di vederti entrare in cucina, bello e sorridente, pronto a immortalare in una foto questo momento indimenticabile, assieme a tutta la tua famiglia. Come se questi due anni senza di te, senza avere tue notizie, non siano mai trascorsi.
Si dice che, una volta superato il quarto di secolo, arrivi il momento dei primi bilanci.
Voglio dirti la verità: ti capisco. Gli amici che tradiscono, l’amore che delude, lo studio che sembra fine a sé stesso, in un’epoca che ci stritola. A volte viene tanta voglia di andarsene. Di partire, senza lasciare traccia.
Ma a quale prezzo? Non puoi cancellare le orme che hai lasciato nel cuore di chi ti ama. Le persone che sono rimaste a casa ad aspettarti non smetteranno mai di cercarti ovunque, ma il tempo che stai “perdendo” lontano da loro non potrà più tornare. La verità è che non ci saranno per sempre. E il sollievo che avrai provato in questi anni, mettendo tanta distanza tra te e il dolore e la confusione che provavi quando te ne sei andato, prima o poi verrà soppiantato dal rimpianto di non aver dedicato tutto il tempo possibile alle persone che ami, pur restando te stesso. È il tempo a fare la differenza e tu ne hai ancora tanto da poter donare a chi ti vuole bene, là dove è il tuo posto.
Ho avuto la fortuna di parlare con Franco e Lucia, i tuoi genitori, e quello che leggerai di seguito è ciò che mi hanno raccontato della vostra storia. Il prossimo capitolo spetta a te. Perdonati e prova a essere meno intransigente con te stesso. Concludi il tuo viaggio, almeno per il momento. Metti insieme tutto il coraggio che possiedi e torna a riprenderti la tua vita, per trasformarla in ciò che desideri veramente, a viso aperto e comunque fiero di te stesso.
Tanti auguri di buon compleanno e… a presto!

Alessandra

Emanuele Arcamone scompare da Ischia l’8 maggio 2013. Nessun avvistamento verificato, nessuna pista da seguire, solo un allontanamento volontario. Ma chi è Emanuele? Raccontateci la sua storia.

Oggi Emanuele compie ventisei anni. È un ragazzo dinamico, vivace, attivo, ma nello stesso tempo molto fragile. Alla luce di tutto quello che è successo e di tutto il tempo che è passato dal giorno della sua scomparsa, possiamo dire che la sicurezza che mostrava davanti a noi, probabilmente, era solo apparente e dentro era profondamente scosso da tutte le cose che gli accadevano, tanto da arrivare a prendere decisioni drastiche, come quella di andarsene senza dare più notizie.
Emanuele frequentava l’Università a Napoli. È sempre stato un bravo studente e ha preso ottimi voti sin dalle scuole dell’infanzia, tanto che tutti, dopo le superiori, abbiamo visto come una scelta naturale la sua volontà di iscriversi all’Università. Ma, ultimamente, Emanuele non credeva più in sé stesso e faceva fatica a studiare, nonostante gli mancassero pochi esami alla Laurea. Inoltre in famiglia era un momento difficile, molti lutti ci stavano turbando, minando il nostro equilibrio, e Emanuele deve averne risentito particolarmente.

Quando lo avete visto l’ultima volta? Cosa è successo il giorno della scomparsa e come si sono svolte le prime ricerche?

Emanuele è scomparso mercoledì 8 maggio 2013 da Ischia, dove noi viviamo. Di solito non rientrava a casa prima di venerdì, giacché tutta la settimana viveva a Napoli per frequentare le lezioni universitarie. Quel giorno, invece, era tornato inaspettatamente, portando con sé tutte le sue cose. Io – dichiara Franco – stavo lavorando e l’ho intravisto dal pullman, verso l’ora di pranzo, mentre camminava per la strada. Ero meravigliato, ma, sul momento, non ho dato peso alla cosa, ho pensato che stesse semplicemente facendo una passeggiata. Mia moglie, Lucia, era a casa a preparare il pranzo e, mentre era intenta tra i fornelli, lo ha sentito entrare e dirigersi direttamente in camera sua, per poi uscire subito dopo, senza neanche passare a salutarla. Ma anche lei non ha fatto caso a nulla, pensando che fosse andato al piano di sopra dalla nonna e che sarebbe sceso a breve per il pranzo. Quando sono tornato dal lavoro – continua Franco – lo abbiamo aspettato insieme per un po’, pensando che avesse semplicemente voglia di stare solo. Non ci siamo allarmati subito, ma col passare delle ore abbiamo iniziato a credere che ci fosse qualcosa di strano e, guardando nella sua stanza, ci siamo resi conto che aveva portato con sé tutte le cose che di solito teneva a Napoli. Ci aspettavamo una decisione drastica, come quella di prendersi una pausa dagli studi, sperando di riprendere in seguito con più convinzione, ma, di certo, non pensavamo che potesse sparire senza dare più notizie.
Quando, intorno alle due di notte, ci siamo resi conto che Emanuele non era ancora tornato, siamo usciti a cercarlo. Abbiamo pensato subito a un incidente o a qualche disgrazia ed eravamo molto preoccupati, ma non avendo altre notizie, ci siamo recati immediatamente dai Carabinieri a fare la denuncia di scomparsa.
Per le prime ricerche, oltre alle forze dell’ordine, si sono attivati subito volontari e amici. Successivamente sono stati usati gli elicotteri e i cani molecolari, ma di lui nessuna traccia e ben presto ci siamo resi conto che tutto sarebbe stato davvero molto complicato e doloroso. Al Porto di Casamicciola, ad esempio, le telecamere non funzionavano e quindi non ci è stato possibile verificare se Emanuele avesse acquistato un biglietto per allontanarsi dall’Isola. Poter visionare i filmati di quelle telecamere sarebbe stato provvidenziale, tanto più che Emanuele è senza documenti. Abbiamo potuto dolorosamente constatare che la nostra situazione è stata presa con leggerezza e superficialità: si è pensato al capriccio di un ragazzo che voleva attirare l’attenzione, credendo che tutto si sarebbe risolto in breve tempo e invece noi stiamo ancora aspettando che Emanuele torni. È necessario prendere sul serio sin dal primo momento questi casi di scomparsa, non ci si può permettere di perdere tempo.

In questi anni qual è stato il momento più difficile, in cui avete creduto di non farcela?

Ogni singolo giorno è sempre più difficile. Questa sospensione in una condizione di non tempo ci consente di sopravvivere a stento. Le persone come noi, con figli scomparsi, non sono più persone normali, non possono esserlo neanche volendo. Ci attacchiamo a ogni flebile speranza, a ogni minimo indizio, che spesso, però, risulta essere privo di fondamenta, aggravando il nostro dolore. Ci illudiamo e poi precipitiamo di nuovo nel baratro del dubbio. Ogni momento è difficile: la sera prima di coricarci o quando c’è cattivo tempo e ci fermiamo a pensare se Emanuele ha un posto sicuro dove dormire, quando ci mettiamo a tavola per i pasti e ci domandiamo se Emanuele ha un luogo dove poter mangiare dignitosamente, è un dolore che ci accompagna sempre, anche se tentiamo di mascherarlo. Le persone provano a incoraggiarci, ma spesso non si rendono conto di quanto sia faticoso scacciare la sofferenza. Non possiamo lavarcene le mani, l’angoscia resta sempre dentro di noi, non può essere rimossa e riemerge ogni volta prepotentemente. Costruiamo delle dighe nel nostro cuore, per provare ad arginare il dolore, ma basta una fessura per invaderci di nuovo tutti. Forse sarebbe meglio non opporsi, farsi prendere, farsi devastare dalla sofferenza, nella speranza di stare meglio dopo.

Quando un figlio scompare senza lasciare traccia, il tempo sembra fermarsi e si prova un dolore senza spiegazioni. Che ruolo hanno, o potrebbero avere, l’opinione pubblica e tutti i mezzi di informazione di fronte a un caso di scomparsa?

I casi di scomparsa sono in aumento e tutti quanti vanno presi seriamente, sin dalle prime fasi. In queste circostante i mezzi d’informazione sono tutto. Noi utilizziamo molto anche i Social Network nella ricerca di Emanuele, nella speranza che, se lui si trovasse in qualche altro posto, dove magari volesse celare la propria identità, qualcuno, riconoscendolo dalle foto, possa mettersi in contatto con noi e darci sue notizie o magari convincerlo a tornare a casa. Soprattutto nei casi di allontanamento volontario, per i quali le forze dell’ordine possono fare ben poco, l’unica speranza, per tenere alta l’attenzione sugli scomparsi, sta proprio nei mezzi di comunicazione che sembrano mettere in moto un circolo virtuoso per il quale, anche le poche ricerche che si fanno, riprendono vigore.

Oggi chi vi sta più accanto, concretamente e quotidianamente, nella ricerca di Emanuele? Come trascorrete le vostre giornate?

Noi siamo persone sole. Solo gli iscritti al gruppo Facebook “Cerchiamo Emanuele Arcamone” si danno da fare quotidianamente. Anche la trasmissione “Chi l’ha visto?” ci ha sostenuto molto, ma i riscontri sono stati pochi. Noi facciamo di tutto perché Emanuele non venga dimenticato, ma col passare del tempo è sempre più difficile. È doloroso dirlo, ma sembra quasi che, con la scusa della sofferenza, le persone vogliano rimuovere la nostra storia dai loro ricordi. Noi avvertiamo un grande senso d’impotenza. Ci sentiamo nulla di fronte alla grandezza di questo dolore. E spesso di sentiamo anche colpevoli. Sembrerà assurdo, ma ci colpevolizziamo di non aver capito in tempo il disagio che stava provando Emanuele e di non essere stati capaci di fermarlo, né di trovarlo subito dopo la scomparsa. È terribile e tutto ciò ci sta distruggendo.

Rivolgetevi a Emanuele: cosa vorreste dirgli nella speranza che stia leggendo le vostre parole in questo momento?

Emanuele è sempre stato un bravo figlio, sensibile e altruista e la sua mancanza si sente moltissimo. Tutta la famiglia lo aspetta: la sorella, il fratello, gli zii, i cugini, la nonna. Negli ultimi tempi, anche prima della sua scomparsa, la nostra famiglia è stata colpita da tante disgrazie: abbiamo attraversato e attraversiamo tutt’ora un periodo difficile, fisicamente ed emotivamente e sappiamo quanto Emanuele fosse turbato anche da questo clima luttuoso che si respirava in casa, oltre alle difficoltà che stava riscontrando nello studio. Ma non ce la facciamo più a stare senza di lui.

Non è troppo tardi, Emanuele – Lucia sospira –, non lasciarti dominare dalla paura e dall’orgoglio. Devi tornare e sarà come se questi anni non ci fossero mai stati. La casa è piena di ricordi che ci fanno pensare a te e non possiamo rassegnarci all’idea che i nostri giorni insieme siano finiti. È troppo presto, torna a casa. Tutti i ragazzi hanno paura del futuro, soprattutto se sono sensibili come te, ma hai ancora tanto tempo davanti. Le insicurezze le supereremo insieme, uniti come siamo sempre stati. Abbiamo capito che il tuo allontanamento è stato un gesto di disperazione, quindi puoi tornare quando vuoi, nessuno ti giudicherà, devi solo farti coraggio. Ricordi le nostre passeggiate e le nostre foto insieme? Eri così affettuoso! Non lasciarci in sospeso. Sei amato da tutti, come sempre, e non è giusto che ti privi del nostro affetto. Sappiamo che sei vivo, non abbiamo mai smesso di sperarlo e di crederlo. Torna sui tuoi passi, prendi coraggio e restituisci la serenità alla nostra famiglia. Noi ti aspettiamo! Buon compleanno, Emanuele! 

Nessun commento:

Posta un commento