Caro Emanuele,
Oggi è il tuo
ventiseiesimo compleanno. Lucia, tua madre, ha preparato la tua torta
preferita, sperando di vederti entrare in cucina, bello e sorridente, pronto a
immortalare in una foto questo momento indimenticabile, assieme a tutta la tua
famiglia. Come se questi due anni senza di te, senza avere tue notizie, non
siano mai trascorsi.
Si dice che, una volta
superato il quarto di secolo, arrivi il momento dei primi bilanci.
Voglio dirti la verità:
ti capisco. Gli amici che tradiscono, l’amore che delude, lo studio che sembra
fine a sé stesso, in un’epoca che ci stritola. A volte viene tanta voglia di
andarsene. Di partire, senza lasciare traccia.
Ma a quale prezzo? Non
puoi cancellare le orme che hai lasciato nel cuore di chi ti ama. Le persone
che sono rimaste a casa ad aspettarti non smetteranno mai di cercarti ovunque,
ma il tempo che stai “perdendo” lontano da loro non potrà più tornare. La
verità è che non ci saranno per sempre. E il sollievo che avrai provato in
questi anni, mettendo tanta distanza tra te e il dolore e la confusione che
provavi quando te ne sei andato, prima o poi verrà soppiantato dal rimpianto di
non aver dedicato tutto il tempo possibile alle persone che ami, pur restando
te stesso. È il tempo a fare la differenza e tu ne hai ancora tanto da poter
donare a chi ti vuole bene, là dove è il tuo posto.
Ho avuto la fortuna di
parlare con Franco e Lucia, i tuoi genitori, e quello che leggerai di seguito è
ciò che mi hanno raccontato della vostra storia. Il prossimo capitolo spetta a
te. Perdonati e prova a essere meno intransigente con te stesso. Concludi il
tuo viaggio, almeno per il momento. Metti insieme tutto il coraggio che
possiedi e torna a riprenderti la tua vita, per trasformarla in ciò che
desideri veramente, a viso aperto e comunque fiero di te stesso.
Tanti auguri di buon
compleanno e… a presto!
Alessandra
Emanuele Arcamone
scompare da Ischia l’8 maggio 2013. Nessun avvistamento verificato, nessuna
pista da seguire, solo un allontanamento volontario. Ma chi è Emanuele?
Raccontateci la sua storia.
Oggi
Emanuele compie ventisei anni. È un ragazzo dinamico, vivace, attivo, ma nello
stesso tempo molto fragile. Alla luce di tutto quello che è successo e di tutto
il tempo che è passato dal giorno della sua scomparsa, possiamo dire che la
sicurezza che mostrava davanti a noi, probabilmente, era solo apparente e
dentro era profondamente scosso da tutte le cose che gli accadevano, tanto da
arrivare a prendere decisioni drastiche, come quella di andarsene senza dare
più notizie.
Emanuele
frequentava l’Università a Napoli. È sempre stato un bravo studente e ha preso
ottimi voti sin dalle scuole dell’infanzia, tanto che tutti, dopo le superiori,
abbiamo visto come una scelta naturale la sua volontà di iscriversi
all’Università. Ma, ultimamente, Emanuele non credeva più in sé stesso e faceva
fatica a studiare, nonostante gli mancassero pochi esami alla Laurea. Inoltre
in famiglia era un momento difficile, molti lutti ci stavano turbando, minando
il nostro equilibrio, e Emanuele deve averne risentito particolarmente.
Quando lo avete visto
l’ultima volta? Cosa è successo il giorno della scomparsa e come si sono svolte
le prime ricerche?
Emanuele
è scomparso mercoledì 8 maggio 2013 da Ischia, dove noi viviamo. Di solito non
rientrava a casa prima di venerdì, giacché tutta la settimana viveva a Napoli
per frequentare le lezioni universitarie. Quel giorno, invece, era tornato
inaspettatamente, portando con sé tutte le sue cose. Io – dichiara Franco – stavo
lavorando e l’ho intravisto dal pullman, verso l’ora di pranzo, mentre
camminava per la strada. Ero meravigliato, ma, sul momento, non ho dato peso
alla cosa, ho pensato che stesse semplicemente facendo una passeggiata. Mia
moglie, Lucia, era a casa a preparare il pranzo e, mentre era intenta tra i
fornelli, lo ha sentito entrare e dirigersi direttamente in camera sua, per poi
uscire subito dopo, senza neanche passare a salutarla. Ma anche lei non ha
fatto caso a nulla, pensando che fosse andato al piano di sopra dalla nonna e
che sarebbe sceso a breve per il pranzo. Quando sono tornato dal lavoro –
continua Franco – lo abbiamo aspettato insieme per un po’, pensando che avesse
semplicemente voglia di stare solo. Non ci siamo allarmati subito, ma col
passare delle ore abbiamo iniziato a credere che ci fosse qualcosa di strano e,
guardando nella sua stanza, ci siamo resi conto che aveva portato con sé tutte
le cose che di solito teneva a Napoli. Ci aspettavamo una decisione drastica,
come quella di prendersi una pausa dagli studi, sperando di riprendere in
seguito con più convinzione, ma, di certo, non pensavamo che potesse sparire
senza dare più notizie.
Quando,
intorno alle due di notte, ci siamo resi conto che Emanuele non era ancora
tornato, siamo usciti a cercarlo. Abbiamo pensato subito a un incidente o a
qualche disgrazia ed eravamo molto preoccupati, ma non avendo altre notizie, ci
siamo recati immediatamente dai Carabinieri a fare la denuncia di scomparsa.
Per
le prime ricerche, oltre alle forze dell’ordine, si sono attivati subito
volontari e amici. Successivamente sono stati usati gli elicotteri e i cani
molecolari, ma di lui nessuna traccia e ben presto ci siamo resi conto che
tutto sarebbe stato davvero molto complicato e doloroso. Al Porto di
Casamicciola, ad esempio, le telecamere non funzionavano e quindi non ci è
stato possibile verificare se Emanuele avesse acquistato un biglietto per
allontanarsi dall’Isola. Poter visionare i filmati di quelle telecamere sarebbe
stato provvidenziale, tanto più che Emanuele è senza documenti. Abbiamo potuto
dolorosamente constatare che la nostra situazione è stata presa con leggerezza
e superficialità: si è pensato al capriccio di un ragazzo che voleva attirare
l’attenzione, credendo che tutto si sarebbe risolto in breve tempo e invece noi
stiamo ancora aspettando che Emanuele torni. È necessario prendere sul serio
sin dal primo momento questi casi di scomparsa, non ci si può permettere di
perdere tempo.
In questi anni qual è
stato il momento più difficile, in cui avete creduto di non farcela?
Ogni
singolo giorno è sempre più difficile. Questa sospensione in una condizione di non tempo ci consente di sopravvivere a
stento. Le persone come noi, con figli scomparsi, non sono più persone normali, non possono esserlo neanche
volendo. Ci attacchiamo a ogni flebile speranza, a ogni minimo indizio, che
spesso, però, risulta essere privo di fondamenta, aggravando il nostro dolore.
Ci illudiamo e poi precipitiamo di nuovo nel baratro del dubbio. Ogni momento è
difficile: la sera prima di coricarci o quando c’è cattivo tempo e ci fermiamo
a pensare se Emanuele ha un posto sicuro dove dormire, quando ci mettiamo a
tavola per i pasti e ci domandiamo se Emanuele ha un luogo dove poter mangiare
dignitosamente, è un dolore che ci accompagna sempre, anche se tentiamo di
mascherarlo. Le persone provano a incoraggiarci, ma spesso non si rendono conto
di quanto sia faticoso scacciare la sofferenza. Non possiamo lavarcene le mani,
l’angoscia resta sempre dentro di noi, non può essere rimossa e riemerge ogni
volta prepotentemente. Costruiamo delle dighe nel nostro cuore, per provare ad
arginare il dolore, ma basta una fessura per invaderci di nuovo tutti. Forse
sarebbe meglio non opporsi, farsi prendere, farsi devastare dalla sofferenza,
nella speranza di stare meglio dopo.
Quando un figlio scompare
senza lasciare traccia, il tempo sembra fermarsi e si prova un dolore senza
spiegazioni. Che ruolo hanno, o potrebbero avere, l’opinione pubblica e tutti i
mezzi di informazione di fronte a un caso di scomparsa?
I
casi di scomparsa sono in aumento e tutti quanti vanno presi seriamente, sin
dalle prime fasi. In queste circostante i mezzi d’informazione sono tutto. Noi
utilizziamo molto anche i Social Network nella ricerca di Emanuele, nella
speranza che, se lui si trovasse in qualche altro posto, dove magari volesse
celare la propria identità, qualcuno, riconoscendolo dalle foto, possa mettersi
in contatto con noi e darci sue notizie o magari convincerlo a tornare a casa.
Soprattutto nei casi di allontanamento volontario, per i quali le forze
dell’ordine possono fare ben poco, l’unica speranza, per tenere alta
l’attenzione sugli scomparsi, sta proprio nei mezzi di comunicazione che
sembrano mettere in moto un circolo virtuoso per il quale, anche le poche
ricerche che si fanno, riprendono vigore.
Oggi chi vi sta più
accanto, concretamente e quotidianamente, nella ricerca di Emanuele? Come
trascorrete le vostre giornate?
Noi
siamo persone sole. Solo gli iscritti al gruppo Facebook “Cerchiamo Emanuele
Arcamone” si danno da fare quotidianamente. Anche la trasmissione “Chi l’ha
visto?” ci ha sostenuto molto, ma i riscontri sono stati pochi. Noi facciamo di
tutto perché Emanuele non venga dimenticato, ma col passare del tempo è sempre
più difficile. È doloroso dirlo, ma sembra quasi che, con la scusa della
sofferenza, le persone vogliano rimuovere la nostra storia dai loro ricordi.
Noi avvertiamo un grande senso d’impotenza. Ci sentiamo nulla di fronte alla
grandezza di questo dolore. E spesso di sentiamo anche colpevoli. Sembrerà assurdo, ma ci colpevolizziamo di non aver
capito in tempo il disagio che stava provando Emanuele e di non essere stati
capaci di fermarlo, né di trovarlo subito dopo la scomparsa. È terribile e
tutto ciò ci sta distruggendo.
Rivolgetevi a Emanuele:
cosa vorreste dirgli nella speranza che stia leggendo le vostre parole in
questo momento?
Emanuele
è sempre stato un bravo figlio, sensibile e altruista e la sua mancanza si
sente moltissimo. Tutta la famiglia lo aspetta: la sorella, il fratello, gli
zii, i cugini, la nonna. Negli ultimi tempi, anche prima della sua scomparsa,
la nostra famiglia è stata colpita da tante disgrazie: abbiamo attraversato e
attraversiamo tutt’ora un periodo difficile, fisicamente ed emotivamente e
sappiamo quanto Emanuele fosse turbato anche da questo clima luttuoso che si
respirava in casa, oltre alle difficoltà che stava riscontrando nello studio.
Ma non ce la facciamo più a stare senza di lui.
Non
è troppo tardi, Emanuele – Lucia sospira –, non lasciarti dominare dalla paura
e dall’orgoglio. Devi tornare e sarà come se questi anni non ci fossero mai
stati. La casa è piena di ricordi che ci fanno pensare a te e non possiamo
rassegnarci all’idea che i nostri giorni insieme siano finiti. È troppo presto,
torna a casa. Tutti i ragazzi hanno paura del futuro, soprattutto se sono
sensibili come te, ma hai ancora tanto tempo davanti. Le insicurezze le
supereremo insieme, uniti come siamo sempre stati. Abbiamo capito che il tuo
allontanamento è stato un gesto di disperazione, quindi puoi tornare quando
vuoi, nessuno ti giudicherà, devi solo farti coraggio. Ricordi le nostre
passeggiate e le nostre foto insieme? Eri così affettuoso! Non lasciarci in
sospeso. Sei amato da tutti, come sempre, e non è giusto che ti privi del
nostro affetto. Sappiamo che sei vivo, non abbiamo mai smesso di sperarlo e di
crederlo. Torna sui tuoi passi, prendi coraggio e restituisci la serenità alla
nostra famiglia. Noi ti aspettiamo! Buon compleanno, Emanuele!
Nessun commento:
Posta un commento