È notizia di poche ore fa: la Camera dei Deputati
ha approvato con 276 voti a favore, 101 astenuti e 20 contrari, il Disegno di
Legge che introduce il reato di Omicidio
Stradale, inasprendone le pene per chi lo commette in stato di ubriachezza,
sotto effetto di droghe o per chi si dà alla fuga. Il Disegno di Legge torna
ora in Senato per il via libera definitivo e potrebbe essere Legge già entro
dicembre. Barbara Benedettelli,
autrice e saggista di grande successo, attivista per i diritti delle Vittime e
Presidente dell’Associazione “Italia Vera”, da sempre in prima linea in questa
battaglia, non nasconde la sua soddisfazione, parlando di un vero e proprio cambiamento culturale per il nostro
Paese. Ma questo non è l’unico tema di grande rilevanza sociale per il quale
Barbara Benedettelli si è fatta portavoce e divulgatrice a favore dell’Opinione
Pubblica, dando voce a chi sembrava destinato a non averne. Dalla violenza
sulle donne, alla tutela nei confronti delle famiglie delle Vittime di crimini
violenti, passando attraverso i soprusi sui minori e la situazione di sovraffollamento
delle carceri italiane: la sensibilità con la quale Barbara Benedettelli si
occupa di questioni tanto delicate mette sotto gli occhi di tutti la sua determinazione,
con un unico monito: solo l’amore, verso gli altri e verso noi stessi, ci può
salvare.
Il suo
percorso di vita e la sua carriera di autrice hanno i colori vivaci di una
splendida avventura: chi è oggi Barbara Benedettelli? Ci racconti la sua
storia.
Paragono spesso la vita a un arcobaleno. E i colori dell’arcobaleno hanno
molte sfumature, vivaci e non. Credo che quello che siamo dipende da come
reagiamo quando il colore predominante è scuro. La vita è
fatta di luci e
ombre, dobbiamo imparare ad approfittare delle luci e a non abbatterci quando è
l’ombra a dominare,
affidandoci all’energia vitale che è dentro di noi. Nella mia vita ci sono
stati molti momenti terribili, che mi hanno piagato le gambe. Ma amo molto la
vita in sé e questo, come affermo anche nel mio ultimo libro “L’amore ci salva.
Storie di sopravvissuti alla vita”, Imprimatur Editore, mi ha salvata.
Errori ne ho fatti, anche di valutazione di eventi e persone, ma ogni errore è
stato motivo di
crescita personale e mi ha messa nelle condizioni di percorrere strade diverse.
Non mi fermo mai di fronte a un ostacolo. Mi batto per quello in cui credo fino
all’ultima possibilità
e, quando mi
accorgo che forse ho sbagliato strada, non penso di avere sbagliato anche vita,
ma me ne creo una nuova. Chi sono oggi? Una donna fragile e allo stesso tempo
forte, che vive la quotidianità con attenzione verso chi è
meno fortunato di
me. E che si sente felice quando, attraverso il lavoro, l’attivismo, gesti
apparentemente banali, riesce a fare ridere chi ha perso tutto, a dare a chi
soffre la speranza che una vita ci può essere ancora,
anche se non è quella desiderata.
Da dove
nasce la sua esigenza di scrivere, in particolar modo di temi così complessi e
delicati? Qual è la genesi delle sue opere?
Io scrivo la vita. Le mie esperienze non sono mai solo mie e sento la
necessità
di condividerle con
più
persone possibili,
perché, da folle quale
sono, credo che il mondo si possa cambiare se riteniamo gli altri dei fari che
possono guidarci in un viaggio. Quando leggi un libro ciò
che leggi diventa
pensiero, resta dentro di te e può stimolarti ad
andare oltre o ad affrontare nuovi mondi, nuove esperienze mai considerate
prima. Un libro entra nella testa di chi
legge e diventa parte del suo pensiero quando è scritto con
passione. E può essere la fonte di un nuovo inizio o quella nota che ti mancava per
procedere verso una strada che sentivi presente in te, ma che non riuscivi a
focalizzare. È questo che mi spinge a scrivere.
Che
ricordi conserva della sua lunga esperienza di autrice televisiva? Che
differenze ci sono tra le tempistiche dell’approfondimento televisivo e quelle
della carta stampata?
Ricordi molto belli. La Tv ti dà possibilità
di raccontare la
realtà
non solo attraverso
le parole ma anche attraverso le immagini. È un lavoro di grande
responsabilità, perché il connubio tra parole, immagini e musica è
potente. Le
tempistiche dipendono dalla cadenza della messa in onda o dell’uscita cartacea. Se
fai un quotidiano (che sia Tv o Stampa) sono simili. La differenza sta nel
fatto che in Tv, oltre a scrivere un pezzo, devi anche raffigurarlo. E non è
semplice.
Le sue
coraggiose battaglie al fianco delle famiglie delle vittime di gravi reati, in
particolar modo delle vittime della strada, l’hanno portata a conoscere e a
favorire la divulgazione di realtà tragiche. A che punto siamo oggi? Quali sono gli obiettivi raggiunti e quali i
muri ancora da abbattere?
Le battaglie fatte negli anni hanno reso le persone comuni, i
magistrati e i politici più consapevoli. Le storie dei familiari
raccontate in Tv hanno permesso a una larga parte dell’opinione pubblica
di rendersi conto che quello che chiamiamo erroneamente incidente è invece un vero e proprio reato, che può distruggere tante
vite. Questo Governo è molto sensibile alla tematica. Lo è il premier Matteo
Renzi, ma anche il Vice Ministro dei Trasporti Riccardo Nencini. Entro fine
anno dovremmo avere finalmente il nuovo reato. L’introduzione di un reato a sé, al di là
delle critiche, è
indispensabile,
perché
la differenza tra
Codice Penale e quello che chiamo “codice reale”,
ovvero l’applicazione della
pena, è
notevole. Di fatto,
attualmente, a una condanna sempre troppo mite non corrisponde alcuna pena.
Partendo da una minima più elevata, almeno, scongiuriamo la condizionale. Ed è
necessario
introdurre un reato specifico anche per una questione morale: dobbiamo smettere
di metterci in auto con leggerezza. Un’auto non è una poltrona, è
un’arma bianca! Chi
provoca uno scontro mortale o che rende invalide le persone non è
un poveretto da
compatire. È, nella maggioranza dei casi, un delinquente che
non rispetta le regole stradali.
La nuova legge è già passata in Senato e, anche se non è perfetta,
rappresenta un passo che certamente porterà risultati nel lungo
periodo. Proprio nei giorni scorsi il Disegno di Legge è stato preso in
esame alla Camera e la sua approvazione e il suo nuovo passaggio in Senato sono
notizie di poche ore fa.
Il 26 ottobre i familiari delle Vittime si sono date appuntamento davanti
al Parlamento in un sit-in pacifico, fortemente voluto da Marina Fontana, che
nel 2013 ha perso il marito in uno scontro stradale. I familiari delle Vittime
hanno voluto far sentire la loro presenza, in appoggio alla discussione in aula,
per sottolineare l’importanza di una reale presa di
coscienza di questa piaga della nostra società, che va affrontata
con serietà e consapevolezza da parte di tutti, con provvedimenti efficaci e non
di circostanza.
Come abbiamo dichiarato con Elisabetta Cipollone, mamma di Andrea De
Nardo, ucciso nel 2011 mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali con
il fratello gemello: “quando abbiamo cominciato a lottare, a batterci per l'introduzione del
reato di omicidio stradale, già altri lo avevano fatto prima di noi, ma il cambiamento culturale non era
che un lumino lontano. Oggi è un faro. Perché alla fine è di questo che abbiamo bisogno. Le leggi, una volta approvate si possono
migliorare”.
A cosa
sta lavorando attualmente? Quali sono i suoi programmi per il futuro?
In questo momento sono molto attiva in azienda. Con due giovani
imprenditori di Alessandria, Luca Zafarana e Manuel Giannini, nel maggio del
2014 abbiamo costituito la “Niente Paura”. Un’impresa Made in Italy, che produce accessori moda come il bracciale
fashion solidale Tatù, dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. La nostra è
un’azienda innovativa,
perché
altamente etica e
responsabile. Nell’atto di nascita, davanti al notaio, abbiamo inserito la doppia finalità: da una parte il
profitto, dall’altra la redistribuzione di parte di esso al sociale. A oggi, pur non
avendo ancora avuto un utile di impresa, abbiamo destinato oltre 20.000 Euro a
progetti di aiuto a chi è in difficoltà. Credo che, se ognuno di noi, politico, privato, impresa, avesse più
attenzione verso ciò
che c’è
oltre il proprio
giardino, questo paese sarebbe migliore! Dal 4 ottobre al 20 dicembre, per
esempio, i bracciali Tatù acquistati nel nostro shop sul sito www.nientepaura.net vanno a
contribuire alla realizzazione di un pozzo di acqua potabile in Tigray
(Etiopia) dove, a causa della mancanza di acqua potabile, i bambini muoiono
sotto i cinque anni e le donne sono costrette a ore e ore di cammino, col
rischio di violenza, per dissetare i villaggi. Ecco, lavorare e fare del bene lo
trovo bellissimo. Poi sto scrivendo un nuovo libro che uscirà
il prossimo anno.
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