venerdì 16 ottobre 2015

Marco Fanucci: un romanzo sulla Corruzione Politica


È il 1992, un anno difficile per la recente Storia d’Italia, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista sociale. Mani Pulite ha appena scoperchiato il pozzo nero della corruzione tra gli amministratori dello Stato e il popolo si indigna. Auro Ponchio, un giovane assistente di laboratorio e scrittore di scarso successo, viene contattato da un suo vecchio compagno di scuola, divenuto Deputato, l’Onorevole Alberto Malacarne, che gli chiede di diventare il suo Ghostwriter. Auro esita, visti i trascorsi scolastici non si fida di Alberto, che considera immorale e scorretto ma, alla fine, accetta. Inizia così un viaggio attraverso il girone infernale della disonestà e dei compromessi, non solo verso gli altri, ma, anche e soprattutto, verso sé stessi. “Il Prezzo del Requiem” di Marco Fanucci, edito da Lettere Animate è davvero un romanzo interessante, colmo di simboli, metafore e allegorie, che va letto con grande attenzione, perché nulla è lasciato al caso. Tra atmosfere surreali e grottesche e personaggi che sembrano manichini guidati dalla depravazione, l’inverosimile si dipana davanti agli occhi dei protagonisti e ci si chiede, fino alla fine, chi merita di salvarsi dalla condanna dei posteri. Lo stile è raffinato, ma, a tratti, complesso e la struttura non sempre lineare, ma ben studiata. Si percepisce il profondo interesse dell’autore per i temi e le storie raccontate, che sono vicende emblematiche e, nella loro difficoltà, sono stemperate da una buona padronanza dell’ironia, dote preziosa, che evidenzia il talento dello scrittore. Una lettura che fa pensare, riflettere, immaginare. E, oggi, è quasi un lusso.


Un’atmosfera surreale e misteriosa nell’Italia scossa dalle vicende tragiche e grottesche, emerse dalle inchieste Mani Pulite, è il filo conduttore del tuo romanzo “Il Prezzo del Requiem”, edito da Lettere Animate. Raccontaci la genesi di questo libro: cosa ti ha ispirato durante la stesura?

Un senso di profonda indignazione nei confronti della corruzione politica. L’idea, purtroppo suffragata dalla Storia degli ultimi vent’anni, che Mani Pulite non è riuscita a sradicare la malapianta dell’affarismo in politica. Tangentopoli fu solo una breve parentesi “illuminata” che ci condusse, purtroppo, ai miasmi putrescenti prodotti dalla Seconda Repubblica. Avevo voglia, quindi, di scrivere qualcosa che mettesse in ridicolo potenziali figure – il romanzo è pieno di personaggi che potrebbero popolare qualunque partito politico o ente pubblico italiano – arrivando a utilizzare gli strumenti del grottesco per costruire caricature che forse sono meno caricature rispetto agli originali – basta sentire le intercettazioni dei tanti casi di corruzione in cui sono coinvolti i nostri amministratori. A tal proposito emblematica è la scena dell’incontro tra il leader del partito e il vecchio politico malato ricoverato in un istituto geriatrico, oppure la sequenza torbida e notturna che si svolge in un night, oppure ancora le riunioni losche e segrete in cui c’è da spartirsi la ciccia. 

Da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che autore sei: segui l’ispirazione a qualunque ora del giorno o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?

Scrivo fin da giovane, ora ho 47 anni. Sono passato per le poesie, per i racconti, infine, dopo un po’di apprendistato, ho cominciato a scrivere romanzi. Ne ho scritti cinque, il sesto è in preparazione, e con questo, il quarto, ho avuto il piacere della pubblicazione.
Le storie le costruisco scribacchiando dei soggetti, poi se l’idea regge alla verifica analitica delle possibilità, della verosimiglianza e della credibilità, comincio a elaborare delle situazioni narrative per ogni capitolo. Se tutto, o quasi, fila liscio inizio a scrivere: la parte più facile e più intrigante. Dopo la prima stesura il romanzo ha bisogno solo di qualche ritocco, inevitabili verifiche di incongruenze e qualche calibratura sintattica e grammaticale. Insomma, la gestazione preliminare della trama e dei personaggi è spesso più faticosa della scrittura vera e propria. Il più delle volte le idee iniziali vengono accantonate perché ritenute inservibili per la costruzione di una storia.  

Chi sono Auro Ponchio e Alberto Malacarne, i protagonisti del tuo romanzo? Come li definiresti e, in generale, come delinei i personaggi delle tue storie?

Alberto Malacarne è il classico figlio di papà che, malgrado scarse attitudini e scarse qualità, si trova a percorrere con successo una carriera spianata. La sua figura riassume in sé i mali che attanagliano e corrodono la società italiana: familismo, elitarismo, corruzione, disonestà, ambiguità, servilismo, fariseismo e una naturale disinvoltura nello sguazzare nel malaffare. Auro Ponchio, invece, percorre un cammino verso il degrado morale. Potrebbe essere il protagonista di un romanzo di formazione al contrario, dove il personaggio compie un percorso, spesso tortuoso e discutibile, che lo conduce però verso una crescita, un’evoluzione, un miglioramento. Invece, il mio Auro Ponchio comincia buono e finisce cattivo, esattamente come quelli che aveva disprezzato nella sua vita passata.

È ancora possibile oggi, secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Che ostacoli hai incontrato e incontri ancora oggi lungo il tuo percorso?

Sono in pochi (fortunati) quelli che vivono di solo scrittura. È difficile pubblicare, la selezione è feroce, ma capisco che non può essere diversamente in un paese come l’Italia in cui ci sono più “scrittori” che lettori.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci i tuoi progetti per il futuro.


Sto lavorando a una storia comica e grottesca in cui succedono tante cose rocambolesche. Sono all’inizio, ma la trama mi sta dando delle soddisfazioni. Insomma mi diverto e rido mentre scrivo e questo è un buon segno. Per il resto spero di pubblicare il quinto romanzo terminato a febbraio: anche questo fa ridere, però anche piangere. Il tema è il suicidio trattato in modo ironico e surreale, alla Nick Hornby o alla Arto Paasilinna, tanto per intenderci. Un’agente letterario, che ha apprezzato il testo, un paio di mesi fa mi ha detto che è difficile piazzarlo sul mercato editoriale. Staremo a vedere. 

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