È
il 1992, un anno difficile per la recente Storia d’Italia, sia dal punto di
vista politico, sia dal punto di vista sociale. Mani Pulite ha appena
scoperchiato il pozzo nero della corruzione tra gli amministratori dello Stato
e il popolo si indigna. Auro Ponchio, un giovane assistente di laboratorio e
scrittore di scarso successo, viene contattato da un suo vecchio compagno di
scuola, divenuto Deputato, l’Onorevole Alberto Malacarne, che gli chiede di
diventare il suo Ghostwriter. Auro
esita, visti i trascorsi scolastici non si fida di Alberto, che considera
immorale e scorretto ma, alla fine, accetta. Inizia così un viaggio attraverso
il girone infernale della disonestà e dei compromessi, non solo verso gli
altri, ma, anche e soprattutto, verso sé stessi. “Il Prezzo del Requiem” di Marco
Fanucci, edito da Lettere Animate
è davvero un romanzo interessante, colmo di simboli, metafore e allegorie, che
va letto con grande attenzione, perché nulla è lasciato al caso. Tra atmosfere
surreali e grottesche e personaggi che sembrano manichini guidati dalla
depravazione, l’inverosimile si dipana davanti agli occhi dei protagonisti e ci
si chiede, fino alla fine, chi merita di salvarsi dalla condanna dei posteri.
Lo stile è raffinato, ma, a tratti, complesso e la struttura non sempre
lineare, ma ben studiata. Si percepisce il profondo interesse dell’autore per i
temi e le storie raccontate, che sono vicende emblematiche e, nella loro
difficoltà, sono stemperate da una buona padronanza dell’ironia, dote preziosa,
che evidenzia il talento dello scrittore. Una lettura che fa pensare,
riflettere, immaginare. E, oggi, è quasi un lusso.
Un’atmosfera surreale e
misteriosa nell’Italia scossa dalle vicende tragiche e grottesche, emerse dalle
inchieste Mani Pulite, è il filo conduttore del tuo romanzo “Il Prezzo del
Requiem”, edito da Lettere Animate. Raccontaci la genesi di questo libro: cosa ti ha ispirato durante la stesura?
Un
senso di profonda indignazione nei confronti della corruzione politica. L’idea,
purtroppo suffragata dalla Storia degli ultimi vent’anni, che Mani Pulite non è
riuscita a sradicare la malapianta dell’affarismo in politica. Tangentopoli fu
solo una breve parentesi “illuminata” che ci condusse, purtroppo, ai miasmi
putrescenti prodotti dalla Seconda Repubblica. Avevo voglia, quindi, di
scrivere qualcosa che mettesse in ridicolo potenziali figure – il romanzo è
pieno di personaggi che potrebbero popolare qualunque partito politico o ente
pubblico italiano – arrivando a utilizzare gli strumenti del grottesco per
costruire caricature che forse sono meno caricature rispetto agli originali –
basta sentire le intercettazioni dei tanti casi di corruzione in cui sono
coinvolti i nostri amministratori. A tal proposito emblematica è la scena
dell’incontro tra il leader del partito e il vecchio politico malato ricoverato
in un istituto geriatrico, oppure la sequenza torbida e notturna che si svolge
in un night, oppure ancora le riunioni losche e segrete in cui c’è da spartirsi
la ciccia.
Da dove nasce la tua
esigenza di scrivere? Che autore sei: segui l’ispirazione a qualunque ora del
giorno o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?
Scrivo
fin da giovane, ora ho 47 anni. Sono passato per le poesie, per i racconti,
infine, dopo un po’di apprendistato, ho cominciato a scrivere romanzi. Ne ho
scritti cinque, il sesto è in preparazione, e con questo, il quarto, ho avuto
il piacere della pubblicazione.
Le
storie le costruisco scribacchiando dei soggetti, poi se l’idea regge alla
verifica analitica delle possibilità, della verosimiglianza e della
credibilità, comincio a elaborare delle situazioni narrative per ogni capitolo.
Se tutto, o quasi, fila liscio inizio a scrivere: la parte più facile e più
intrigante. Dopo la prima stesura il romanzo ha bisogno solo di qualche ritocco,
inevitabili verifiche di incongruenze e qualche calibratura sintattica e
grammaticale. Insomma, la gestazione preliminare della trama e dei personaggi è
spesso più faticosa della scrittura vera e propria. Il più delle volte le idee
iniziali vengono accantonate perché ritenute inservibili per la costruzione di
una storia.
Chi sono Auro Ponchio e
Alberto Malacarne, i protagonisti del tuo romanzo? Come li definiresti e, in
generale, come delinei i personaggi delle tue storie?
Alberto
Malacarne è il classico figlio di papà che, malgrado scarse attitudini e scarse
qualità, si trova a percorrere con successo una carriera spianata. La sua
figura riassume in sé i mali che attanagliano e corrodono la società italiana:
familismo, elitarismo, corruzione, disonestà, ambiguità, servilismo, fariseismo
e una naturale disinvoltura nello sguazzare nel malaffare. Auro Ponchio, invece,
percorre un cammino verso il degrado morale. Potrebbe essere il protagonista di
un romanzo di formazione al contrario, dove il personaggio compie un percorso,
spesso tortuoso e discutibile, che lo conduce però verso una crescita,
un’evoluzione, un miglioramento. Invece, il mio Auro Ponchio comincia buono e finisce
cattivo, esattamente come quelli che aveva disprezzato nella sua vita passata.
È ancora possibile oggi,
secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Che ostacoli
hai incontrato e incontri ancora oggi lungo il tuo percorso?
Sono
in pochi (fortunati) quelli che vivono di solo scrittura. È difficile
pubblicare, la selezione è feroce, ma capisco che non può essere diversamente
in un paese come l’Italia in cui ci sono più “scrittori” che lettori.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci i tuoi progetti per il futuro.
Sto
lavorando a una storia comica e grottesca in cui succedono tante cose
rocambolesche. Sono all’inizio, ma la trama mi sta dando delle soddisfazioni.
Insomma mi diverto e rido mentre scrivo e questo è un buon segno. Per il resto
spero di pubblicare il quinto romanzo terminato a febbraio: anche questo fa
ridere, però anche piangere. Il tema è il suicidio trattato in modo ironico e
surreale, alla Nick Hornby o alla Arto Paasilinna, tanto per intenderci.
Un’agente letterario, che ha apprezzato il testo, un paio di mesi fa mi ha
detto che è difficile piazzarlo sul mercato editoriale. Staremo a vedere.
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