Proviamo
a pensare al vero significato dell’espressione impegnarsi nel sociale. Tra le varie frasi fatte che ingombrano il
nostro vocabolario, questa è, senza dubbio, una delle più stravaganti. Se l’uomo
è un animale sociale, cosa dovrebbe
significare realmente impegnarsi nel sociale?
E perché dare velatamente l’idea che il
sociale debba richiedere un particolare impegno
straordinario rispetto alle nostre attività quotidiane? Forse dovremmo iniziare
proprio sfatando questo falso mito: l’unico impegno che ci richiede il sociale
è essere completamente noi stessi. Ogni cammino di solidarietà parte del nostro
io più intimo e si protende agli altri, tracciando storie e percorsi che ci
completano e ci fanno sentire parte di un progetto che è, nello stesso tempo, a
nostra misura, ma anche più grande di noi. Ecco il significato più vivo e
profondo dell’impegnarsi nel sociale:
nient’altro che vivere più consapevolmente la nostra realtà, fatta di rapporti
e relazioni con persone come noi. A questi e a molti altri ideali si ispira il
cammino della Cooperativa sociale La
Nuova Arca di Roma, fondata nella primavera del 2007 da Salvatore Carbone,
attuale Presidente, e da un gruppo affiatato di Soci, assieme alle loro
famiglie. Il desiderio di condividere percorsi di solidarietà è diventato, man
mano, una realtà, concretizzandosi in progetti ambiziosi, tra i quali spiccano
la realizzazione di una Casa Famiglia che accoglie madri e figli in difficoltà
e l’organizzazione di un progetto di agricoltura e artigianato sociale che,
oltre a dar vita a un’economia più sostenibile, dà lavoro a molte persone. Per
comprendere meglio come tutto ciò può realmente diventare uno stile di vita,
non ci resta che leggere l’esperienza diretta del Presidente de La Nuova Arca, Salvatore Carbone, che ha
voluto condividere con noi la sua storia.
Cosa significa, al giorno
d’oggi, gestire una Cooperativa sociale? Quali sono gli obiettivi de La Nuova Arca e gli ostacoli contro cui
vi scontrate ogni giorno in questo percorso di solidarietà?
Una
Cooperativa sociale è una realtà che mette insieme un capitale di risorse e,
quindi, di persone, fortemente caratterizzato dalla missione di tipo sociale
che esse si prefiggono. Questo è un elemento essenziale all’interno della
Cooperativa: si tratta, infatti, di risorse che lavorano per risorse, persone
che lavorano per persone, che si impegnano per un fine comune di carattere
sociale. Per quanto riguarda il lavoro all’interno della Cooperativa, oltre ai Soci
che percepiscono un compenso, possono esservi anche delle risorse che si
impegnano senza essere retribuite. La Cooperativa sociale è, dunque,
caratterizzata da un capitale di risorse e di persone, che si prodigano per
fornire servizi ad altre persone in maniera retribuita o volontaria.
L’obiettivo
comune che la Cooperativa si prefigge deve essere chiaro e tenacemente
perseguito da chi la gestisce, poiché le risorse che la compongono, pur essendo
tutte contraddistinte dalla volontà di rendersi socialmente utili, potrebbero
farlo in modi assai differenti e l’abilità di chi si trova a guidare questo
prezioso capitale di persone sta proprio nel saper esaltare le potenzialità di
ognuno, rispettandone l’unicità e facendo in modo che tutti si sentano parte
importante nel raggiungimento degli scopi che la Cooperativa si propone. È fondamentale
che tutte le persone condividano l’obiettivo comune e lo sentano proprio da
ogni punto di vista.
La
forte motivazione che ci ha spinto a intraprendere questo percorso con la
fondazione de La Nuova Arca è la convinzione che il vero cuore
della nostra identità di persone sia nelle relazioni che instauriamo. Questa
motivazione così forte corre però un grande rischio, che si potrebbe individuare
nell’iper-coinvolgimento che il singolo potrebbe avere in questo contesto,
convincendosi di poter far fronte a ogni difficoltà da solo, in totale buona
fede. In sostanza si rischia di trovarsi in situazioni più grandi di noi senza
la giusta organizzazione per farvi fronte. Il modo più efficace per gestire
questo tipo di pericolo sta proprio nella massima condivisione di tutto ciò che
accade in Cooperativa. I momenti di incontro, come riunioni e dibattiti, sono
fondamentali a questo proposito: tutto va affrontato insieme e dobbiamo essere,
molto umilmente, i limiti e, nello stesso tempo, le ali, gli uni degli altri. Da qui capiamo come il coinvolgimento
personale e la forte motivazione di ognuno sono fondamentali per tutti solo se
gestiti con equilibrio e spirito di squadra.
Bisogna
sempre essere attenti a pianificare oculatamente i progetti che coinvolgeranno
la Cooperativa sul lungo periodo, valutandone la sostenibilità da ogni punto di
vista, anche economico. Perché tutto proceda, è necessario mantenere la
consapevolezza dei propri limiti anche come organizzazione, oltre che come
individui, poiché solo avendo ben chiari gli ostacoli sarà possibile superarli
insieme e, molto spesso, gli ostatoli più grandi sono proprio quelli interni a
noi stessi.
Da
questa analisi capiamo come, anche nell’ambito di una Cooperativa sociale, sia
importante riuscire a coniugare l’aspetto vocazionale con quello più
concretamente professionale, affinché i progetti abbiano il successo sperato.
Il vero e più importante rischio è quindi interno al sistema della Cooperativa
stessa e sta nel saper mantenere l’equilibrio tra il fattore vocazionale e
quello professionale, poiché l’uno non può prescindere dall’altro.
L’ambizione
più grande è proprio tentare di impostare una nuova economia che tenga conto di
questi fattori, più che di tutti gli altri: l’economia della gratuità. Tutti si domanderanno: potrà mai esistere
questo tipo di economia? Sì, può esistere ed è una sfida che possiamo e
dobbiamo raccogliere tutti.
Quali sono le vostre
principali attività attuali e quali i progetti per il futuro? Come si fa ad
aiutarvi concretamente?
Nel
caso de La Nuova Arca alcune famiglie
hanno deciso di unirsi per rispondere a dei bisogni peculiari del nostro tempo
che vedono nella fragilità di fare percorsi comuni una grande povertà del
periodo difficile e frenetico che stiamo vivendo. L’obiettivo è, quindi,
aumentare e ottimizzare le nostre capacità relazionali, in particolare stando
accanto alle figure, spesso ignorate, delle mamme e dei bambini in difficoltà attraverso la gestione di una Casa Famiglia che li ospiti. Lo scopo è
sviluppare una rete tra noi Soci e questo è il primo passo perché questa catena
di solidarietà possa essere di supporto e integrazione sociale, lavorativa e
abitativa per le mamme e i loro bambini. Si tratta di un percorso che vede noi
Soci accanto a chi si trova in difficoltà, ma che, di fatto, arricchisce tutti
sotto molti aspetti.
Oltre
a questa dimensione di accoglienza, abbiamo sentito l’esigenza di impegnarci
anche a creare percorsi lavorativi sostenibili che valorizzino la dignità della
persona come individuo all’interno di una società complessa. Abbiamo cercato,
quindi, di creare anche una realtà lavorativa agendo su più fronti:
innanzitutto aiutando concretamente le persone a inserirsi in contesti
lavorativi esterni a noi e, inoltre, sostenendo alcuni gruppi per fare delle
esperienze di lavoro cosiddette di prossimità, cioè esperienze lavorative a noi
vicine e affini, nelle quali le persone possono essere particolarmente
supportate. La nostra più significativa esperienza in questo ambito è proprio
nell’agricoltura sociale.
L’obiettivo nel settore lavorativo è, quindi, prima di tutto creare lavoro
attorno alla terra, ma anche plasmare una nuova identità per noi consumatori,
che ci veda più responsabili nei confronti dell’ambiente che ci circonda e più
consapevoli del nostro contributo, affinché anche l’agricoltura diventi sempre
più sostenibile.
Per
iniziare ad aiutarci concretamente il primo passo è condividere con noi del tempo. Il tempo che gli altri ci
dedicano disegna il nostro futuro. Bisogna solo volere e poter mettere a
disposizione le proprie competenze che possono essere tra le più svariate:
dalla capacità di spargere la voce sul web, a quella di saper stare accanto ai
bambini e alle mamme, passando per l’abilità nel formare e motivare le persone
che collaborano con noi.
Un
altro modo di aiutarci è dare la propria disponibilità a seguire percorsi
solidali in senso nuovo e più ampio nel proprio piccolo quotidiano. Basta poco
per rendersi conto che, per fare questa scelta, non occorre essere superuomini,
bisogna solo aver fiducia nelle proprie possibilità e voglia di condividere
obiettivi comuni.
Oltre
a ciò, naturalmente, c’è il fattore economico, un sostegno che è sempre utile
alla Cooperativa per continuare a portare avanti progetti specifici di varia
natura: dal sostegno alle mamme e ai bambini, alla nuova agricoltura che mira a
creare un’economia diversa e a nuovi progetti futuri. Per poter creare
relazioni più profonde tra le persone c’è bisogno di tempo, risorse e energia,
quindi anche l’aspetto economico è importante.
Facciamo un bilancio di
questi anni di attività: quanto è difficile sensibilizzare le coscienze degli
individui di fronte a temi tanto importanti? E quanto le persone comuni
riescono a sostenervi in questa sfida?
C’è
un profondo bisogno di condivisione nelle persone e l’interesse che queste
mostrano nei confronti della Cooperativa è grande. Molti esprimono il desiderio
di affrontare tematiche che non possono essere rimandate o delegate, dando così
un senso alle proprie giornate.
C’è
una grande sensibilità anche nell’aspetto più pratico della faccenda, quindi
nella capacità e nella volontà di riuscire concretamente a realizzare quelli
che sono i nostri ideali, attraverso una progettualità comune.
Le
difficoltà comunque restano. In primo luogo, trattandosi di una Cooperativa, è
fondamentale che, nella realizzazione concreta di ogni progetto, ognuno riesca
a trovare il proprio spazio, compatibilmente col tempo che dovrà dedicare ad
altri aspetti della propria vita. È questa ricerca di una dimensione comune,
nel rispetto della nostra individualità, che ci caratterizza sempre e questo è
il nostro vero motore e nello stesso tempo è la difficoltà più grande su cui
lavoriamo quotidianamente, alla ricerca dell’equilibrio. La perseveranza ci
porta a superare ogni preoccupazione per il futuro.
Dalla Casa Famiglia La Tenda di Abramo, all’agricoltura e
artigianato solidale: come si può colmare, nel quotidiano, il divario tra
l’utopia della perfezione e la difficoltà di uno stile di vita più sano e più
giusto? Che consiglio ti senti di dare a chi, in un periodo di crisi come
questo, vorrebbe fare di più, ma, a volte, non ci riesce?
Prima
di tutto bisogna trovare la propria
dimensione, nel senso che bisogna fermarsi a cercare di comprendere cosa
vogliamo fare e, in un secondo momento, cercare di pianificare cosa possiamo
fare realmente. Il tutto, naturalmente, pensando sia a noi stessi, sia a chi ci
circonda. Solo così si possono fare piccole e grandi cose. Partendo da questo
presupposto è importante conoscere tutte le realtà che suscitano il nostro
interesse all’interno di una dimensione comunitaria e, di conseguenza, pensare
a che tipo di ruolo attivo potremmo svolgere al suo interno. In questo modo
nulla è impossibile, perché nulla ci sovrasta e i nostri obiettivi sono alla
nostra portata, col supporto degli altri. Analizzando sé stessi è importante
comprendere anche le nostre aspettative rispetto alla realtà della Cooperativa,
perché è insito nel concetto di condivisione sia il dare, sia il ricevere. Nel
fare insieme ognuno deve avere il proprio spazio e questo è il vero e unico
modo di essere comunità che può spezzare l’individualismo del nostro tempo.
Raccontaci un aneddoto,
un episodio, una storia che in questo
cammino di ricerca della giustizia sociale ti ha toccato particolarmente ed è
rimasta nel tuo cuore.
Ci
sono tante storie che potrei raccontare, ma ciò che veramente porto con me in
ogni passo di questo percorso è l’incontro e l’abbraccio quotidiano con i
bambini che ospitiamo. L’emozione è davvero indescrivibile! Una volta, ad
esempio, una delle mamme che è stata con noi per un periodo, assieme ai suoi
bimbi, mi ha domandato come mi sentissi all’interno di una Cooperativa sociale
dopo aver lavorato per molti anni in una Multinazionale. La cosa mi ha fatto
riflettere. In effetti sembrano mondi incompatibili e io mi sono reso conto che
mi sento molto bene all’interno della Cooperativa. Mi sento me stesso. Sento di
avere un ruolo e sento di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, oltre a dare
il mio contributo. Ma nello stesso tempo ho una difficoltà: essere testimone di
grandi dolori e ingiustizie non è facile e ancor più difficile è rassegnarsi al
fatto che, per quanto possiamo cercare di renderci utili, non possiamo
aggiustare tutto. Qui interviene la forza di essere parte di un gruppo col
quale condivido ideali, obiettivi, sogni. Sogni che, se progettati insieme, possono diventare realtà.
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