La
capacità di entrare in empatia con le persone che ci circondano, tanto da
imparare a capire se ciò che dicono corrisponde realmente a ciò che pensano, è
una delle massime aspirazioni di ciascuno di noi. Sia nel lavoro, sia nella
vita, infatti, è importante riuscire a comprendere la vera natura di chi
abbiamo di fronte, perché, per quanto le
bugie abbiano le gambe corte, è fondamentale saper intuire e individuare
prontamente gli indicatori della menzogna, per poter prendere con maggior
consapevolezza le nostre decisioni, in ogni ambito. Ma a che punto sono lo
studio e la ricerca circa la comunicazione verbale e non verbale e le tecniche
di riconoscimento e rilevamento della menzogna? Che applicazione stanno avendo,
nel nostro Paese e all’estero, i metodi scientificamente verificati in ambito
clinico, giuridico e lavorativo? E che uso possiamo farne anche noi nel nostro
piccolo quotidiano? A rispondere alle nostre domande sul tema, facendo
chiarezza su tanti aspetti di queste interessanti discipline, sarà Igor Vitale,
Psicologo clinico e del lavoro di grande professionalità e esperienza, docente
internazionale esperto di ipnosi, coaching e tecniche di rilevamento della
menzogna e Vicepresidente dell’Università Popolare Europea.
Saper interpretare i
pensieri di una persona sulla base tanto della comunicazione verbale, quanto di
quella non verbale è un’abilità importante nel lavoro e nella vita di tutti i
giorni. Ma davvero, con studio e allenamento, è possibile capire cosa prova chi
abbiamo di fronte da una semplice espressione facciale, soprattutto se ci sta
mentendo? Molti sono scettici…
L’obiettivo
di chi studia comunicazione non verbale nel settore del lavoro e nella vita
quotidiana è quello di incrementare la comprensione delle emozioni degli altri
per migliorare la propria comunicazione. Lo studio delle espressioni facciali
ci permette di capire molto sulle emozioni provate dal nostro interlocutore, ma
ci spiega poco del perché una persona provi una certa emozione e del suo
sistema di regolazione delle emozioni. Un’interpretazione più completa delle
persone fa grande tesoro della comunicazione non verbale, ma non bisogna mai
dimenticare la grande importanza del sistema del linguaggio, che ad oggi
fornisce una grande quantità di informazioni.
La
propria sensibilità nella comprensione degli altri può essere allenata
notevolmente, anche perché lo studio di strumenti standardizzati è uno dei
pochi modi per ridurre gli errori di valutazione.
La
Psicologia Cognitiva e delle Decisioni ci insegna che la maggioranza delle
persone mette in atto il cosiddetto errore di overconfidence, ovvero, sovrastima le proprie capacità di
valutazione delle persone. La overconfidence
può essere un grande pericolo per chi prende delle decisioni in azienda
(selezione del personale, valutazione degli accordi commerciali), in ambito
giuridico (valutazione dell’attendibilità di una persona), clinico (diagnosi,
valutazione di un paziente) e anche personale (valutazione delle persone che ci
circondano). Sono solitamente le tecniche standardizzate di analisi del
comportamento a ridurre questo tipo di errori.
Gli
studi confermano che tramite l’analisi delle incongruenze tra comunicazione
verbale e non verbale è possibile essere più attendibili nel riconoscimento
delle menzogne, specialmente se il racconto falso ha un connotato emotivo; lo
studio delle microespressioni facciali diventa invece meno utile se la menzogna
da riconoscere ha un connotato puramente cognitivo.
Proprio
per questo motivo, assumono particolare importanza le tecniche di intervista e
di interrogatorio, che, se finalizzate ad aumentare il carico cognitivo e/o
emotivo, aiutano la lettura della comunicazione non verbale ad essere più
informativa.
In cosa consiste il
metodo F. A. C. S. ideato da Paul Ekman e di cosa può occuparsi concretamente
in Italia chi ha studiato e approfondito questo tema?
Il
Metodo F.A.C.S. può essere definito come un sistema di osservazione e
classificazione di tutti i movimenti facciali, anche minimi, in riferimento
alle componenti anatomiche del viso. Attualmente è considerato il sistema più
completo ed utilizzato, in quanto considera il volto come un sistema
multidimensionale e multimessaggio, convoglia in sé più messaggi ed
informazioni allo stesso tempo. Chi utilizza questo metodo può dunque
classificare e misurare le espressioni facciali tramite un atto di codifica, e,
pertanto, decodificarle in un significato emozionale in un secondo momento,
tramite un atto di decodifica. L’analisi delle microespressioni facciali è
molto utile in questi settori:
-
Clinica:
la relazione col paziente passa solo in minima parte tramite la comunicazione
verbale, capire le emozioni del paziente può incrementare notevolmente il
livello di empatia, una delle determinanti principali della riuscita di una
terapia;
-
Criminologia,
Giuridica e Investigazione: sebbene non sia una pratica molto
diffusa in Italia, una valutazione attenta della comunicazione non verbale può
essere utilizzata a fini investigativi per valutare l’attendibilità di una
persona o comunque per ottenere maggiori informazioni su ciò che dichiarano le
persone nei contesti giuridici;
-
Negoziazione
e Selezione del Personale: sono due situazioni in cui c’è uno
scarto tra ciò che la persona pensa e ciò che la persona dice. L’analisi della
comunicazione non verbale è molto utile durante le negoziazioni per riconoscere
eventuali menzogne o anche per identificare eventuali obiezioni nascoste che
potrebbero minare l’accordo finale. Durante la Selezione del Personale accade
qualcosa di simile: il candidato pone in atto, solitamente, tutta una serie di
strategie di impression management,
strategie con le quali il candidato punta a mostrarsi nel modo migliore
possibile. Il buon selezionatore, può valutare l’attendibilità della persona
selezionata tramite l’analisi di una serie di microdettagli.
Quali sono le regole
d’oro per capire se la comunicazione verbale e non verbale di un soggetto non
sono in sintonia tra loro e quindi, probabilmente, sta mentendo?
La
prima regola d’oro è certamente la conoscenza del significato di dettaglio di
ogni possibile movimento del corpo al fine di confrontarlo con la comunicazione
verbale ed identificarne l’eventuale incongruenza. Una seconda regola d’oro è
certamente lo studio della baseline
del soggetto, ovvero, di quei comportamenti e stili non verbali abituali del
soggetto; conoscere la baseline ci permette infatti di valutare eventuali
variazioni del comportamento del soggetto. La terza regola d’oro è la considerazione
dei fattori culturali che possono incidere sul comportamento non verbale del
soggetto.
Occorre
sempre ricordare che non esistono movimenti del corpo che indicano univocamente
menzogna, ma che è opportuno ogni volta confrontare il significato del
comportamento non verbale con quello strettamente linguistico.
Approfondiamo la
questione dal punto di vista criminologico: quanto sono tenute in
considerazione queste tecniche di rilevamento della menzogna in Italia e
all’estero? Si usano in fase di indagini e sono valide in sede processuale?
Le
Tecniche di Rilevamento della Menzogna
sono considerate in modo diverso in Italia e all’Estero. Ad esempio, in Italia,
come nella maggior parte delle giurisdizioni moderne, non è possibile usare
strumenti quali il poligrafo (la cosiddetta macchina
della verità), ma in alcune nazioni (ad esempio negli USA) il poligrafo è
tuttora accettato come prova facoltativa. Lo studio della Comunicazione Non
Verbale nei contesti criminologici può essere di grande aiuto nelle fasi di
indagine e di ricostruzione della rete sociale della vittima in quanto ci
fornisce dati ulteriori sulle dichiarazioni delle persone interrogate, tuttavia
non è oggi accettabile come prova in fase processuale, in quanto, come accade
per tutti gli strumenti di riconoscimento della menzogna, essa non ha
un’attendibilità totale. Nella valutazione della credibilità, in Italia, sono
largamente più usati strumenti di analisi della comunicazione verbale (Criteria
Based Content Analysis, Reality Monitoring), sebbene anch’essi non abbiano
un’attendibilità significativamente più alta. Alcune ricerche mostrano tuttavia
che la soluzione ideale sarebbe costituita dalla triangolazione dei dati,
ovvero, dall’utilizzo simultaneo di più metodi di rilevamento della menzogna.
Cosa consiglieresti a
chi, in ambito psicologico, volesse intraprendere questi studi e specializzarsi
in tali tecniche, tanto da farne una professione?
Il
mio consiglio è quello di formarsi con training specialistici e soprattutto di
tenere d’occhio la ricerca scientifica sull’argomento nelle banche dati di
riviste scientifiche riconosciute, in quanto si tratta di un tema in costante
aggiornamento. Sono recenti le tecniche di neuroimaging
per comprendere il funzionamento del cervello durante la menzogna. Solo il
costante aggiornamento scientifico può consentire al professionista di essere
sempre preparato sulle novità e ad approssimarsi ad una valutazione corretta.
L’esperienza sul campo completa, però, veramente la formazione di una persona
che voglia utilizzare tali tecniche nei contesti professionali.
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