Di
femminicidio si moriva anche prima
che inventassimo una parola nuova, nella speranza di smuovere le coscienze. E,
purtroppo, si continua a morire ancora oggi.
È
il 2 marzo 1991 e Rossana Wade ha diciannove anni quando il suo fidanzato, Alex
Maggiolini, allora ventenne, le toglie la vita, strangolandola brutalmente, e
abbandona il suo corpo in un casello ferroviario in disuso, ormai demolito.
Rossana
è una ragazza solare e premurosa, piena di sogni da realizzare, tra i quali
spicca quello di diventare poliziotta e fare della giustizia sociale una
missione. Forse Rossana è venuta a conoscenza di alcuni aspetti della vita del
suo fidanzato che l’hanno spinta a lasciarlo e lui non ha accettato la cosa,
perdendo il controllo, fino all’omicidio?
Alex
Maggiolini viene condannato a trentun anni di carcere, ma, tra sconti di pena e
attenuanti, ne trascorre in prigione solo dodici e ora vive con la sua famiglia
non lontano dalla casa di Letizia Marcantonio, la madre di Rossana. Da quasi
venticinque anni, ormai, Letizia grida il proprio dolore per la perdita
ingiustificabile di una figlia così giovane e il proprio sgomento per una
giustizia incompiuta, che sembra inerme e ancora non è riuscita ad assicurare
alla sua famiglia neppure il risarcimento dovuto.
Chi era Rossana? Quanto
spesso pensi a lei?
Rossana
era la seconda di tre figli. Era una ragazza instancabile e premurosa. È
impossibile non pensare a lei e al suo sorriso. È sempre nel mio cuore, ogni
istante e vado spesso a portare dei fiori dove adesso giace. Rossana era
amichevole e gentile con tutti: si faceva voler bene e aveva una grande fiducia
negli altri. Era solare e ottimista di natura. Amava tanto gli animali! Ricordo
che, all’epoca avevamo decine e decine di conigli e lei aveva messo un nome a
ciascuno. Si prendeva sempre cura di loro e pure dei cani e dei gatti.
Anche
a scuola si impegnava molto, era brava e studiosa e aveva il sogno di diventare
una poliziotta, ma, purtroppo, non ha avuto la possibilità di realizzarlo,
perché sarebbe stata una professione scomoda per chi le ha tolto la vita in un
modo indegno. Io ero tanto contenta delle aspirazioni di mia figlia, ma l’uomo
del quale Rossana si era innamorata e di cui si fidava me l’ha portata via il
giorno che lei ha compiuto diciotto anni e da quel momento tutto è cambiato. È
stato lui, probabilmente invischiato in traffici illeciti e pericolosi, che
l’ha uccisa, togliendole la possibilità di realizzare tutti i suoi sogni.
Quando
lui, non voglio nemmeno chiamarlo per
nome, ha portato via Rossana, convincendola ad allontanarsi insieme, l’ha
tenuta nascosta per una settimana. Neanche i suoi genitori volevano aiutarmi a
cercarli. Poi Rossana ha deciso di tornare, ma è andata ad abitare col padre,
il mio ex marito, e veniva a trovarmi spesso. Io e lei non abbiamo mai
litigato, ma lui ha cercato di mettermela
contro in tutti i modi; non mi sopportava perché io e Rossana eravamo molto
unite e io la facevo riflettere, dicendole di stare attenta. Forse Rossana deve
aver scoperto qualcosa sul suo conto e voleva lasciarlo, ma non ha fatto in
tempo, perché lui, pochi mesi dopo,
l’ha attirata in una trappola e, alla fine, l’ha uccisa.
Ti sei mai chiesta come
mai questa tragedia è accaduta proprio a Rossana e alla vostra famiglia?
È
stato un fulmine a ciel sereno, come si dice. Non avrei mai potuto immaginare
che ci accadesse una cosa del genere. Rossana aveva una vita da vivere e tanti
sogni da realizzare. Ancora fatico a credere che tutto questo non accadrà mai a
causa della mano assassina di qualcuno. È qualcosa del quale non ci si può fare
una ragione. Tutto è cambiato radicalmente da allora e non tornerà mai più come
prima: questa, purtroppo è l’unica certezza che ho.
Pensi che abbiate
ricevuto giustizia? Come si fa a non essere solo arrabbiati per l’accaduto?
Io
non credo che abbiamo ricevuto giustizia, perché gli assassini non devono avere
né sconti, né privilegi, come invece è accaduto nel nostro caso. Per questo
sono arrabbiata e non potrei essere altrimenti! Il carnefice di mia figlia
aveva avuto una condanna a ben trentun anni di carcere, ma gliene sono stati
scontati otto, perché era incensurato e, successivamente, altri otto per le
attenuanti. In più gli sono stati tolti tre mesi per ogni anno di detenzione
per buona condotta. In questi casi non dovrebbero esistere le attenuanti o gli
sconti di pena, per nessun motivo. Alla fine è rimasto in carcere poco più di
dodici anni. Ma mia figlia quali sconti ha
avuto? Lei la sua pena l’ha pagata
con la vita. Possibile che Rossana valesse così poco per la Giustizia Italiana?
Dopo
il processo e la condanna, è stato stabilito che noi avessimo diritto a un
risarcimento, anche per sostenere tutte le spese, che ancora non ci è stato
dato. Dopo quasi venticinque anni dalla morte di mia figlia, ancora dobbiamo
andare in tribunale per reclamare i nostri diritti. Perché nessuno se ne
occupa?
In questi anni qual è
stato il momento più difficile, in cui hai creduto di non farcela?
Rossana
mi manca tanto. Sopportare la sua assenza, sapendo che non potrò più averla con
me e non potrò vederla diventare donna e realizzare i suoi sogni è la cosa più
difficile da sopportare, per cui ogni giorno è sempre più faticoso sostenere
questo dolore. Lotterò senza sosta per far conoscere la sua storia e per
evitare che si ripeta, ma nulla nella mia vita è più come prima.
L’assassino
di Rossana ha scontato la pena e ora è tornato libero e può farsi la sua vita,
mentre a mia figlia tutto questo è stato negato per sempre. È davvero arduo
superare questa sofferenza così profonda.
Quali sono stati, in
questo lungo periodo di dolore, i cinque
minuti di felicità che ti hanno permesso di andare avanti?
Gli
altri due figli che ho sono la mia ragione di vita, ma anche loro hanno
sofferto tanto per questa vicenda. Sentono costantemente la mancanza della
sorella e tutte le vicende giudiziarie connesse, che ancora ci costringono a
presentarci in tribunale, quasi a elemosinare ciò che ci spetta di diritto, ci
stanno sfinendo. Questa mala giustizia
ci fa stare peggio! Per questo siamo sempre in prima fila e in piazza per far
sentire la nostra voce. Mia figlia non è nata e cresciuta per essere uccisa in
questo modo e vorrei tanto che le cose cambiassero e che in futuro nessun’altra
madre debba piangere la sua creatura assassinata.
È
importante che ci sia certezza della pena, senza sconti, né privilegi e che i
condannati lavorino in carcere per poter dare il giusto risarcimento, anche
economico, alle famiglie delle vittime. Migliaia di donne vengono uccise ogni
anno da uomini crudeli e dobbiamo fare di tutto perché questo fenomeno
scompaia. Questi uomini che sono così vigliacchi da maltrattare e poi uccidere
le proprie donne dovrebbero ricordare che è stata una donna a metterli al
mondo. Questa ricerca di equità per tutto il genere umano mi dà la spinta per
continuare a lottare. Dov’è la vera Giustizia? I miei figli, tutti e tre,
saranno sempre e comunque la gioia della mia vita.
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