È il 3 novembre del 2013 quando, a
Follonica, in Località Martellino – Valli di Follonica, si perdono le tracce di
Antonio Proia, Appuntato scelto dei Carabinieri, ormai in pensione.
Antonio aveva 83 anni e, al momento della
scomparsa, era con la moglie, il figlio e la nuora a raccogliere funghi, uno dei
suoi passatempi preferiti, che da tanto tempo non poteva più praticare da solo,
viste le sue condizioni di salute. Si trattava di una passeggiata decisa all’ultimo
momento, che doveva durare poco e voleva realizzare proprio il desiderio di
Antonio di trascorrere del tempo con la sua famiglia, facendo qualcosa che
amava molto. Dopo essersi raccomandati gli uni con gli altri che non si
sarebbero allontanati troppo, l’escursione ha inizio. Tutti si tengono continuamente
in contatto tra loro, ma, all’improvviso, Antonio non risponde più ai richiami
e scompare nel nulla.
A niente sono servite la battute di
ricerca che si sono svolte nell’immediatezza e nel corso degli anni successivi:
di Antonio non c’è più traccia da troppo tempo. Cosa può essergli accaduto? La
figlia, Anna Rita Proia, non riesce a darsi pace e, in vista della ripresa
delle ricerche, prevista per settembre, subito dopo l’estate, ci racconta la
storia di suo padre, Antonio.
Chi
è Antonio Proia? Raccontaci la sua storia.
Mio padre aveva 83 anni quando è
scomparso. Era un carabiniere in pensione che viveva a Follonica dalla fine
degli anni Settanta. Da quando non si recava più a lavoro, amava stare fuori
casa e fare lunghe passeggiate. Andare a raccogliere funghi nelle campagne
circostanti era una delle sue passioni. Nell’ultimo periodo, però, per motivi
di salute, evitava di spostarsi da solo, soprattutto in luoghi che potevano
essere pericolosi, ma quel 3 novembre del 2013, visto che c’era anche mio
fratello, con la moglie, e mia madre, tutti insieme avevano deciso di
accompagnarlo a raccogliere i funghi e, da quel giorno, non l’abbiamo più
visto.
Quando
lo hai visto l’ultima volta? Cosa è accaduto il giorno della scomparsa?
Io l’ho visto il giorno prima della
scomparsa, era un sabato ed eravamo a cena tutti insieme. Il giorno dopo
ricordo che non era previsto che andassero a raccogliere i funghi, è stato
deciso all’ultimo: era tanto tempo che mio padre non poteva più andarci, così
mia madre e mio fratello hanno deciso di accompagnarlo, raccomandandogli di
stare attento e sempre vicino a loro. Durante la ricerca si lanciavano un
segnale ogni cinque minuti circa, chiamandosi a vicenda, per essere certi che
tutto fosse a posto, ma, a un certo punto, il babbo non ha più risposto. Non
sappiamo davvero cosa sia successo. Forse si è allontanato, fatto sta che lo
abbiamo cercato subito, ma già di lui non c’era più traccia.
Come
si sono svolte le ricerche in questi anni? Chi vi sta più accanto concretamente
e quotidianamente?
La prima settimana le ricerche sono state
condotte sempre dai Vigili del Fuoco, ma non è stato trovato assolutamente
nulla, nessun indizio, nessuna traccia, quindi si sono fermati.
Successivamente il Comune ci ha aiutato a
fare altre cinque battute di ricerca nel giro di un anno circa, ma, anche in
questo caso, abbiamo dovuto desistere, giacché non è emerso nulla.
Allora si è formato un Comitato dedicato a
mio padre, il cui responsabile è Carlo Giannarelli, che mi aiuta anche a
gestire la comunicazione sui Social Network, attraverso un gruppo creato su
Facebook. Al nostro fianco si è schierato anche il Comitato Direttivo del
Carnevale di Follonica, evento molto sentito, e si sono unite tante
Associazioni, tra le quali Scuole che si occupano di addestramento dei cani a
questo tipo di ricerche. Grazie a tutto questo clamore e al nuovo appoggio del
Comune e del Prefetto, che ha autorizzato i Vigili del Fuoco, siamo riusciti,
ultimamente, a organizzare un’altra giornata di ricerche, purtroppo senza
esito.
È notizia di pochi giorni fa che, grazie
al sostegno dell’Associazione Penelope Toscana, il Sindaco e il Prefetto ci
hanno autorizzati ad organizzare altre due giornate di ricerca che verranno
fatte a settembre, subito dopo l’estate.
È molto difficile coinvolgere le
Istituzioni e le Forze dell’Ordine senza richieste ufficiali, che richiedono
lungaggini burocratiche e questo, a volte, ci scoraggia, però le persone che
fanno parte del Comitato ci sono sempre accanto e di grande conforto. Il tempo
passa, la nostra preoccupazione cresce e solo grazie al loro sostegno abbiamo
la forza di non arrenderci.
Che
ruolo svolgono, o potrebbero svolgere, secondo te, l’opinione pubblica e tutti
i mezzi d’informazione di fronte a un caso di scomparsa?
Mi rendo conto che è difficile, per chi
non abbia mai vissuto un’esperienza simile, riuscire a capire cosa si prova,
quando non si hanno più notizie di un proprio caro. Dentro noi familiari si
innescano meccanismi davvero faticosi da spiegare e condividere. Io per prima
mi stupivo ascoltando le storie di chi non si rassegnava di fronte alla
scomparsa di un parente dopo venti o trent’anni, ma, quando poi è accaduto a
noi, ho capito tutto. È come se mancasse una parte di te e finché non la
ritrovi non ti dai pace. Anche l’opinione pubblica tende a sottovalutare questo
fenomeno, nessuno lo percepisce come vicino e allarmante. Se ne dovrebbe
parlare molto di più sui mezzi d’informazione e non solo, per far conoscere ciò
che succede a tutte le persone: mantenere alta l’attenzione è importante.
È
il ricordo a mantenere vive le persone di cui si sono perse le tracce e a dare
alle famiglie la forza di non smettere mai di cercare. Qual è il tuo ricordo
più vivo di tuo padre?
Mio padre viveva per i suoi figli. Il solo
pensiero mi fa emozionare. Ricordo che, da piccini, se la mamma ci proibiva
qualcosa, bastava andare da lui per riuscire a convincerla. Era sorridente e
solare, pronto ad aiutare tutti. È sempre stato presente, in ogni momento della
nostra vita. Era una persona speciale e sentiamo terribilmente la sua mancanza,
per questo non smetteremo mai di cercarlo.
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