Tutti
la chiamano così: la Rossa che scrive Gialli. Ma Monica Bartolini è talmente
poliedrica, ironica e talentuosa, che non fatichiamo a immaginarla intenta
anche a sperimentare altri generi, prima o poi. Una cosa è certa: il giallo le
scorre nelle vene e lo ha dimostrato ancora una volta col suo ultimo romanzo “Le geometrie dell’animo omicida”,
edito da Scrittura & Scritture,
del quale è protagonista il Maresciallo Piscopo e non solo. Le piste di
indagine per risolvere il misterioso e apparentemente inspiegabile delitto di
una donna sono, infatti, tre: quella degli uomini dell’Arma, quella di un
giornalista televisivo a caccia dello scoop e quella di una stravagante
astrologa provetta, tutte specchio del nostro Bel Paese, fatto di
contraddizioni ed eccellenze. L’intreccio è magistrale, credibile e, a tratti,
anche divertente, pur trattandosi della risoluzione di un crimine efferato. La
capacità di Monica di dar vita a tutti i suoi personaggi, anche a quelli a
prima vista secondari, è davvero il suo più grande talento. I dialoghi sono
realistici e adeguati, le descrizioni leggere e opportune e la presenza dell’autrice
tra le pagine non è mai leziosa e opprimente, lasciando al lettore lo spazio e
il tempo necessari per conoscere e affezionarsi a luoghi e protagonisti delle
vicende. Un giallo che, siamo sicuri, vi accompagnerà in valigia, ovunque
andrete, dopo aver saputo dalle parole della stessa autrice, come è nato e perché.
Il Giallo in tutte le sue
declinazioni è decisamente il tuo genere. Che scrittrice sei? Quando hai
scoperto il tuo talento e da cosa nasce la tua esigenza di scrivere?
Innanzitutto
Alessandra, permettermi di ringraziarti per l'interesse che nutri nei confronti
del mio lavoro! Rispondendo alla tua prima domanda, direi che sono una persona
interessata agli effetti psicologici di un crimine sulle persone coinvolte, non
tanto alle modalità di effettuazione del crimine in sé. Per scrivere un
poliziesco moderno sono, sì, necessarie conoscenze tecnico-scientifiche,
procedurali, giuridiche, ma quello che reputo indispensabile è l'empatia. Come
scrittore amo i miei personaggi, li compatisco se è necessario, piango con loro
se hanno bisogno di conforto, lotto con loro se sono in difficoltà. Come? Dando
ad ognuno la giusta battuta, spiando i loro stati d'animo e differenziando il
più possibile le varie voci. Credo che il mio talento innato sia quello di
saper ascoltare ciò che le persone hanno da dire, al punto tale che a volte mi
confidano cose molto personali. L'approccio dei più, appena scoprono che sono
una scrittrice, è pressoché lo stesso: "Se ti raccontassi la mia vita,
allora sì che scriveresti un best seller!". Ebbene queste persone non lo
immaginano neppure ma attingo a piene mani dalle loro storie, e quando mi
dicono che i miei libri sono credibili, beh, sorrido! Concludendo, direi che
l'esigenza di scrivere mi discende dal voler rappresentare la realtà da tanti
punti di vista quanti sono i personaggi coinvolti, saggiando la loro resistenza
ad un evento criminale.
Raccontaci la genesi del
tuo romanzo “Le geometrie dell’animo omicida”: cosa ti ha ispirato durante la
stesura?
Avevo
l'ambizione di scrivere qualcosa che coniugasse due delle mie grandi passioni,
il giallo e l'Astrologia. Sono partita dal titolo, che considero sempre l'abstract del soggetto dell'intero
romanzo. Il primissimo fu "Astri e disastri" ma suonava più come un
capitolo del diario di Bridget Jones che come un poliziesco. Così è subito mutato
in "Le geometrie dell'animo", titolo di più ampio respiro che aveva in nuce quell'ampiezza psicologica alla
quale tendo sempre quando scrivo. "Omicida" in aggiunta ci stava
tutto, no? Così ho iniziato a ideare la storia, che non ho iniziato a scrivere
fino a che non ha funzionato alla perfezione nella mia mente. Il mio modus operandi da scrittore, infatti, è
questo: se non ho elaborato per intero lo scheletro del romanzo, non poggio
neanche le mani sulla tastiera del pc. Poi la storia si è srotolata facilmente:
tre piste di indagine (Carabiniere, giornalista e astrologa) per un solo
finale. Quello che mi premeva davvero era introdurre in un poliziesco l'Astrologia
come elemento originale.
In un Paese come il
nostro, dove i lettori sono in costante diminuzione, è ancora possibile,
secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Che difficoltà
stai incontrando nel tuo percorso?
Tempo
fa assistetti al colloquio tra uno scrittore affermato e un aspirante scrittore
durante il quale il primo raccomandava al secondo di trovarsi prima un
"mestiere alimentare" per poi cominciare a sottrarre progressivamente
tempo al lavoro primario a favore della scrittura, fino a sostituire l'uno con
l'altra solo quando si sarebbe potuto mantenere scrivendo. Inutile dire che anche
lo scrittore affermato si dedica ancora al suo mestiere alimentare che gli
permette di crescere i figli e pagare le bollette! Non ho la minima idea di
quali e quante siano le cause, ma un dato è incontrovertibile: all'Estero è
consuetudine che l'autore sia messo sotto contratto dalla casa editrice che lo
paga per scrivere, anticipandogli i proventi futuri, e consentendogli così di
concentrarsi solo sulla scrittura. Le mie difficoltà risiedono principalmente
nel dribblare le incombenze
domestiche e dedicare qualche ora notturna alla mia passione.
Per saper scrivere bene
occorre, certamente, leggere tanto: che libro c’è sul tuo comodino? E se, come
autrice, potessi appropriarti del
romanzo scritto da un collega, quale sarebbe?
Un
libro solo è impensabile! La torre sul comodino attualmente consta di otto
libri: almeno tre da recensire (in arretrato!), un paio di approfondimento
astrologico (bisogna sempre continuare a studiare), tre in inglese (McDermott, Connelly
e Wuthering heights) e, in cima a tutto, rosso come la ciliegina sulla torta,
c'è l'e-book reader. Quando viaggiavo
ancora in treno per lavoro, portavo con me sempre due libri, uno per l'andata -
quando ero fresca e riposata - e uno più ameno per il ritorno. Non potrei
vivere senza leggere! Comunque, baratterei tutti i tesori delle mie immense
librerie di casa solo se sulla copertina di "Il nome della Rosa" si
potesse sostituire "Umberto Eco" col mio nome!
A cosa stai lavorando
attualmente? Nuovi misteri da svelare e omicidi da risolvere? Raccontaci quali
sono i tuoi progetti per il futuro.
Sto
ultimando la stesura dell'ultimo romanzo della trilogia del Maresciallo Piscopo,
libro che mi ha fatto penare non poco: in fase di progetto, perché è un giallo
a tre finali che implica una stesura perfetta della parte comune; in fase di
redazione, perché ho problemi fisici alla schiena che non mi consentono di
stare molto seduta al computer (avere Saturno quadrato non è mai una
passeggiata di salute, anzi...). Progetti futuri? Uno quasi completato e
l'altro in embrione, entrambi gialli storici. Historia magistra vitae!
Cara Alessandra, è un onore (e un piacere!) essere ospite sul tuo interessante blog! Grazie, altresì, per aver apprezzato Le Geometrie! A presto
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