martedì 5 maggio 2015

Corinne Savarese: l’Ironia fa bene all’Amore


Cara Corinne Savarese, noi ti amiamo! Per dirla parafrasando il titolo di uno dei tuoi libri più letti. E Corinne ci ricambia decisamente! Brillante, ironica, e scrittrice di grande talento: i suoi libri sono amati dalle donne di tutte le età e non solo. Anche il pubblico maschile la apprezza per il suo senso dell’umorismo e la capacità di calarsi perfino nei panni di lor signori, con la giusta dose di sarcasmo. È un’acuta osservatrice della realtà di tutti i giorni ed è proprio questo che ci piace di più: saper ridere delle piccole sventure quotidiane è una grande qualità, soprattutto se c’è di mezzo Cupido, e saper far sorridere scrivendo di situazioni in cui chiunque potrebbe ritrovarsi catapultato è davvero esilarante. Ma cosa bolle in pentola? Quali nuove avventure all’insegna del vero amore ha in serbo per noi? Sarà la stessa Corinne a raccontarcelo, svelandoci qual è il suo segreto per farci sognare a occhi aperti.

Da mesi sei indiscussa regina nelle classifiche rosa dei principali portali di letteratura digitale, ma facciamo un passo indietro: da dove nasce l’urgenza di scrivere? Che autrice sei e quando ti sei resa conto che questa passione sarebbe diventata un mestiere?

Ciao Alessandra. Prima di tutto permettimi di ringraziarti per questo tuo invito e la possibilità di parlare di me nel tuo blog. È un piacere e un onore.
Ho iniziato a scrivere poco più di due anni fa, come bisogno di esprimermi. Era un momento particolare della mia vita in cui ho sentito la necessità di esternare ciò che avevo dentro e così ho scritto un’autobiografia, che ovviamente rimarrà per sempre nel mio cassetto. Finita quella mi son resa conto che mi mancava scrivere e soprattutto, rileggendola, ho realizzato che avevo una vena ironica che usavo per affrontare anche i fatti più ostili. Mettevo ironia in tutto e mi sono stupita di me stessa, perché non mi sono mai reputata una persona di quelle capaci di intrattenere, anzi. Non so raccontare barzellette, evito di fare battute perché sono timida e penso sempre di non far ridere… ecco. È stata una sorpresa per me scoprire questo lato, molto nascosto, evidentemente.
J
Mi piace guardare il mondo, ciò che mi circonda, osservare le persone, i loro comportamenti, cosa li spinge a fare quello che fanno. Mi piace raccontare i personaggi, oltre alle storie. Analizzarli nel profondo. Dargli un’immagine a tuttotondo. I rapporti umani sono quello che prediligo nelle mie scritture. Infatti i miei libri sono principalmente questo. Cara cognata, ti odio! e Finché suocera non ci separi sono i miei primi due libri, pubblicati in self. Con loro sono stata notata e contattata poi per scrivere per la mia attuale Casa Editrice. Non ho mai realizzato, effettivamente, fino almeno alla fine del terzo libro, che ce l’avrei fatta. Che questo poteva davvero essere il mio lavoro. Sai, con quattro bambini non è semplice. Faccio moltissimi sacrifici. Scrivo di notte, fino a quando sveglio la famiglia per la colazione e poi affronto la giornata come una normale mamma.

Raccontaci la tua esperienza nel self publishing: come sei approdata a questo mondo? E, dopo il tuo grandioso successo con una grande Casa Editrice come Rizzoli, quali sono i pro e i contro di questi universi paralleli?

Essendo una divoratrice seriale di libri ero entrata in contatto con un’autrice self italiana per farle i complimenti dato che ho apprezzato molto la sua storia. Lei mi ha raccontato di come aveva pubblicato in self. Per me era una cosa assolutamente nuova, non sapevo ci si potesse pubblicare senza una Casa Editrice alle spalle. Mi ha dato la scintilla e il coraggio per buttarmi, nonostante mio marito fossero anni che ci provava. A volte semplicemente non è il momento giusto, altre, è proprio quello perfetto. Così ho iniziato a scrivere, senza grandi aspettative. Io ci ho provato, mi son buttata senza sapere minimamente che mondo fosse questo. Adesso mi darei dell’incosciente. Sono stata una kamikaze! Con il secondo romanzo, Finché suocera non ci separi, avevo già capito un po’ le dinamiche ed è stato più semplice. Nel frattempo ero stata contattata da una grande e importante agenzia letteraria per essere rappresentata da loro. Proprio poco prima dell’uscita del secondo romanzo è iniziata anche l’avventura con Rizzoli. Ero terrorizzata di non essere all’altezza. Il peso delle aspettative gravava sulle mie spalle, insieme a tutti i sacrifici fatti per scrivere il primo romanzo per loro, il mio terzo: (Es)Senza di te. La trama era deliziosa, per me. L’avevo nel cuore. Scriverlo è stato davvero faticoso perché i tempi erano ristrettissimi. Lavoravo tutte le notti dalla sera all’alba e di giorno revisionavo. Ero sfinita, ma sono stata felicissima di com’è andata. Poco dopo ho immediatamente dovuto mettermi sul quarto, senza respiro, Una Str… Ega sotto l’albero.
I pro e i contro tra self e Casa Editrice… è un tema spinoso e controverso, molto discusso. Sicuramente da ex self ero viziata ad avere un controllo totale sulle mie pubblicazioni: dal testo, alla copertina, al titolo e alle vendite. Con una Casa Editrice ci si affida a loro, si deve aver fiducia completa che faranno del tuo romanzo un ottimo lavoro, che lo renderanno appetibile. Non è stato facile per me, che sono un’amante dei titoli spumeggianti, quasi aggressivi, cedere questo ad altri, così come le copertine, che per i self avevo curato personalmente. Infatti Cara cognata, ti odio è stata fatta da una cara amica e collega, decisa insieme (Marie Albes), mentre per Finché suocera non ci separi è stata fatta proprio da me e da mio marito. Non sono una persona che vuole apparire tra la folla, ma mi piace che le mie copertine lo siano.
Le voglio colorate, che gridino “Guardami! Mi vuoi! Non puoi cedere. Toccami, annusami, prendimi!”, con Rizzoli ho dovuto lasciar andare tutto questo e, credimi, è stato davvero molto difficile. Così come tutta l’organizzazione dietro al battage pubblicitario prima della pubblicazione. Sono una persona precisissima e vorrei fare sempre tutto in maniera perfetta, con i miei tempi. Ecco, qui ho rischiato il collasso. Non avevo potere su nulla, non potevo organizzare niente. Ero completamente impotente. Dovevo solo aspettare. Però, nonostante tutto, non tornerei indietro. Sono felice e orgogliosa della strada che ho fatto, perché l’ho fatta con tanto sacrificio.

L’amore non passa mai di moda: i tuoi romanzi sembrano essere in grado di annullare le differenze generazionali, passando dalle madri alle figlie. Il rosa è, senza dubbio, la tua dimensione più congeniale: cosa pensi di questo genere? A cosa è dovuto tanto successo e a che esigenze risponde secondo te?

Ma… come ho detto nella prima domanda non mi sarei mai aspettata tutto questo, sono partita così, perché sentivo di farlo, ma senza sapere cosa aspettarmi. Mi piace scrivere di storie di vita vera, portate un po’ al paradosso e soprattutto situazioni in cui ognuna di noi possa ritrovarsi. La serie “Cara, ti odio” è nata proprio per questo. Perché ognuna si ritrovasse nella protagonista, vittima di una cognata impossibile, o nella nuora vessata e tormentata dalla suocera. Ce ne saranno altri a seguire di questa serie, che non voglio assolutamente abbandonare, ma per il momento dovranno attendere. Credo sia per questo che sia le madri, che le figlie mi hanno letta. Certo, qualcuna potrà essersi rivista nell’antagonista e di conseguenza chiamata in causa… ecco, forse a quelle non devono essere piaciuti più di tanto!
Il genere rosa fa sognare ogni donna, rimanendo al tempo stesso legato alla realtà. È questo che fa del genere un genere amato. Le donne vogliono poter sognare, sapendo comunque che potrebbe accadere davvero. Si è così sempre di corsa: la famiglia, il lavoro, i trasferimenti casa/ufficio/casa – spesa – posta – o vattelapesca, che alla sera vogliamo qualcosa che rilassi la mente, che avvolga le nostre membra stanche e ci scaldi il cuore. Questo è il romance!

Per saper scrivere bene occorre, certamente, leggere tanto: che libro c’è sul tuo comodino? E se, come autrice, potessi appropriarti del romanzo scritto da una collega, quale sarebbe?

Sicuramente leggo tanto. In certi periodi sono arrivata a un libro al giorno e se ci penso è un po’ un peccato, calcolando quello che ci vuole per scriverlo. Sul mio comodino c’è Charlotte Brontë “Jane Eyre” il mio libro preferito in assoluto. Mi ricorda la mia infanzia, quando l’ho letto per la prima volta in prima media. Ogni volta che sento il titolo mi ritrovo bambina, e avverto dentro il calore delle emozioni che mi diede allora, le sensazioni, e subito sto così bene. È meraviglioso quello che un libro può fare anche a distanza di così tanti anni, non trovi? Ovviamente a seguire viene Jane Austen, con Orgoglio e Pregiudizio, l’Abbazia di Northanger, Emma e gli altri…
Se potessi appropriarmi di un libro di una collega? Non ci ho mai pensato, però spesso, mentre leggo, penso “Oddio, questa sì che sa scrivere, mica come me! Io non arriverò mai a questi livelli. Ma che scrivo a fare?” e allora è meglio non pensarci, prima di essere tentata di appendere la penna al chiodo. J

Quanto c’è di vero nei personaggi e nelle esilaranti vicende che racconti? Cosa ti ispira maggiormente? Svelaci qualche progetto per il futuro.

Di vero, in genere, nulla. Preferisco ispirarmi ai caratteri. Diciamo che mi piace pensare al carattere di una persona e su questo, costruire la storia, inventare quello che farebbe una persona in base a com’è, le sue reazioni. La psicologia ha una grande parte nei miei libri.
A volte mi basta un’immagine perché nasca una trama nuova. Oppure una frase che mi colpisce. Come dicevo amo i titoli e quasi sempre intitolo ogni cosa nella mia vita. Questo mi fa sorridere, è come se dessi titoli a tutto, come se fossi una giornalista che deve intitolare un articolo. E allora magari mi colpisce uno di questi titoli che dico, così per gioco, e via: il libro è già scritto nella mia mente in un batter d’ali.
Progetti per il futuro… attualmente sto scrivendo due romanzi contemporaneamente, di generi diametralmente opposti. Sto sperimentando un genere molto diverso dal mio solito, è una scommessa con me stessa che mi terrorizza, ma io amo le sfide, amo spingermi sempre oltre. Anzi, spesso mi butto proprio in qualcosa che mi spaventa, per dimostrare a me stessa che posso farcela. Ho bisogno di questa adrenalina nella mia vita, altrimenti così piatta. Cosa assurda, vero? Quattro figli e una vita piatta. Non ci crede nessuno, finché non capisce che io non sono solo una mamma, ma anche una donna. Ed è quello che voglio sentirmi, sempre!
Oltre a questi due romanzi, partecipo a un progetto a più mani con altri colleghi. È una cosa nuova per me e divertente. Speriamo ne esca qualcosa di interessante.

Altra cosa nuova, che mi elettrizza, è un altro progetto, che sta prendendo piede ultimamente, è una nuova sceneggiatura che stiamo iniziando io e un’altra collega, per una serie. Sono davvero entusiasta all’idea di ampliare i miei orizzonti a questo nuovo esperimento. Il tema… ironia a tutto campo, amore e segreti!

Corinne Savarese

1 commento:

  1. Alessandra, ti ringrazio dal profondo per questa bellissima intervista. E' stato un piacere e un onore essere tua ospite e tu mi hai messa molto a mio agio, sono stata bene. Grazie ancora di cuore. Un caro abbraccio e in bocca al lupo con il tuo lavoro.

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