sabato 30 maggio 2015

Santina Biondo: Verità e Giustizia per mio figlio, Mario


Immaginiamo una bilancia invisibile. Una bilancia a due piatti, proprio come quella che la Dea della Giustizia custodisce, bendata e cieca, come troppo spesso ci appare. Ognuno di noi ha la propria bilancia invisibile, nella quale soppesa gioie, dolori ed esperienze, alla ricerca del suo personalissimo equilibrio. Ci sono storie dove la stabilità della nostra bilancia interiore trema. Restano solo pesi, senza più contrappesi e ci sentiamo schiacciati, calpestati, oppressi.
Quando, esattamente due anni fa, il 30 maggio 2013, Santina Biondo ha saputo che suo figlio Mario era stato ritrovato morto nella sua casa di Madrid, apparentemente suicida, il suo equilibrio ha vacillato. Quel figlio dal sorriso contagioso, partito da Palermo, in cerca di fortuna, non l’avrebbe mai più rivisto. Quel figlio bello e intelligente, di professione cameramen, sposato con una nota presentatrice televisiva spagnola e che riusciva a conquistare la fiducia di chiunque e a realizzare ogni desiderio, con impegno e sacrificio.
La bilancia interiore di Santina, da quel giorno, porta il peso spaventoso del dolore senza prospettiva, da un lato, e della speranza nel domani, dall’altro. Un carico senza più equilibrio, il cui unico ago, a tentare di bilanciare le cose, è la rabbia. Ma non una rabbia violenta e distruttiva, come sarebbe facile immaginare. Una rabbia costruttiva e vibrante, tesa alla ricerca di un nuovo equilibrio. L’equilibrio supremo. Quello tra Verità e Giustizia.



Chi era Mario e quanto spesso pensi a lui?

Mario era il figlio che ogni mamma desidera avere: affettuoso, premuroso e devoto alla famiglia. Non mi ha mai creato nessun tipo di problema: nessuna bravata, neppure da adolescente, niente droghe, niente alcol, usciva con gli amici e si divertivano semplicemente stando insieme. Era un ragazzo tranquillo e sereno, cresciuto con amore, ed era accorto anche nello scegliere le persone di cui si circondava: conoscenti, amici, compagni, tutta gente equilibrata come lui, con cui aveva qualcosa di bello da condividere.
Quante volte penso a lui? Non c’è un istante nella mia giornata in cui non penso a lui. È sempre nei miei pensieri e nel mio cuore, in ogni mia azione e ogni momento.

Da quando avete appreso della sua tragica perdita, qual è stato il momento più difficile?

Ogni giorno è difficile nello stesso modo, ma, di sicuro, quando, a settembre dello scorso anno, il Perito della Procura, Paolo Procaccianti, Direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Palermo, ha confermato l’ipotesi del suicidio è stato un momento particolarmente devastante per tutti noi della famiglia. Non abbiamo mai creduto al suicidio e sentire convalidata una tesi che non abbiamo mai sostenuto ci ha distrutti, ma sono bastati un paio di giorni per riprenderci e continuare a combattere per la ricerca della verità, tanto che siamo riusciti ad ottenere grandi risultati nel momento in cui altri due medici legali, hanno sostenuto e avallato l’ipotesi dell’omicidio, scoprendo nuovi particolari che forse non erano stati notati nella Perizia precedente.



Di fronte ad una storia così drammatica e assurda vi siete mai chiesti perché è accaduta e perché proprio a voi?

Le cose succedono a tutti e spesso senza un perché. Queste tragedie ti investono e ti stravolgono la vita e purtroppo può accadere davvero a chiunque. La cosa che più mi ferisce di questa vicenda è questa: dato che mio figlio è morto in casa sua, perché la moglie, la presentatrice spagnola Raquel Sanchez Silva, non ha fatto mai niente per scoprire cosa è accaduto realmente? Sembra quasi che non stia dalla nostra parte: perché? Questo mi ha sconcertato e tutt’ora mi fa male. Era la moglie di mio figlio e, anche se non la vedevamo spesso e non parliamo la stessa lingua, ci sembrava una donna affettuosa e molto innamorata di Mario, stavano bene insieme, ai nostri occhi.

Come si fa a non essere solo arrabbiati per l’accaduto e increduli per come si sono ricostruiti i fatti?

Io sono arrabbiata. E forse è proprio questa rabbia che mi dà la forza di alzarmi la mattina e ricominciare, ogni giorno, la battaglia. Io sono arrabbiatissima. Sono arrabbiata per tutto quello che è successo e per tutto quello che pensiamo non sia stato fatto, soprattutto dalle Autorità spagnole: questa è la mia rabbia, a prescindere da quello che, secondo noi, non ha fatto la moglie. Non è stato fatto nulla, anzi. Abbiamo saputo che, dallo studio degli atti svolto da tutti i medici legali italiani, sia quello nominato dalla procura, sia quelli di parte, risulta che il medico legale spagnolo abbia tralasciato molti dettagli importanti, dichiarando quindi, a nostro avviso, il falso sulle circostanze della morte di Mario. Noi siamo sicuri che si tratti di un omicidio e chiediamo che le Autorità spagnole riaprano il caso facendo tutte le indagini che, secondo noi, non sono ancora state fatte.



È il ricordo a mantenere vive le persone che non sono più al nostro fianco. Qual è il ricordo più vivo che hai di Mario?

La sua risata, così limpida e contagiosa, mi torna sempre in mente. E l’ultima volta che è andato via da casa nostra: si è imbarcato per la Spagna con la sua moto e, prima che partisse, ci siamo dati un ultimo abbraccio e un ultimo bacio di cui sento ancora il calore. Infine quando, pochi giorni prima della tragedia, mi ha chiamato per farmi gli auguri per il mio compleanno, il 23 maggio 2013. “Tanti auguri, mammina”, mi ha detto e quelle sono state le ultime parole che ho sentito pronunciare da Mario.

Si dice che, in seguito a una perdita così inspiegabile, i giorni sembrano trascorrere senza più un senso. Quali sono, nell’arco di una giornata, i tuoi cinque minuti di felicità che ti permettono di trovare la forza di andare avanti e non arrenderti al dolore?


Nella mia vita non c’è più felicità. Neanche cinque minuti. La mia forza quotidiana deriva solo dal desiderio di dare giustizia a mio figlio e penso a lui in ogni istante della mia esistenza. Ho promesso sulla tomba di Mario che, fin quando avrò vita, lotterò in ogni modo per conoscere la verità e dargli giustizia. La mia unica speranza è che un giorno lo rivedrò. Rivedrò il suo sorriso, che mi manca tanto, e potrò stare al suo fianco per sempre.

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