Immaginiamo
una bilancia invisibile. Una bilancia a due piatti, proprio come quella che la
Dea della Giustizia custodisce, bendata e cieca, come troppo spesso ci appare.
Ognuno di noi ha la propria bilancia invisibile, nella quale soppesa gioie,
dolori ed esperienze, alla ricerca del suo personalissimo equilibrio. Ci sono
storie dove la stabilità della nostra bilancia interiore trema. Restano solo
pesi, senza più contrappesi e ci sentiamo schiacciati, calpestati, oppressi.
Quando,
esattamente due anni fa, il 30 maggio 2013, Santina Biondo ha saputo che suo
figlio Mario era stato ritrovato morto nella sua casa di Madrid, apparentemente
suicida, il suo equilibrio ha vacillato. Quel figlio dal sorriso contagioso,
partito da Palermo, in cerca di fortuna, non l’avrebbe mai più rivisto. Quel
figlio bello e intelligente, di professione cameramen, sposato con una nota
presentatrice televisiva spagnola e che riusciva a conquistare la fiducia di
chiunque e a realizzare ogni desiderio, con impegno e sacrificio.
La
bilancia interiore di Santina, da quel giorno, porta il peso spaventoso del
dolore senza prospettiva, da un lato, e della speranza nel domani, dall’altro.
Un carico senza più equilibrio, il cui unico ago, a tentare di bilanciare le cose, è la rabbia. Ma non una rabbia violenta e distruttiva, come sarebbe
facile immaginare. Una rabbia costruttiva e vibrante, tesa alla ricerca di un
nuovo equilibrio. L’equilibrio supremo. Quello tra Verità e Giustizia.
Chi era Mario e quanto
spesso pensi a lui?
Mario
era il figlio che ogni mamma desidera avere: affettuoso, premuroso e devoto
alla famiglia. Non mi ha mai creato nessun tipo di problema: nessuna bravata,
neppure da adolescente, niente droghe, niente alcol, usciva con gli amici e si
divertivano semplicemente stando insieme. Era un ragazzo tranquillo e sereno,
cresciuto con amore, ed era accorto anche nello scegliere le persone di cui si
circondava: conoscenti, amici, compagni, tutta gente equilibrata come lui, con
cui aveva qualcosa di bello da condividere.
Quante
volte penso a lui? Non c’è un istante nella mia giornata in cui non penso a
lui. È sempre nei miei pensieri e nel mio cuore, in ogni mia azione e ogni
momento.
Da quando avete appreso
della sua tragica perdita, qual è stato il momento più difficile?
Ogni
giorno è difficile nello stesso modo, ma, di sicuro, quando, a settembre dello
scorso anno, il Perito della Procura, Paolo Procaccianti, Direttore
dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Palermo, ha confermato
l’ipotesi del suicidio è stato un momento particolarmente devastante per tutti
noi della famiglia. Non abbiamo mai creduto al suicidio e sentire convalidata
una tesi che non abbiamo mai sostenuto ci ha distrutti, ma sono bastati un paio
di giorni per riprenderci e continuare a combattere per la ricerca della
verità, tanto che siamo riusciti ad ottenere grandi risultati nel momento in
cui altri due medici legali, hanno sostenuto e avallato l’ipotesi
dell’omicidio, scoprendo nuovi particolari che forse non erano stati notati
nella Perizia precedente.
Di fronte ad una storia
così drammatica e assurda vi siete mai chiesti perché è accaduta e perché
proprio a voi?
Le
cose succedono a tutti e spesso senza un perché. Queste tragedie ti investono e
ti stravolgono la vita e purtroppo può accadere davvero a chiunque. La cosa che
più mi ferisce di questa vicenda è questa: dato che mio figlio è morto in casa
sua, perché la moglie, la presentatrice spagnola Raquel Sanchez Silva, non ha
fatto mai niente per scoprire cosa è accaduto realmente? Sembra quasi che non
stia dalla nostra parte: perché? Questo mi ha sconcertato e tutt’ora mi fa
male. Era la moglie di mio figlio e, anche se non la vedevamo spesso e non
parliamo la stessa lingua, ci sembrava una donna affettuosa e molto innamorata
di Mario, stavano bene insieme, ai nostri occhi.
Come si fa a non essere
solo arrabbiati per l’accaduto e
increduli per come si sono ricostruiti i fatti?
Io
sono arrabbiata. E forse è proprio
questa rabbia che mi dà la forza di alzarmi la mattina e ricominciare, ogni
giorno, la battaglia. Io sono arrabbiatissima.
Sono arrabbiata per tutto quello che è successo e per tutto quello che pensiamo
non sia stato fatto, soprattutto dalle Autorità spagnole: questa è la mia
rabbia, a prescindere da quello che, secondo noi, non ha fatto la moglie. Non è
stato fatto nulla, anzi. Abbiamo saputo che, dallo studio degli atti svolto da
tutti i medici legali italiani, sia quello nominato dalla procura, sia quelli
di parte, risulta che il medico legale spagnolo abbia tralasciato molti
dettagli importanti, dichiarando quindi, a nostro avviso, il falso sulle
circostanze della morte di Mario. Noi siamo sicuri che si tratti di un omicidio
e chiediamo che le Autorità spagnole riaprano il caso facendo tutte le indagini
che, secondo noi, non sono ancora state fatte.
È il ricordo a mantenere
vive le persone che non sono più al nostro fianco. Qual è il ricordo più vivo
che hai di Mario?
La
sua risata, così limpida e contagiosa, mi torna sempre in mente. E l’ultima
volta che è andato via da casa nostra: si è imbarcato per la Spagna con la sua
moto e, prima che partisse, ci siamo dati un ultimo abbraccio e un ultimo bacio
di cui sento ancora il calore. Infine quando, pochi giorni prima della
tragedia, mi ha chiamato per farmi gli auguri per il mio compleanno, il 23
maggio 2013. “Tanti auguri, mammina”,
mi ha detto e quelle sono state le ultime parole che ho sentito pronunciare da
Mario.
Si dice che, in seguito a
una perdita così inspiegabile, i giorni sembrano trascorrere senza più un
senso. Quali sono, nell’arco di una giornata, i tuoi cinque minuti di felicità che ti permettono di trovare la forza di
andare avanti e non arrenderti al dolore?
Nella
mia vita non c’è più felicità. Neanche cinque
minuti. La mia forza quotidiana deriva solo dal desiderio di dare giustizia
a mio figlio e penso a lui in ogni istante della mia esistenza. Ho promesso
sulla tomba di Mario che, fin quando avrò vita, lotterò in ogni modo per
conoscere la verità e dargli giustizia. La mia unica speranza è che un giorno
lo rivedrò. Rivedrò il suo sorriso, che mi manca tanto, e potrò stare al suo
fianco per sempre.
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