Che il
settore dell’Editoria sia stato uno dei più colpiti dalla paralizzante crisi
economica degli ultimi anni è, ormai, un fatto risaputo. Di sicuro ci vorrà
ancora molto tempo prima che la situazione si assesti definitivamente,
raggiungendo anche un nuovo equilibrio col crescente mercato del digitale, ma
una cosa è certa: solo chi saprà perseguire e valorizzare la qualità sarà
nuovamente premiato dal successo. Proprio ciò che sta accadendo a Stefano
Giovinazzo, fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice “Edizioni
della Sera”. Dopo una breve parentesi come giornalista e scrittore, Stefano
Giovinazzo ha capito immediatamente che il percorso che voleva intraprendere
nel mondo dell’Editoria riguardava la creazione di un progetto editoriale nuovo
e originale, ritagliato a misura di un pubblico di lettori in cerca di talento,
competenza, entusiasmo e, naturalmente, di buone letture.
Il catalogo
delle “Edizioni della Sera” è vario e trasversale, passando dalla narrativa,
alla saggistica, fino alla poesia e ai classici, con particolare attenzione
verso la letteratura per ragazzi, alla quale sono dedicate diverse collane, e
verso le storie di sport e di sportivi, temi interessanti e innovativi per un
cosiddetto editore indipendente.
In seno alla
Casa Editrice è nata anche l’Agenzia Letteraria “Studio Garamond” che,
tra i tanti servizi offerti, si occupa principalmente di scovare i nuovi
talenti, valutandone le opere, e di aiutare gli autori a proporre i propri
manoscritti agli Editori nel modo più efficace possibile.
Ma cosa
significa, al giorno d’oggi, sostenere e valorizzare un progetto editoriale
così ambizioso e coraggioso, in un Paese dove i lettori sono in costante
diminuzione? Ce lo spiega direttamente Stefano Giovinazzo, raccontandoci il suo
percorso da Editore Puro e la genesi delle “Edizioni della Sera”.
Cosa significa essere un
Editore indipendente in un Paese nel quale si legge sempre meno? Quando e come
hai deciso di intraprendere questo percorso e quali ostacoli hai incontrato e
incontri ancora oggi sul tuo cammino?
Essere un Editore indipendente in un
Paese come il nostro significa portare avanti un'idea senza alcun
condizionamento. A dire la verità anche il termine “indipendente” riferito
all'editore e al libraio, in questi anni è stato abusato. Io mi definisco un Editore,
sarà il tempo a dirmi come ho svolto il mio lavoro. Ci terrei piuttosto a
valorizzare il termine “editore puro”, colui che vive soltanto della sua
professione che, nel nostro caso, dovrebbe riferirsi soltanto alla vendita del
proprio catalogo di libri.
Dopo il periodo universitario,
girando tra uno stage e l'altro, tra una redazione e l'altra, ho acquisito sia
competenze che consapevolezze. Le ultime mi hanno fornito quel pizzico di
euforia e incoscienza, per pensare di creare dal nulla un progetto editoriale
che potesse ritagliarsi uno spazio nell'editoria italiana odierna. Gli ostacoli
sono quotidiani, li ho messi in conto e non ne faccio più motivo di lamento, ma
di forza: l'editoria è una corsa a ostacoli, dall'idea del libro fino al
macero, la bravura è mantenersi costanti nella corsa e arrivare al traguardo
con un ottimo tempo.
Tra l’avvento dell’ebook
e la costante diminuzione della qualità dei prodotti
che approdano alla grande distribuzione, come riesce a barcamenarsi un
Editore che vuole premiare il talento? Cosa sta accadendo all’editoria
italiana?
Premiare il talento mi sembra la
chiave giusta. Questo talento, diventato testo e messo in commercio, va poi
apprezzato e valorizzato e spesso qui finisce il nostro lavoro o almeno ha un
grosso limite: la distribuzione su ampia scala. L'editoria italiana sta vivendo
una trasformazione: dalla crisi del 2008 si sta passando a un'editoria più
consapevole: editori e librai che dialogano meglio e in modo diretto, editori e
distributori che si guardano in faccia invece che di spalle, autori ed editori
che fanno fronte comune, autori e librerie che si incontrano. Tirature più
basse, costi più contenuti e grande consapevolezza dei numeri.
Prima di approdare
all’editoria ti sei dedicato in prima persona e con grande passione alla
scrittura. Oggi ti senti più scrittore o Editore? E perché?
No, per carità, solo Editore. Ho
scritto qualche cosa di narrativa, rigorosamente rimasta nel cassetto. Di
poesia, qualche volume, un premio e tanti apprezzamenti. Gli scrittori sono
pochi, restano in eterno.
Nella tua carriera di
giornalista hai collaborato con numerose testate e ne hai fondate a tua volta:
cosa significa essere giornalisti al giorno d’oggi? Che ruolo svolge un buon
giornale nei confronti dell’opinione pubblica?
Il giornalismo è cambiato
profondamente negli ultimi venti anni. Si è frantumato.
Il giornalista ha dovuto invertire la rotta e adeguarsi a un mestiere diverso
che rischia, e spesso si avvicina al confine, di risultare inutile. Un'utilità
invece c'è: garantire la qualità delle notizie, raccontare “bene” la realtà,
scavare, in un mondo sempre più bombardato di tante informazioni di superficie.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Sto portando avanti il progetto
editoriale di “Edizioni della Sera”
con cui stiamo sviluppando sia le collane di narrativa, sia quelle di
saggistica letteraria. Con l'agenzia letteraria “Studio Garamond”, invece, stiamo curando la comunicazione per
alcuni clienti del settore dell’editoria e portando avanti la collana
'Supernova' che ci sta regalando soprese e apprezzamenti. Infine, il neonato
marchio “Roma per sempre” ci sta
facendo riflettere sull'editoria romana dopo la pubblicazione della prima
antologia “Romani per sempre”.
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