Tra
i tanti supporti che caratterizzano le attuali indagini scientifiche in caso di
eventi criminosi, sta prendendo sempre più piede l’analisi delle cosiddette ‘celle
telefoniche’, che sembra permettere di intercettare con buona approssimazione,
anche a posteriori, la posizione di un determinato soggetto in base allo studio
approfondito e dettagliato dei tabulati del suo telefono cellulare. Ma siamo
certi che, anche nelle aule di Tribunale, quella delle ‘celle telefoniche’ sia
realmente una scienza esatta, oltre ogni
ragionevole dubbio? A spiegarci gli errori più comuni commessi troppo
spesso da avvocati, giudici e giornalisti ci ha pensato Alessandro Comi, Ingegnere delle Telecomunicazioni, Perito e Consulente
Tecnico di grande esperienza, che da anni ha messo la propria professionalità
al servizio della giustizia. Tra antenne, tralicci e inclinazioni, infatti, il
ruolo dell’esperto che sappia guidare giudici, avvocati e giurie verso l’accertamento
della verità è sempre più importante, giacchè, sulla base di questo tipo di
indagini, si fondano condanne o assoluzioni di cittadini che hanno diritto a
una analisi il più possibile chiara e trasparente anche per quanto riguarda la
valutazione delle cosiddette prove scientifiche. Spesso, infatti, alcuni luoghi
comuni circa le informazioni che si possono ricavare dallo studio dei tabulati
telefonici hanno generato confusione nell’opinione pubblica, complici anche la
superficialità di alcuni mezzi di informazione nel diffondere delle notizie
poco approfondite in merito. Ma andiamo con ordine, iniziando col capire, grazie all’aiuto
di Alessandro Comi, cos’è una cella telefonica, come si legge un tabulato
telefonico e in che modo si può ricostruire il più accuratamente possibile la
posizione di un individuo attraverso un complesso studio incrociato di dati,
senza incappare in abbagli che rischiano di compromettere il lavoro degli
inquirenti e la libertà delle persone.
Tralicci, antenne,
inclinazioni: siamo sicuri che quella delle cosiddette “celle telefoniche” sia
davvero una scienza esatta oltre ogni
ragionevole dubbio, almeno in campo forense? Spiegaci come funzionano e che
utilità reale può avere la loro analisi in un’aula di Tribunale.
Prima
di entrare nel merito di funzionamento ed utilità delle “celle telefoniche”, è
opportuno spiegare, brevemente e con parole semplici, di cosa si tratta.
Siamo
nell’ambito di una disciplina molto vasta che potremmo definire genericamente “Ingegneria delle Telecomunicazioni”; nelle
sue molteplici articolazioni (sistemi telematici, telerilevamento,
telecomunicazioni satellitari, trasporto di informazioni su reti cablate, ecc.)
l’Ingegneria delle Telecomunicazioni si occupa essenzialmente della gestione e
trasporto di informazioni a distanza.
Nello
specifico, quando si parla di Celle Telefoniche ci si riferisce al settore
disciplinare delle Reti Radiomobili
Cellulari, il ramo dell’Ingegneria delle Telecomunicazioni con la finalità
di realizzare sistemi tecnologici per trasmettere informazioni, tramite onde
radio, in una determinata area geografica opportunamente suddivisa in una serie
di unità territoriali atomiche, le cosiddette “celle telefoniche”, per
l’appunto.
Ogni
Operatore di Telefonia Radiomobile ha installato una serie di infrastrutture,
le Stazioni Radio Base o più comunemente Antenne,
che permettono ai telefoni cellulari di comunicare tra loro tramite
trasmissione e ricezione di onde elettromagnetiche. Ogni Antenna è dotata di
apparati ricetrasmittenti in grado di coprire una determinata porzione di
territorio, la cosiddetta Cella Telefonica.
Le Celle rappresentano, quindi, le aree di copertura territoriale delle singole
Antenne ed indicano la zona nella quale il segnale irradiato dall'Antenna è
sufficientemente forte da permettere ai telefoni cellulari di instaurare una
comunicazione
L’enorme
interesse che la Telefonia Radiomobile riveste in ambito forense è dovuto a due
fattori principali: in primo luogo praticamente ognuno di noi possiede un
telefono cellulare e ne fa un uso assiduo e pressoché costante e, in secondo
luogo, la gestione tecnica delle Reti Radiomobili Cellulari prevede il
trattamento di informazioni riguardanti il contenuto e la natura dei dati
scambiati e la presenza del telefono cellulare dell’utente all’interno di
un’area la cui posizione geografica è
nota.
Di
primaria importanza per i Procedimenti Penali, soprattutto nelle analisi e
nelle ricostruzioni a posteriori di eventi accaduti in passato (la maggioranza
dei casi in cui viene richiesto il mio supporto) sono i dati relativi alla localizzazione dei telefoni cellulari
nel periodo temporale in cui è stato commesso un evento criminoso.
Doverosa
premessa, troppo spesso non tenuta in debito conto nel corso delle analisi
forensi, è che la tecnologia legata alla Telefonia Radiomobile non necessita,
per funzionare, di determinare la posizione “esatta” delle utenze da mettere in
comunicazione. Agli Operatori Telefonici occorre conoscere l’area geografica in
cui sono posizionati i telefoni cellulari ma non hanno alcun interesse a
calcolare, ne tantomeno a conservare, i dati di localizzazione delle utenze con
la precisione richiesta in campo forense.
Per
dare un’idea degli ordini di grandezza e senza scendere troppo in dettagli
tecnici che sarebbero poco comprensibili senza una adeguata preparazione di
base, l’ampiezza delle Celle Telefoniche, che dipende dalla configurazione
delle singole Antenne (potenza, inclinazione, ecc.) e dalle caratteristiche dei
diversi territori in termini di morfologia e urbanizzazione, è mediamente
dell’ordine dei diversi chilometri; in ambito forense invece, come sappiamo, si
chiede di ricavare posizioni e spostamenti dei soggetti con una precisione
dell’ordine delle decine di metri, qualche volte anche meno.
In
altre parole, le informazioni che potenzialmente possono essere messe a
disposizione dagli Operatori Telefonici non
sono “nate” con lo scopo di localizzare con precisione i soggetti utilizzatori
dei telefoni cellulari, che invece è il motivo per cui vengono richieste in
ambito Penale. Questa ambiguità di fondo, il fatto cioè di dover fare delle
analisi il cui obiettivo è diverso dalla natura dei dati oggetto di analisi,
comporta inevitabilmente la necessità di affidarsi a professionisti esperti, se
si vuole che i risultati abbiano una validità scientifica che li certifichi.
Le
informazioni sulle Celle Telefoniche sono sicuramente molto utili in ambito
forense ma, per quanto detto, chi esegue le analisi deve conoscere profondamente la materia per essere in grado dichiedere
agli Operatori Telefonici tutti i dati di interesse in ogni specifico scenario
criminale e analizzarli poi in maniera corretta.
Mi
spiego meglio, perché questo è un tema di fondamentale importanza: se la natura
delle informazioni da analizzare coincidesse con lo scopo delle analisi, se cioè
ad esempio si dovesse localizzare un soggetto utilizzando i contenuti
informativi messi a disposizione da un GPS, sarebbe relativamente semplice
determinare quali sono i dati da esaminare (coordinate geografiche tracciate
dal GPS in un dato momento) e come utilizzarli.
Nei
casi di ricostruzione a posteriori di eventi criminosi non ci sono, invece, informazioni
per determinare in maniera diretta la localizzazione delle utenze con la
precisione richiesta nelle aule di Tribunale. Occorre, pertanto, richiedere
agli Operatori un set di dati più ampio,
estrapolare da tali dati (anche in maniera indiretta) i contenuti di interesse
ed infine eseguire un’analisi integrata di
tutte le informazioni per ottenere una ricostruzione scientificamente
attendibile delle dinamiche complessive degli eventi.
Si
tratta di un lavoro non banale che, come detto, richiede alti livelli di
competenza ed esperienza in questo settore. Molto, troppo spesso mi capita di
essere chiamato ad intervenire nell’ambito di Procedimenti Penali già avviati
in cui le analisi vengono eseguite su dati parziali e poco significativi. Ciò
accade in quanto le richieste agli Operatori di Telefonia sono incomplete, perché formulate da persone
che non conoscono a fondo la materia e non sanno pertanto quali sono tutti i
dati potenzialmente disponibili, e generiche,
vengono cioè chieste sempre le stesse informazioni, invece di predisporre
richieste mirate e calate nel contesto specifico del caso in esame.
Di
più, nella quasi totalità dei casi ciò che emerge dalla Telefonia Radiomobile
Cellulare assume particolare significatività se inserito nel quadro generale delle investigazioni condotte mediante
le altre discipline criminalistiche (ad esempio digital forensic, biologia, balistica, grafologia, BPA ecc.) e
criminologiche (ad esempio psicologia, sociologia, psichiatria ecc.). Le
analisi non possono essere “monolitiche”, il professionista che si occupa di
“celle telefoniche” deve lavorare dinamicamente per integrare il proprio lavoro
con quello di altri professionisti nell’ambito di un quadro di indagini più
esteso.
Per
questi motivi ho deciso di istituire, insieme ad alcuni colleghi con competenze
specifiche nelle altre discipline criminalistiche, criminologiche ed
investigative, il “Crime Consulting”,
un Centro Studi in Scienze Criminologiche in grado di fornire consulenze tecniche
a trecentosessanta gradi in ambito Penale e Civile. Ci dedichiamo molto anche alla
ricerca perché, essendo queste materie in continua evoluzione, è utile
sviluppare nuove metodologie di applicazione in ambito forense per sfruttare
sempre al massimo le potenzialità che ci offrono.
Ci
occupiamo, infine, di divulgazione scientifica, rivolta non solo agli addetti
ai lavori, ma anche, e forse soprattutto, a giudici, avvocati, personale delle
forze dell’ordine, giornalisti e chiunque operi in campo forense. La nostra
convinzione è che non sia necessario che queste figure sviluppino forti
competenze tecniche, ma risulta invece molto utile che tutti acquisiscano
almeno le nozioni base di ogni disciplina, per avere piena consapevolezza di
quando chiedere il supporto di un esperto. Anche persone comuni si interessano
ai nostri corsi, e questo è un bene, in quanto l’opinione pubblica riveste un
ruolo non trascurabile nei processi e troppo spesso è guidata da “leggende” e
luoghi comuni privi di fondamento.
L’analisi
delle tracce lasciate da una determinata utenza telefonica e la tipologia di
informazioni che se ne possono ricavare dipende in modo sostanziale dallo
scenario temporale di riferimento. Eseguire verifiche a posteriori, cioè su
eventi criminosi relativi ad un periodo temporale precedente rispetto alla
richiesta di analisi è ben diverso dall’effettuarle con riferimento ad eventi
nel futuro; completamente diverse sono sia le tecniche utilizzabili che le
informazioni ricavabili.
Nella
quasi totalità dei casi, in ambito forense si chiede di eseguire analisi a
posteriori ed in questo contesto lo strumento principale di analisi è il Tabulato Telefonico. Si tratta in
parole semplici di tabelle nelle quali gli Operatori di Telefonia, su richiesta
di soggetti autorizzati, memorizzano una serie di dati di traffico.
Il
Tabulato contiene essenzialmente informazioni riguardanti: le utenze (ad esempio numero di telefono,
nome, cognome e indirizzo dell’intestatario, codici di SIM e telefono), gli eventi di traffico (data, ora di
inizio, durata) associati a quelle utenze e identificazione della Cella in cui
il telefono cellulare era ubicato ad
inizio ed in qualche caso anche a fine evento (ad esempio codice della Cella e codice
o nome, indirizzo e coordinate geografiche delle Antenne che coprono tale Cella).
Con
riferimento alle fasi precedenti, contigue e successive ad un evento criminoso,
le analisi investigative effettuate sui Tabulati Telefonici hanno l’obiettivo
di ricostruire il ‘Tra Chi’ sono
avvenuti i contatti telefonici, il ‘Quando’
tali contatti sono stati effettuati e il ‘Dove’
si trovavano i soggetti al momento degli eventi di traffico.
Per
quanto riguarda i primi due punti (‘Tra Chi’ e ‘Quando’), la verifica dei
soggetti utilizzatori delle utenze deve essere eseguita mediante le
informazioni anagrafiche fornite direttamente nel Tabulato ma, poiché spesso
nei casi di criminalità gli intestatari delle SIM risultano falsi o inesistenti,
anche attraverso un’analisi più ampia delle comunicazioni telefoniche nel
periodo di riferimento (utenze contattate, aree geografiche in cui si trovavano
le utenze); in questo modo è possibile determinare il contesto relazionale
degli utilizzatori dei telefoni e di conseguenza la loro identità.
Una
volta individuati gli utilizzatori delle utenze, è necessario risalire alla
loro probabile localizzazione (il punto ‘Dove’) e ciò è fattibile
principalmente, ma non solo, attraverso l’analisi delle Antenne, della loro
ubicazione fisica, della direzione di irradiamento del segnale, delle porzioni
di territorio coperte e di ogni altro parametro utile alla ricostruzione di
posizione e spostamenti delle utenze coinvolte.
L’indicazione
di quali sono le Antenne, e quindi le Celle Telefoniche, da analizzare è
contenuta nei Tabulati Telefonici e, per tale motivo, è necessario fare un’importante,
precisazione: nel caso di investigazioni condotte a posteriori rispetto
all’evento criminoso, non è possibile determinare la probabile ubicazione dei
telefoni in momenti qualunque del passato. L’Operatore infatti memorizza esclusivamente
i dati necessari alla trasmissione della comunicazione, per questo motivo il
Tabulato contiene solo i dati delle Antenne di attestazione dei telefoni al momento dell’esecuzione di eventi di
traffico. Se non ci sono stati eventi di traffico telefonico, nulla viene
tracciato nel Tabulato.
Per
eseguire una corretta analisi è indispensabile avere la consapevolezza che la localizzazione geografica di un’utenza
non è univocamente determinabile a partire dalla sola ubicazione delle Antenne.
La posizione delle Antenne non coincide con quella delle utenze e non permette,
da sola, di ricavarla. Sembra un concetto ovvio, però purtroppo la mancanza di
questa consapevolezza è la causa principale di errore in ambito penale. Mi spiego
meglio. Nella totalità dei casi nei quali è stato chiesto il mio supporto, i
Tabulati richiesti agli Operatori erano pesantemente incompleti perché
contenenti, per le Antenne, la sola indicazione della loro posizione: indirizzo
e, nel migliore dei casi, coordinate geografiche della struttura sulla quale
sono montate le Antenne (ad esempio un traliccio).
Ciò
è dovuto alla mancanza di preparazione tecnica di chi formula le richieste per
gli Operatori. In Italia non esiste un modello “standard” da utilizzare nelle richieste
dei Tabulati, e tali richieste vengono predisposte sempre in maniera generica,
poco più di un “Si fa richiesta del
Tabulato Telefonico dell’utenza x nel periodo y”. Gli Operatori inseriscono
pertanto nei Tabulati una serie di informazioni minimali, assolutamente non
sufficienti ad eseguire un’analisi esaustiva. Per ovviare a questo problema occorre formulare verso gli Operatori
richieste mirate, col dettaglio di tutti i dati di cui si ha bisogno perché
ritenuti utili alle indagini; è pertanto necessaria una forte competenza nel
settore delle Telecomunicazioni Radiomobili.
Il
solo indirizzo della struttura non è utilizzabile in alcun modo. Su un singolo
traliccio, ad esempio, nella maggioranza dei casi sono installate tre diverse
Antenne dello stesso Operatore, con zone di copertura completamente diverse. È
quindi necessario che il Tabulato contenga anche indicazione dei codici univoci
che identificano le Celle che ciascuna Antenna copre (i cosiddetti CGI,
dall’inglese Cell Global Identity).
Per
risalire alla zona territoriale nella quale è posizionabile un’utenza durante
una chiamata occorre inoltre prendere in considerazione altri parametri che
prescindono dall’ubicazione dell’Antenna, ad esempio la direzione di irradiamento del segnale e l’inclinazione dell’Antenna. Tutte informazioni da richiedere in modo
esplicito all’Operatore in modo che vengano inserite nel Tabulato.
Ma
il Tabulato, come detto, non è l’unico
strumento da utilizzare per localizzare le utenze.
I
dati contenuti nei Tabulati, anche in quelli sufficientemente dettagliati, non
forniscono indicazioni esaustive in merito a forma ed estensione delle Celle
Telefoniche (contengono solo ubicazione, direzione ed inclinazione
dell’Antenna). Per la risoluzione di molti casi risulta quindi fondamentale richiedere
agli Operatori le cosiddette mappe di
copertura territoriale delle Antenne: si tratta di rappresentazioni
grafiche delle zone di copertura teorica offerta dalle singole Antenne, ricostruite
attraverso opportuni software di simulazione.
Ancora:
la copertura Radiomobile offerta sul territorio dagli Operatori può cambiare
nel tempo, a seguito di attività quali dismissione di Antenne, installazione di
nuove Antenne, modifica dei parametri di configurazione delle Antenne esistenti.
È quindi importante, in molte situazioni, richiedere agli Operatori le
informazioni relative alla configurazione della copertura radio-elettrica di
quel preciso momento storico.
Ulteriore
aspetto importante di cui tener conto è che le zone di copertura delle Antenne
non sono mutuamente esclusive, non è vero cioè che un determinato punto viene
coperto da una sola Antenna. Essendo generate da onde elettromagnetiche, le
Celle Telefoniche sono irregolari, mutevoli e sovrapposte ed interferiscono le
une con le altre. Per questo motivo è importante avere evidenza di ubicazione e
parametri di configurazione di tutte le
Antenne presenti sul territorio di interesse, anche di quelle limitrofe alle
Antenne serventi; tali Antenne invece, non essendo tracciate nei Tabulati, non
vengono mai prese in considerazione. Occorre allora farne esplicita richiesta
all’Operatore.
A
questo proposito vi racconto un aneddoto. Anni fa mi è capitato di essere
chiamato per una consulenza su un caso per il quale le analisi in ambito
Telefonia Radiomobile sembravano essere concluse in modo esaustivo. La
controparte era convinta di aver dimostrato che una determinata utenza X si
trovasse in un appartamento Y ad una certa ora in quanto servita, nel corso di
una chiamata effettuata in quel momento, da un’Antenna non molto distante
dall’abitazione stessa. Tramite sopralluogo ho notato che sul tetto del palazzo
di fronte era installata un’Antenna e, con opportuna richiesta, ho ottenuto
dall’Operatore posizioni e mappe di copertura di tutte le Antenne della zona. È
emerso che l’Antenna in questione era proprio dell’Operatore di riferimento per
l’utenza X e che era diretta esattamente verso l’abitazione Y; una misurazione
all’interno dell’appartamento ha definitivamente confermato che il segnale migliore
era effettivamente quello offerto dall’Antenna sul palazzo di fronte, che
quindi era Primaria per l’appartamento Y. Tramite quest’analisi è stato
dimostrato non solo che l’evento di traffico tracciato nel Tabulato non era
prova della tesi della controparte, ma anche che con maggiore probabilità
l’utenza X in quel momento non si trovava nell’appartamento Y in quanto, in
caso contrario, sarebbe stata servita dall’Antenna posta sul palazzo di fronte.
Si
trascura infine il fatto che le Celle Telefoniche ricostruite tramite Tabulati
e mappe di copertura sono rappresentazioni teoriche. Almeno nei casi in cui
l’Operatore certifica che non ci sono state modifiche alla configurazione della
copertura radio-elettrica rispetto al periodo in cui è stato commesso il reato,
per affinare ulteriormente le analisi è opportuno eseguire misurazioni in loco con strumenti certificati, al fine di
scansionare le frequenze riservate alla telefonia mobile e verificare quali
sono le Antenne che offrono realmente copertura nei luoghi oggetto
dell’indagine e le caratteristiche fisiche del segnale ricevuto.
Quanto
descritto costituisce solo un esempio di tutti gli aspetti da considerare per
eseguire una ricostruzione scientifica esaustiva. Troppo spesso invece ho visto
analisi condotte in maniera superficiale che hanno portato a conclusioni prive
di validità scientifica.
Poter
seguire i movimenti di un soggetto assumendo che abbia con se un telefono
cellulare tenuto acceso, è tecnicamente possibile, ad esempio, tramite degli
opportuni software, che, tuttavia, dovrebbero essere installati nell'apparato mobile
in questione, all'insaputa del soggetto.
Tramite
un software appositamente concepito, potrebbero essere registrate non solo la
posizione geografica del cellulare, ma anche eventi di traffico (chiamate
entranti/uscenti, SMS, traffico dati), conversazioni telefoniche e
registrazioni ambientali audio e video.
Viceversa,
cioè, in assenza di un software specifico, sarebbe necessario poter accedere a
banche dati che, in base al tipo di servizio offerto, potrebbero registrare la
posizione dell'utente, ma è pure evidente che l'accesso a tali informazioni non
è normalmente consentito per ovvie ragioni di privacy.
Stessa
cosa vale per gli eventi di traffico eventualmente registrati dall'Operatore
telefonico, che anche in questo caso, dovrebbero essere richiesti quanto meno
dalla autorità giudiziaria.
Una
terza alternativa potrebbe essere data dalla adesione del soggetto a quei
servizi di condivisione della propria posizione, nell'ambito dei Social Network.
Anche in questo caso, le condizioni necessarie sono l'adesione a tali servizi
da parte del soggetto
Sfatiamo qualche luogo
comune: secondo la tua esperienza di perito e consulente, quali sono gli errori
che avvocati e giudici commettono più di frequente quando parlano di
intercettazioni e celle telefoniche?
L’errore
più grossolano è partire dal presupposto che la posizione delle Antenne sia
assimilabile a quella dei cellulari e quindi dei soggetti. Come dire: il
soggetto si trovava senza ombra di dubbio in prossimità dell’Antenna. È la
strada più semplice per ricostruire la posizione delle utenze ma si tratta di
un errore macroscopico al quale, quando ho iniziato la mia esperienza di
consulente, non avrei pensato di assistere e che invece mi capita di vedere
spesso anche oggi.
Altro
errore, forse quello che più di frequente viene commesso nelle aule di
Tribunale, è assumere che se nel corso di un evento di traffico telefonico
un’utenza viene servita da una determinata Antenna, l’utenza debba
necessariamente trovarsi in un punto in cui tale Antenna risulta Primaria (in
una zona cioè in cui, a fronte di misurazioni in loco, il segnale di quell’Antenna
risulta essere il migliore).
Fattori
come la saturazione di Cella, eventuali
criteri di priorità imposti dall’Operatore o modifiche temporanee alla
copertura dovute ad attività di manutenzione delle Antenne non permettono
infatti di escludere a priori che il telefono, al momento della chiamata,
potesse trovarsi invece in una zona in cui il segnale dell’Antenna risultava
sufficientemente forte da permettere l’instaurazione di una comunicazione, ma
non così forte da essere primario.
Più
in generale, occorre tener presente che anche una ricostruzione che tenga conto
di mappe di copertura teorica e misurazioni in loco fornisce risultati di tipo
probabilistico (non aventi carattere di certezza); è quindi opportuno eseguire
delle analisi il più possibile approfondite, prendendo in esame tutte le
informazioni potenzialmente disponibili per incrementare il grado di
attendibilità delle conclusioni. Ed è proprio questo che non viene fatto; nella
mia esperienza di consulente, ad esempio, la controparte si è sempre limitata
all’analisi delle Antenne tracciate nei Tabulati, senza mai richiedere ed
analizzare anche i dati delle altre Antenne installate nel territorio in esame,
per avere una visione completa della situazione ed affinare quindi la localizzazione
delle utenze.
In
sintesi, nella maggior parte dei processi il vero problema è il non chiedersi,
da parte di avvocati e giudici, se possano esserci altre strade di analisi, e il
non mettere in dubbio, da parte di molti che dovrebbero essere esperti, la
scientificità dell’approccio seguito. Prima di sostenere che “sicuramente è
andata così” o che “è impossibile che ciò sia accaduto” ci si dovrebbe domandare
in modo serio se le proprie conoscenze permettano o meno di certificare determinati
risultati. Troppo spesso invece ho visto trarre conclusioni categoriche in modo
superficiale, e quando si ha a che fare con la vita di altre persone la cosa è
ancor più grave.
Devo
dire che non c’è una storia particolare che è rimasta scolpita. Sarebbe troppo
facile, ma decisamente poco opportuno, citare errori clamorosi a cui ho
assistito, dovuti alla mancanza di competenze tecniche di chi li ha commessi.
Ciò
che non dimentico sono però tutti i momenti in cui, mentre ascoltavo
conclusioni della controparte che sapevo essere assurde e prive di fondamento, ho
guardato l’espressione sul viso di persone per le quali, innocenti o no, era in
gioco la vita.
È
il motivo che mi ha spinto ad iniziare questa esperienza professionale.
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