domenica 22 novembre 2015

Deborah Riccelli: una voce per le Vittime di femminicidio e di violenza


La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne si sta avvicinando e, ancora una volta, abbiamo constatato quanto sia davvero efficace la sensibilizzazione verso temi difficili, come questo, se effettuata attraverso il linguaggio della narrativa. “Nessuno mai potrà + udire la mia voce”, Nuova Palomar Edizioni, infatti, non è il solito libro inchiesta, ma un vero e proprio romanzo che, ispirandosi alle storie di tante donne vittime di violenza, dà voce proprio a loro, attraverso i pensieri di una protagonista di nome Francesca, che non esiste realmente, ma vive nel cuore di molte.
L’autrice di questo libro davvero toccante è Deborah Riccelli, fondatrice e Presidente de “Oltreilsilenzio Onlus”, un’Associazione e Centro Antiviolenza che ha sede a Genova e che si occupa non solo delle vittime, ma anche del sostegno legale e psicologico ai loro familiari, aspetti spesso trascurati. Deborah Riccelli narra, con delicatezza e sensibilità, tanti anni di esperienza al fianco di donne che devono essere di esempio a tutte noi, raccontando, con uno stile che ha la genuinità delle pagine di un diario e la potenza narrativa del flusso di coscienza, il coraggio che c’è nell’affermazione dei propri diritti.



Si può morire per amore? È questa la domanda alla quale si cerca di rispondere in “Nessuno mai potrà + udire la mia voce”, Nuova Palomar Edizioni, confutando decisamente la tesi che chi uccide possa mai farlo per amore. Raccontaci la genesi di questo libro: cosa ti ha ispirato durante la stesura?

La storia di Francesca nasce dal mio bisogno di dare voce alle vittime di Femminicidio. Mi occupo di violenza sulle donne da moltissimo tempo, ma non ho mai sentito l'esigenza di raccontare, ovviamente romanzandola, la storia delle donne che incrociavano il mio cammino, confidandomi le loro sofferenze. Provo una rabbia immensa ogni volta che apprendo la triste notizia di una nuova vittima, mentre ascolto avvocati, psicologi, criminologi, opinionisti, amici e familiari che ci dicono che cosa provava o perché la vittima si è comportata in un modo, invece che in un altro, cercando di ricostruire i fatti, quando ormai è troppo tardi. Queste ragazze muoiono. Sono sole di fronte al loro assassino, che non ci dirà mai la verità su quello che è accaduto. Quello che è successo, perché sono andate a quell'ultimo incontro fatale, come mai hanno lasciato scritto quel biglietto o hanno inviato quell'ultimo sms lo sanno solo le vittime e loro non ce lo potranno dire mai più. Per questo motivo è nata Francesca. Non volevo rubare i ricordi a nessuno, ma mi sono lasciata ispirare da una realtà quotidiana che va raccontata, anche col linguaggio della narrativa. Ho cercato di immaginarla, Francesca. Così ho pensato ai suoi occhi, ai suoi capelli, al suo sorriso. Le ho dato una famiglia, un ex fidanzato, un nuovo amore, delle amiche e dei ricordi e lei è venuta al mondo per raccontare la storia di tante.

Da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione a ogni ora del giorno o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?

La mia esigenza di scrivere nasce dal mio bisogno di essere ascoltata e anche di essere letta. Scrivo moltissimo, osservo la vita degli altri e immagino sensazioni e sentimenti. Quando torno a casa creo delle storie, cercando di immedesimarmi nei vari personaggi. Mi piace molto e ne sento la necessità, anche se ho sempre tenuto queste storie tutte per me. Con Francesca è andata diversamente. Ho sentito il bisogno di far ascoltare la sua voce. Vorrei che, dopo aver letto il mio romanzo, le persone si soffermassero di più su chi sono le vittime e non solo sugli assassini. Purtroppo sto notando un bisogno morboso della gente comune di interessarsi a loro, al perché lo hanno fatto, a come hanno ucciso, al luogo del delitto e così via. In pochi pensano, invece, a una vita interrotta, a dei sogni che non si realizzeranno mai e alle famiglie distrutte da questo dolore. L'interesse protratto nel tempo non riguarda mai le vittime, che sembrano sempre passare in secondo piano troppo presto.



Chi è Francesca, la voce narrante della storia che racconti? Come la definiresti e, in generale, come delinei i personaggi dei tuoi libri?

Francesca è davvero una ragazza come tante. Una giovane che non può essere definita "a rischio", che ha vissuto dentro tante di noi, o che, comunque, quotidianamente potrebbe passarci accanto. La normalità e la semplicità di Francesca, della vita che conduce e della sua famiglia, sono state una scelta voluta e ponderata. Perché tutti devono capire che nessuna è immune e che certe tragedie possono accadere in ogni famiglia. L’immediatezza dei personaggi di un racconto è importantissima, sia per chi legge, sia per chi scrive.
Proprio nell’ottica della divulgazione di questi temi, sono felice di raccontare che il mio libro è arrivato anche a teatro, diventando uno spettacolo davvero unico, grazie al Municipio I, Centro Est, del Comune di Genova e alla sensibilità delle Assessore Maria Carla Italia e Paola Ravera, con le quali abbiamo anche portato avanti un bel progetto di sensibilizzazione nelle scuole superiori. Abbiamo debuttato domenica 8 novembre al Teatro Carlo Felice di Genova con la Compagnia Teatrale “Arte in Palco”, la partecipazione straordinaria dell'attrice Ambra Giordano e la regia di Angelo Formato e, nelle prossime settimane, porteremo lo spettacolo anche nelle scuole. Il mettere in scena il romanzo ci permetterà, sicuramente, di trasmettere, a chi avrà il piacere e la possibilità di venire ad ascoltarci, quanto sia importante prendere consapevolezza di questi tempi così importanti.


Sei fondatrice e Presidente de “Oltreilsilenzio Onlus Centro Antiviolenza – Genova”, un’Associazione che si occupa non solo delle vittime di violenza, ma anche del sostegno legale e psicologico ai loro familiari. Quanto è difficile sensibilizzare l’opinione pubblica e i mezzi d’informazione verso questi temi? Come si può aiutarvi concretamente?

Dopo tanti anni passati ad occuparmi solo delle vittime ho deciso di fondare “Oltreilsilenzio Onlus”, un Centro contro la violenza di ogni genere che ha un qualcosa in più. Si occupa, infatti, dell'assistenza legale e psicologica delle famiglie delle vittime di Femminicidio. Nessuno pensa a loro. Nessuno pensa a quanto è faticoso sopravvivere a questa tragedia. Ci si occupa del recupero psicologico dell'assassino, perché venga rieducato e reinserito nella società, ma mai di quello dei familiari delle vittime.
Sensibilizzare l'opinione pubblica è difficilissimo. Forse negli ultimi anni ancor di più, perché l'informazione è tanta e non sempre moderata e vera. Quindi si rischia, quando si prova a sensibilizzare qualcuno, di ricevere in risposta frasi del tipo: “Ancora? Non si sente parlare d'altro!” Ebbene, io credo che i più non sappiano proprio nulla di ciò che accade realmente. Il pubblico si divide tra chi è stufo e chi è morboso, ma manca chi ascolta davvero, la cosa più importante.

Facciamo un bilancio del percorso fatto dall’Associazione in questi anni di attività: quali sono gli obiettivi raggiunti e quali gli ostacoli contro cui vi scontrate ogni giorno? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Il bilancio sull'attività della mia Associazione è sicuramente positivo, ma avremo bisogno di nuovi fondi, poiché abbiamo molti progetti da portare avanti e vorremmo che tali progetti, che aiuterebbero molta gente, non restassero solo dei sogni senza futuro.

La storia di Francesca è inventata, ma è dedicata a Veronica Abbate. Veronica è stata uccisa a soli diciannove anni dal suo ex fidanzato, in provincia di Caserta. Per mia decisione i diritti d'autore ricavati dalla vendita del romanzo saranno devoluti all'Associazione V.E.R.I. nata in suo nome e in sua memoria. 

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