La
Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne si sta avvicinando e,
ancora una volta, abbiamo constatato quanto sia davvero efficace la
sensibilizzazione verso temi difficili, come questo, se effettuata attraverso
il linguaggio della narrativa. “Nessuno
mai potrà + udire la mia voce”, Nuova
Palomar Edizioni, infatti, non è il solito libro inchiesta, ma un vero e
proprio romanzo che, ispirandosi alle storie di tante donne vittime di
violenza, dà voce proprio a loro, attraverso i pensieri di una protagonista di
nome Francesca, che non esiste realmente,
ma vive nel cuore di molte.
L’autrice
di questo libro davvero toccante è Deborah
Riccelli, fondatrice e Presidente de “Oltreilsilenzio
Onlus”, un’Associazione e Centro Antiviolenza che ha sede a Genova e che si
occupa non solo delle vittime, ma anche del sostegno legale e psicologico ai
loro familiari, aspetti spesso trascurati. Deborah Riccelli narra, con
delicatezza e sensibilità, tanti anni di esperienza al fianco di donne che devono
essere di esempio a tutte noi, raccontando, con uno stile che ha la genuinità
delle pagine di un diario e la potenza narrativa del flusso di coscienza, il coraggio
che c’è nell’affermazione dei propri diritti.
Si
può morire per amore? È
questa la domanda alla quale si cerca di rispondere in “Nessuno mai potrà +
udire la mia voce”, Nuova Palomar Edizioni, confutando decisamente la tesi che
chi uccide possa mai farlo per amore. Raccontaci la genesi di questo libro: cosa ti ha ispirato durante la stesura?
La
storia di Francesca nasce dal mio bisogno di dare voce alle vittime di
Femminicidio. Mi occupo di violenza sulle donne da moltissimo tempo, ma non ho
mai sentito l'esigenza di raccontare, ovviamente romanzandola, la storia delle donne che incrociavano il mio
cammino, confidandomi le loro sofferenze. Provo una rabbia immensa ogni volta
che apprendo la triste notizia di una nuova vittima, mentre ascolto avvocati,
psicologi, criminologi, opinionisti, amici e familiari che ci dicono che cosa
provava o perché la vittima si è comportata in un modo, invece che in un altro,
cercando di ricostruire i fatti, quando ormai è troppo tardi. Queste ragazze
muoiono. Sono sole di fronte al loro assassino, che non ci dirà mai la verità
su quello che è accaduto. Quello che è successo, perché sono andate a
quell'ultimo incontro fatale, come mai hanno lasciato scritto quel biglietto o
hanno inviato quell'ultimo sms lo sanno solo le vittime e loro non ce lo
potranno dire mai più. Per questo motivo è nata
Francesca. Non volevo rubare i
ricordi a nessuno, ma mi sono lasciata ispirare da una realtà quotidiana che va
raccontata, anche col linguaggio della narrativa. Ho cercato di immaginarla,
Francesca. Così ho pensato ai suoi occhi, ai suoi capelli, al suo sorriso. Le
ho dato una famiglia, un ex fidanzato, un nuovo amore, delle amiche e dei
ricordi e lei è venuta al mondo per
raccontare la storia di tante.
Da dove nasce la tua
esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione a ogni ora del
giorno o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?
La
mia esigenza di scrivere nasce dal mio bisogno di essere ascoltata e anche di
essere letta. Scrivo moltissimo, osservo la vita degli altri e immagino
sensazioni e sentimenti. Quando torno a casa creo delle storie, cercando di
immedesimarmi nei vari personaggi. Mi piace molto e ne sento la necessità, anche
se ho sempre tenuto queste storie tutte per me. Con Francesca è andata diversamente. Ho sentito il bisogno di far
ascoltare la sua voce. Vorrei che, dopo aver letto il mio romanzo, le persone
si soffermassero di più su chi sono le vittime e non solo sugli assassini.
Purtroppo sto notando un bisogno morboso della gente comune di interessarsi a
loro, al perché lo hanno fatto, a come hanno ucciso, al luogo del delitto e
così via. In pochi pensano, invece, a una vita interrotta, a dei sogni che non
si realizzeranno mai e alle famiglie distrutte da questo dolore. L'interesse
protratto nel tempo non riguarda mai le vittime, che sembrano sempre passare in
secondo piano troppo presto.
Chi è Francesca, la voce
narrante della storia che racconti? Come la definiresti e, in generale, come
delinei i personaggi dei tuoi libri?
Francesca
è davvero una ragazza come tante. Una giovane che non può essere definita
"a rischio", che ha vissuto dentro tante di noi, o che, comunque, quotidianamente
potrebbe passarci accanto. La normalità e la semplicità di Francesca, della
vita che conduce e della sua famiglia, sono state una scelta voluta e ponderata.
Perché tutti devono capire che nessuna è immune e che certe tragedie possono
accadere in ogni famiglia. L’immediatezza dei personaggi di un racconto è
importantissima, sia per chi legge, sia per chi scrive.
Proprio
nell’ottica della divulgazione di questi temi, sono felice di raccontare che il
mio libro è arrivato anche a teatro, diventando uno spettacolo davvero unico,
grazie al Municipio I, Centro Est, del Comune di Genova e alla sensibilità
delle Assessore Maria Carla Italia e Paola Ravera, con le quali abbiamo anche
portato avanti un bel progetto di sensibilizzazione nelle scuole superiori.
Abbiamo debuttato domenica 8 novembre al Teatro Carlo Felice di Genova con la
Compagnia Teatrale “Arte in Palco”, la partecipazione straordinaria
dell'attrice Ambra Giordano e la regia di Angelo Formato e, nelle prossime
settimane, porteremo lo spettacolo anche nelle scuole. Il mettere in scena il
romanzo ci permetterà, sicuramente, di trasmettere, a chi avrà il piacere e la
possibilità di venire ad ascoltarci, quanto sia importante prendere
consapevolezza di questi tempi così importanti.
Sei fondatrice e
Presidente de “Oltreilsilenzio Onlus Centro Antiviolenza – Genova”,
un’Associazione che si occupa non solo delle vittime di violenza, ma anche del
sostegno legale e psicologico ai loro familiari. Quanto è difficile
sensibilizzare l’opinione pubblica e i mezzi d’informazione verso questi temi?
Come si può aiutarvi concretamente?
Dopo
tanti anni passati ad occuparmi solo delle vittime ho deciso di fondare “Oltreilsilenzio Onlus”, un Centro
contro la violenza di ogni genere che ha un qualcosa in più. Si occupa,
infatti, dell'assistenza legale e psicologica delle famiglie delle vittime di Femminicidio.
Nessuno pensa a loro. Nessuno pensa a quanto è faticoso sopravvivere a questa
tragedia. Ci si occupa del recupero psicologico dell'assassino, perché venga
rieducato e reinserito nella società, ma mai di quello dei familiari delle
vittime.
Sensibilizzare
l'opinione pubblica è difficilissimo. Forse negli ultimi anni ancor di più, perché
l'informazione è tanta e non sempre moderata e vera. Quindi si rischia, quando
si prova a sensibilizzare qualcuno, di ricevere in risposta frasi del tipo: “Ancora? Non si sente parlare d'altro!”
Ebbene, io credo che i più non sappiano proprio nulla di ciò che accade
realmente. Il pubblico si divide tra chi è stufo e chi è morboso, ma manca chi
ascolta davvero, la cosa più importante.
Facciamo un bilancio del
percorso fatto dall’Associazione in questi anni di attività: quali sono gli
obiettivi raggiunti e quali gli ostacoli contro cui vi scontrate ogni giorno?
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Il
bilancio sull'attività della mia Associazione è sicuramente positivo, ma avremo
bisogno di nuovi fondi, poiché abbiamo molti progetti da portare avanti e
vorremmo che tali progetti, che aiuterebbero molta gente, non restassero solo
dei sogni senza futuro.
La
storia di Francesca è inventata, ma è dedicata a Veronica Abbate. Veronica è stata uccisa a soli diciannove anni dal
suo ex fidanzato, in provincia di Caserta. Per mia decisione i diritti d'autore
ricavati dalla vendita del romanzo saranno devoluti all'Associazione V.E.R.I. nata
in suo nome e in sua memoria.
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