Angelica è una donna
forte e volitiva, ma incapace di mettere radici in un luogo. Il suo mestiere di
apicultrice itinerante è più di un semplice lavoro: si tratta, infatti, una
vera e propria ragione di vita, che la fa sentire veramente a casa solo quando
è circondata dal vibrare rassicurante delle sue piccole amiche e dal profumo
dolce del loro nettare, del quale conosce ogni segreto e ogni benefica
proprietà. Quando un’inaspettata eredità la conduce nuovamente nell’isola dove
è cresciuta e dove è stata veramente felice, molte cose cambiano per Angelica,
che dovrà fare i conti con un passato doloroso, se vorrà cambiare il suo
destino. Ad aiutarla, però, ci sarà Nicola, un uomo affascinante e misterioso,
che conosce la sua triste storia e vuole infonderle il coraggio necessario per
tornare di nuovo a sentirsi a casa.
“La
custode del miele e delle api”, il nuovo romanzo di Cristina Caboni, edito da Garzanti, è una storia delicata e
profonda, sul coraggio di una donna e sull’importanza delle sue radici, le
uniche in grado di farle spiccare veramente il volo. Lo stile dell’autrice è,
ancora una volta, intenso ed evocativo, colorato e pieno di profumi e di suoni,
che sembra di sentire realmente, vividi ed emozionanti, durante la lettura. La
semplicità dell’intreccio esalta fortemente l’aspetto psicologico dei
protagonisti, nei quali è facile immedesimarsi, grazie alla fluidità dei
dialoghi e delle descrizioni.
Cristina Caboni ha fatto una
scelta coraggiosa: seguire la sua inclinazione naturale e scrivere,
privilegiando le esigenze del suo cuore, che non sempre vanno di pari passo con
quelle del portafogli, ma che, con
impegno e temerarietà, possono arrivare a congiungersi, facendo trionfare il
talento.
Da dove nasce la tua
esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione in qualunque momento
della giornata o hai un metodo rigoroso al quale non puoi rinunciare?
Sono
cresciuta in un’isola di racconti. Le
leggende della mia terra sono profondamente radicate nella tradizione e narrano
di tempi passati dove fate e giganti popolavano foreste, sorgenti e castelli di
pietre. Un giorno ho capito che anche io avevo qualcosa da dire.
Ogni
storia ha le sue esigenze e si rivela in modo differente. “Il sentiero dei
profumi”, il mio primo romanzo, è nato da una giornata d’estate trascorsa tra
le api e da una gita a Firenze, all’interno dell’officina di Santa Maria
Novella. Avevo già un abbozzo di trama, e un’intuizione. Sapevo che il profumo è un linguaggio e da lì sono
partita. Ho approfondito e studiato, così da un’idea è nato un romanzo scritto
di getto. La sua realizzazione è stata facile, perché, nel tempo, la storia
aveva acquistato spessore, si era rivelata e io la conoscevo profondamente,
ancora prima di scriverla. “La custode
del miele e delle api”, invece, ha
preteso un percorso autonomo. È nato piano piano, capitolo dopo capitolo.
Ho scritto il romanzo più volte, e non mi sono fermata finché non ho realizzato
che, finalmente, avevo trovato la strada giusta. Spesso raccontare ciò che si
conosce intimamente è più difficile, perché ti pone davanti a delle scelte che,
diversamente, non avresti.
Raccontaci la genesi del
tuo nuovo romanzo “La custode del miele e delle api”, la storia di Angelica,
una donna sempre in viaggio: cosa ti ha ispirato durante la stesura?
Angelica
è una donna incapace di fermarsi in un luogo, perché il suo non è un semplice
viaggio, ma una ricerca. E, come spesso avviene, ciò che si desidera
intensamente, che si rincorre con ostinazione, è molto più vicino di quanto
possiamo immaginare. È stato questo ad ispirarmi. La consapevolezza che la
strada per la felicità passa attraverso la parte più recondita della nostra
anima, e solo sciogliendo i nodi del nostro cuore, dei nostri sentimenti e
delle nostre emozioni, possiamo vedere il mondo con chiarezza, e dunque
scegliere il nostro percorso.
Chi è Angelica Senes, la
protagonista della storia? Come la definiresti e, in generale, come delinei i
personaggi delle tue storie?
Angelica
è una donna forte, che prende decisioni, sceglie, ed è artefice del proprio
destino. Possiede una straordinaria sensibilità che le permette di vedere ciò
che spesso passa inosservato. Le api, la natura, i fiori e le piante sono la
sua dimensione ideale. Il mondo che ama e capisce. Ma non è una sognatrice. È
una donna che concretizza i suoi piani, li elabora e vive intensamente senza
scendere a compromessi. È riservata, gentile, ma ferma. Esigente con sé stessa
e con gli altri. Angelica segue la filosofia dell’alveare.
Io
non creo i personaggi. Quando penso a
una storia loro vengono da me e mi raccontano le loro vite. Ci vuole tempo e
molta pazienza, perché li devo conoscere profondamente, prima di poterne
scrivere.
Sei riuscita a fare del
tuo più grande talento un mestiere: che ostacoli hai incontrato e incontri
ancora adesso nel tuo percorso? Cosa significa, al giorno d’oggi, collaborare
con un grande editore?
Non
è sempre stato così. Prima di essere un’apicoltrice
sul campo, facevo altro. Mi piace pensare che la felicità di oggi,
l’intensa soddisfazione di questa mia nuova vita, sia il compenso per un gesto
coraggioso del passato. A quell’epoca ho
rinunciato alla sicurezza, privilegiando il cuore. È stato difficile
trovare un equilibrio capace di garantire un reddito e, allo stesso tempo,
permettermi di seguire le mie aspirazioni. La
vita ti chiede sempre un prezzo, ma devi decidere tu come pagarlo. Sono
stata molto fortunata ad approdare in Garzanti. È una casa editrice
straordinaria, che mi ha colpito immediatamente per il calore umano, la
competenza e la professionalità. In breve: il nostro è stato un colpo di
fulmine. Non ho mai incontrato una difficoltà che non potesse essere affrontata
con un po’ di dedizione e impegno. È così che vivo ogni istante, mettendoci
tutto il mio cuore.
A cosa stai lavorando
attualmente? Nuove emozionanti storie d’amore e di vita? Parlaci dei tuoi
progetti per il futuro.
Storie d’amore e di vita,
lo hai detto tu! Ebbene sì, sto scrivendo un nuovo romanzo, e mi piace
tantissimo. Spero che possa piacere anche a voi, perché questo sarà dedicato ai
miei lettori.
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