Oggi
ci sentiamo tutti inermi. Siamo turbati e commossi. Indignati e furiosi. Ascoltiamo
le dichiarazioni dei grandi della
Terra e ci sentiamo indifesi e in pericolo. Circondati e impauriti.
Ma
cosa faremo domani? Voi Romani, come me, cosa farete? Noi, che siamo il
prossimo punto sulla lista nera, cosa siamo disposti a fare? Usciremo di casa e
prenderemo la metropolitana guardinghi, sobbalzando a ogni velo? Stracceremo il
biglietto del teatro, convinti che, per il momento, sia meglio evitare? Rinunceremo
alla pizza del sabato sera, almeno per un po’? O non ci lasceremo attanagliare
dalla paura, tra orgoglio e fatalismo?
La
realtà è che, probabilmente, non abbiamo scelta e, proprio per questo, abbiamo
paura. Ci sentiamo in diritto e in dovere di dire la nostra, in una sorta di
terapia collettiva fatta di Social Network e Telegiornali, tra la voglia di
documentare e quella di dimenticare. Siamo in lutto. E, nella speranza che chi
di dovere trovi il modo di proteggerci, il nostro compito è solo rielaborare una perdita. Perché ciascuno di noi, a suo
modo, ha perduto qualcosa di diverso meno di quarantotto ore fa.
Ieri
sera mi è tornata in mente una vecchia filastrocca di Gianni Rodari dedicata a
Don Chisciotte. E questa è la prova che la
buona scuola è nel talento degli insegnanti e che le nostre opinioni più
profonde si formano ancor prima che noi stessi ne siamo completamente
consapevoli e riaffiorano proprio quando ne abbiamo bisogno, sorreggendoci nel
dolore e nella confusione.
“In cuore abbiamo tutti
un Cavaliere pieno di coraggio, pronto a rimettersi sempre in viaggio, e uno
scudiero sonnolento, che ha paura dei mulini a vento...”
Così
scriveva Rodari. E, forse, è proprio così che ci sentiamo stamattina: ci sembra
di lottare contro dei mulini a vento pronti a farsi saltare in aria, ma non
vogliamo permettere alla paura di vincere. La nostra scelta è proprio lì, tra
il Cavaliere pieno di coraggio e lo scudiero sonnolento, che ha paura dei
mulini a vento. L’uno non esclude l’altro, perché in un Mondo così Globale
ciascuno di noi ha una storia da raccontare: magari un vecchio amico di Parigi,
il ricordo di un viaggio, qualche foto da riguardare. Prendiamoci il nostro
tempo, senza slogan, e mettiamoci a tavolino con il nostro Cavaliere coraggioso
e con lo scudiero sonnolento, per decidere insieme cosa fare domani. Perché,
anche se, forse nessuno saprà mai spiegarlo neppure a noi, qualcuno dovrà pur
raccontare ai bambini e ai ragazzi cosa è accaduto solo poche ore fa,
trasmettendo la speranza e la forza della ragione.
Ma se la causa è giusta,
fammi un segno, perché - magari con una spada di legno - andiamo, Don
Chisciotte, io son con te!
Conclude
Rodari. E non c’è causa più giusta
del nostro domani.
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