Quando
si attende il ritorno di un padre, di cui si sono perse le tracce da oltre due
anni e mezzo, si finisce per tornare un po’ bambini e fissare la porta di casa,
nella speranza che, un giorno, possa spalancarsi, cancellando in un sol colpo
mesi e mesi di angosciosa attesa. Sabrina Pignalosa non riesce a rassegnarsi al
fatto che suo padre, Mario Pignalosa, un commerciante in pensione che ha da
poco superato i settant’anni, sia lontano dalla sua casa di Portici, in
provincia di Napoli, ormai dal 2 gennaio 2013. Mario amava passeggiare,
soprattutto tra le bancarelle del mercato e, quella mattina, aveva appuntamento
con un amico ambulante, col quale non si è mai incontrato. Ma cosa può essere
successo a un uomo così pacato e abitudinario, da spingerlo ad allontanarsi?
Sabrina e tutti i familiari e gli amici hanno temuto, sin da subito, che
potesse essergli accaduto qualcosa o che qualcuno possa avergli fatto del male
e la circostanza che le ricerche non abbiano condotto a nulla li tiene sospesi
ormai da troppo tempo, in attesa che qualcuno si ricordi di continuare a
cercare Mario Pignalosa.
Chi è Mario, tuo padre?
Raccontaci la sua storia.
Mario
Pignalosa è la persona più buona di questo Mondo e non lo dico perché è mio
padre, ma perché me lo ripetono in tanti. È scomparso da Portici, in provincia
di Napoli, il 2 gennaio 2013. Viveva da solo, purtroppo, dopo la separazione da
mia madre, avvenuta già qualche anno prima.
Quella
mattina, come quasi tutte le mattine, mio padre doveva raggiungere a San Giorgio,
un paese vicino, un amico che fa il venditore ambulante nei vari mercati tra
Napoli e Avellino, ma non è arrivato all'appuntamento ed il suo amico se n'è
andato al mercato di Cava dei Tirreni. Prima di iniziare a lavorare, l’amico,
preoccupato, ha provato a contattarlo sul cellulare senza risultati e così ha
avvisato mia madre. In tarda mattinata ci siamo subito allertati tutti, con la
speranza di trovarlo in fretta. Siamo andati dai Carabinieri che non hanno
accettato quello stesso giorno la denuncia, ma ci hanno detto di aspettare il
giorno seguente. Noi, però, lo abbiamo cercato da subito, girando per tutta la
città, soprattutto nelle varie stazioni, perché abbiamo pensato che se lui,
quella mattina, avesse fatto tardi, avrebbe potuto prendere la Circumvesuviana
per Napoli e, da lì, il treno che porta a Cava dei Tirreni, ma niente, di lui
nessuna traccia. Il giorno dopo siamo andati a fare la denuncia e i Carabinieri
di Portici hanno detto che sarebbero usciti con la volante a fare un giro per
cercarlo, ma nulla di più. Hanno risposto che loro non possedevano una sfera di cristallo vedere dove mio padre
potesse essere finito! Noi avevamo il cuore in pezzi! Dietro nostra
insistenza siamo riusciti a visionare i filmati di alcune telecamere, ma,
purtroppo si trattava di apparecchi di vecchia generazione, dove veniva
controllato il traffico, ma non si vedevano bene i volti delle persone.
Qual è stato il momento
più difficile in questi anni? Oggi chi vi sta più accanto concretamente e quotidianamente?
Ci
siamo rivolti subito alla trasmissione “Chi l'ha visto?” per fare un appello.
La redazione è stata sempre gentile e li ringrazio tutti per aver rinnovato più
volte il nostro appello per papà in questi lunghi anni. Abbiamo affisso locandine
in varie città e stazioni, ripercorrendo il tragitto con i treni, speranzosi di
trovare qualche indizio. Abbiamo scritto ad alcuni giornali per riuscire a
ottenere degli articoli che tenessero alta l’attenzione. Ci siamo rivolti anche
all'Associazione Penelope. All'inizio è arrivata qualche segnalazione, ma poi
più niente. Abbiamo scritto al PM della Questura di Napoli che ci ha accolti
per non archiviare il caso. Il supporto morale ci viene dato soprattutto dalle
persone che, come noi, soffrono e non si arrendono alla scomparsa del proprio
familiare, perché, anche se non si vive più, non esiste la rassegnazione in
questi casi.
Che ruolo svolgono, o
potrebbero svolgere, secondo te, l’opinione pubblica e tutti i mezzi
d’informazione di fronte a un caso di scomparsa?
È
difficile trovare qualcuno, che non abbia passato quello che stiamo passando
noi, che possa capire davvero cosa si provi a vivere senza avere notizie di un
padre. L’opinione pubblica potrebbe fare molto di più, questo è un fenomeno che
non si può ignorare. Può accadere a chiunque e non si può vivere senza
risposte.
È il ricordo a mantenere
vive le persone di cui si sono perse le tracce e a dare alle famiglie la forza
di non smettere mai di cercare. Qual è il tuo ricordo più vivo di tuo padre?
Ho
tanti bei ricordi di mio padre, perché lui è stato davvero un Grande Papà! Da
piccola lo aspettavo dietro la porta di casa, seduta a terra, a volte piangendo,
quando mia madre mi sgridava e quando lui arrivava per me era una gioia immensa.
Era il mio angelo custode e ancora oggi lo aspetto. Non smetterò mai di
cercarlo, il mio amato Papà!
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