Raccontare
la storia di qualcuno che ha fatto del soccorso e della tutela del prossimo una
missione di vita a tutto tondo è una vera emozione. Soprattutto se si tratta di
una persona semplice e autentica che affronta queste tematiche con grande
naturalezza, nella convinzione che davvero tutti possiamo riuscire ad
affrontare un’emergenza con grinta e determinazione, se ben preparati. E questa
è proprio la filosofia di vita di Paolo
Testani, Carabiniere, addestratore cinofilo e Vicepresidente dell’Associazione “Oliver”, un’organizzazione
di volontari che si occupa, attraverso l’addestramento e la formazione di Unità
Cinofile di Soccorso, della ricerca di persone disperse, in particolar modo in
territori impervi. Per Paolo Testani quella del primo soccorso è una vera e
propria cultura, che invita tutti ad
apprendere con impegno e dedizione, magari pensando di affiancarsi anche a un
amico a quattro zampe e rendendo, così, quella del soccorritore un’attività da
praticare il più possibile, mettendosi al servizio degli altri. Perché tutti
potremmo trovarci nelle condizioni di dover prestare soccorso a qualcuno, nelle
circostanze più diverse e, per salvare una vita, non occorre certo essere eroi.
Io
sono un Carabiniere attualmente in servizio e sono il Vicepresidente dell’Associazione “Oliver”. Quest’Associazione
a promozione sociale, ovvero senza fini di lucro, prende il nome dal mio primo
cane da soccorso e si occupa, tra le tante attività, della ricerca di persone
disperse in luoghi impervi. Sono un addestratore riconosciuto a livello
nazionale e un formatore di Unità Cinofile da Soccorso (UCS), composte ognuna
dal binomio cane-conduttore. All’interno di “Oliver”, infatti, sono il responsabile
tecnico della formazione su tutto il territorio nazionale.
Negli
ultimi anni dai attività dell’Associazione, la professionalità dei nostri soci
ci ha permesso di venire coinvolti dalle forze dell’ordine in varie ricerche di
persone scomparse in qualità di coordinatori, sempre sotto la supervisione
della nostra Presidente, Mirella Onairda, come accadde nel caso di Giuseppe
Ruggiero, scomparso da Coreno Ausonio, in provincia di Frosinone nel 2011 e
tutt’ora disperso.
Quali sono le caratteristiche
che rendono il contributo del cane fondamentale nella ricerca di tracce,
soprattutto nel caso di persone scomparse?
Il
cane deve essere molto attivo, docile e deve essere stimolato nella ricerca del
disperso attraverso il gioco. Nell’addestramento si utilizza un figurante e un
oggetto che non sia cibo, in modo tale che i sensi dell’animale non vengano
confusi, e alla fine l’animale che raggiunge l’obiettivo viene premiato. È il
suo fiuto a fare la differenza, ma soprattutto il rapporto che stringe col
conduttore.
Attualmente
le forze dell’ordine, in particolare l’Arma dei Carabinieri, hanno dei cani
davvero molto preparati e addestrati con le tecniche più d’avanguardia, quindi
non abbiamo nulla da invidiare al resto d’Europa. Anche il conduttore, che
assieme al cane compone la UCS, è costantemente seguito e aggiornato nella
formazione. Ultimamente, ad esempio, l’Arma si è equipaggiata di cani molecolari bloodhoud in grado di effettuare una tipologia di ricerca di
persone scomparse su traccia totalmente diversa da quella che effettuiamo noi
della Protezione Civile, che, invece, lavoriamo con cani da scovo, con l’obiettivo, cioè, di scovare un cono di odore
rispetto a una traccia specifica che, in alcuni casi, esclude la possibilità di
ritrovare dei cadaveri, concentrandosi su soggetti in vita. Questi cani sono
addestrati a selezionare una molecola specifica tra cinquemila odori,
distinguendola nettamente dalle altre, seguendo così la traccia e sono in grado
di percepire gli odori fino a trenta giorni dopo l’ipotetico passaggio del
soggetto.
L’attività
svolta da noi dell’Associazione, come volontari, non ci permette di essere
impiegati su vere e proprie scene del crimine come investigatori a tutti gli
effetti. Possiamo affiancare tutte le forze dell’ordine, su autorizzazione del
Magistrato, solo in caso di persone disperse, o, in caso di persone scomparse, su
autorizzazione delle Prefetture o del Commissario per le persone scomparse. L’obiettivo
è sempre quello di velocizzare e ottimizzare le ricerche in luoghi dove si
presume che il soggetto possa essere passato, in modo tale da ricostruirne il
percorso.
Che differenza c’è tra il
cane da soccorso e il cane addestrato nella ricerca di persone disperse in zone
impervie?
Si
tratta di due addestramenti completamente differenti. Il cane addestrato nella
ricerca dei dispersi è preparato ad affrontare territori di montagna, non
facilmente agibili e a scovare tracce più fresche possibile di chi si sia
smarrito per i motivi più diversi, come ad esempio un malore. È qui che il
conduttore del cane deve intervenire prestando repentino soccorso. A questo
proposito la prima certificazione che deve avere l’operatore è il cosiddetto
BLSD (Basic Life Support - Defibrillation): la rianimazione cardiopolmonare,
che permette di rianimare una persona in caso di arresto cardiaco. Inoltre il
conduttore deve essere preparato circa tutte le tecniche di primo soccorso,
come l’immobilizzazione del soggetto eventualmente ferito, per non creare danni
irreparabili agli arti o alla spina dorsale, e il successivo trasporto dell’infortunato,
per il quale, spesso, in montagna, è necessario utilizzare delle teleferiche.
Tra le altre cose i nostri conduttori devono ottenere anche la certificazione
per salire a bordo di eventuali aeromobili, diventando così anche aero-soccorritori
nel caso in cui si trovassero in zone dove è impossibile accedere in altri
modi.
Raccontaci un episodio,
un aneddoto, una storia che, riguardo la tua esperienza da soccorritore, è
rimasta particolarmente impressa nella tua memoria.
Ormai
due anni fa, grazie alle tecniche apprese nella mia lunga formazione da
soccorritore, ho salvato la vita di Stefano, un ragazzo di quarant’anni colto
da arresto cardiaco improvviso davanti ai miei occhi, mentre faceva jogging.
Stefano è, ancora oggi, un marito devoto e un padre affettuoso grazie al mio
tempestivo intervento. Io ho ricevuto un encomio per questo gesto e sono in
attesa di una medaglia d’argento al valor civile, ma non è certo per questo che
non ho esitato ad agire quando ho visto Stefano accasciarsi a terra. Ho
condiviso questa storia con voi per dire a gran voce quanto sia importante, al
giorno d’oggi, che tutti sappiano fare le manovre di primo soccorso e,
eventualmente, azionare un defibrillatore. La nostra tempestività, la nostra
preparazione e il nostro impegno possono salvare delle vite e tutti possiamo e
dobbiamo contribuire affinché il nostro bene più prezioso venga sempre
preservato di fronte a qualsiasi emergenza.
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