giovedì 24 maggio 2018

“Il caso Jane Eyre” di Jasper Fforde. Il fascino del fantasy di nicchia



È un 1985 diverso: i libri sono il bene più prezioso al mondo e il tempo non è più la costante universale alla quale siamo abituati, ma un contenitore dai confini assai labili, dove realtà e fantasia spesso si incontrano e si fondono.
Thursday Next è una trentaseienne determinata e coraggiosa, di professione Detective Letteraria alla Divisione Operazioni Speciali, creata per gestire i servizi di polizia ritenuti troppo insoliti per le unità regolari. È una donna forte e dolce nello stesso tempo, che ama il suo lavoro, al quale ha dedicato con passione buona parte della sua vita. Ma non tutto è sempre andato come lei avrebbe voluto, anche Thursday ha i suoi spettri: il dolore per Anton, il fratello caduto in Crimea, dove la guerra non è mai finita e il rimpianto per Landen, suo unico amore ormai perduto. Caso dopo caso, l’esistenza di Thursday si snoda tra i bisticci con la madre, che la vorrebbe felicemente accasata, gli incontri fortuiti col padre, disertore della CronoGuardia, e le visite al laboratorio del vecchio e stravagante zio Mycroft e della zia Polly. Lo zio Mycroft è un inventore un po’ stralunato, affascinato da sempre dall’elasticità del tempo e dello spazio che, dopo lunghi e numerosi esperimenti, trova la chiave per entrare e uscire fisicamente da un’opera letteraria. E qui iniziano i guai. L’invenzione del secolo cade nelle mani sbagliate: Acheron Hades, criminale diabolico e tra i più ricercati al mondo, rapisce il povero Mycroft e si appropria della scoperta. Hades arriva così a mettere in atto il suo malvagio proposito: sottrae il manoscritto di Jane Eyre dalla casa natale di Charlotte Brontë, riesce a fare irruzione tra le pagine del romanzo e, proprio sul più bello, rapisce la povera Jane, ancora in camicia da notte, poi chiede un riscatto altissimo. Il panico si diffonde tra i milioni di fan, disperati per l’accaduto. Thursday non se lo fa ripetere due volte: il caso è suo. Le indagini la coinvolgeranno a tal punto da riportarla a Swindon, sua cittadina natale, dove, tra dilemmi sentimentali, pressioni della potentissima Goliath Corporations e duelli all’ultimo sangue, farà di tutto per portare in salvo Jane e
rimettere in sesto la sua vita.
Primo di una fortunata serie edita Marcos y Marcos, purtroppo poco nota in Italia, “Il caso Jane Eyre” di Jasper Fforde è un sorprendente esperimento tra il fantasy e l’avventura nel quale nulla, ma proprio nulla, è lasciato al caso.
Intriso di richiami letterari, da Huxley a Orwell, da Conan Doyle alla Austen fino ai miti greci, Jasper
Fforde ci dimostra, con un’eleganza innata, come per dare spazio alla fantasia non ci sia sempre bisogno di scomodare elfi e draghi. Sembra quasi che l’autore, ormai scrittore a tempo pieno, ma con alle spalle una lunga carriera dietro le quinte del cinema, si sia voluto riappropriare del proprio tempo in questa Londra del 1985, nella quale ci ha pensato la natura, dilatando le porte del tempo e dello spazio, a modellare l’esistenza dell’umanità, ancora così soggiogata da regimi e organizzazioni di dubbia onestà. Con un linguaggio così semplice da poter essere apprezzato anche dai ragazzi, ma con una tale ricchezza di contenuti da poter essere compresa a pieno solo dagli adulti, Fforde delinea in Thursday Next un’eroina impeccabile nel proprio lavoro, ma piena di debolezze nella vita, che combatte per rimanere ancorata alla realtà, in bilico tra la purezza dell’adolescenza e la consapevolezza dell’età adulta.
“Il caso Jane Eyre” è un esperimento fantasy decisamente riuscito e squisitamente di nicchia, al quale persino i più schizzinosi non riusciranno a sottrarsi, fino all’ultima riga, perché una cosa è sicura: un mondo nel quale i libri sono il bene più prezioso chi vorrebbe lasciarselo sfuggire?


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