È aprile inoltrato, ma l’aria di primavera tarda ad
arrivare: il Commissario Antonio Mariani non si sente più lo stesso. Nonostante
sia passato del tempo, infatti, Mariani è ancora profondamente turbato a causa
del grave incidente d’auto che ha rischiato di condannarlo a non camminare mai
più e stenta a risollevarsi da uno stato di profonda depressione. L’unica che
sa come scuoterlo è la moglie Francesca, con la quale ne ha passate davvero
tante negli anni di matrimonio e che riesce a persuaderlo ad indagare sull’omicidio
del quale è stata accusata l’Ispettore Lorenza Petri. Mariani, dopo essersi
lasciato convincere, tenta di ricostruire l’accaduto, mettendo insieme i pezzi
di un caso che è molto più complesso di quel che sembra, ma che riuscirà a
fargli riscoprire il coraggio di essere sé stesso. Con “Mariani e le porte chiuse. Indagine a Campopisano”, Fratelli Frilli Editori, Maria Masella firma l’ultima
emozionante avventura del Commissario Antonio Mariani, un personaggio che, noir
dopo noir, abbiamo imparato a conoscere nella sua appassionante semplicità di
uomo normale, in grado di fare dei propri difetti una spinta per non arrendersi
mai. E ciò è vero ancor di più in quest’ultimo romanzo, nel quale Mariani dovrà
fare i conti con sé stesso e con le proprie paure e debolezze. Maria Masella ci
accompagna nel corso dell’indagine con il suo stile semplice e diretto,
introspettivo ma avvincente, in grado di dare uno spessore unico a tutti i suoi
personaggi. Oltre ai numerosi noir che hanno per protagonista il Commissario
Mariani, infatti, l’autrice è indiscussa regina del romance italiano, sia
storico, sia contemporaneo, con decine di coinvolgenti titoli pubblicati dai
più grandi editori. Ma come si fa a barcamenarsi tra due generi così
apparentemente diversi, come il noir e il romance? E qual è il suo segreto per
trasformare una storia in un romanzo? Sarà lei stessa a svelarcelo, con quel
pizzico di ironia che non deve mai mancare per fare del proprio talento una
professione a tutto tondo.
In
molti si chiedono quale sia il segreto di uno scrittore di talento, oltre alla
fantasia e alla disciplina: tu che scrittrice sei? Segui l’ispirazione a
qualunque ora del giorno o hai un metodo al quale non puoi rinunciare?
Sono curiosa, le persone mi piacciono, mi piace
guardarle e ascoltarle. Ed è un ottimo stimolo (se non vogliamo usare la parola
“fertilizzante”) per la fantasia. Se sono in crisi di idee (ogni tanto capita,
anche solo per un dettaglio), un giro sul bus in ora di punta risolve il
problema. A quanto ricordo ho sempre avuto molta fantasia, ho sempre sentito il
piacere, anche fisico, di raccontare storie. Ancora adesso mi racconto una
storia se di notte fatico a prendere sonno. Ma scrivere è diverso da
raccontare storie, è necessario imparare il mestiere, quindi disciplina,
mettendo in conto anche una buona dose di fatica fisica: gli scrittori
soffrono di mal di schiena, cervicale, tunnel carpale. Per non parlare degli
occhi! La disciplina è un discorso molto delicato, ogni scrittore ha il suo
ritmo, i suoi tempi, i suoi metodi: sarebbe assurdo imporre una disciplina
uguale per tutti, perché alla base del lavoro c'è sempre una forte componente
di fantasia. Lavoro senza scaletta, diciamo che la stendo quando ho concluso la
prima stesura, ma alcuni colleghi ottengono ottimi risultati predisponendola
all'inizio.
Scrivo quando posso, quando ho tempo. Sono felice se
recupero due ore al giorno. E se arriva un'idea quando non posso scrivere? Sono
“filosofa”: se era buona rimarrà, altrimenti svanirà. Appunti? Mi fido più
della mia capacità di ricordare un'idea, se buona, che della possibilità di
ritrovare un qualsiasi oggetto fisico: perdo agende, foglietti, penne...
D'altra parte su dieci storie che inizio non tutte arrivano alla fine, a volte
le accantono e le riprendo dopo anni di latenza, forse sono maturate.
Dal
noir, al romance: sono rare le autrici in grado di destreggiarsi in modo
così efficace tra due generi solo apparentemente così diversi: tu come ci
riesci? Da dove nasce questa esigenza di spaziare?
La prima stesura di un romanzo mi lascia stanchissima
e così, durante la revisione grossa (la prima, quando controllo la struttura e
realizzo lo schema), cambiare genere è un riposo. Dovendo impegnarmi in
qualcosa di molto diverso mi allontano dalla storia appena finita e, quando la
riprendo, riesco a leggerla con un minimo di distacco. Ma, forse, dipende anche
da un altro motivo: per anni ho insegnato matematica al liceo e in una
mattinata passavo da una prima a una terza, da geometria ad algebra. A volte
cinque salti in una giornata! Sono diventata saltatrice. E se la ragione fosse che cerco di rendere varia una
vita altrimenti monotona? Chissà…
Fra l'altro i due generi sono diversi, ma richiedono
entrambi: documentazione, coerenza, precisione... E soprattutto la necessità di
mettere in scena personaggi vivi, non di cartapesta.
Sei
riuscita a fare del tuo più grande talento una professione a tempo pieno: che
ostacoli hai incontrato e incontri ancora adesso nel tuo percorso? Cosa
significa, al giorno d’oggi, collaborare con molti editori e cosa significava
quando hai iniziato? Dai un consiglio a chi vorrebbe seguire le tue orme.
A tempo pieno? Non del tutto! Oggi sono pensionata e
vivo della pensione, i guadagni come scrittrice non sarebbero sufficienti. Inoltre
sono infermiera e badante di un padre
anziano e vedovo e sono figlia unica, quindi ho un bel da fare, oltre a
dedicarmi alla scrittura.
Ostacoli quando ho cominciato? Moltissimi! Anno 1985:
niente internet, i recapiti delle case editrici si cercavano sull'elenco
telefonico. Ma anche oggi incontro almeno un ostacolo al giorno: mancanza di
tempo, editori che puntano sempre più sulle novità. Un tempo un romanzo aveva
una vita più lunga, ora devi cogliere l'attimo fuggente. Collaborare con molti
editori non è semplice, stai mesi senza pubblicare nulla e poi ti trovi con due
uscite in due giorni!
Dare un consiglio a chi vuole dedicarsi alla scrittura?
Bella domanda! Scrivi se ti piace, direi a chiunque, altrimenti il gioco non vale
la candela. Se lavori su due generi
corri ancora più pericoli: è difficile essere presa sul serio dai lettori di
noir, perché scrivi anche rosa e le lettrici di rosa temono che nei tuoi rosa
ci sia troppo intreccio non amoroso, perché scrivi anche noir, insomma, può
essere una bella sfida incontrare il favore di tutti. Inoltre, soprattutto
se sei una donna, se nei tuoi noir presti attenzione alla vita privata dei
protagonisti, e se, addirittura, scrivi anche romance, allora leggi che il tuo
è un rosa-noir. E ti incavoli
parecchio! Non ditemi che la vita privata di Salvo Montalbano non è uno dei
motivi di interesse, eppure nessuno oserebbe dire che quelle storie sono rosa-noir!
Quindi un consiglio: se scrivete di genere, concentratevi su uno soltanto.
Raccontaci
la genesi del tuo nuovo romanzo,
“Mariani e le porte chiuse”, Fratelli Frilli Editori: cosa ti ha ispirata
durante la stesura? Come hai delineato e sviluppato negli anni il personaggio
del Commissario Mariani?
Antonio Mariani è nato poco per volta, aggiungendo
qualcosa in ogni romanzo. Nel primo è soltanto un commissario con una vita
coniugale in crisi. In Morte a domicilio
avevo in mente un assassino che uccide e vuole essere trovato, ma soltanto dopo
aver compiuto la sua vendetta. Mariani è stato costruito in funzione di quella
vendetta.
Il vero passo avanti è stato fatto con Primo, il prequel, quando Antonio ha
acquistato un passato.
Per Mariani e le
porte chiuse tutto è cominciato con una domanda: quale è il modo migliore
di uccidere e farla franca? A raffica sono arrivate le altre: perché, se un
accusato è innocente, rifiuta di difendersi? Come vedete più che domande
tecniche o domande da rebus sono interrogativi sull'animo umano.
Da alcuni romanzi sto portando avanti il tema della
verità, che mi affascina. Il mio primo noir si intitola Per sapere la verità, “sapere” non “scoprire”, ci sarà un motivo.
Ogni
autore di talento deve essere anche un lettore curioso: tu che lettrice sei?
Che generi preferisci?
Non leggo noir se lavoro in noir, non leggo rosa se
lavoro in rosa. Con queste due uniche preclusioni, leggo qualsiasi cosa purché
ben scritta (ovvio: parere personale). Non
guardo cover, non leggo sinossi, ma leggo qualche pagina. Se il modo di
scrivere mi soddisfa compro. Ho una passione per i libri d'arte, il mio
hobby è la pittura.
Nessun commento:
Posta un commento