lunedì 11 gennaio 2016

Maria Masella: come si trasforma una Storia in un Romanzo


È aprile inoltrato, ma l’aria di primavera tarda ad arrivare: il Commissario Antonio Mariani non si sente più lo stesso. Nonostante sia passato del tempo, infatti, Mariani è ancora profondamente turbato a causa del grave incidente d’auto che ha rischiato di condannarlo a non camminare mai più e stenta a risollevarsi da uno stato di profonda depressione. L’unica che sa come scuoterlo è la moglie Francesca, con la quale ne ha passate davvero tante negli anni di matrimonio e che riesce a persuaderlo ad indagare sull’omicidio del quale è stata accusata l’Ispettore Lorenza Petri. Mariani, dopo essersi lasciato convincere, tenta di ricostruire l’accaduto, mettendo insieme i pezzi di un caso che è molto più complesso di quel che sembra, ma che riuscirà a fargli riscoprire il coraggio di essere sé stesso. Con “Mariani e le porte chiuse. Indagine a Campopisano”, Fratelli Frilli Editori, Maria Masella firma l’ultima emozionante avventura del Commissario Antonio Mariani, un personaggio che, noir dopo noir, abbiamo imparato a conoscere nella sua appassionante semplicità di uomo normale, in grado di fare dei propri difetti una spinta per non arrendersi mai. E ciò è vero ancor di più in quest’ultimo romanzo, nel quale Mariani dovrà fare i conti con sé stesso e con le proprie paure e debolezze. Maria Masella ci accompagna nel corso dell’indagine con il suo stile semplice e diretto, introspettivo ma avvincente, in grado di dare uno spessore unico a tutti i suoi personaggi. Oltre ai numerosi noir che hanno per protagonista il Commissario Mariani, infatti, l’autrice è indiscussa regina del romance italiano, sia storico, sia contemporaneo, con decine di coinvolgenti titoli pubblicati dai più grandi editori. Ma come si fa a barcamenarsi tra due generi così apparentemente diversi, come il noir e il romance? E qual è il suo segreto per trasformare una storia in un romanzo? Sarà lei stessa a svelarcelo, con quel pizzico di ironia che non deve mai mancare per fare del proprio talento una professione a tutto tondo.


In molti si chiedono quale sia il segreto di uno scrittore di talento, oltre alla fantasia e alla disciplina: tu che scrittrice sei? Segui l’ispirazione a qualunque ora del giorno o hai un metodo al quale non puoi rinunciare?

Sono curiosa, le persone mi piacciono, mi piace guardarle e ascoltarle. Ed è un ottimo stimolo (se non vogliamo usare la parola “fertilizzante”) per la fantasia. Se sono in crisi di idee (ogni tanto capita, anche solo per un dettaglio), un giro sul bus in ora di punta risolve il problema. A quanto ricordo ho sempre avuto molta fantasia, ho sempre sentito il piacere, anche fisico, di raccontare storie. Ancora adesso mi racconto una storia se di notte fatico a prendere sonno. Ma scrivere è diverso da raccontare storie, è necessario imparare il mestiere, quindi disciplina, mettendo in conto anche una buona dose di fatica fisica: gli scrittori soffrono di mal di schiena, cervicale, tunnel carpale. Per non parlare degli occhi! La disciplina è un discorso molto delicato, ogni scrittore ha il suo ritmo, i suoi tempi, i suoi metodi: sarebbe assurdo imporre una disciplina uguale per tutti, perché alla base del lavoro c'è sempre una forte componente di fantasia. Lavoro senza scaletta, diciamo che la stendo quando ho concluso la prima stesura, ma alcuni colleghi ottengono ottimi risultati predisponendola all'inizio.
Scrivo quando posso, quando ho tempo. Sono felice se recupero due ore al giorno. E se arriva un'idea quando non posso scrivere? Sono “filosofa”: se era buona rimarrà, altrimenti svanirà. Appunti? Mi fido più della mia capacità di ricordare un'idea, se buona, che della possibilità di ritrovare un qualsiasi oggetto fisico: perdo agende, foglietti, penne... D'altra parte su dieci storie che inizio non tutte arrivano alla fine, a volte le accantono e le riprendo dopo anni di latenza, forse sono maturate.

Dal noir, al romance: sono rare le autrici in grado di destreggiarsi in modo così efficace tra due generi solo apparentemente così diversi: tu come ci riesci? Da dove nasce questa esigenza di spaziare?

La prima stesura di un romanzo mi lascia stanchissima e così, durante la revisione grossa (la prima, quando controllo la struttura e realizzo lo schema), cambiare genere è un riposo. Dovendo impegnarmi in qualcosa di molto diverso mi allontano dalla storia appena finita e, quando la riprendo, riesco a leggerla con un minimo di distacco. Ma, forse, dipende anche da un altro motivo: per anni ho insegnato matematica al liceo e in una mattinata passavo da una prima a una terza, da geometria ad algebra. A volte cinque salti in una giornata! Sono diventata saltatrice. E se la ragione fosse che cerco di rendere varia una vita altrimenti monotona? Chissà…
Fra l'altro i due generi sono diversi, ma richiedono entrambi: documentazione, coerenza, precisione... E soprattutto la necessità di mettere in scena personaggi vivi, non di cartapesta.

Sei riuscita a fare del tuo più grande talento una professione a tempo pieno: che ostacoli hai incontrato e incontri ancora adesso nel tuo percorso? Cosa significa, al giorno d’oggi, collaborare con molti editori e cosa significava quando hai iniziato? Dai un consiglio a chi vorrebbe seguire le tue orme.

A tempo pieno? Non del tutto! Oggi sono pensionata e vivo della pensione, i guadagni come scrittrice non sarebbero sufficienti. Inoltre sono infermiera e badante di un padre anziano e vedovo e sono figlia unica, quindi ho un bel da fare, oltre a dedicarmi alla scrittura.
Ostacoli quando ho cominciato? Moltissimi! Anno 1985: niente internet, i recapiti delle case editrici si cercavano sull'elenco telefonico. Ma anche oggi incontro almeno un ostacolo al giorno: mancanza di tempo, editori che puntano sempre più sulle novità. Un tempo un romanzo aveva una vita più lunga, ora devi cogliere l'attimo fuggente. Collaborare con molti editori non è semplice, stai mesi senza pubblicare nulla e poi ti trovi con due uscite in due giorni!
Dare un consiglio a chi vuole dedicarsi alla scrittura? Bella domanda! Scrivi se ti piace, direi a chiunque, altrimenti il gioco non vale la candela. Se lavori su due generi corri ancora più pericoli: è difficile essere presa sul serio dai lettori di noir, perché scrivi anche rosa e le lettrici di rosa temono che nei tuoi rosa ci sia troppo intreccio non amoroso, perché scrivi anche noir, insomma, può essere una bella sfida incontrare il favore di tutti. Inoltre, soprattutto se sei una donna, se nei tuoi noir presti attenzione alla vita privata dei protagonisti, e se, addirittura, scrivi anche romance, allora leggi che il tuo è un rosa-noir. E ti incavoli parecchio! Non ditemi che la vita privata di Salvo Montalbano non è uno dei motivi di interesse, eppure nessuno oserebbe dire che quelle storie sono rosa-noir! Quindi un consiglio: se scrivete di genere, concentratevi su uno soltanto.

Raccontaci la genesi del tuo nuovo romanzo, “Mariani e le porte chiuse”, Fratelli Frilli Editori: cosa ti ha ispirata durante la stesura? Come hai delineato e sviluppato negli anni il personaggio del Commissario Mariani?

Antonio Mariani è nato poco per volta, aggiungendo qualcosa in ogni romanzo. Nel primo è soltanto un commissario con una vita coniugale in crisi. In Morte a domicilio avevo in mente un assassino che uccide e vuole essere trovato, ma soltanto dopo aver compiuto la sua vendetta. Mariani è stato costruito in funzione di quella vendetta.
Il vero passo avanti è stato fatto con Primo, il prequel, quando Antonio ha acquistato un passato.
Per Mariani e le porte chiuse tutto è cominciato con una domanda: quale è il modo migliore di uccidere e farla franca? A raffica sono arrivate le altre: perché, se un accusato è innocente, rifiuta di difendersi? Come vedete più che domande tecniche o domande da rebus sono interrogativi sull'animo umano.
Da alcuni romanzi sto portando avanti il tema della verità, che mi affascina. Il mio primo noir si intitola Per sapere la verità, “sapere” non “scoprire”, ci sarà un motivo.

Ogni autore di talento deve essere anche un lettore curioso: tu che lettrice sei? Che generi preferisci?


Non leggo noir se lavoro in noir, non leggo rosa se lavoro in rosa. Con queste due uniche preclusioni, leggo qualsiasi cosa purché ben scritta (ovvio: parere personale). Non guardo cover, non leggo sinossi, ma leggo qualche pagina. Se il modo di scrivere mi soddisfa compro. Ho una passione per i libri d'arte, il mio hobby è la pittura.

www.mariamasella.it



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