mercoledì 9 dicembre 2015

Irene Casaccia: l’Arte che lascia il segno


La poesia della grafite incontra la potenza dell’acrilico e le emozioni espresse dai volti sulle tele sono frammenti di vita che tutti noi conosciamo e sperimentiamo quotidianamente. Lasciare il segno, spaziando tra la fantasia e la realtà, è uno dei più grandi pregi delle opere di Irene Casaccia, un’artista poliedrica e curiosa, che ha fatto dello studio delle espressioni facciali e dei dettagli anatomici uno dei motivi ricorrenti del suo modo di fare arte, non disdegnando, di tanto in tanto, un tuffo nell’astratto e nel colore, dall’olio, all’acquarello.
La passione per il disegno la accompagna sin da piccola e, pian piano, quello che sembrava solo un passatempo, è diventato un’esigenza, fatta di studio e raccoglimento, approfondimento di stili e tecniche e interesse per i movimenti e i grandi artisti del passato.
Nella sua carriera di pittrice Irene Casaccia si è messa spesso in discussione, partecipando a diverse esposizioni e la sua immediatezza e originalità le sono sempre valse l’apprezzamento del pubblico e della critica. Alla passione per l’arte ha coniugato da subito quella per la poesia, esprimendo, così, il proprio talento e la propria sensibilità nella narrazione dei sentimenti a tutto tondo.


Da dove nasce la tua esigenza di dipingere: è una passione che coltivi da sempre o si tratta di un talento che hai scoperto recentemente? Cosa vuoi comunicare?

L'esigenza di dipingere è qualcosa che ho come ‘tatuata’ dentro da sempre. Fin da piccola ho disegnato con passione... non ho fatto altro, credo! Spero di lasciare una parte di me su ogni mio lavoro, qualcosa che vada oltre un semplice dipinto o un disegno. L'arte, in ogni sua forma, esprime l'artista che gli dà voce. Non pretendo di lasciare un segno, come i grandi del passato, ma mi basterebbe essere ricordata dai miei figli come la mamma folle che dipingeva in orari assurdi, immersa nella musica!



Cosa ti ispira maggiormente? Quali sono i soggetti che preferisci e le tecniche che prediligi?

I soggetti che amo di più sono quelli anatomici, quindi le persone che spesso incontro. La prima cosa che guardo sono gli occhi, perché è proprio vero: gli occhi non mentono mai. Per quanto riguarda la tecnica, per un periodo ho sperimentato la grafite come studio ed esercizio nell'atelier del mio maestro Armando Cacchiò. In seguito ho iniziato a utilizzare l'olio, grazie ad un corso tenuto online dalla Tiarte. Successivamente mi sono cimentata con l’intensità dell'acrilico, la delicatezza dell'acquerello e, infine, in quest’ultimo periodo, sto seguendo un corso di Bic tenuto da Erika Azzarello. Questi corsi sono per me fonte di sapere e studio continuo, che mi piace approfondire instancabilmente.



A quali movimenti artistici del passato ti rifai? Quali sono i tuoi Maestri di riferimento?

Per quanto riguarda i ‘grandi del passato’, adoro in particolare Leonardo Da Vinci per la sua perfezione anatomica: è grazie a lui se oggi conosciamo bene l'anatomia. Van Gogh e Monet, invece, sono gli Impressionisti che preferisco, ma potrei elencarne moltissimi altri, perché ogni grande artista ha lasciato un tesoro tutto da scoprire!



Cosa significa essere un’artista nella società di oggi? Che ruolo ha, o potrebbe avere, l’arte in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo?

Essere artisti oggi è una lotta continua, semplicemente perché viviamo in un momento di disagio tale, che nessuno è disposto ad investire nell’arte. Bisogna avere non solo talento, ma anche tanto coraggio per approcciarsi seriamente a questo mestiere. Oramai, infatti, sembra quasi che quello dell’arte sia un “circolo privato”, dove solo pochi eletti sono ammessi. Spesso noi aspiranti incappiamo in persone poco serie, pronte a speculare sui sogni dell'artista. A volte questi fatti ci lasciano l'amaro in bocca, ma sono esperienze che ci fortificano e ci insegnano a non cadere più in simili errori. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese che è la culla dell'arte, eppure non riusciamo a renderla una giusta fonte di guadagno e non mi riferisco solo all'arte propriamente detta. Anche i nostri prodotti artigianali sono apprezzati in tutto il mondo, per la maestria delle tecniche con cui sono realizzati, ma, a volte, noi li valorizziamo appena.



Raccontaci un episodio, un aneddoto, una storia che nel tuo percorso di artista è rimasta scolpita nella tua memoria.


Dopo molti anni di lontananza dalle tele e dopo la perdita di un mio familiare, decisi di riprendere la matita in mano, e, mentre ero a Parigi, in viaggio di nozze, successe qualcosa di straordinario. Passeggiando per Montmartre, mio marito ed io ci trovammo nella piazza degli artisti, piena di pittori gioiosi ed entusiasti. Lì mi sentii letteralmente ‘scrollare’, come se qualcuno volesse svegliami da un lungo torpore durato un'eternità. Ebbi una vera e propria scossa! Mi staccai dalla mano di mio marito, vagando tra quello che era e sempre sarà il mio mondo e il mio essere. Proprio quel giorno magico l'arte è tornata da me prepotentemente e ha scavato un solco che è impossibile ricoprire e mi fa sentire viva ancora oggi.

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