Ormai
vicina alle novanta primavere, in una Torino spenta e distante, la vecchia è l’inconsapevole protagonista
di “L’età ridicola”, il nuovo
romanzo di Margherita Giacobino,
edito da Mondadori e appena
approdato sugli scaffali delle nostre librerie.
Stanca
di vivere e desiderosa di imbattersi finalmente nella morte, con la quale, da
diverso tempo, intrattiene segreti dialoghi di filosofia spiccia, la vecchia è ancorata alla vita dalla personalità indomita
e dallo spirito ribelle che da sempre la contraddistinguono, acuta e polemica,
nella sua passione per la lettura, la musica, la cronaca nera e le catastrofi.
A tenerle compagnia, oltre ai dolori alle ossa, ci sono il malridotto gatto
Veleno, la svampita amica di sempre, Malvina, confinata in una casa di riposo
dai parenti indolenti, e la giovane e apparentemente spensierata badante
Gabriela, una ragazza dell’Est, costretta sempre più spesso a difendersi da una
famiglia ingombrante che vuole approfittarsi del suo lavoro. Quando Gabriela
viene minacciata dal cugino Dorin, sedicente terrorista che vorrebbe sposare la
bella cugina e il suo sicuro stipendio, la vecchia non ci pensa due volte a
difendere la sua piccola realtà quotidiana, una peripezia dopo l’altra, verso
un epilogo nient’affatto scontato.
Graffiante,
ironica e travolgente, col suo vocabolario sottile e lo stile incisivo di
sempre, Margherita Giacobino firma una nuova storia di grande attualità, dai
toni amari e commoventi, ma anche profondamente divertente nel suo sarcastico
punto di vista sulla vita. La vecchiaia, la morte, la diversità, la solitudine
e il miraggio dell’integrazione in una società fatta di identità confuse sono
solo alcuni dei temi toccati dall’autrice attraverso le riflessioni e le
vicende che coinvolgono la vecchia e il suo sgangherato mondo a prima vista
fuori dal tempo, ma nel quale in tempo gioca un ruolo fondamentale.
La
vecchiaia, che in passato era considerata l’età della saggezza, infatti, è
ormai un ridicolo countdown verso la
morte, reso ancora più crudele dallo sgretolarsi dell’illusione di aver
costruito qualcosa e, nello specifico, dal ricordo di un amore che non c’è più
da quando l’adorata compagna Nora, in tutto e per tutto complementare alla
vecchia, non la spinge più a soffermarsi sull’altro lato delle cose, quello
che, per indole, spesso ignora e sottovaluta. Ecco perché la vecchia, voce narrante e protagonista, prende il nome
dall’ultima stagione della vita che sta vivendo, quella senilità che tutti
temiamo assieme all’arcano terrore di non essere più padroni di noi stessi, del
nostro corpo, dei nostri sentimenti. E delle nostre cose, dei nostri affetti,
dei nostri tempi per assorbire realtà che non ci appartengono più e sempre più
spesso ci sputano fuori, come
lombrichi dalla terra.
Fortunatamente
ci penserà Gabriela, con la sua incosciente leggerezza di donna costretta a
crescere troppo in fretta, a riempire le giornate della vecchia, dandole,
almeno all’apparenza, un valore da difendere e preservare a ogni costo. Ma
anche il gatto Veleno, sempre meno felino e più umano, l’amica Malvina,
inquilina di un passato che non c’è più e il ricordo della compagna Nora che,
forse non la sta aspettando da nessuna parte, meno che mai in un Paradiso senza
più dolore. O forse sì.
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