mercoledì 12 settembre 2018

Elena Magnani: un ‘quaderno’ per raccontare le donne


Le regole sono poche e semplici, ma la più importante è mantenere il segreto. Il quaderno di Eva non è un quaderno qualsiasi. Non è un diario al quale raccontare qualcosa che ci è accaduto, ma una molla che ci spinge a prendere una decisione. Ad agire. A essere artefici del nostro destino, come, in un certo senso, fu Eva, la prima donna a ribellarsi a una sorte già scritta. Sul quaderno di Eva ogni donna riscrive e racconta un capitolo importante della propria esistenza. Il primo o l’ultimo, poco importa. Tra amore, amicizia, violenza e frustrazione, sono tante le donne che si raccontano sul quaderno di Eva, in un susseguirsi di storie di vita e di riscatto sempre nuove, visto che il quaderno passa di mano in mano. A venire pubblicato da un editore coraggioso, infatti, è solo uno dei tanti quaderni che contiene una piccola testimonianza di come alcune donne hanno preso in mano la propria vita senza paura, senza vergogna e senza riserve.
“Il quaderno di Eva”, Parallelo 45 Edizioni, di Elena Magnani, è molto più di un romanzo originale e sopra le righe. Quando si inizia la lettura tutto sembra vero, quasi come in quelle pellicole che iniziano con “tratto da una storia vera”. In realtà nulla è vero, nel senso più autentico del termine, ma tutto potrebbe esserlo e molte lettrici si riconosceranno in una Eva o nell’altra. Nel romanzo Elena, l’ultima donna a raccontare la propria storia sul quaderno, invia queste pagine a un editore pregandolo di pubblicarle. Il quaderno di Eva, infatti, non è solo una leggenda metropolitana, illustra Elena. Nelle prime pagine è spiegato tutto: ogni donna che riceve il quaderno deve raccontarvi la propria storia e il modo in cui ha deciso di dare una svolta alla propria esistenza, firmandosi semplicemente come “Eva” e facendo in modo che nessuna delle persone di cui parla venga riconosciuta. Una volta finito deve fare sì che un’altra donna, a lei sconosciuta, venga in possesso del quaderno e così via. All’interno di queste pagine scottanti, talvolta crude, talaltra malinconiche, si raccontano storie di vita quotidiana, in cui le donne protagoniste sono vittime e carnefici allo stesso tempo, tutte in cerca del proprio posto e del proprio riscatto, per avere giustizia a ogni costo.
La donna di oggi, infatti, non vive una vita più semplice o più libera delle donne di epoche passate. Pregiudizi e aspettative costellano anche la vita delle donne del duemila, più indipendenti, ma ugualmente fragili. Elena Magnani ha trovato un modo innovativo di raccontare le donne toccando tanti temi di grande attualità: dal lavoro, all’amicizia, passando per la violenza, fisica o psicologica, la maternità e tanto altro, tutto con realismo e delicatezza allo stesso tempo, adattando di volta in volta il proprio stile alla personalità della protagonista. Un caleidoscopio di storie che hanno i colori vivaci della modernità, della giustizia e della solidarietà.


Un misterioso quaderno che passa di mano in mano e sembra raccogliere alcuni tra i segreti più inconfessabili mai scritti che hanno un denominatore comune: le protagoniste sono sempre le donne, vittime e carnefici nello stesso tempo, ma sempre in cerca di riscatto e giustizia. Raccontaci la genesi di “Il quaderno di Eva”, Parallelo 45 Edizioni, un libro originale e toccante: cosa ti ha ispirato durante la stesura? E cosa volevi comunicare?

Ciao Alessandra, grazie per questa intervista. “Il quaderno di Eva” è nato per caso. Avevo avuto una settimana bruttissima, alcune persone si erano comportate male ed ero disgustata e delusa. La storia è nata dalla rabbia. Sono una persona buona per natura e ogni persona buona, arrivata al limite, esplode. Io l’ho fatto scrivendo. Alcuni fatti sono ispirati a storie vere, ad esempio tanti anni fa una mia ex compagnia di scuola mi rubò veramente il lavoro per l’estate, come nell’episodio di Eva-babysitter. Avevo solo il desiderio di tirare fuori alcuni sassolini che dolevano da molto nella scarpa. All’inizio erano mini-racconti legati tra loro da un filo sottile. Poi lessi l’articolo di una piccola/media casa editrice e pensai che potesse essere quella giusta per la mia idea. Senza riflettere inviai una mail al direttore editoriale proponendogli la pubblicazione di questo quaderno come se fosse reale e che davvero lo avessi trovato. Solo alla fine aggiunsi che quello era l’inizio del romanzo. Nel giro di un paio di settimane mi risposero chiedendomi di inviargli il manoscritto. A quel punto fu panico totale: avevo solo poche pagine buttate giù a penna. Nei successivi dieci giorni lavorai al testo incessantemente e glielo inviai. Mentre facevo le dovute modifiche, aggiunsi l’ultima parte, la mia. Il mio intento era dare speranza. Allungare una mano ad altre donne e sussurrare, come in un sogno, che dentro siamo forti e belle, che nessuno ci può piegare se non siamo noi a permetterlo. Che dobbiamo combattere per la nostra serenità.

Amore, amicizia, violenza, frustrazione, ma anche tante piccole vicende di vita quotidiana: come e perché hai scelto di trattare questi temi nel tuo libro in modo innovativo e originale?

La felicità e l’infelicità nascono e vivono nella quotidianità delle nostre giornate. Noi donne conviviamo con emozioni contrastanti e ricopriamo i ruoli più disparati all’interno di una famiglia. Siamo quelle più soggette a sentirci in colpa se tutto non fila liscio come gli altri vorrebbero e a subire le critiche per non essere quel “abbastanza” che la società ci impone di essere. Basta andare in un negozio di giocattoli e guardare quelli nel reparto femminile. Già dalla primissima età siamo addestrate per diventare mamme e mogli perfette. Ho solo dato voce a chi voce non ne ha, a chi vorrebbe urlare basta e non può. Nel romanzo ho portato agli estremi le reazioni di queste donne, ma ciò che le rende frustrate, insoddisfatte e tristi, sono motivazioni che potrebbero toccare ognuna di noi. L’espediente del quaderno mi ha dato la possibilità di raccontare tante situazioni in modo semplice, senza appesantire la storia con troppe protagoniste.

In fondo siamo tutte un po’ Eva, sarà per questo che è proprio così che si chiamano tra loro le varie protagoniste che raccontano le loro esperienze su questo quaderno e sono profondamente legate a questa figura metaforica di prima donna. Chi è per te Eva?

Eva è colei che ha offerto la mela ad Adamo, colei che ha disubbidito. Per questo ho scelto il nome Eva. Perché queste donne scelgono di staccare la mela dall’albero proibito e di mangiarla. È anche vero che ognuna di noi può essere Eva, perché possiamo rispecchiarci nelle protagoniste.
Per me la vera Eva è l’ultima del romanzo, quella che sceglie liberamente. Che dice basta e rompe la catena. Ritengo che siamo noi le artefici del nostro destino. Siamo noi che dobbiamo decidere che gli altri ci devono rispetto. Dobbiamo essere noi, senza imposizioni date dalla società o dalla cultura, a scegliere ciò che vogliamo essere.

Da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione in qualsiasi momento della giornata o hai un metodo ben preciso al quale non puoi rinunciare?

Ho sempre sognato a occhi aperti, inventando storie e ambientazioni, l’ispirazione può arrivare da tutto. A volte parto da una frase che mi suona bene per costruire la storia. Non ho un metodo preciso, né un momento più propizio. Visualizzo le scene e i dialoghi e poi li scrivo. Con il romanzo su cui sto lavorando ora, ho provato la tecnica della scaletta. Può essere utile, anche se sono sicura che non la seguirò alla lettera, ma l’imprevisto è il bello della scrittura. A chi mi chiede perché scrivo, di solito propino una risposta confezionata, incartata e infiocchettata, la verità è che non lo so. Mi piace, mi libera la mente. Mi dà pace. E inventare storie per me è come respirare.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.

Ho finito da poco un romanzo ambientato nel ’44 in Garfagnana, dove vivo, e che ora è in lettura presso due editor importanti. Ho appena aperto un blog per raccontare alcune mie esperienze, ma soprattutto per aiutare gli scrittori e gli aspiranti, a vivere felicemente questa esperienza, usando anche tecniche di PNL, comunicazione e scrittura persuasiva. Sto scrivendo un nuovo romanzo, dalla piega che ha preso potrebbe diventare un noir, e ho un’altra storia che da qualche giorno mi sfarfalla nella testa. L’anno scorso ho seguito un corso di scrittura per migliorarmi e probabilmente ne seguirò un altro e mi piacerebbe seguire anche un corso di editing. Credo che in questo campo cercare di ottenere di più da se stessi per dare storie migliori ai lettori, sia fondamentale.
Grazie ancora, Alessandra, per questa straordinaria possibilità e soprattutto per avermi stimolato a raccontarmi con le tue domande interessanti e puntuali.


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