martedì 15 dicembre 2015

Edelveis Sola de Babboni: aiutatemi a cercare mio figlio, Pablo Daniel Babboni


Pablo Daniel Babboni è un vero artista. Ha fatto della scultura la sua ragione di vita e, dopo gli studi in Argentina, dove è nato e cresciuto, si trasferisce in Italia, per fare in modo che la sua passione diventi un lavoro che gli permetta di vivere. Pablo è volenteroso ed entusiasta e non esita ad accettare ogni tipo di incarico, viaggiando spesso in tutto il mondo. Pietrasanta, la cittadina in provincia di Lucca nella quale vive dal 1997, è, ormai, diventata la sua casa, grazie all’affetto dei parenti e degli amici italiani, che non lo fanno mai sentire solo, così Edelveis, la mamma di Pablo, è meno in pensiero per quel figlio lontano, ma sempre molto presente.
Nel giugno 2007, però, al ritorno da un lungo viaggio di lavoro in California, succede qualcosa di imprevedibile. Pablo chiama, allarmato, i suoi genitori in Argentina e racconta loro di aver subito delle minacce da qualcuno e di aver deciso di lasciare la casa dove vive. Il 16 giugno 2007 Pablo chiama per l’ultima volta Edelveis, ed è molto spaventato, ma la comunicazione si interrompe bruscamente e, da quel giorno, non si hanno più notizie di lui.
La sua auto, con pochi effetti personali all’interno, viene ritrovata alla fine del 2007, ma non è stata utile per capire cosa possa essere successo a Pablo, che è scomparso ormai da più di otto anni, senza lasciare tracce.
Pablo si è allontanato in seguito a qualcosa che lo ha turbato: le minacce, che ha raccontato di aver subito da parte di qualcuno vicino alla sua fidanzata, lo hanno fatto temere per la sua stessa vita. Quindi i suoi genitori hanno avuto paura, sin dall’inizio, che potesse essergli accaduto qualcosa, anche se, dalle indagini, non è mai emerso nulla: né particolari piste da seguire, né soggetti specifici da indagare e l’inchiesta è stata archiviata già nel 2008.
Edelveis non si rassegna e, assieme a tutta la famiglia, chiede a gran voce che suo figlio non venga dimenticato e che le indagini siano riaperte: Pablo non può essere scomparso nel nulla, bisogna continuare a cercarlo.

Chi è Pablo, tuo figlio? Raccontaci la sua storia.

Pablo è nato il 19 febbraio 1972 a Paraná, nella provincia di Entre Rios, in Argentina. Ha studiato Belle Arti, specializzandosi in scultura, così ha deciso recarsi in Italia per approfindire i suoi studi. Nel novembre 1997 si è stabilito a Pietrasanta, in provincia di Lucca, dove abitano i cugini di mio marito. Da lì ha viaggiato molto: è stato tre volte negli Stati Uniti per occuparsi del restauro di alcune sculture in marmo; è stato in Cina, grazie a una borsa di studio, per participare a un Simposio di Scultori, durante il quale ha creato una scultura in marmo che rappresenta il viso di una giovane donna cinese, che ora si trova in un parco della città di Fushou, a sud di Beiging e, infine, è stato anche due volte a Mosca, in Russia, per occuparsi del restauro di una scala di marmo nella villa di una personalità molto importante della città. La sua passione per la scultura, ormai, stava diventando un lavoro vero e proprio e Pablo era pieno di entusiasmo e di progetti per il suo futuro da artista.
Nel novembre del 2006 ha iniziato una relazione con una ragazza con la quale aveva un rapporto di amicizia già da molti anni. All’inizio non è stato semplice, perchè Pablo era amico dell’ex fidanzato di lei, ma tra giovani queste cose possono capitare. A gennaio 2007 Pablo è partito nuovamente per gli Stati Uniti per un lavoro, ma ha continuato a chiamare la sua ragazza ogni giorno, dicendole che le mancava moltissimo e che non vedeva l’ora di rivederla al suo ritorno.
Al termine di questo terzo viaggio di lavoro negli Stati Uniti, Pablo è tornato a Pietrasanta il 9 giugno 2007 e, dopo circa una settimana, è accaduto qualcosa di inaspettato. Pablo ci ha avvisato che sarebbe andato via dalla città, perchè ci ha detto di essere stato minacciato da alcune persone vicine alla sua ragazza. Così, anche se non convivevano, il 16 giugno 2007, Pablo ha deciso di andarsene. Da quella data non sappiamo nulla di lui. La sua macchina è stata ritrovata pochi mesi dopo, nel novembre 2007, vicino Pisa, a trenta chilometri da Pietrasanta, chiusa a chiave, ma non ci è stata utile per risolvere il mistero della sua scomparsa.
Pablo ha la doppia Nazionalità, Argentina e Italiana, però i suoi Passaporti sono stati ritrovati a casa sua, quindi Pablo è senza documenti. Nonostante ciò, ci sono vari segni particolari che possono aiutare a riconoscerlo. Ad esempio, ha alcuni tatuaggi: sulla spalla, sul braccio e sulla gamba e parla fluentemente spagnolo, inglese e italiano.



Quando lo hai visto l’ultima volta? Cosa è accaduto il giorno della scomparsa?

Noi lo abbiamo visto l’ultima volta a casa nostra, durante la sua visita iniziata a gennaio 2006 e conclusasi il 26 febbraio.
Pablo ci ha telefonato il 15 giugno 2007, il giorno prima della scomparsa, alle 17, ora italiana, dicendo di aver "hecho una macana", ossia di aver fatto una cosa ‘non conveniente’, e che, quindi, doveva andare via da Pietrasanta, perchè delle persone vicine alla sua ragazza lo avevano minacciato. Sembrava davvero molto preoccupato. Il giorno seguente alle 9, ora italiana, le 4 del mattino qui da noi, ha chiamato molto agitato, domandando a suo padre se sapeva di qualche denuncia nei suoi confronti. La cosa ci è sembrata strana e ci ha allarmato moltissimo. Mio marito ha risposto di non sapere nulla e Pablo ha interrotto la comunicazione senza neanche lasciarci il tempo di chiedergli cosa stesse accadendo. Da quel momento non abbiamo più avuto sue notizie.

Come si sono svolte le ricerche in questi anni? Chi vi sta più accanto concretamente e quotidianamente?

L’indagine in merito alla scomparsa di mio figlio è stata archiviata otto mesi dopo la sua sparizione, nell’aprile 2008. La Procura di Lucca ha dichiarato che, non avendo più elementi per portare avanti le indagini, non restava che archiviare.
In questo momento nessuno si sta più occupando di scoprire cosa sia successo a Pablo, siamo rimasti soli. Mio marito ed io siamo stati in Procura a Lucca nell’Aprile 2013, siamo stati ricevuti dal Procuratore Generale e ci hanno restituito il notebook di Pablo, che era stato ritrovato nella sua macchina. Ci hanno anche preso il DNA, come avevano già fatto col nostro figlio maggiore, Luis, il fratello di Pablo, quando, nell’ottobre 2007, si era recato in Italia alla ricerca di Pablo, con l’aiuto del programa “Chi l’ha visto?”. Ma le indagini non sono mai ripartite.

Tu che idea ti sei fatta? Secondo te cosa è accaduto a Pablo?

In questi otto anni della scomparsa di Pablo abbiamo pensato molte cose, cercando di ricostruire cosa possa essergli accaduto. Mio marito è convinto che Pablo sia morto in circostanze misteriose. Io penso che sia ancora vivo, non so in che condizioni di salute, forse è accaduto qualcosa che gli ha fatto perdere la memoria e così non può mettersi in contatto con noi. Suo fratello Luis oggi ha 46 anni e dice che vivere nell’incertezza se sia vivo o morto è sempre più terribile.
Io ho la speranza che, un giorno, sapremo la verità e spero che magari possa essere lo stesso Pablo a raccontarcela, quando tornerà da noi.
Abbiamo conosciuto e parlato con la ragazza di Pablo nell’aprile 2013 e lei ci ha detto che nessuno voleva ucciderlo, che era solo un pensiero di Pablo, che, quando ha deciso di partire, era molto confuso, turbato e addirittura paranoico, anche nei giorni prima della scomparsa. Nonostante ciò, i nostri parenti, che hanno visto Pablo due giorni prima della sua sparizione, ci hanno detto che era totalmente normale e assolutamente tranquillo. Loro non sapevano neppure che Pablo avesse una fidanzata, perchè lui non aveva fatto nessun commento in merito.



È il ricordo a mantenere vive le persone di cui si sono perse le tracce e a dare alle famiglie la forza di non smettere mai di cercare. Qual è il tuo ricordo più vivo di Pablo?

Pablo è sempre stato in contatto con noi, via mail o via telefono, e, pur vivendo lontano, ci dava sue notizie ogni volta che poteva. Anche quando viaggiava e si spostava tra gli Stati Uniti e la Cina, ci raccontava del suo lavoro e di ciò che stava facendo. Era un ragazzo sincero e trasparente.
Pablo, inoltre, era sempre in contatto con i parenti di mio marito che vivono a Pietrasanta: una volta alla settimana si fermava a pranzo con loro, festeggiava tutti i compleanni della famiglia, era molto legato a tutti loro e li considerava “la sua famiglia italiana”. Voleva molto bene a tutti, così come loro consideravano Pablo un altro figlio.

Pablo era un ragazzo molto responsabile, soprattutto nel suo lavoro. Aveva molti amici a Pietrasanta, italiani e stranieri, e, nell’arco di dieci anni, non ha mai avuto problemi con nessuno e noi continueremo a cercarlo, senza mai arrenderci, con la speranza di ritrovarlo.

1 commento:

  1. Qui a Paraná, la citta in cui abita la famiglia Babboni, sappiamo bene della loro angoscia e condividiamo la loro permanente speranza. Magari potesse sorgere uno spiraglio di luce per dare alla familia di Pablo un po di sollievo.

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